martedì 29 gennaio 2013

Il maschilismo di certi ragionamenti: a proposito di chi vede nell'omofobia una omofilia repressa.

Prendo a caso un commento da faccialibro.

Non perchè si distingua in qualche modo. Anzi è uno dei tanti del pensiero comune, del luogo comune e conformista, ma proprio perchè rappresenta un sentire comune che innesca pensieri maschilisti e commenti omofobi, va riportato e analizato.

Secondo il nostro  l'odio per i froci è sintomo di una voglia di cazzo.

Considerazione fallocentrica e maschilista che non ha nessun fondamento e nessuna utilità politica.

L'omofobia è un corollario diretto del maschilismo e del patriarcato che vedono nei ruoli di genere un'idea stessa di società nella quale il maschio etero domina su donne bambini e su altri uomini non considerati sufficientemente maschili e non solo per l'orientamento sessuale non conforme ma anche per altri aspetti della persona e della personalità.

La voglia di cazzo dovrebbe riguardare solamente agli uomini e questa la dice lunga sulla prospettiva di chi esprime queste "idee" escludendo le donne tre volte: in quanto maschi, in quanto gay e in quanto fallocrati.

Ridurre l'omosessualità alla voglia di cazzo esclude le lesbiche e le persone bisessuali e svilisce  questo orientamento sessuale alla sola componente sessuale, vanificando anni di lotte per far capire che non si tratta solo di sesso ma anche di affettività, sentimenti, affinità elettive e spiritualità.

In ogni caso c'è da dire che chiunque sia ad avere questa presunta voglia di cazzo non si capisce cosa ci sarebbe di male.

Invece pare che per risolvere e delimitare la questione omofobia basta tradurla in voglia di cazzo. Se così fosse, l'omofobia non andrebbe combattuta ma curata.

Non si tratterebbe cioè di una ideologia, di un pensiero preciso, di una scelta fatta contro una categoria di persone, atta a discriminare, ma di persone che andrebbero aiutate, curate, assistite.

Per capire quanto questa equazione sia ridicola basta pensare ad altre categorie: i razzisti in realtà sono neri repressi?
La politica segregazionista statunitense in realtà celava un amore per i neri?

Nonsense.

In realtà chi afferma che qualcuno ha volgia di cazzo gli sta dando sotto sotto del frocio e lo sta facendo con lo scopo preciso di offenderlo, sminuirlo, attaccarlo.

Insomma chi dice che un omofobo è un frocio represso sta usando un ragionamento omofobo.

La controprova è semplice. Basta leggere i commenti a questo "modo di pensare".

Una commentatrice collega la passione maschile etero per il lato b all'omosessualità repressa, secondo il più classico dei luoghi comuni omofobi: il frocio usa il culo. Al frocio piace il culo, come se le gioie dell'analità non possano riguardare gli uomini etero e le donne.
Insomma se sei uomo e ti piace la stimolazione anale sotto sotto (dietro dietro? dentro dentro?) sei frocio.
Le donne non contano. 'altronde basta ricordare Marziale: donna in te non vedo culo ma doppia fica.

In realtà questo pensiero patrialcal fallocentrico tutto è tranne che omosessuale (=di persona che ama una persona del suo stesso sesso) ma al contrario è proprio etero che qui uso come sinonimo di maschilista.

La persona omosessuale vivendo sulla propria pelle lo  stigma di non essere conforme allo stereotipo di genere dimostra col proprio orientamento sessuale che ci sono altri modi di essere e di vivere tanto la sessualità guanto l'affettività che non sono quelli del maschilismo.

Per cui puoi essere uomo e usare la stimolazione anale  senza per questo essere delegittimato all'amore con le donne perchè l'ano lo abbiamo tutti e tutte e a tutte e tutti possono, e sottolineo possono non necessariamente devono, provare piacere a stimolarlo e\o farselo stimolare.

Se mi piacciono gli uomini o i ragazzi questo non vuol dire necessariamente che mi piaccia il cazzo come la parte migliore delle teorie transgender lascia intendere (basta vedere film come Romeo).

E che non basta andare  aletto con persone dello stesso sesso per fare di una persona un gay o una lesbica.

Non è il cazzo che mi piace mi piacciono gli uomini...
Tra l'altro mi piace anche la fica eppure questo non fa di me un etero...

Certo ci sono persone che la pensano in questo modo che valutano i centimetri e non la persona, che pretendono che la fica piace  a molti e il cazzo piace a tutti e queste persone possono essere etero quanto gay ma sono tutte maschiliste.

Ci sono persino donne maschiliste.

Poi ci sono per fortuna persone non maschiliste uomini e donne etero e gay. Ecco è difficile trovare un omofobo tra chi non è maschilista mentre il contrario è sempre possibile e probabile.

Perciò quando leggiamo sciocchezze come queste pensiamo sempre che abbiano di fronte lo stesso nemico: un maschilista fallocentrico da spazzare via perchè diffonde lo stesso germe da cui si alimenta l'omofobia.

lunedì 28 gennaio 2013

La memoria, la storia, l'antifascismo. E poi ci meravigliamo se alle manifestazioni siamo pochi?
Sul sit-in Matrimonio per tutti a Piazza Farnese in gemellaggio con la manifestazione di Parigi



Si dice che una immagine valga più di cento (o erano mille?) parole.


Allora ecco.

Questi sono alcuni scatti della manifestazione di ieri a Parigi a sostegno della legge francese sul matrimonio egualitario  “Mariage pour tous”...

Da notare che il cartello dietro che il ragazzo che sta baciando una ragazza dice:



L'Argentina ha legalizzato il matrimonio per tutti-e nel 2010. Il paese esiste ancora e anche il tango. Il matrimonio per tutti e tutte è adesso!

 Ed ecco invece quello che si è visto ieri a Piazza Farnese.




I soliti (4 gatti) che se la cantano e se la sonano.

Dove molti e molte del movimento sono venuti per farsi vedere e non a partecipare, dove molti e molte, soprattutto della mia generazione, hanno criticato questo sit-in, considerandolo inutile e che non fa bene allo stare insieme della comunità.

Allora il problema non è solamente lo scollamento irredimibile tra la base di froce e di vespe che non riempiono più la piazza nemmeno se regali loro un IPhone 5, ma è anche della vecchia guardia del movimento quelli che hanno la mia età e oltre, che sono ormai sopravvissuti e sopravvissute a se stessi e se stesse e non si degnano più di sporcarsi le mani quando c'è da fare buon viso a cattiva sorte e starci e protestare anche se si è in pochi...

Ci sono state assenze strategiche e presenze venute a fare il bagno di folla e, deluse, dileguatesi subito (al bere al bar e ubriacarsi), oppure, in odor di campagna elettorale, a fare struscio salutando tutti e tutte, ma soprattutto i ragazzi più carini, per farsi vedere, ché non si sa mai, ma oltre alla solita critica frocia, cioè acida e disfattista, non sanno proporre un pensiero che possa dirsi tale.

Invece ho sentito parole intelligenti, precise, acute da giovani e giovanissimi, del Mario Mieli e di non so quali altre organizzazioni, che hanno spiegato, detto, chiarito, dichiarato a una folla inesistente, a un cenacolo di pari, agli amici e ai genitori mentre la massa, il popolo lgbtqi, ieri, in piazza non c'era, e sì che era una bella giornata!

Si parla tanto di scollamento tra movimento e base, tra gli attivisti e le attiviste e la popolazione omosessuale e trans. Ed è vero. La gente non c'era, non c'è.

Ma ieri mancavano anche tutti i froci e le lesbiche di professione, quelli e quelle che ci fanno vergognare quando parlano, loro malgrado, a nome di tutti e tutte noi.

Per questo quella di ieri non è stata una sconfitta politica.

Ieri c'era la militanza, quella vera, di ragazzi e ragazze, di chi fa politica perchè ci crede, che non ha un nome e una fama da tenere alta o che gli basta da presentare come credenziale di militanza.

Non faccio nomi ognuno ci metta quelli che sa e che conosce.

Si sappia che ieri non c'erano e questo è un bene. Ora basta solo estrometterli ed estrometterle dall'agone politico surclassandoli e surclassandole là dove loro, in tanti anni, non sono riusciti o riuscite a concludere un emerito niente se non quello di fare soldi per loro e i loro amici.

Quello di ieri è un vero inizio.

Fatto da giovani che a differenza di quelli e quelle della mia generazione, e anche di un paio di generazioni prima, che non hanno nulla più da dare al movimento e sono tutti e tutte impegnate a mantenere o guadagnare il potere di una immorale e apolitica carriera di froci e lesbiche di professione, conoscono il vero significato delle parole militanza e testimonianza che sanno cos'è il pensiero critico e non hanno paura di sbagliare.

