martedì 4 dicembre 2012

Ma siamo sicuri di sapere che cos'è l'omofobia?
Ancora su Andrea il ragazzo di 15 anni morto suicida.
Gli articoli omonegativi di Sara Menafra sul Mesaggero e Domenico Lusi su Repubblica.


Chiedo scusa ai familiari di Andrea, se mai leggeranno questo post.

Il mio non è un morboso accanimento su loro figlio ma una denuncia contro chi continua a parlare di questa storia compiendo un atto grave di disinformazione e censura.

Disinformazione perchè  si vuole far passare l'idea che, visto che Andrea gay non lo era, le azioni vessatorie di chi gli stava intorno non abbiano una matrice omonegativa.

Così Sara Menfara su Messaggero nel riportare le dichiarazioni del padre di Andrea gli fa dire non solo che Andrea non era omosessuale ma nemmeno che per offenderlo si sia insinuato ce Andrea fosse gay:
nessuno in famiglia pensa che Andrea fosse omosessuale o maltrattato a scuola per via dei suoi orientamenti.
Il fatto che sua madre abbia dichiarato nei giorni scorsi il contrario come riporta Repubblica
«Solo dopo la morte ho saputo che sui muri della sua scuola qualcuno aveva scritto grande così: “Non vi fidate del ragazzo con i pantaloni rosa, è frocio”. Un docente fece cancellare la scritta da un imbianchino, ma nessuno mi ha mai avvertito»
viene sminuito da  Manfra che si riferisce a queste affermazioni come presunti maltrattamenti che [Andrea] avrebbe ricevuto nella scuola.

Censura perchè quello che è a tutti gli effetti omofobia viene derubricata  a semplice bullismo come fa Repubblica che titola Andrea, si indaga per istigazione al suicidio
il padre ai pm: mio figlio non era gay
nel cui sommario si dice:
E' l'ipotesi di reato per la quale la procura di Roma cerca di fare chiarezza sulla morte di Andrea, studente 15enne del Cavour che si tolto la vita perché deriso sul web. La pista dell'omofobia non ha trovato conferme. La chiave della vicenda potrebbe essere quella del bullismo.
Secondo Repubblica l'omofobia non è una dunque una forma di bullismo!

Nell'articolo, firmato da Domenico Lusi

(...) Neanche gli amici, i professori e i compagni di classe fin qui sentiti a piazzale Clodio hanno riferito di problemi di omofobia. Da qui l'idea, che si sta sempre più facendo strada tra gli inquirenti, che la chiave della vicenda possa essere un'altra: quella del bullismo. Una pista che potrebbe trovare conferma nell'analisi dei dati contenuti nel telefonino e nel computer del quindicenne, ma non solo.
Problemi di omofobia che per Lusi sono evidentemente qualcosa di profondamente diverso dal bullismo.


Quel che sfugge a Sara Menfafri e a Domenico Lusi, e a molte, troppe, altre persone,  è che il bullismo è omofobico non solo quando si prende in giro un ragazzo dichiaratamente gay come è successo in questi giorni a Vicenza.


Omofobia significa prendere in giro un ragazzo dandogli del frocio qualunque sia il suo orientamento  (al singolare, non orientamenti, al plurare, come scrive Menafra) per cui 
non è di nessuna importanza conoscere l'orientamento sessuale di Andrea.

L'omofobia non consiste nemmeno solo nel ritenere  un ragazzo omosessuale in base al suo comportamento o abbigliamento come hanno fatto tutti, i giornalisti per primi, nel caso di Andrea, nei giorni scorsi.

Quello che prima era infatti un segno inequivocabile della sua omosessualità adesso è solamente un indizio secondario come scrive Manfra:
Come è stato ormai chiarito più volte, lo smalto colorato sulle unghie delle mani era un po’ un vezzo un po’ un modo per non mangiarsi le unghie, e i pantaloni rosa, in origine bianchi e scoloriti da una lavatrice, erano stati usati giusto a carnevale.
 Mentre per Lusi Andrea era
un ragazzo estroverso e originale. Questo potrebbe averlo esposto a episodi di bullismo. D'altronde che lui fosse deriso a scuola non è un mistero: c'era addirittura un profilo Facebook con il suo nome storpiato in cui venivano annotate tutte le cose buffe che diceva. Una pagina che aveva fatto il giro della scuola, ma della quale i genitori non sapevano nulla.
Insomma una svista o un abbaglio.
Lo smalto per le unghie o il colore di un pantalone possano denotare l'orientamento sessuale di qualcuno (mentre si basano in realtà sul più bieco cliché: non tutti i ragazzi gay portano lo smalto e non tutti i ragazzi che portano lo smalto sono gay) ma non era questo il caso di Andrea lui era estroverso e originale.

Sminuire, misconoscere e censurare il portato omofobico delle vessazioni subite da Andrea, riconoscendone solo il bullismo ma non l'omofobia è pratica squisitamente omofobica perché insinua che se Andrea non era gay allora le prese in giro in quanto frocio contano meno.



Mi chiedo che cosa ci vuole per la nostra stampa per riconoscere il bullismo omofobico per quello che è.

Non basta la scritta "Non vi fidate del ragazzo coi pantaloni rosa, è frocio".

Non basta nemmeno che tutti, giornalista compreso, cataloghino il normale comportamento di un adolescente come quello di un ragazzo estroverso e originale che diceva cose buffe.

Non basta questo marchio di differenza per fare della sua presunta diversità, percepita come tale non solo dai compagni e compagne di scuola, ma anche dai chi ha riportato la notizia, un pregiudizio omonegativo.

