venerdì 31 maggio 2013

La Stampa di Torino insiste nel suo linguaggio omofobo: Bruno e e Vincent i primi due uomi di Francia sposati diventano i primi due omosessuali.

Sono belli, fanno tenerezza, si sono sposati.

Sono Vincent Autin, 40 anni e Bruno Boileau di 30.

Due uomini che si amano e per questo motivo si sposano.

Semplice, no?

Invece ecco come titola La Stampa di Torino.


Nell'articolo Vincent e Bruno vengono presentati come due gay e non come due uomini deducendo l'orientamento sessuale (non determinato) dal fatto che si sono sposati.

Questo modo di pensare è approssimativo e discriminatorio.

Discriminatorio perchè si fa diventare una persona il suo orientamento sessuale.

Approssimativo perchè lo si fa con considerazioni insufficienti.

Bruno e Vincent non hanno necessariamente un orientamento sessuale gay perchè si sono sposati.

Uno dei due  o entrambi possono avere un orientamento sessuale bisex. O, pur se sposando un altro uomo, possono identificarsi con l'orientamento sessuale etero secondo una distinzione psicologica che parla di orientamento e comportamento.

Questo perchè l'orientamento sessuale non fa una persona, identifica solo un gruppo politico privilegiato (gli e le etero) o discriminato (le persone omosessuali e bisessuali). Così come io e Oliari di Gaylib pur avendo entrambi lo stesso orientamento sessuale non abbiamo nulla in comune Hitler e Gandhi pur essendo entrambi etero non sono di certo per questo uguali.

Se è vero che il fine ultimo è arrivare al diritto all'indifferenza come ha ricordato l'Ilga portoghese, dobbiamo smetterla di specificare, quando non serve, l'orientamento sessuale di chicchessia.

Il fatto che Vincent e Bruno si siano sposati fa di loro due omosessuali?

No, ne fa due coniugi.

Ne fa due uomini sposati.

Così come il matrimonio di un uomo  e una donna non ne fa due etero ma marito e moglie.

Siamo e rimaniamo uomini e donne sia quando sposiamo un uomo sia quando sposiamo una donna e non c'è differenza.

Scrivere come fa l'anonima autrice (autore?) Vincent e Bruno sono i primi due omosessuali di Francia sposati svilisce due persone restringendo il portato del loro matrimonio al mero presunto orientamento sessuale.

Scrivere che Vincent e Bruno sono i primi due uomini di Francia sposati, senza specificare l'orientamento sensuale  non solo perchè non possiamo determinarlo dal loro matrimonio MA PERCHE' E' INDIFFERENTE SAPERLO (a che serve se già sappiamo che sono due uomini?) sottolinea tutto il portato del loro gesto CHE SI AMANO e che lo hanno detto pubblicamente costituendosi in FAMIGLIA con la quale contribuiranno alla crescita della società e del Paese Francia.

Non si tratta di politicamente corretto.

Non si tratta di usare un termine piuttosto che un altro.

Si tratta di pensare bene o pensare male.

Si tratta di accogliere Vincent e Bruno per quello che sono una coppia sposata con la stessa legge con cui si sposano un uomo e una donna e non farne una coppia di omosessuali.

Io vedendo Vincet e Bruno vedo due uomini che si amano.

Chi vi vede due omosessuali che si amano distingue e discrimina percependo e facendo percepire lo stesso, l'uguale come qualcosa di diverso.

L'amore è amore. Il matrimonio  è lo stesso. Specificare l'orientamento sessuale non ha più senso.

Questa vocazione tassonomica gioca un brutto scherzo ai compositori de La stampa e, nel sommario, Vincent e Bruno diventano la prima coppia etero!




Un lapsus che non potrebbe esprimere meglio l'inutilità e la vocazione discriminatoria di questa inutile specificazione - perchè fatta per distinguere - dell'autore o autrice dell'articolo.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

sì d'accordo.
Ma sono i gay e le lesbiche, o quell'assurda sigla che usi LGBT, ancora prima della stampa, a svilire se stessi definendosi (sempre o quasi) in base al loro orientamento sessuale!
A me sembra che stai forzando la 'critica' nella direzione sbagliata.
gendibal
ps io non userei mai una sigla, perfino per individuare un gruppo definito in base alla discriminazione. Il problema è che nessuno si ferma davanti alla persona.

Alessandro Paesano ha detto...