La giornata di ieri servita a tastare il polso non solo alla militanza lgbtqi ma all'intero paese che su questa militanza si rispecchia.

E dopo una giornata sofferta per assenze mancanze e anche errori di comunicazione dati dall'inesperienza di chi si non ha la piazza ma internet come scuola palestra voglio condividere alcuni spunti e questioni di base sui quali dobbiamo lavorare e non solo come froci e lesbiche ma come cittadini e cittadine tout-court.  

La memoria

La memoria storica non ha importanza solamente come bagaglio culturale, per sapere cosa è davvero accaduto e non farci irretire da chi ogni giorno cerca di trasformarla e cancellarla in nome di un revisionismo subdolo e sotterraneo.

Così c'è chi con uno spirito di estensione naif e pericoloso annovera le persone trans tra le vittime dei campi di concentramento. e quando gli fai notare che il travestitismo degli uomini nei lager era quello omosessuale non certo quello di identità di genere ti rispondono non si può sapere.

Troppo giovani per sapere che la memoria ci serve perché spiega a ognuno e ognuna da dove veniamo e dove stiamo andando. Spiega la nostra storia quella privata e personale e quella collettiva.

La memoria non è dunque solo storica cioè relegata nel passato a collettiva cioè radicata nel presnete per tenere a mente non solo gli errori di ieri ma anche i perori intrapresi e i risultati che hanno già avuto

Allora il travestitismo come strada disperata e sbagliata dei froci che ci hanno preceduto intrapresa nella speranza di adeguarsi a un sembiante che si penava potesse rendere più facile la seduzione di altri uomini come noi non può essere cancellata e trasformata nel transgenderismo transessuale che è tutt'altra storia tutt'altro percorso tutt'altra vita.

Una memoria della storia che ieri ha fatto dire a molti (poche le donne intervenute) qualche inesattezza di troppo (come chi confonde ancora i referendum abrogativi che volevano cancellare le leggi sul divorzio e sull'aborto come referendum propositivi che in Italia non esistono, tranne quelli a livello comunale introdotti di recente).

Una memoria che non può prescindere dall'antifascismo.
per questo ieri sono quasi venuto alle mani con un fascista di merda, che, mentre un veterano dell'ANPI parlava all'altra manifestazione, quella per la giornata della memoria dedicata agli stermini dimenticati, insinuava, cercando sponda in me, che i partigiani non erano stati tutti rose e fiori e che se i responsabili l'attentato di via Rasella si fossero presentati spontenamente ai nazisti non ci sarebbero state le fosse ardeatine ignorando (o facendo finta di ignorare) che la notizia della rappresaglia venne data a fatti già accaduti sul Messaggero del 25 marzo del 43.
La mia reazione è furiosa. Mi sono dovuto trattenere dal mettergli le mani addosso. Non mi pento della mia reazione.

Perchè non si tratta di giovane sprovveduto ma di uomo maturo e fascista nel cuore, nel midollo degno compare dei vari Berlusconi che hanno detto che tranne le leggi razziali Mussolini ha fatto del bene. Ecco.

Questo smarcare a destra da parte dei froci la dice lunga sul declino politico civile di un paese che ignora la propria storia recente e dunque le proprie radici.

Di un movimento che regala alle trans i travestiti omosessuali che crede che i referendum in Italia siano propositivi e si permette di riscrivere la storia in base alle proprie simpatie.

E mentre gli gridavo a voce alta fascista di merda, il vigliacco si allontanava e si avvicinava a una donna anziana che cercava di farmi una lezione di storia dandogli ragione.

E che queste persone possano fare parte del movimento, di qualunque movimento, mi fa orrore e mi ferisce come mi feriscono le storie di ogni persona perseguitata torturata e uccisa dai nazifascisti.

Ecco che razza di paese siamo...






sabato 26 gennaio 2013

Magari fossero delinquenti speciali. Su cinque aggressori di coppie gay arrestati a Prioro Gargallo (Siracusa)

Leggo sul blog Michele Darling dell'arresto, in regime di arresti domiciliari, di cinque giovani C.B. (classe 1994), I. I. (classe 1992), S. A. (classe 1992), T. E. (classe 1994) e P. A. (classe 1994), tutti residenti a Priolo Gargallo, poiché colti nella flagranza del reato di lesioni personali aggravate, danneggiamento aggravato, detenzione di arma impropria e furto aggravato in concorso come si legge dal comunicato della Polizia di Stato.


Secondo la Gazzetta di Sicilia i cinque ragazzi arrestati
Avrebbero pestato coppie omosessuali che si appartavano a Marina di Melilli. (...) una vittima, fermata con la sua macchina e presa a sprangate (...) due uomini [aggrediti il 16 gennaio], che ieri hanno riconosciuto i loro aggressori. Gli agenti del commissariato di Priolo stanno verificando se la banda è responsabile di altre aggressioni che si sono registrate nei mesi scorsi.
Secondo il rapporto della Polizia  in seguito all'aggressione del 16 gennaio ai danni dei due uomini
il Commissariato predisponeva un’attività di vigilanza nei pressi della zona balneare, al fine di scongiurare azioni analoghe a quelle segnalate. Nella serata di ieri [22 gennaio], alle ore 19,45 circa, giungeva alla sala operativa la richiesta di soccorso da parte di un utente il quale dichiarava di essere stato testimone di un'aggressione in danno di un soggetto che si era allontanato a bordo della propria autovettura. Le ricerche eseguite nell'immediatezza del fatto consentivano di individuare l'autovettura sulla quale viaggiavano i presunti autori del grave fatto delittuoso e di sottoporla a controllo. La perquisizione eseguita nei luoghi dove si era verificata l'aggressione consentiva di rinvenire e sequestrare 2 aste in metallo utilizzate per perpetrare il reato.
La gazzetta di Sicilia ha pubblicato le foto dei cinque arrestati.

 Sarebbe bello se, indulgendo nella fisiognomica, che i cinque aggressori fossero brutti sporchi e cattivi.

Metterebbe molte conoscenze a posto perchè permetterebbe a tutte e tutti di ricostruirsi una verginità in quanto a tolleranza. Io non sono omofobo\a loro lo sono.

Invece la banale placida normalità di queste facce ci pone dinanzi la più grave e pericola realtà: i cinque aggressori sono cinque di noi.

In un paese come il nostro dove i diritti non vengono garantiti e dove anche gay  e lesbiche, sbagliando, chiedono diritti ad hoc e non che vengano applicati gli stessi diritti perchè si è cittadini e cittadine allo stesso modo, in un paese come il nostro chiunque puà sprangare un frocio o una lesbica, stuprare o uccidere una donna, picchiare un cittadino straniero, una cittadina straniera, perchè le istituzioni la chiesa e moltissimi degli agenti sociali legittimano, sostengono, difendono e diffondono l'intolleranza, l'omofobia, la transfobia, la lesbofobia, la misoginia il maschilismo sessista e razzista.


Capisco la rabbia e la frustrazione di Michele che sul suo blog scrive
Questi non sono delinquenti comuni e questi non sono reati comuni: questi pezzi di merda non scelgono a caso chi picchiare a sprangate, ma escono di casa con il preciso intento di fare del male alle persone omosessuali.
Magari fossero delinquenti speciali!

Vorrebbe dire che si tratta di un fenomeno circoscritto. Invece è un fenomeno diffuso e riguarda tutte e tutti quanti noi.

Se c'è bisogno di una estensione della Legge Mancino non è per la gravità di questi casi isolati (che casomai ne vanificherebbe l'urgenza) ma per l'endemica diffusione di una discriminazione e intolleranza diffuse cui politici chiesa e stampa contribuiscono a tenere alta la temperatura. E purtroppo anche chi chiede leggi ad hoc in nome di una emergenza che c'è ma non si basa sull'eccezionalità ma sulla normalità di certi comportamenti aggressivi. 


venerdì 25 gennaio 2013

Enrico Pavanello, professore laico di religione al liceo classico Marco Foscarini di Venezia

La notizia l'avete letta sicuramente.

Gli studenti di una classe di quarta ginnasio del Liceo Classico Marco Foscarini di Venezia, chiedono al professore di religione di parlare dell'estensione del matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso. 

Nella lezione successiva il docente distribuisce un foglio con appunti scritti a mano, nel quale, tra le altre cose, c'è scritto che l'estensione del matrimonio anche ai gay porterebbe al riconoscimento della pedofilia e della poligamia.

La madre di uno dei ragazzi legge il foglio di appunti, ne rimane scandalizzata e lo pubblica sul proprio profilo di facebook prendendone le distanze.
La notizia arriva al sito Huffington post e diventa un caso nazionale.

