martedì 25 dicembre 2012

Diritto ad essere (in)felici: ossia qualche provocazione sui diritti civili

Sono uno di quelli che non ha mai creduto nell'immagine della famigliola felice del Mulino Bianco. Non è un caso, infatti, che il mio programma preferito sia I Griffin, cioè il ritratto feroce e sopra le righe di una famiglia disfunzionale. Eppure la mia famiglia è abbastanza normale - posto che questo termine significhi qualcosa. Per certi versi potrei definirla pittoresca, divertente: una compagnia comica, insomma (del resto secondo gli stereotipi le famiglie del Sud sono sempre un po'teatrali). Con ciò voglio dire che in famiglia mi sono sempre trovato bene e che fortunatamente non ho mai vissuto situazioni di conflitto. La vita quotidiana, tuttavia, ci insegna che non tutti i matrimoni riescono bene e, nonostante la Chiesa si affanni a ribadire il ruolo speciale riservato alla famiglia c.d. tradizionale, gli esempi di famiglie infelici si presentano in una casistica variegata ed ampia.
Qualche giorno fa un mio amico su Facebook postò la foto di un capitano dei Marines immortalato mentre faceva una proposta di matrimonio al suo fidanzato nientemeno che alla Casa Bianca, in presenza di Barack Obama e consorte. La prima impressione che ho avuto nel vedere la scena è stata quella di pensare che fosse una cosa kitsch tipicamente U.S.A.. Non negherò una sorta di fastidio, ma non per il fatto che fossero due uomini ad essere i protagonisti di questo quadretto preso in prestito dai film romantici con Julia Roberts. In effetti mi avrebbe dato fastidio anche se ci fossero stati un uomo e una donna. Con la mia ex fidanzata (a proposito, qualora ve lo stiate domandando, sono bisessuale) non lo avrei mai fatto, o comunque avrei trovato un modo meno ridondante e, se così posso esprimermi, meno paraculo per fare una proposta di matrimonio.
Ma il punto è che, al di là dei modi ormai standardizzati con cui si esprime l'amore di coppia oggigiorno - e che, secondo il mio modesto parere, sono spesso indici rivelatori di una frustrazione ed un'infelicità che si riversano negativamente poco alla volta sulla relazione - il punto fondamentale è che se due uomini o due donne, senza che ad alcuno interessi quale sia il loro orientamento sessuale, hanno voglia di stabilizzare la loro unione tramite un riconoscimento giuridico devono avere il pieno diritto di farlo. Che poi la loro unione sarà più o meno riuscita, più o meno un disastro, questo non è affar nostro, men che meno è affare del diritto, il quale non entra mai nelle motivazioni personali.
Dove voglio andare a parare con questa riflessione? Il punto che vorrei sottolineare è che spesso si ribadisce che anche i gay devono avere il diritto alla felicità, ritenendo che quest'ultima possa ben realizzarsi tramite il matrimonio. Eppure non è questo diritto alla felicità il motivo per cui bisogna battersi e auspicare l'introduzione di un regime giuridico delle unioni civili, perché il matrimonio regala tutt'altro che la felicità. La felicità è un obiettivo personale, non collettivo. Certo, può raggiungersi anche tramite il matrimonio, ma non esclusivamente tramite esso. Tuttavia, questo diritto ad una presunta felicità coniugale o, se preferite, alla (in)felicità dovrebbe essere riconosciuto a tutti, senza distinzioni di sorta. Non è un contentino che si rilascia alle coppie di gay o di lesbiche (i bisex, si sa, secondo la vulgata gaia non esisterebbero nemmeno!), ma è un diritto di tutti. Perciò non andrebbe chiamato "matrimonio gay", quasi a far passare il messaggio che tra i suoi requisiti di validità debba rientrare l'omosessualità accertata di entrambi i nubendi. No, anzi. Ben potrebbe accadere che a presentarsi davanti all'ufficiale di stato civile fossero due eterosessuali! Vi sembra strano? In fin dei conti se ci si potesse sposare tra persone dello stesso sesso, a cosa mai rileverebbe il loro orientamento sessuale? Tra l'altro ci si sposa spesso anche per mero interesse. Voglio dire, se persino Maria De Filippi e Maurizio Costanzo si sono potuti sposare (e i più maliziosi potranno pensare che l'unica cosa che davvero unisca marito e moglie sia l'amore per i risultati dell'auditel), non capisco perché due uomini o due donne non debbano avere il medesimo diritto ad una felicità posticcia! Cinicamente parlando, non c'è scritto da alcuna parte che per sposare qualcuno si debba amarlo.

Un immaginario collettivo negativo: sul cortometraggio Al buio di Fabio Mollo

Navigando sulla rete sono incappato in un cortometraggio, Al Buio (Italia, 2005) di Fabio Mollo.