Tutti i gay e tutte le lesbiche?

Siamo alle solite,la tua è una generalizzazione discriminatoria. Siccome alcuni gay e alcune lesbiche si definiscono in base all'orientamento sessuale fai di tutta l'erba un fascio. E' lo stesso meccanismo che c'è dietro il razzismo (gli "immigrati") o il maschilismo ("le donne").

La sigla lgbtqi non la uso "io" la si usa nel mondo della militanza e ha un preciso significato politico che è l'unico motivo, almeno per quanto mi riguarda, e io, in quanto gay, posso parlare solo per me stesso, per cui uso il termine.

Io sono gay perchè in quanto gay sono discriminato dalla società e finché ci sarà questa discriminazione io ricorderò a tutti che vengo discriminato per quello.

Quando la discriminazione verrà tolta non ci sarà più bisogno di fare questa distinzione.

Che è proprio quello che dicevo nel mio post.

C'è dell'altro.

Trovo inquietante che tu possa arrivare a dire che
i gay e le lesbiche si sviliscono se si definiscono in base all'orientamento sessuale.

Primo perchè sei gay (o bisex) anche tu ma parli dell'omosessualità in terza persona loro e non noi (cos'è snobismo o omofobia?) e poi perchè secondo te a dirsi omosessuali ci si svilisce.

Alla faccia dell'omofobia interiorizzata!!!

Io sono felice fiero e orgoglioso di essere gay e non mi vergogno a dirlo né lo nascondo. E finché ci sarà qualcuno che, come te, dice che io mi svilisco quando mi definisco gay vuol dire che c'è davvero ancora bisogno che io e tutti gli altri e le altre lo si dica.

Trovo ambiguo anche il fatto che slitti, nel tuo commento tra una critica al definirsi omosessuali e una critica nell'usare una sigla.

La prima affronta una questione politica la seconda una questione semantica.
Non puoi metterli insieme facendo credere che tocchino la stesa questione.


In ogni caso ogni gay e ogni lesbica può decidere di chiamarsi come meglio crede e non devo certo stabilire io (o tu) il lessico o le sigle concesse e quelle no.

Invece IN QUANTO GAY posso dire la mia sui ragionamenti ridondanti e discriminatori fatti dai giornalisti che vogliono definire noi.

Un conto è il diritto all'autodeterminazione.

Un conto quello alla discriminazione.

Marco ha detto...

Ho riso per mezz'ora quando ho letto "i primi due omosessuali di Francia sposati", almeno avessero aggiunto "tra loro"... :D

Alessandro Paesano ha detto...

Sì, infatti! Come quando scrivono sorpresi due uomini a fare "sesso gay". Mi piacerebbe tanto vedere come due uomini riescono a fare tra loro del "sesso etero"...

Alessandro Paesano ha detto...

Qui però il punto è un altro che a sposarsi on sono persone ma categorie...

Anonimo ha detto...

E' lo stesso meccanismo che c'è dietro il razzismo (gli "immigrati") o il maschilismo ("le donne").
Non faccio di tutta l'erba un fascio. Non fare finta. Rileggiti i tuoi post quando parlavi di froce... Che dovrei dirti al proposito? Che oltre a fare di tutta l'erba un fascio, sei anche un fascista che usa una parola notoriamente dispregiativa? Su...
Poi affermi:
o sono gay perchè in quanto gay sono discriminato dalla società
Terribile. Ti definisci in base ad una discriminante. Domanda: ma tu chi sei veramente? Al di là della discriminazione che ti investe... Mi segui'
Non parlavo di loro. Parlo dei label. Di categorie che ad esempio gli eterosessuali usano rarissimamente...
Poi dici:
Io sono felice fiero e orgoglioso di essere gay e non mi vergogno a dirlo né lo nascondo
TI chiedo: non senti quanto è questo è frase fatta? Parli come uno spot pubblicitario... Ma si può essere felici solo perché si sa di essere gay o lesbiche? Tutta qua la felicità?
Poi affermi:
Un conto è il diritto all'autodeterminazione.
Un conto quello alla discriminazione.
Che c'è un diritto alla discriminazione?
Non ti seguo proprio. Prova a seguire me invece.
Gendibal

Alessandro Paesano ha detto...

Caro Gendibal provo a seguirti ma mi sembra che ti sfuggano un paio di cose fondamentali.