Diversi gli articoli e i post sulla rete dove si stigmatizzano le affermazioni del professore che nel frattempo prende le distanze e cerca di spiegare l'intento di quel foglio di appunti.

In una lettera indirizzata al sito ZENIT il prof. Pavanello ha scritto:
“Ritengo doveroso e opportuno dichiarare che il mio intento non era assolutamente quello di offendere o di attaccare qualcuno, come è stato scritto e che la polemica che si è accesa, a mio avviso, è slegata dal contesto reale.
Il testo che, senza nessuna autorizzazione è girato via Web, non è un volantino, ma è la sintesi di varie e numerose letture, recensioni, articoli, saggi, riferimenti a Format conosciuti dai giovani, che non esprimono il mio pensiero.
La mia intenzione era quella di fornire agli studenti materiali su cui innestare un dibattito su un argomento chiesto dagli stessi allievi.
Evidenzio che il testo non è mai stato discusso, ma solo consegnato per una lettura personale, per far emergere obiezioni, domande, riflessioni, nuovi approfondimenti da affrontare nelle lezioni successive.
Proprio perché era una raccolta di materiali da sviluppare, è stato scritto a mano senza le dovute citazioni e di questo me ne rammarico e mi scuso; ma sottolineo che il testo era da considerarsi semplicemente un foglio di lavoro e tutti i riferimenti in esso contenuti non sono mie considerazioni personali.
Per quanto mi riguarda mai ho considerato l’omosessualità una malattia da curare e ancor meno ho pensato che pedofilia e omosessualità siano collegate. Negli organi di stampa sono state riportati frasi che non ho mai pronunciato e che - ribadisco- non corrispondono al mio pensiero.
Ringrazio di cuore i miei colleghi e i miei studenti che, grazie al rapporto di fiducia che si è creato in tutti questi anni di lavoro insieme, hanno compreso quali erano le mie reali intenzioni”.
Prima ancora di leggere il foglio di appunti, qualunque ne sia il contenuto, va subito ricordato come sia dovere dal quale non ci si può mai sottrarre per chiunque comunica ad altri il proprio pensiero, figuriamoci per un professore a scuola, sia anche di religione, citare le fonti di quanto si afferma o si riporta per motivi di scientificità (verificabilità di quanto si riporta)  e anche di democrazia, mettere ognuno di consultare la fonte da cui quei dati sono stati estrapolati permettendo così di formarsi una opinione di prima mano  e non limitarsi a una opinione riportata da terzi, e dunque di seconda mano.
Non si tratta di non dare fiducia a questo o quel professore, ma anche fosse Einstein a  dirci la mia teoria della relatività dice così anche Einstein deve fornire le prove di quanto dice citando il testo da lui scritto pubblicato e consegnato al mondo scientifico in primis e a quello dei lettori e delle lettrici in secundis.
Nessuna autorevolezza può esimere dal citare le fonti. Mai per nessuna ragione. E' uno dei concetti base della scientificità e della democrazia di un corretto ragionare comunicare insegnare.

Per cui le parole del professore
Proprio perché era una raccolta di materiali da sviluppare, è stato scritto a mano senza le dovute citazioni e di questo me ne rammarico e mi scuso
sono irricevibili e solo per questo questa persona non è idonea all'insegnamento per l'atteggiamento dogmatico e totalitario con cui dispensa citazioni di testi senza riportarne le fonti.

In generale il tono degli articoli che riportano la notizia cambia in base alla posizione che chi scrive, o chi pubblica, ha nei confronti dell'argomento riassunto brutalmente sotto l'etichetta di matrimonio gay.  

Insomma la questione sembra vertere sulla legittimità o meno di una opinione. C'è chi chiede la testa del professore non per il metodo ma per le idee da lui espresse e qualcun altro che all'opposto  ma per le stesse ragioni lo difende.


In tutti questi articoli insomma il caso del professore serve per portare banalmente acqua al mulino del pro e del contro ai matrimoni gay.

Un modo triste di ragionare ma molto diffuso nel quale quello che conta non è la verità o la scientificità, che sembrano non esistere, ma  la legittimità o meno di una posizione contro che qualcuno trova illegittima e qualcun altro no.

Non tutti gli articoli entrano nel dettaglio del contenuto degli appunti scritti dal professore ma anche chi lo fa come l'Huffington Post o il Gazzettino o la Nuova Venezia nessuno sembra cogliere l'entità delle affermazioni del professore che non sono opinabili cioè soggette a parere favorevole o contrario a seconda di come la si pensa personalmente sull'argomento come si pretende bensì SBAGLIATE sia nelle definizioni che nelle inferenze che da quelle definizioni vengono fatte.

Eppure il volantino è sotto gli occhi di tutti e tutte ma nessuno sembra averlo davvero letto.

Già nel suo incipit si nota subito la confusione totale che questo professore ha sui concetti che usa e che confonde, non si sa quanto proditoriamente, sulla falsariga di quanto fatto dal papa che calza Prada in una recente occasione.



Quella gender (genere) non è una ideologia ma una distinzione che si usa in diverse discipline, tra le quali la sociologia, per distinguere il sesso (maschile e femminile biologicamente determinato)  e genere (l'essere uomo e l'essere donna) determinato socialmente e antropologicamente come è ben spiegato in questa slide tratta da una presentazione powerpoint in uso presso la terza università di roma facoltà di sociologia.



Per Pavanello secondo l'ideologia gender il genere non coincide più con il sesso biologico ma con il ruolo che ognuno si sente di assumere e lo chiama orientamento sessuale per concludere che per l'ideologia gender nulla è dato di naturale nelle differenze tra uomo e donna e quindi tutto può e deve essere cambiato.

Con un capolavoro di sincretismo omofobico e maschilista Pavanello  non solo confonde tra sesso (biologico)  e genere (sociologico) ma confonde il ruolo (di genere) con l'orientamento sessuale continuando nell'errore epistemolgico di smepre che vede nell'omosessualità un problema di identità di genere questo perchè si pretende che il femminile biologico debba naturalmente rivolgesi al maschile biologico  e viceversa e tertium non datur.

Ma c'è di più glisando sulla differenza di sesso e di genere e confondedo questa conq uella quanto critica l'ideolgia gender pretende che certi doveri e comportament del duomo e della donna, determinati storicamente e sociologicamente siano iscritti invece nella natura. Per cui se la donna è preclusa da certe professioni o dalla gestione del potere può essere la conseguenza di un dato naturale scritto nella biologia.

In linea con la chiesa che è un'organizzazione totalitaria  e maschilista che definisce Maria, la donna vergine prima durante e dopo il parto di Gesù, come serva del signore.
Una donna, detto per inciso che è il primo utero in affitto della storia visto che ha partorito il figlio di dio che biologicamente non è certo di Giuseppe...

Menomale che Pavanello accusa la teoria gender di essere una ideologia...

Un disastro che dovrebbe esautorare questo uomo dall'insegnamento visto che non capisce quel che pretende di spiegare facendo confusione tra termini e questioni.

C'è da chiedersi perchè nessuno lo abbia notato e fatto notare...

(1) continua

Domenica 27 gennaio 2012. Matrimonio per tutti (e tutte). A Roma, piazza Farnese la manifestazione di sostegno per la legge francese Mariage pur tous

DOMENICA 27 GENNAIO
PIAZZA FARNESE
DALLE ORE 14.00 ALLE ORE 17.00
SIT - IN DI SOSTEGNO
PER LA MANIFESTAZIONE FRANCESE PER

L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE “MARIAGE POUR TOUS”



Il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”,
Agedo Roma,
Arcigay Roma,
Associazione Libellula,
Associazione Radicale Certi Diritti,
Compagnia teatrale inconTrans-tabile,
Controviolenzadonne,
Di Gay Project,
Famiglie Arcobaleno Roma,
Fondazione Massimo Consoli,
Gay Center,
Gaynet Italia,
Luiss Arcobaleno [non hanno un sito],
Nuova Proposta – donne e uomini omosessuali cristiani,
Queerlab [non hanno un sito],
Rete Genitori Rainbow
Roma Rainbow Choir,

[il link al sito delle associazioni organizzatrici è attivo solo per quelle nella cui homepage è riportato il sit in di domenica]
in occasione della Manifestazione parigina a sostegno della legge francese sul matrimonio egualitario  “Mariage pour tous”
 
che si terrà domenica 27 gennaio a Parigi, 

organizzano, 

in contemporanea con quella parigina,

 un sit – in a Piazza Farnese 

dalle ore 14.00 alle ore 17.00.