Il corto, si legge nei titoli di coda, è stato realizzato nell'ambito del laboratorio di Paolo Sorrentino, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia CSC di Roma.

Al Buio ci presenta, in un notevole e raffinato piano sequenza, un racconto che si dipana tra due personaggi dal carattere diverso, che dividono lo stesso appartamento e la stessa stanza da letto.

Il primo, Antonio, sembra timido, indeciso, poco sicuro di sé e di come muoversi nel mondo.

Il secondo, Marcello, è, al contrario, sicuro di sé e della propria bellezza, assertivo e deciso e sa esattamente come muoversi nel mondo e come ottenere le cose.

Parlano entrambi il linguaggio maschilista degli etero.

Le donne sono tettone,  fiche, da scopare anche se non tutte la danno, e alcune di quelle che la danno sono un po' cesso, ma la danno a tutti e fanno i pompini anche agli sfigati.

Marcello esorta Antonio a uscire, a rimorchiare una ragazza, a fidanzarsi.
Ma si capisce lo fa perchè gli serve la stanza libera.
I due sono nel bagno, dove Marcello si sta preparando per ricevere Oriana.

Antonio si informa da quanto tempo va avanti la tresca con lei. Accusa Marcello di non amarla, e quando AMrcello le fa presnete che se la scopa tutte le sere, Antonio gli dice che non vuol dire perchè quella è un'altra cosa.

Marcello fa notare ad Antonio che lui non può saperlo visto che con una ragazza non ci è mai stato...

Antonio non vuole che Oriana salga.
Marcello insiste: che Antonio si trovi una ragazza ed esca con lei. Ma Antonio, gli risponde, non vuole fare come lui.
Marcello gli chiede se lo sa cosa la gente pensa di lui.
Antonio risponde che non gliene frega niente.
Marcello lo interrompe chiedendosi se Antonio non vuole mica diventare frocio.
Antonio gli chiede se la cosa gli faccia schifo visto che ha cominciato lui. Marcello non lo nega ma gli intima di tacere.
Antonio allora gli chiede che se lui è frocio perchè non ha una ragazza sta sempre a casa, non ha amici e passa le ore in bagno a desiderare il corpo perfetto di Marcello, lui, Marcello, lui che passa le ore davanti allo specchio e che trova eccitante il suo stesso corpo, che cosa è?
Antonio rinfaccia a Marcello di essersi fatto soddisfare tutte quante le sue voglie, tutte, da lui.
E gli ricorda che da anni, tutti i sabati pomeriggio, Marcello lo fa inginocchiare nel bagno e si fa fare un  pompino, al buio.
Marcello esce dal bagno e Antonio allora gli chiede cosa ne penserebbero mamma e papà se lo sapessero.
Se penserebbero che tra loro due, è ancora Marcello il figlio ideale.

Marcello gli dice di non azzardarsi.
Intanto suona il campanello della porta.

Marcello torna sui suoi passi.
Mette le mani sulla schiena del fratello che sta chino sul lavabo del bagno.
Il campanello suona ancora.
Marcello gira il fratello verso di sé.
Si fronteggiano.
Marcello si toglie la camicia. Spegne la luce del bagno.
Antonio si inginocchia. 
Il campanello suona sempre più insistente.
Marcello fa rialzare Antonio e mentre la mdp carrella indietro e la porta del bagno si chiude da sola, è Marcello a inginocchiarsi.

Sul buio, prima dei titoli di coda, sentiamo un sospiro di godimento.


Il plot ha qualche incongruenza:

1) Antonio dice al fratello che sono anni che ogni sabato in quel bagno gli fa dei pompini. Ma da quanto hanno preso quella casa in affitto?
Dagli  studi universitari?
Marcello dice che Antonio ha 20 anni dunque è al primo, massimo al secondo anno di università... Da come parlano la loro relazione sessuale va avanti da più tempo...

2) Perché dormono nella stessa stanza, con due letti così vicini? Se affitti una casa non ne affitti una con due stanze da letto?
Una stanza come quella ricorda più le stanze dormitorio dell'università, invece vivono in un appartamento (altrimenti non suonerebbe alcun campanello alla porta...).

A parte le incongruenze la storia è scritta con una giusta progressione drammatica che porta all'agnizione dei personaggi.

Prima sembrano due amici etero.
Poi due amici uno dei quali forse gay.
Infine due fratelli, che fanno sesso tra di loro.

I dialoghi maschilisti all'inizio servono, drammaturgicamente, a far sembrare i due ragazzi dei "normali" eterosessuali.
Il maschilismo però non è indice di eterosessualità. Ma solo di maschilismo! Ci sono gay maschilisti e ci sono etero che non lo sono.

Dunque quel (dis)valore sembra alludere a un altro significato. Secondo Antonio Marcello scopa le donne ma non le ama. Ci scopa  per dissimulare la propria omosessualità?