E' lo stesso meccanismo che c'è dietro il razzismo (gli "immigrati") o il maschilismo ("le donne").

Vero.

Ma in quanto categorie discriminate migranti e donne protestano e si rendono visibili nella loro discriminazione.

Perchè NOI gay non dovremmo farlo.
NOI gay e non loro, come se io non lo fossi (o tu non lo fossi...)

Non faccio di tutta l'erba un fascio. Non fare finta. Rileggiti i tuoi post quando parlavi di froce... Che dovrei dirti al proposito? Che oltre a fare di tutta l'erba un fascio, sei anche un fascista che usa una parola notoriamente dispregiativa?

tesoro. IO SONO GAY e quando parlo di froce faccio dell'autoironia.

mai sentito un ebreo che fa ironia sugli ebrei? o un nero che chiama i fratelli nigger?

sei tu che ti distingui dai froci e dalle lesbiche quando dici loro e non "noi" o "voi"

Su...
Poi affermi:
o sono gay perchè in quanto gay sono discriminato dalla società

Terribile. Ti definisci in base ad una discriminante.


Casomai in base a una discriminazione che è tutt'altro paio di maniche della discriminante.

E, sì, in quanto gay sono discriminato.

E in quanto discriminato faccio politica e quindi mi definisco gay. Tu critichi l'etichetta e io ti spiego l'uso politico che ne faccio. se non ci fossero discriminazioni non ci sarebbe bisogno di usarle.

Il punto che ti sfugge è proprio questo.... come ho scritto nel mio post. sei tu che dici che invece di criticare la stampa dovrei criticare chi usa le etichette. Come se quelle etichette le avessimo create noi e non le persone omofobe che ci discriminano.

Chi è ce ci sta a provare scusa?
(segue)

Alessandro Paesano ha detto...

(segue dal commento precedente)


Domanda: ma tu chi sei veramente?


Io sono Alessandro Paesano, maschio, single, obeso, ateo, trozkista e gay.

il mio orientamento sessuale contribuisce a definire la mia persona così come l'orientamento sessuale di ognuno e ognuna. perchè sbaglio a definirmi anche così scusa?


Al di là della discriminazione che ti investe...

Al di là un paio di palle!!! Il punto e tutto lì.

Mi segui'
Non parlavo di loro.
No non i seguo.


sei tu che discrimini che parli di loro ma loro chi???


Parlo dei label. Di categorie che ad esempio gli eterosessuali usano rarissimamente...

non è vero che la usano raramente. La usano sempre solo che essendo quella di default è data per scontata. Ogni volta che un etero parla di matrimonio parla di sè. ogni volta che parla di famiglia di lavoro di coppia di figli parla di sè. escludendo tutti gli altri e tutte le altre.


Poi dici:
Io sono felice fiero e orgoglioso di essere gay e non mi vergogno a dirlo né lo nascondo
TI chiedo: non senti quanto è questo è frase fatta?


sarà anche una farse fatta non pretendo certo di averla inventata io ma la condivido in pieno.

Parli come uno spot pubblicitario...


Casomai come uno slogan politico, scusa eh....

Ma si può essere felici solo perché si sa di essere gay o lesbiche?


Ed ecco che continui a discriminare. SEI TU che mi vedi esclusivamente come gay. Io mica ho detto io sono solo ed esclusivamente gay. ma sono ANCHE quello e sono felice di esserlo. Non dico come il ragazzo che ha scritto a repubblica che non tutti hanno la fortuna di nascere etero. IO NON VORREI ESSER ETERO. (al limite bisex...).


Tutta qua la felicità?

ma dai, davvero? ci dicono che siamo malati, moralmente disordinati, pervertiti ci uccidono ci curano con l'elettroshock e io nemmeno posso protestare e dire che sono orgoglioso? Ma davvero? DICO DAVVERO???


Poi affermi:
Un conto è il diritto all'autodeterminazione.
Un conto quello alla discriminazione.
Che c'è un diritto alla discriminazione?
Non ti seguo proprio. Prova a seguire me invece.


Intendo dire che mi sta bene se a te non ti piace definirti in base all'orientamento sessuale ma non puoi pretendere che gli altri facciano altrettanto....

E il mio post diceva lo stesso che dici tu con la differenza che io accuso la stampa di usare delle etichette e tu dici che invece quelle etichette le abbiamo inventate noi... Anzi "loro".

Dov'è che ti dovrei seguire?