“Dopo le parole del Presidente Obama, che nel discorso di inaugurazione del suo secondo mandato ha paragonato le battaglie per i diritti civili di gay e lesbiche a quelle dei neri degli anni Sessanta, siamo ancora più determinati nel chiedere che il nostro Paese si allinei con le più importanti democrazie mondiali. E’ paradossale che l’Italia sia il terzo mondo dei diritti civili”, queste le parole degli organizzatori della manifestazione.
“L’agenda del prossimo governo non può ancora colpevolmente ignorare la questione omosessuale. Nonostante qualche avanzamento del centrosinistra, i programmi delle coalizioni alle prossime elezioni denotano una manifesta arretratezza sociale e culturale che ci allontana dall’Europa dei diritti civili”.
“In un Paese democratico, solidale e al passo con i tempi, la politica non può più disattendere le richieste della società civile, dei gay, delle lesbiche e delle persone trans. Il “Matrimonio per tutti”, in Italia come in Francia, è la battaglia di civiltà per una piena uguaglianza su cui il movimento lgbtq non arretrerà. Per questo domenica saremo in piazza in supporto delle richieste dei manifestanti francesi, consapevoli di essere protagonisti di una comune stagione dei diritti che ci deve vedere tutte e tutti uniti nella costruzione di un’Europa e di un Paese migliori”.

giovedì 24 gennaio 2013

Dalla mistificazione storica al sessimo... Sulla manifestazione per gli stermini dimenticati organizzata a Roma in occasione della giornata della memoria.

Come ho già avuto modo di dire prolificano le commemorazioni in occasione della giornata della memoria.

Una giornata istituita per legge per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. 

Una legge scritta con una lingua sessista (solo cittadini e solo italiani, le donne sono comprese nel maschile...) e che dimentica le tante, troppe, altre categorie di persone che nei campi di concentramento hanno a loro volta perso la vita.

Tra le molte iniziative si cerca di ricordare alcune di queste categorie, dimenticandone sempre qualcuna, perpetrando una esclusione che ripete quella ignominiosa della legge di Stato.

Tra le varie iniziative oggi ricevo questo invito




Una iniziativa encomiabile che cerca di restituire giustizia ad alcune delle categorie dimenticate, organizzata da associazioni di alto profilo quali l'Opera Nomadi, l'AVI Associazione Disabili, il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, l'ANPI di Roma, e l'UNIRSI.

Questa manifestazione vuole integrare nella legge 211 tre stermini dimenticati: omosessuali, sinti\rom e disabili.

Viene da chiedersi, con tutta l'onestà intellettuale del caso, senza fare polemiche pro\contro questa o quella associazione,  perchè limitarsi a questi tre stermini e continuare  a dimenticarsi di tutti gli altri stermini, facilmente desumibili dai simboli usati dai nazisti sulle persone internate:
TRIANGOLO ROSSO: indicava le persone imprigionate per motivi politici chi si opponeva al regime, i partigiani e le partigiane arrestate non in armi e i prigionieri di guerra italiani.

TRIANGOLO VERDE: designava i detenuti e le detenute criminali comuni, di origine tedesca tra i quali e le quali venivano spesso scelti e scelte i e le capo-blocco, i e le kapò, e i e le sorveglianti delle squadre di lavoro, col compito di mantenere l’ordine e far funzionare il lager.

TRIANGOLO NERO:
veniva attribuito alle persone “asociali”, un gruppo dai contorni spesso indefiniti nel quale rientravano prostitute, senza fissa dimora, lesbiche profughi e profughe.

TRIANGOLO BLU:
indicava le persone immigrate, apolidi e soprattutto i e le combattenti della Spagna Repubblicana riparati/e all’estero

TRIANGOLO VIOLA:
il viola era il colore che distingueva i e le Testimoni di Geova e i religiosi e le religiose in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi. (fonte osservatorio per la pace rivisto e corretto nella forma per espungerne il sessismo)
O tutti gli stermini o nessuno. 
E si che tra i triangoli rossi, esclusi da questa manifestazione, erano annoverati i partigiani e le partigiane eppure l'ANPI è una delle associazioni che vi partecipano...
Per tacer dei triangoli neri dove erano annoverate le lesbiche...

Ignoro i motivi che hanno portato a questa richiesta parziale di reintegrazione.
I motivi che mi vengono in mente sono troppo da realpolitik per poterli anche solo menzionare...

Quello che però mi ferisce di più è il linguaggio e la grafica del manifesto che sono discriminatori, sessisti e revisionisti.


Il sessismo è lo stesso della legge 211, tutte le categorie sono accordate al maschile, i Rom e i Sinti, gli omosessuali e i disabili.

Se nel caso degli omosessuali il maschile ha una ragione storica (l'Articolo 175 che condannava l'omosessualità maschile non prendeva in considerazione quella femminile.  Il lesbismo non era considerato dalle autorità una minaccia o un "sabotaggio socio-sessuale" dei fondamenti del Terzo Reich fonte sito Olokaustos) per gli altri due stermini il maschile è ingiustificabile: ci furono le Rom e le Sinti e le disabili a morire nei campi di concentramento proprio come i Rom\Sinti e i disabili citati nel manifesto.

Ma c'è di peggio.

Ho già fatto notare come nel parlare degli omosessuali (gay) morti nei campi di sterminio nazisti si faccia una forzatura storica annoverando tra i prigionieri anche le  persone transessuali.
Un anacronismo, una invenzione, una rivendicazione posticcia, visto che la parola stessa transessuale verrà coniata solamente nel 1949, e il travestitismo, che riguardava alcune fasce della popolazione omosessuale maschile, nulla aveva a che fare con la disforia di genere.

Il movimento omosessuale ha impiegato decenni per distinguere tra identità di genere e orientamento sessuale.

Adesso le persone trans cercano di scippare alla memoria storica questo equivoco epistemologico che vedeva nei gay delle donne mancate e nelle lesbiche degli uomini mancati appropriandosi del travestitismo per spacciarlo come transessualismo: un posto nella storia che non spetta loro, un vero e proprio atto revisionista. 

Chi ha fatto il manifesto deve essersene reso conto infatti la parola trans è scritta con carattere piccolo in un accostamento che parrebbe buffo se non fosse triste: 

Una rivendicazione piccola in tutti i sensi.

Il sessismo della lingua qui gioca uno scherzo crudele e fa diventare le persone trans dei trans cioè trans f to m, delle donne biologiche diventate uomini...
Al contrario di quel travestitismo al femminile di uomini omosessuali che si pretende fossero donne trans dunque al femminile.

Mi chiedo come si possano criticare i giornali, che continuano a usare trans al maschile riferendosi alle donne trans, anche in questi giorni a proposito del giudice Roberto Staffa, se poi il Mario Mieli partecipa a una manifestazione dove le persone trans vengono indicate al maschile...

E sì che la responsabilità del corretto uso dei termini, che corrisponde  a un corretto uso delle idee cui rimandano, spetta alle associazioni di categoria, che organizzano una manifestazione discriminatoria, storicamente ambigua e sessista sin nel manifesto, giustificando di fatto l'incompetenza che c'è dietro la buona volontà di presenze istituzionali quali l'UNAR – Ministero Solidarietà Sociale). il Dipartimento Libertà Civili Ministero Interno e la Commissione Senato Diritti Civili e anche del primo cittadino di Roma che, pure, dovrebbero saper distinguere tra travestiti e trans o conoscere le altre categorie ancora omesse tra gli stermini dei nazisti invece di cadere in errori così grossolani.

Una manifestazione, un manifesto, sciatta e triste come questo periodo storico in cui viviamo che si distingue per il pressapochismo e il protagonismo di alcune categorie a discapito di tutte quante le altre vittime dell'olocausto.


mercoledì 23 gennaio 2013

La verità, vi prego, sulla memoria storica. Sull'idebita inclusione delle persone transessuali tra le vittime dei campi di concentramento nazisti.

Fervono le iniziative per la giornata della memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti istituita dal parlamento italiano con la Legge 20 luglio 2000, n. 211, con la quale vengono ricordate le vittime dell'olocausto, non proprio tutte perchè la legge fa riferimento solo alle persecuzioni del popolo ebraico.
Per questo durante la giornata molti circoli di cultura omosessuale vogliono restituire la pienezza della memoria storica ricordando anche tutte le altre vittime e non solo di quelle omosessuali.
Fra l'elenco delle iniziative c'è chi annovera tra le vittime dell'olocausto nazista anche le persone trans.

Un falso storico visto che la parola stessa è stata coniata nel 1949 dal dottor David Cauldwell e che l'aspetto femminile di molti di questi omosessuali non aveva nulla a che fare con la transessualità ma con la confusione, dell'epoca, tra identità di genere e orientamento sessuale.

Un equivoco cui cadevano molti omosessuali stessi che pensavano che avere un atteggiamento e un aspetto femminili avrebbe favorito la ricerca di un partner, sessuale e non, di sesso maschile.

