venerdì 7 dicembre 2012

Coppia gay statunitense perde una causa per stress emotivo contro una compagnia aerea i cui dipendenti all'areoporto hanno messo in evidenza un dildo contenuto nel bagaglio di uno dei due.
Ovvero: omocentrismo, altra faccia dell'omofobia.

La notizia è davvero piccola, senza nulla togliere al malcapitato.

Dunque pare che il 21 maggio del 2011 Christopher Bridgeman and Marin Borger, di ritorno da una vacanza in Costarica, attendendo di recuperare i bagagli all'aeroporto di Norfolk, Virginia, abbiano trovato un dildo di loro proprietà, contenuto in una delle loro valigie, coperto di lubrificante e incollato con il nastro adesivo sopra la medesima.

I due uomini, che sono una coppia, hanno fatto causa alla compagnia aerea United Continental presso l'Harris County district court, per stress emotivo (emotional distress) violazione della privacy (invasion of privacy)  e negligenza.
Fin qui nulla da eccepire.

Purtroppo la motivazione della denuncia depositata presso il distretto dice:
A causa del fatto che il dildo fosse era contenuto nella valigia di un sacca di un maschio, e perché il dipendente(i) responsabile(i) sapeva che la borsa apparteneva ad un maschio grazie all'etichetta attaccata alla valigia stessa, e ai vestiti maschili contenuti ella stessa valigia, vi è una elevata probabilità che queste azioni eclatanti fossero diretti contro i querelanti perché sono omosessuali e perché sono maschi*



Se all'aeroporto mi facessero uno scherzo del genere ne avessi modo e tempo (e denaro) farei causa all'aeroporto ma sceglierei un avvocato meno omocentrico.

Omocentrico è un neologismo di mio conio per indicare tutti quei casi in cui chiunque riferendosi a un fatto accaduto pensa che riguardi l'omosessualità quando questa non c'entra o se c'entra è solo una delle possibilità.

Infatti:

1) L'uomo poteva essere il proprietario del dildo e usarlo con la compagna, moglie, donna di turno, harem...

2) L'uomo poteva usare il dildo su se stesso e essere un eterosessuale... La stimolazione anale può piacere  a tutti, uomini etero compresi.


3) Il dildo puà essere usato anche da un uomo gay...

4) ma i vestiti maschili potrebbero essere quelli di una donna crossdresser...


Insomma mi chiedo quanto sia vero che chi ha fatto lo scherzo abbia voluto prendere in giro il viaggiatore perchè era gay o era un maschio, come si dice nella denuncia, e non semplicemente per la presenza del cazzo finto, di per sé.

Denunciare la compagnia aerea perchè il gesto è un attacco all'omosessualità del proprietario della valigia, perchè il dildo era nella valigia di un maschio (male non man dice la denuncia e così ho tradotto) mi sembra davvero un po' paranoico.
Paranoico e omocentrico, che poi è l'altra faccia dell'omofobia.

Perchè chi pensa che se un uomo usa il suo culo non può essere che gay è un maschilista, patriarcale e omofobico.
Poco importa che a pensarlo sia un gay.

I gay sono omofi tanto quanto gli etero (e le etero).


Ora a leggere un altro articolo, di un media meno gay centered come il sito NBC news si evince che si è trattato di un tentativo di spillare quattrini alla compagnia aerea, come, vuole il luogo comune, si fa negli States.

Dubito infatti, come dichiara l'avvocato della coppia, che i due dopo quell'incidente ,non viaggino più volentieri perchè sono rimasti choccati...

Però che alla notizia venga data enfasi e presentata come un caso di avversione contro i gay mi sembra naïf, disonesto e pericoloso per il solito vecchio discorso dell'al lupo al lupo che si applica purtroppo anche qui. come in molti altri casi...



* Because of the fact that the sex toy was contained in the bag of a male, and because the employee(s) responsible knew that the bag belonged to a male due to the name tag attached to the bag and the male clothing contained in the bag, there is a high likelihood that these egregious actions were directed towards [the] Plaintiffs because they are homosexual and because they are males. Fonte pinknews




Andrea Ragazzo gender rebel? NO GRAZIE

Leggo su faccialibro questa definizione  ragazzo Gender rebel riferita ad Andrea Spezzacatena..

A parte l'anglofilia ridicola e provinciale tutta italiana (ci riempiamo tutt* la bocca di inutili barbarismi e manco sappiamo parlare bene nella nostra lingua madre) mi chiedo, e  vi chiedo:

Ok, Andrea era un ragazzo che portava lo smalto.

Questo fa di lui un ragazzo meno maschile?
Meno uomo?
Più vicino al genere femminile?
Direi tre secchi NO.

Un ragazzo (etero o gay che sia) che porta lo smalto non è un ragazzo che mette in discussione il suo genere ma lo STEREOTIPO DI GENERE che la società gli impone, anche la comunità lgbt che lo vuole gay se non trans.

Allora non è gender rebel ma, casomai, stereotype rebel!