A ben vedere non sembra che Marcello ami nemmeno che gli uomini, o il fratello con il quale fa sesso ma non intesse certo una relazione di amore, gioia o felicità.


Marcello soddisfa la sua voglia di sesso con un altro uomo usando il fratello che ha a disposizione in casa. L'altro fratello, essendo già frocio di per sé, è già bendisposto...


Marcello infatti mal sopporta Antonio e non lo nasconde, anzi glielo dice apertamente.

Se torna da lui è per il desiderio sessuale non certo per l'affettività.
Almeno questo ci mostra il corto.

E che alla fine sia lui a inginocchiarsi questo indica solo che il coinvolgimento sessuale lo induce a fare quello che fino a quel momento non ha fatto. Ma non per affetto, per spiritualità, ma per pura foja.

Insomma Marcello non sembra uno che scopa con le donne per dissimulare l'amore per gli uomini.
Sembra uno incapace di provare sentimenti con chicchessia. Uomini e donne.

Antonio invece non è mai stato con una donna.
Questo dovrebbe fare di lui un frocio.
Agli occhi di Marcello o a quelli del narratore?


Non si capisce se Antonio non ha donne perchè il fratello lo coinvolge sessualmente legandolo a sé e bloccandolo emotivamente, se è vero che si è fatto soddisfare tutte le sue voglie come gli rinfaccia, oppure se Antonio è gay e non va con donne per questo motivo.

Antonio non ha nemmeno amici. E sta sempre in casa a studiare...

Non si capisce però quale sia il nesso.

Se cioè il fatto che Antonio non sia uno che esce spesso sia sintomo di mancanza di virilità, o sintomo di un suo malessere per la storia non chiara col fratello, che l induce a nascondersi (come un criminale)  e perchè il rimanere a casa a studiare invece di uscire per divertirsi non possa essere una normale opzione del carattere schivo di una persona.

Il corto tocca tutte queste possibilità senza individuare quale sia quella che si addice ad Antonio.
Antonio è così in seguito al rapporto incestuoso col fratello o ha il rapporto incestuoso col fratello perchè è così?


Certo la loro storia va avanti da anni, una storia che preclude ad Antonio qualunque altra compagnia mentre il fratello a quanto pare ha amici e si scopa le donne.

Il finale invischia e sprofonda i due fratelli in un rapporto smepre meno chiaro e solare.
Non perchè sono fratelli.

L'incesto può essere un tabù ma non è di per sé un male.

Anzi c'è un corto statunitense che racconta dell'incesto tra due fratelli come una relazione di gioia affetto amore.

Si tratta di Between the Boys (Stati Uniti, 2004) di Jake Yuzna.



Eric e Paul sembrano vivere con piena affettività stima e rispetto reciproci la loro relazione.

Quella di Marcello e Antonio non sembra invece una relazione sana, non per l'incesto, o l'omosessualità,  ma per la mancanza di affetto, di felicità di gioia nel rapporto tra loro.
Per il fatto di non viversi la loro storia alla luce del sole, non per pressioni sociali, doppie in questo caso, omosessualità + incesto, ma per un irrisolto rapporto con l'altro e con l'affettività in genere.

Insomma quel che il corto sembra dirci è che i problemi che hanno i due fratelli e che caratterizza il lor essere incestuosi e gay è la loro non maturità sessuale e affettiva. 

Questi due fratelli mancano di complicità e sembrano subire una libido che va al di là del loro controllo.

Una libido alla quale il corto li lascia e dove l'unica soddisfazione è quella di Antonio che, una volta tanto, il pompino se lo fa fare, come a dire che nel fare i pompini si è più umiliati che a farseli fare...

Una reciprocità sempre e solo sessuale, non spirituale, non affettiva non di rispetto. 

Mi chiedo a cosa contribuisca questo cortometraggio.

Se nel raccontare di questi due personaggi, nell'averli inventati e scritti, il suo autore volesse spezzare una lancia in favore dell'incesto e\o dell'omosessualità.

Se voleva che questi personaggi contribuissero a un immaginario collettivo che legittimi il sesso tra fratelli dello stesso sesso.

Se al di là della ricerca di una storia originale ci si sia chiesti l'effetto di questo racconto sullo stigma contro l'omosessualità e contro l'incesto.

Se questo cortometraggio confermi giudizi negativi o spezzi una lancia in favore delle persone omosessuali e o di chi esperienza un incesto.

Credo che nessuno si sia posto queste domande quando ha scritto prodotto e girato questo cortometraggio.

E di questa mancanza di responsabilità etica e politica io ne faccio una questione gravissima, irricevibile.

Si è sempre responsabili di quando si comunica al mondo.

Soprattutto quando si scomodano personaggi che individuano persone che esistono nel mondo reale non perchè si vuole parlare di loro ma perchè si sta compiendo un esercizio di stile.

Un esercizio di stile sulla pelle degli altri.