Il travestitismo della repubblica di Weimar va dunque inquadrato nell'orizzonte culturale dell'epoca e sussumerlo oggi, nel 2013, al panorama transgender o transessuale non è solo una forzatura ma un vero e proprio falso storico.

Con tutto il rispetto per le persone transessuali il riconoscimento e risarcimento morale che giustamente pretendono non può passare attraverso la menzogna o il falso storico.

Prima degli anni 50, periodo in cui quando iniziano i primi cambi di sesso uomini biologici che diventano donne trans (una delle prime e per questa famosa fu Christine Jorgensen, nata George William Jorgensen Jr.), non si può parlare di transessualismo con la stessa accezione odierna.

Le persone trans dei campi di concentramento in realtà sono persone omosessuali. Strapparle all'omosessualità e costringerle nel transgenderismo è un'ulteriore forma di violenza che viene loro fatta.

La verità storica deve necessariamente rimanere sempre una costante nel lavoro di rivendicazione e ricostruzione del passato discriminatorio in cui le persone trans hanno vissuto tanto quanto le persone omosessuali.

Ma non è accreditando al transgenderismo quel che è e rimane qualcosa di essenzialmente diverso come il travestitismo omosessuale che si fa un bene alla comunità o alla Storia.




lunedì 14 gennaio 2013

La famiglia biologica ancora intatta (still-intact, biological family).


L'idea di famiglia cui si rifà la chiesa, e tutti i loro accoliti e accolite, quella per cui ieri hanno manifestato a Parigi cittadine e cittadini francesi contro il matrimonio per tutti e tutte è la still-intact, biological family la famiglia biologica ancora intatta.

Una famiglia formata da madre e padre biologici e da prole da essi concepita.

 Quella famiglia che, nella ricerca del sociologo dell’Università del Texas Mark Regnerus, sembra essere l'unica nella quale la prole non incorre negli effetti negativi cui è soggetta se cresce nelle famiglie dove uno dei due partner non è biologicamente legato alla prole: non solo coppie dello stesso sesso, dunque, ma anche madri e padri risposati o conviventi con altri/e partner o madri e padri single.

Per questo i cattolici e - ahinoi - le cattoliche italiane del nostro parlamento, hanno impedito anche alle coppie etero sposate di ricorrere alla procreazione eterologa (legge 40\2004), perché per la chiesa ciò che fa di una coppia con prole una famiglia sono il genitore e la genitrice biologici.

Una famiglia siffatta non è affatto l'unica che trova riscontro nella società reale dove, accanto a questo nucleo di madri e padri biologici, si sono da sempre costituite altre famiglie che hanno introdotto delle variabili a questa equazione guadagnando dignità sociale e legale quali le famiglie monogenitoriali, le famiglie con i nuovi e le nuove partner di uno dei due genitori biologici, le famiglie ricostituite.

Queste altre famiglie esisteva in Italia anche prima dell'introduzione del divorzio, che non le ha create, ma le ha regolamentate una volta che il loro numero, cresciuto considerevolmente nel vuoto legislativo in cui erano prolificate, ha richiesto un intervento di tutela e di controllo da parte dello Stato.


Molte delle donne e degli uomini che si oppongono oggi al matrimonio per tutte e per tutti vivono e costituiscono una famiglia che non è quella ancora intatta e biologica cui la chiesa e il mondo cattolico pretendono di dare esclusivo appannaggio di dignità.

Si tratta di donne e di uomini che hanno avuto figli da relazioni precedenti e che continuano a essere considerati genitori e genitrici degne anche se vivono nuove relazioni o non ne vivono affatto pur essendosi separate dai e dalle partner con cui hanno concepito la prole.

Nessuno oggi può affermare che una donna, o un uomo, che convive con un partner diverso dal padre biologico o dalla madre biologica dei suoi figli e figlie sia una madre cattiva o un padre cattivo o che quella famiglia sia inadeguata a crescere la prole.

O, almeno, nessuno sano di mente, perché Regnerus nel suo studio è proprio questo che afferma.

Così mentre  il fondamentalismo cattolico fa della biologicità genitoriale l'unica condizione ammissibile per rendere una coppia famiglia, la società reale vive e si costituisce in un più ampio spettro di configurazioni familiari tra le quali le coppie dello stesso sesso costituiscono l'ultima tipologia in ordine di tempo (Regnerus parla di famiglie non convenzionali) iniziatesi a formare all'incirca 30 anni fa ma che solo adesso cominciano a trovare e reclamare un posto nell'immaginario collettivo.

Nessuno e nessuna pensa davvero che le famiglie non convenzionali non costituiscano di per sé degli ambienti adatti a crescere dei figli.
Eppure lo si afferma per le coppie composte da persone dello stesso sesso basandosi su un pregiudizio contro il quale è intervenuta la nostra corte di Cassazione riconoscendo a tutte le madri (a tutti i padri) di avere il diritto di vivere con la prole e il compagno o la campagna che vogliono, fatto salvo il bene della prole.

Non un diritto in quanto persone di orientamento sessuale lesbico e gay ma diritto in quando donne e uomini di fare figli e poi intraprendere una nuova relazione di coppia con chi vogliono senza che che questo debba implicare la perdita dell'idoneità a essere genitori.

Prima di essere omosessuali si è persone,  con una storia personale che vede molti uomini e molte donne genitori e genitrici in coppie di sesso diverso ai quali e alle quali è capitato poi di separarsi o divorziare dal o dalla coniuge  per intraprendere una nuova relazione con una persona dello stesso sesso.

Che differenza fa se una madre vive con un'altra donna? Se un padre vive con un altro uomo?

Che differenza c'è tra una madre biologica che vive con un uomo che non è il genitore biologico della sua prole e una madre biologica che vive con una donna che non è, lo stesso, genitrice biologica ?

Anche se non sono biologicamente legate, legati, alla prole della compagna, del compagno, con i quali costituiscono famiglia, ciò non vuol dire che i genitori e le genitrici non biologiche non siano lo stesso in grado di essere buoni co-genitori/co-genitrici.

I francesi e le francesi che ieri hanno marciato in piazza portavano cartelli nei quali si diceva nasciamo tutti (e tutte) da un uomo e una donna dimenticando che un gay e una lesbica rimangono uomini e donne e sono capaci di procreare.

Certo - si dirà - un conto è la prole che nasce in una coppia di sesso diverso anche se poi padre e madre si sono separati e hanno costituito due nuove famiglie, poco importa di quale assortimento sessuale.


Un conto è invece la prole nata in una coppia dello stesso sesso nella quale, non essendo possibile il concepimento di prole tra persone dello stesso sesso, si deve ricorrere al contributo esterno di un uomo o di una donna.

Questa prole cresce senza uno dei genitori biologici senza genitrici biologiche che sono stati tagliati\e fuori dalla crescita subito dopo il concepimento o subito dopo la nascita.

Questi genitori e genitrici in coppie omosessuali sono accusati e accusate di egoismo, di considerare cioè la prole un diritto, un bene da acquistare, uno status symbol, rivendicando insomma una genitorialità cui, a sentire i detrattori, non hanno diritto perché le coppie omosessuali sono tra di loro sterili.

E siccome quel che rende famiglia una coppia è la prole quelle omosessuali possono essere coppie legittime ma non saranno mai famiglie.

In barba a tutte quelle coppie di sesso diverso che non hanno figli (qualunque ne sia il motivo sia impossibilitò o scelta) e che sono considerate lo stesso famiglie in nome di una potenzialità che manca invece alle coppie omosessuali come ha ricordato la Consulta:  
La giusta e doverosa tutela, garantita ai figli naturali, nulla toglie al rilievo costituzionale attribuito alla famiglia legittima ed alla (potenziale) finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall’unione omosessuale.

Dunque le coppie etero sono famiglia non perché hanno figli ma anche solo perché potrebbero averne.

Non un averne qualsiasi però. Un averne biologico tra di loro. Se sei sterile nisba.



Per la morale cattolica l'atto sessuale lungi dall'essere un mezzo per l'espressione della propria individualità in interrelazione con un'altra persona ha come unico fine e come unico significato il concepimento di figli e figlie.
Infatti la chiesa proibisce l'uso dei contraccettivi e critica anche l'onanismo per un analogo motivo di egoismo.

In questa visione della vita, figli e figlie si fanno non perché li e le si vuole ma perché sono l'inevitabile conseguenza dell'atto sessuale, che non va programmato, non va organizzato, non va ritardato o evitato...

Beh c'è sempre l'astinenza, certo.

Il sesso viene dunque mortificato e ridotto a mero strumento procreativo.


Si diventa genitori perché l'unico sesso consentito è quello procreativo.