Invece noi tutti patriarcali e omofobi  siamo i primi a vedere lo smalto rosa di Andrea e darci di gomito e pensare è gay è trans è gender rebel. Mai è un ragazzo. PUNTO.
Poi uno dice che bestemmia!!!

Anzi l'annetterlo a una categoria che vuole cambiare il genere non significa forse estrometterlo dal genere considerato nella sua accezione più ristretta, che così non viene davvero mai in discussione ma rimane ristretta e pura?

se si dice di Andrea che è gender rebel si dice che Andrea non può essere maschio e portare lo smalto ma che è un maschio gender rebel (mentre chi non porta lo smalto no). Si riconosce dunque che esiste una difformità non già tra Andrea e lo stereotipo, che è cambiato perchè cambiano i tempi ma tra Andrea e il genere di deafult.

Piuttosto che ridefinire l'unico genere che esiste mettiamo queste persone dentro una nova categoria per preservare la purezza della categoria che a parole diciamo di volere combattere.


E poi ci meravigliamo che Andrea si è tolto la vita...

Io se vedo un ragazzo con lo smalto non penso sia effeminato gay trans o quant'altro. Penso che sia un ragazzo con lo smalto PUNTO.

Non possiamo morire di etichette.

Che muoia chi ha creato questo obbrobrio di categoria.

Gender rebel?
No lo stesso gender di sempre solo meno fascista e meno gaysta.


Josh Pacheco. Anni 17.
Un altro ragazzo si è ucciso per bullismo omofobico


17enne suicida

Josh Pacheco 17 anni.

Si è tolto la vita lo scorso 27 novembre, nella sua casa di Fenton, nel Michigan.

Quel giorno Josh non va a scuola perchè non si sentiva bene.
All'ora di pranzo scrive su Facebook
Mi duole annunciare che questa è la fine. Io me ne vado. Vi saluto dal più profondo del cuore. Addio una frase pronunciata da Frodo Baggins, nel Signore degli anelli.

Il patrigno legge la frase e, preoccupandosi, chiama un vicino di casa, chiedendogli di fare un controllo.

Il vicino trova Josh già morto in garage, le porte sigillate, il motore del furgone acceso asfissiato dal monossido di carbonio.
Nel furgone una nota di suo pugno:
Mi dispiace non aver saputo essere più forte.

Josh aveva fatto coming out due mesi prima di togliersi la vita.
I genitori ricevono numerose segnalazioni da parte degli amici, secondo le quali Josh era vittima di bullismo a scuola, la Lynden Hisg School.

Ma Josh non è stato indotto al suicidio solo dai compagni di scuola che lo vessavano.

Non è solo il bullismo omofobico a indurre al suicidio ma la società tutta, che è tutta omofoba.


Parlare del bullismo omofobico lascia erroneamente pensare viviamo in un clima di accettazione e rispetto, non a casa, non a scuola, ma nel mondo intero.

Invece basta aprire un giornale, accendere la tv, sentire due perosne per strada che si insultano dandosi del frocio e non ce l'hanno con te, anzi nemmeno ti hanno visto,  per capire come viviamo in un mondo dove la parola frocio viene usata per offendere, per discriminare, per isolare, per umiliare.E quando senti gli altri ridere di quello che ti umilia non solo perchè parla di te ma perchè esprime un modo di epnsare che tu non ti sogneresti mai di avere quando capisci di essere davvero solo la morte può essere una via di uscita.

Odio chi pensa che chi si sucida sia fragile. Perchè ci vuole un fegato immenso per togliersi la vita. E per quanti mi addolori la morte di Josh io rispetto quel suo gesto immenso, quel grido di dolore ma anche di denuncia nei confronti nostri, di noi tutti non solo dei genitori che lo abbiamo lasciato solo.


Allora smettiamola di cercare le cause dell'altro numero di suicidi adolescenziali (più frequenti nel caso di adolescenti LGBT) nel bullismo omofobico.

Le casue sono tutte in una società che permete alla Chiesa cattolica di dire che l'omosessualità è un oggettivo disordine morale, a certi sedicenti psicolgi che dall'omosessualitò si puà guarire lasciando impuniti disinformatori.

Le cause sono tutte nei media e in tutte le agenzie sociali che disinformano e diffamano.

Come ricorda bene Mary Griffith, la madre di un altro gay suicida, Bobby, il cui discorso lucido, preciso che inchioda ognuno e ognuna di noi alle proprie responsabilità, vi voglio proporre nella versione televisiva Prayer's for Bobby (Usa, 2009) di Russell Mulcahy, interpretata da una magnifica Sigourney Weaver.



 

Before you echo 'Amen' in your home or place of worship, think and remember... a child is listening. 

Non aspettiamo che un ragazzo muoia per zittire chi fa uso e propaganda di una mentalità omofobica. Anche se costui è il papa o il presidente del consiglio.

Le fonti di questo post

huffingtonpost.it

 www.queerty.com

 www.dailymail.co.uk