Si tratta di bullismo non di omofobia che, si sa, sono due cose diverse come il giorno dalla notte.

Siamo ancora così intrisi di omofobia che la riconosciamo tale solo quando è rivolta  solamente a delle persone gay, pensiero che più omofobico non può essere.
Se ti do del frocio per offenderti la cosa non è negativa di per sé ma solo se tu sei davvero frocio davvero altrimenti che te ne frega?

Omofobia vuol dire sempre e prima di tutto pensare di poter offendere qualcuno dandogli del frocio.
Menafra e Lusi però lo ignorano, mentre la cosa è chiara alla madre di Andrea, che come riportato su Repubblica dice In quella scuola (...) molti ragazzi pensano così: non sei rozzo, non sei sboccato, non fumi, allora non sei figo. Anzi, sei frocio.



Ecco perchè l'omofobia riguarda tutte e tutti. Perchè ognuno di noi può esserne vittima e non solo i gay le lesbiche o le persone bisessuali. Frocio, lesbica sono usati come una offesa, per tutti e tutte.
Anche per la madre stessa di Andrea che ha detto che il figlio è stato diffamato. Meno male che Andrea gay non lo fosse altrimenti con una madre così inconsapevolmente omofoba certo non sarebbe stato facile per lui fare coming out.

Dunque scrivere  come fa Lusi che Neanche gli amici, i professori e i compagni di classe fin qui sentiti a piazzale Clodio hanno riferito di problemi di omofobia è una affermazione altamente omofobica che nega la matrice omofobica del bullismo di cui Andrea è stato vittima solo in base al fatto che Andrea gay non lo era.




E' l'idea che per offendere qualcuno puoi dirgli che è frocio o lesbica che è omofobica di per sè.


Proprio come quando per offendere una donna le si dà della troia.

Nessuno si chiede se la donna sia davvero una prostituta e nemmeno se sia sessualmente promiscua o venga a torto considerata tale.

Dare della puttana vale come offesa di per sé, proprio come darle della lesbica, o dare del frocio a un ragazzo.

L'omofobia è talmente infamante che ci si precipita subito a spiegare che anche quando si fa una battuta poco simpatica sui non si è omofobi.

Meglio dire che come fa Repubblica si tratti di bullismo e non di omofobia poco pimprta che il bullismo può anche essere omofobico anzi lo è sempre un poco omofobico perchè un ...frocio di merda non lo si nega a nessuno...

Oppure, come fa Menafra cercare le colpe altrove.


Magari nella pista più rassicurante della recente separazione dei genitori di Andrea come causa del suicidio.

L'accusa implicata è lampante.
È possibile invece che Andrea vivesse una crisi più grave di quella che i suoi avevano percepito, dopo la separazione dei genitori.
Il neretto è nell'articolo. Sbarazzatasi proditoriamente dell'omofobia, questa causa da lei ipotizzata, la separazione dei genitori, diventa causa anche per i pubblici ministeri
Per sondare definitivamente questa ipotesi, dopo le prime audizioni, i pm hanno deciso di cambiare il fascicolo inizialmente aperto come «atti relativi» e ipotizzare l’istigazione al suicidio, al momento comunque senza indagati.
Se l'istigazione è senza indagati la causa non può essere certo l'ipotesi che Andrea vivesse una crisi più grave di quella che i suoi avevano percepito, dopo la separazione dei genitori. 

Menafra per sostenere la credibilità del padre arriva a presentarlo non come teste ascoltato dalla procura ma come autorità (fasulla, un testimone può sempre mentire se non diversamente appurato...) che può confermare che Andrea si è impiccato con una sciarpa al collo

Come ha confermato suo padre, il ragazzo si è stretto una sciarpa al collo nelle poche ore in cui era rimasto a casa da solo. (il neretto è nel testo)
Non il medico legale, non la polizia che ha ritrovato il cadavere, visto che nessuno può manomettere la scena di un omicidio o sudicio prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, nemmeno i paramedici che saranno arrivati sul luogo.
E' il padre che conferma. Padre padrone e auctoritas per Menafra e per chi si lascia disinformare da un articolo così sui generis.

Ma il capolavoro di Menafra è l'insinuazione della natura incauta della decisione di lasciare Andrea a casa da solo, degna della peggiore trasmissione tv:
Il padre era uscito col figlio più piccolo di otto anni: convocati a scuola per parlare con gli insegnanti.
Convocati? Cioè chiamati apposta o si trattava di un normale colloqui tra genitori e insegnanti previsti nella regolare vita scolastica?

Convocati chi? Il padre e il fratello più piccolo? O la madre? O Andrea stesso? E allora perchè è rimasto a casa?
Andrea avrebbe dovuto restare a casa da solo per poche ore, come era avvenuto spesso nell’ultimo mese da quando i suoi genitori si erano separati e accordati perché i due fratelli andassero a vivere col papà.
Quindi il motivo per cui i figli rimangono spesso a casa da soli non risiede nel fatto che entrambi i coniugi lavorano ma dipende dal fatto che i coniugi si separano e quindi manca la regolare presenza di uno dei due coniugi (l'articolo non dice quale ma si capisce bene a chi si riferisce) è assente perchè la coppia si è separata.
Tra l'altro, chissà perchè i due fratelli avevano deciso di andare a vivere col papà. 



L'importante è negare l'omofobia sempre e comunque senza rendersi conto che tirare un respiro di sollievo perchè Andrea gay non lo era è quanto di più omofobico si possa fare.