Per questo il sesso tra persone omosessuali (= dello stesso sesso) è un disordine morale perché si sottrae all'unica funzione che secondo la chiesa il sesso deve avere, concepire prole, che la si voglia o meno.

La pianificazione familiare, la contraccezione sono avversate proprio perché restituiscono la pienezza dei corpi sessuati all'uomo e alla donna sganciandoli dall'inevitabilità della procreazione.

Stabilire che le coppie omosessuali non sono una famiglia perché non possono concepire figli tra di loro vuol dire espropriare i diritti delle coppie, qualunque sia il loro assortimento sessuale,  della decisione di costituire una famiglia in base alla vita di coppia umiliandola e sminuendola alla sola funzione procreatrice.

La sessualità viene completamente cancellata dai corpi e incanalata nella funzione procreatrice.

Una sessualità che sganciata dalla procreazione ci autodetermina come uomini e come donne  e ci emancipa dal giogo del numinoso padre celeste.


Tra l'atto sessuale e il concepimento c'è infatti sempre un grado di aleatorietà.

Un'aleatorietà nella quale si inserisce una volontà più grande di noi che si pretende scritta nella biologia ma che deriva dalla numinosa volontà di un dio, padre e creatore...




Le famiglie più vere sono quelle in cui la prole non arriva per decisione e volontà proprie ma per volontà divina.

Maria non ha scelto di diventare madre, qualcun altro ha scelto al posto suo.

L'egoismo nasce quindi nel momento stesso in cui uomini e donne si sottraggono a questa aleatorietà della volontà divina e autodeterminano la propria sessualità sganciandola dalla geniotorialità che diventa così discrezionale. 

L'omosessualità sancisce e rivendica da questo punto di vista il massimo dell'autodeterminazione perché sgancia biologicamente la sessualità e l'affettività umane da quella del concepimento della prole.

E perché fa  famiglia non in base al concepimento biologico (la fertilità) della prole ma in base alla educazione e crescita della stessa.


Più il concepimento deriva da un atto di volontà individuale e di coppia, più, cioè, si deroga dall'inevitabilità biologica di diventare padri e madri, più si è egoisti ed egoiste.

Insomma l'egoismo imputato alla omogeniotorioalità mi sembra, nella qualità, lo stesso di quello delle coppie etero della vita reale, quelle che programmano, che decidono, che ritardano o evitano e che a malincuore, anche, abortiscono.

Differiscono nell'egoismo solo per la quantità di egoismo che nelle coppie omogenitoriali è massima per la pervicacia con cui raggirano l'ostacolo biologico della sterilità dell'unione sessuale tra due persone dello stesso sesso.


Mentre per una coppia etero fertile, data la facilità con cui può concepire prole, può capitare di fare figli e figlie anche indesiderati\e,  le coppie omosessuali, come quelle etero con problemi di fertilità, sono quelle che concepiscono la prole con maggior più pervicacia perché per concepirla non basta fare sesso.

Una coppia di donne o di uomini, così come una coppia di un uomo e una donna con problemi di fertilità,  desidera talmente un figlio, una figlia,  che le donne si sottopongono a terapie intrusive e dannose pur di rimanere incinte, gli uomini intraprendono lo stesso un percorso che, se non li segna nel corpo, li costringe a un periodo di impegni gravosi.

Pur potendo risultare inadatte a crescere la prole tanto quanto le coppie etero, non in quanto coppie dall'assortimento sessuale sbagliato ma per una incapacità individuale, le coppie omosessuali  (e quelle etero con problemi di fertilità) hanno una determinazione maggiore che le rende più responsabili e consapevoli nella loro genitorialità delle coppie etero che, avendo a disposizione i concepimento come default biologico, possono concepire la prole anche con leggerezza.

A una coppia etero con problemi di fertilità o alle coppie omosessuali le si può  accusare di tutto tranne di concepire la prole con leggerezza che invece è una delle accuse ricorrenti fatte dal mondo cattolico.

Ciò che dà fastidio alla chiesa è l'autodeterminazione dell'uomo e della donna, il loro sottrarsi all'imperativo biologico nel quale la chiesa vi legge un'esplicazione dell'imperativo ontologico divino: noi non siamo nostri e nostre ma siamo di dio.

La legittimità delle coppie a essere famiglia, anche senza figli, di assortimento etero od omosessuale è dunque la prima forte richiesta laica che tutte le cittadine e i cittadini devono fare allo Stato Italiano.

In presenza di figli, fermo restando il diritto dei figli di avere genitori validi, e di vivere in una famiglia che non è detto debba essere necessariamente quella biologica, uomini e donne,   hanno la stessa dignità a essere genitori non importa il tipo di famiglia in cui vivano e decidano di crescere ed educare la prole. 

Certo, le coppie omosessuali (e quelle etero che ricorrono alla fecondazione eterologa) nel momento in cui concepiscono figli decidono già in partenza che la loro prole avrà solo uno dei due genitori biologici.

Succede lo stesso anche alle coppie etero quando le vicissitudini della vita separano i genitori, perché muoiono o magari perché divorziano e,  pur in vita, non si frequentano più lo stesso...

Nel caso delle coppie omogenitoriali (ed eterosessuali che ricorrono alla fecondazione eterologa) si stabilisce di default che la prole dei padri non crescerà con la madre e la prole delle madri non crescerà con i padri.

Ma anche questa prole è nata da un padre e una madre perché tutte e tutti nasciamo sempre e comunque da un uomo e una donna.

Cosa è che conta di più il legame biologico o quello affettivo che si crea tra genitori e figli che vivono insieme?

Però, si dirà, un conto sono le coppie etero che ricorrono all'eterologa e che crescono i figli in un nucleo familiare dove ci sono le figure materna e paterna un conto sono le coppie omosessuali che non si limitano a privare la prole di uno dei due genitori biologici ma lo privano anche di una delle due figure genitoriali.


Si presentava lo stesso problema anche nel caso del divorzio.

Anche in quei casi si accusava i coniugi in procinto di separarsi e poi divorziare di privare la prole non solo dell'altro genitore concreto ma anche dell'altra figura genitoriale.

Così anche se dopo 40 anni di legge sul divorzio i timori sugli effetti negativi per la prole sul vivere con uno solo dei due genitori si sono dimostrati infondati  oggi che la nuova famiglia è quella omogenitriale si torna con la stessa identica critica. .


Così mentre le famiglie monogenitoriali esistono ma nessuno pensa di togliere loro la prole perché un bambino e una bambina può crescere bene solamente in presenza di entrambe le figure materna e paterna, i detrattori delle famiglie omogeniotriali discettano sull'inopportunità delle coppie dello stesso sesso di crescere figli ignorando che queste famiglie esistono già da qualche decina d'anni e che la prole da loro cresciuta è sana esattamente come quella cresciuta da tutti gli altri tipo di famiglia.

E se chi avversa questo tipo di famiglia accusa le coppie di uomini e di donne di usare i figli per i loro interessi gli avversori e le avversrici non si curano di strumentalizzare questi figli e queste figlie per discriminare le donne e uomini, non già in base all'assortimento sessuale della coppia che è famiglia ma in base al loro orientamento sessuale.

Contrariamente a quel che sono in realtà, la morale cattolica discrimina le famiglie omogeniotriali come famiglie omosessuali non perché costituite da due donne o due uomini ma perché costituite da persone dall'orientamento sessuale gay e lesbico. 
E le lesbiche e i gay essendo persone che vivono in un oggettivo stato di disordine morale non possono certo crescere la prole.

Il no alle famiglie omo-genitoriali è dunque da un lato il no all'autodeterminazione degli uomini e delle donne che vogliono sganciare la sessualità dalla procreazione e dall'altro un no all'omosessualità che non può essere un'affettività sana perché non è finalizzata alla procreazione.

Nessuno uomo etero, nessuna donna etero però vive in questo modo.
Si fa sesso perché ci si ama, perché ci si desidera perché volgiamo dare e prendere piacere dal e al\alla partner. facciamo sesso come conseguenza o prerequisito dell'affettività che si differenzia da altre forme altrettanto nobili di affettività quali l'amicizia l'amore familiare  proprio grazie al sesso.

Allora se le persone etero possono fare sesso come meglio credono e venire comunque percepite come famiglia non si capisce perché lo stesso non devono poter fare le persone omosessuali e bisessuali.

Chi dice che le coppie omosessuali non sono famiglie discrimina una categoria di uomini e di donne e va fermato, perché è al di fuori e contro la nostra Costituzione.

Ricordiamocelo sempre, soprattutto ora che si avvicina il voto politico.






sabato 12 gennaio 2013

Le sentenze sono una opinione: i titoli dei quotidiani che stravolgono il senso della sentenza 601\13 della Corte di Cassazione.

Un padre cui è stato negato l'affidamento congiunto dei figlio minore avuto da una donna dalla quale si è separato (la coppia non era sposata) e chiede gli venga riconosciuto l'affido congiunto perché la madre del figlio vive con altra donna si vede negare la richiesta perché il fatto che la donna viva con un altra donna non comprova di per sé danno alla crescita del figlio.

Si tratta di affido dei figli minori a padri biologici e madri biologiche separati non di adozioni.

Eppure ecco come titolano oggi i principali quotidiani italiani






Dove si evince come una sentenza che dirime l'affido di un minore al padre e alla madre biologici venga spacciata per una sentenza che dirime la questione delle adozioni gay, laddove la legge vigente riconosce il diritto di adozione esclusivamente alle coppie sposate e dunque non alle coppie dello stesso sesso.

Disinformazione pura che, spero, qualcuno o qualcuna che ne ha il modo, possa rivolgersi alla magistratura per  intimare che la verità venga riportata nella sua integrità.

Un modo di distorcere il reale portato della sentenza usato da tutti e tutte, non solo da chi è contro ma anche da chi è a favore come nel caso di dell'ADUC


Siamo al delirio puro.
Così quando Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia dichiara sul sito cn24.tv  che
Non si capisce di cosa parli la Cassazione quando afferma che non esistono certificazioni scientifiche attestanti l’inidoneità dei gay ad adottare
in realtà non si capisce cosa stia dicendo lui visto che la sentenza afferma che è infondata l'opinione dell'inadeguatezza di allevare il figlio biologico (non adottato) in una

famiglia composta da due donne, perché non si basa su certezze scientifiche o dati di esperienza, ma solo sul mero pregiudizio.
In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità dì quel contesto familiare per il bambino, che dunque correttamente la Corte d'Appello aveva preteso fosse specificamente argomentata.

Nell'articolo Marziale dice che
Un’equipe, guidata dal prof. Loren Marks della Louisiana State University – spiega il sociologo – ha messo a punto un’ennesima analisi, pubblicata sul Social Science Research, che attesta le notevoli differenze sussistenti tra figli adottati da coppie gay conviventi e figli naturali di coppie eterosessuali, validando quanto rilevato da Mark Regnerus, professore di Sociologia presso l’Università di Austin, a capo di un’equipe che ha osservato che quanti sono cresciuti in famiglie omosessuali sono dalle 25 alle 40 volte più svantaggiati dei loro coetanei cresciuti in famiglie normali.
Si dà il caso che il minore oggetto della sentenza della corte di cassazione sia stato dato in affidamento alla madre biologica e dunque, di nuovo non si capisce di cosa parli  Marziale. 

In realtà a nessuno frega niente né della prole nè dei cittadini e delle cittadine d'Italia, ma tutto è solo una strumentalizzazione per fare campagna elettorale come dimostra le conclusioni di Marziale riportate nello stesso articolo.

“E’ il momento che la politica spieghi come facciano a coesistere Pierferdinando Casini e Andrea Riccardi con i tre esponenti del panorama omosessuale candidati da Monti alle prossime politiche, e Rosy Bindi con Niky Vendola. Si faccia chiarezza adesso. Al di là delle documentabili prove scientifiche, che sono disposto ad illustrare se i giudici intendessero convocarmi in audizione, esiste una questione etica e morale che ogni elettore ha il diritto di conoscere. Pertanto li invito ad esprimersi perché il silenzio non è da cattolici”.

Tutta la verità sulla sentenza 601 della Corte di Cassazione, millantata come sentenza che apre alle famiglie gay.

Non sono un giurista, non ho mai dato un esame di giurisprudenza, chiedo dunque scusa sin da subito se qualcuno o qualcuna che ne sa più di me ravviserà in quanto scrivo errori terminologici e ingenuità nel modo di quanto vado a dire.

So però leggere e credo dopo aver letto la sentenza 601/2013 della prima sezione civile della Corte di Cassazione di poter dire che sono sin troppe le semplificazioni fatte da parte della stampa così come da parte di chi ha accolto positivamente ovvero negativamente questa sentenza il cui portato è si importante ma di natura e per motivi ben diversi da quelli che ognuno e ognuna vi hanno visto forzando il senso della sentenza per sostenere le proprie posizioni.

Ecco in estrema sintesi i fatti (desunti dalla sentenza stessa).


XX e YY  hanno un bambino. YY, la madre, è tossicodipendente. Va in un centro di recupero. Si disintossica. Conosce una donna e inizia una relazione con lei
Le due donne vanno a convivere e con loro il figlio di XX e YY.

Il padre del bambino, cittadino straniero e musulmano,  un giorno aggredisce la convivente della ex davanti al figlio, che si infuria con lui

Il tribunale per i Minorenni decide per l'affido esclusivo alla madre (nonostante la vigente legge preveda l'affido condiviso).

Decreta anche che il padre possa vedere il figlio prima ogni 15 giorni in ambiente protetto e poi, a discrezione dei servizi sociali delegati all'uopo dal Tribunale, di allargare questo diritto fino a far diventare la frequentazione tra padre e figlio libera.
Il padre sparisce per 10 mesi e non si avvale nemmeno del diritto di vedere il figlio ogni 15 giorni.

Si rivolge invece alla corte d'Appello insistendo nel richiedere l'affidamento condiviso preoccupato per le ripercussioni sul piano educativo e della crescita del figlio derivanti dalla convivenza della madre con altra donna.

La corte d'Appello ritiene inammissibile la richiesta di affido condiviso perché la madre vive con un'altra donna, per genericità della preoccupazione, non essendo state specificate nel ricorso del padre quali sarebbero le paventate ripercussioni negative per il bambino.



Il padre si rivolge alla Corte di Cassazione facendo notare come, nonostante la richiesta in tal senso dei servizi sociali, non si sia indagato se il nucleo familiare della madre composto da due donne, tra di loro legate da relazione omosessuale, fosse idoneo, sotto il profi­lo educativo, ad assicurare l'equilibrato sviluppo del minore. Nel ricorso il padre collega la convivenza della madre con altra donna  in relazione al diritto del figlio "di essere educato nell'ambito di una famiglia quale società naturale fon­data sul matrimonio" e al diritto fondamenta­le di essere educato secondo i principi edu­cativi e religiosi di entrambi i genitori. Fatto questo che non poteva prescindere dal contesto religioso e culturale del padre, di religione musulmana".

Su questo punto la Corte di Cassazione  ribadisce la legittimità dell'inammissibilità della preoccupazione del padre sull'inadeguatezza dell'ambiente in cui il figlio vive, la famiglia composta da due donne, perché non si basa su certezze scientifiche o dati di esperienza, ma solo sul mero pregiudizio
In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità dì quel contesto familiare per il bambino, che dunque correttamente la Corte d'Appello aveva preteso fosse specificamente argomentata.

Questi i motivi che qui ci interessano di una sentenza più complessa dal punto di vista giuridico.

Dunque  le relazioni omosessuali (con persone dello stesso sesso)  di per sé non sono un danno per la crescita di un minore.

Questo non lo ha stabilito la corte di Cassazione, ma già il Tribunale dei Minori (che era a conoscenza della relazione della madre) sia la Corte d'Appello.

La Corte di Cassazione, il più altro grado del sistema giudiziario italiano, ha solamente ribadito quando già detto fagli altri giudici.

Questo vuol dire che i tribunali e gli assistenti sociali tengono davvero conto della volontà dei e delle minori.

Quando il padre del bambino ha aggredito la compagna di sua madre il bambino si è arrabbiato con lui segno sufficeinte per i servizi sociali che il bambino considerava quella donna come parte della sua famiglia.


Il padre cui non è stato dato l'affidamento anche in seguito all'aggressione nei confronti della convivente della ex (poteva essere un uomo, sarebbe stata la stessa cosa) ha basato la sua richiesta di affidamento congiunto per poter controllare se il figlio cresceva bene dato l'ambiente per lui negativo in cui il bambino viveva.

Non ha mai chiesto nè in Appello nè in cassazione di togliere l'affido alla madre ha contestato che non fosse stato dato l'affido anche a lui usando come scusa la relazione omosessuale della ex compagna. 

Insomma ha usato l'omosessualità come grimaldello per aggirare il mancato affido del figlio.

La risposta della corte d'appello e della corte di Cassazione che la preoccupazione che la relazione omosessuale possa nuocere al figlio presentata dall'uomo senza prove di quanto afferma è stato giustamente ritenuto un pregiudizio (che la corte di Cassazione ha collegato direttamente alla sua origine e formazione culturale). Ho cancellato quest'ultima frase perché non corrisponde al vero. Un commentatore, o commentatrice, mi fa notare infatti come
la “formazione culturale e religiosa” del padre non viene considerata la matrice del suo pregiudizio da parte della Corte, bensì è stata invocate in appello *dal padre stesso* (“la *dedotta* difficoltà dell'appellante [...]”, pag. 4), anche per poter sostenere che l'affido alla madre, convivente con altra donna, pregiudicasse il diritto del bambino di essere educato secondo i principi di entrambi i genitori (pag. 7-8). (...) La Cassazione dichiara inammissibile il motivo di ricorso, sostenendo che il giudice d'appello giustamente non ha ammesso il motivo (“di gravame”, pag. 8) a lui sottoposto, in quanto fondato su un pregiudizio, qual che ne sia l'origine. (...) Di conseguenza non mi sembra si possa tacciare la sentenza di “razzismo” o di altra analoga, velata forma di discriminazione (...) 
Il testo completo lo trovate in calce a questo post, tra i commenti.


Una considerazione tecnica fatta da una corte di giustizia sul ricorso di un uomo che si dice preoccupato che il figlio viva con due lesbiche ma che poi non è mai andato a trovare il figlio per 10 mesi di seguito.

Non basta dire che due lesbiche danneggiano la crescita di un bambino, dice in soldoni la sentenza, bisogna avere le prove. Prove che nei due ricorsi il padre non ha presentato: né prove scientifiche né prove fattuali.

Un errore degli avvocati che nel ricorso hanno pensato che bastava dire la madre vive con un'altra donna per ottenere l'affido congiunto, attenzione non per togliere l'affido alla madre, solo per averlo anche lui.

Una sentenzia illuminata, un po' razzista, perché a me non sembra che la formazione culturale cattolica di  tanti omofobi e omofobe nostrane sia diversa da quella del padre musulmano.

Quando ho letto la notizia sulla stampa ho subito capito che c'era qualcosa che non quadrava.




La Cassazione apre ai figli per i gay
titola infelicemente La Stampa (figli per i gay? Figli fatti per o dati ai gay?)

Cassazione difende coppie omosessuali: "Famiglia gay non dannosa per figli" titola proditoriamente Repubblica la Cassazione non difende nessuno ha semplicemente detto che le motivazioni poste nel ricorso del padre del bambino erano generiche e fondate su pregiudizi.

Cassazione: no a pregiudizi su coppie gay, "i figli possono crescere bene" titola l'Agi affermando il falso perché visto che le parole i figli possono crescere bene presentate tra virgolette e dunque come citazione diretta della sentenza, nella sentenza non ci sono. Il dispaccio dell'Agi è davvero mendace perché afferma che sia stata la corte di Appello a stabilire l'affidamento unico alla madre del bambino e non come avvenuto in realtà, il tribunale per i Minori.

Stesso titolo falso del Fatto Quotidiano Famiglie gay, Cassazione: “Un bambino può crescere bene”.

Tutti titolano con la parola gay (orientamento sessuale)  mentre mai come in questo caso omosessuale si riferisce all'assortimento sessuale della coppia (=dello stesso sesso) e non all'orientamento sessuale della madre, che non è lesbica ma bisex visto che ha avuto una relazione con un uomo e ci ha fatto addirittura un figlio insieme.

La mia prima domanda a leggere questi titoli è stata:  in base a quali competenze un tribunale può pronunciarsi su questioni pedagogiche, psicologiche ed educative?

Infatti non è così.

I magistrati non hanno detto che i minori crescono bene in famiglie omosessuali hanno semplicemente detto che l'idea che la famiglia omosessuale non sia una famiglia adeguata per crescere un minore è un pregiudizio che non ha nessuna evidenza scientifica. evidenza scientifica che la corte, le corti,  avrebbero voluto che il padre portasse come prova della sua affermazione che, così com'è stata presentata non può essere accettata dal tribunale perché generica e basata sul pregiudizio.

Da una parte ci sono i tribunali che vedono la convivenza della madre con un'altra persona che non sia il padre biologico del figlio come legittima e naturale poco importa che la convivente della madre sia una donna o un uomo o che la madre non si sia sposata né col padre del bambino né con la convivente (se ciò in Italia fosse consentito)  e che non ci possono essere differenze davanti la legge tra coppie dello stesso sesso e coppie di sesso diverso.

Dall'altra c'è la stampa che distingue nettamente le famiglie dello stesso sesso da quelle di sesso diverso parlando addirittura di figli per i gay come fossero figli diversi rispetto quelli di etero.

Dietro la stampa ci sono due grossi gruppi: i sostenitori di questi figli di gay (principalmente le associazioni lgbt) e i detrattori di queste famiglie (cattolici e persone di ogni schieramento politico di sinistra e di destra).

Nessuno però si sottrae alla semplificazione ideologica della stampa che, di fatto, parlando non di coppie dello stesso sesso ma di coppie di persone dall'orientamento sessuale gay e lesbico, discriminano le famiglie dello stesso sesso dalle famiglie di sesso diverso.

Insomma l'orientamento sessuale non viene visto come una normale variante del genere umano e donnano cioè come una delle opzioni di uno stesso ventaglio di possibilità, viene vista come una una opzione a sé, contraddittoria rispetto quella etero che abbisogna di diritti ad hoc.

Insomma l'omosessualità  ancora un terzo sesso.

Basta leggere le dichiarazioni di Gasparri (se sono davvero sue e non sono semplificazioni della stampa) che commenta la sentenza dicendo che costituisce
“un precedente molto pericoloso” che “di fatto apre ai figli nelle coppie gay, sostituendosi al legislatore giacché nel nostro paese non è possibile dare in affido un bambino a coppie dello stesso orientamento sessuale”.(Repubblica, La stampa e Il Fatto Quotidiano che riportano citano tutti e tre le stesse parole)
Dunque per Gasparri  per la legge italiana non è possibile dare in affido un bambino a coppie dello stesso orientamento sessuale.

Intanto l'affido di cui parla qui Gasparri non è l'affido di un minore al padre o alla madre biologici che oggi normalmente è congiunto, tranne casi eccezionali proprio come quello in esame, in caso di separazione o divorzio della coppia.

L'affido di cui parla Gasparri è evidentemente l'affido temporaneo di un minore a persone diverse dalla famiglia biologica.

In Italia, l'affidamento è disciplinato dalla Legge n. 184 del 1983, poi modificata dalla Legge n. 149 del 2001. 
Questo affido possono ottenerlo sia i nuclei familiari, sposati o meno, sia i o le single, senza vincoli d'età. Dove non si parla esplicitamente di divieto perle coppie dello stesso sesso. A differenza dell'adozione che possono farlo solamente le coppie sposate, nemmeno quelle conviventi, e dunque, per la legge italiana, solamente le coppie di sesso diverso.

Già. Quel che intende evidentemente Gasparri è coppie dello stesso sesso, non coppie dallo stesso orientamento sessuale, perché verbigrazia, anche una coppia di sesso diverso, presumibilmente, ha lo stesso orientamento sessuale...

Che dall'affido dei minori ai genitori separati si slitti come fosse la stessa cosa alle adozioni per le coppie dello stesso sesso è dato per scontato e mantenuto implicito nel riportare le varie reazioni alal sentenza di chi è pro e di chi è contro.
Così anche il commento di Ignazio Marino, preciso e ineccepibile, con queta sentenza c'emnra come i cavoli a merenda:

 “la capacità di crescere un figlio non è prerogativa esclusiva della coppia eterosessuale, ma riguarda anche le coppie omosessuali e i single. E’ un dato confermato dalla scienza. L’importante è che l’adozione venga disposta nell’esclusivo interesse del minore”.
Però in questo caso non si tratta di adozione né di affido del minore a persone diverse dalla sua famiglia naturale ma dell'affido di un minore solamente a uno dei due coniugi...

Il vero punto in questione è prorpio quello individuato dal senatore del PD.

La capacità di crescere un figlio non è prerogativa esclusiva della coppia eterosessuale, ma riguarda anche le coppie omosessuali e i single. ( fonte il Fatto Quotidiano)

Mentre le posizioni integraliste dei cattolici italiani,  e non, vanno proprio in questa direzione.

L'unica famiglia legittima è quella etero, sposata dove entrambi i coniugi sono i genitori biologici.


Allora siamo alle solite.

C'è un punto di vista integratore, che non discerne, separa, discrimina,
e c'è un punto di vista terzosessita che in base all'orientamento sessuale del singolo e non alla legittimità della coppia qualunque ne sia l'assortimento sessuale, pretende dei figli per gay e lesbiche.

Detta così dà ragione a chi accusa le famiglie omogenitoriali di comprarsi i figli  (e non sono solo le destre a pensarlo ma anche molte lesbiche e gay).