sabato 24 novembre 2012

L'omofobia, la distorsione, la menzogna: su un dispaccio Ansa doppio sul sucidio di Andrea lo studente romano di 15 anni.

Chiedo scusa a tutte le persone che vogliono bene ad Andrea se torno ancora sulla sua morte ma non posso tacere dopo aver letto un pessimo, a dir poco, dispaccio Ansa, pubblicato ieri sera alle 21 e 56.
Il dispaccio riporta prima le parole del presidente della Repubblica poi quelle della madre di Andrea.
Se dobbiamo credere a quelle parole così come le riporta l'Ansa sono parole discriminatorie e omofobiche.
Non quando la madre di Andrea nega che il figlio fosse stato gay
"L'unico colore rosa è quello della sua sensibilità, se fosse stato gay me lo avrebbe detto, senza avere vergogna o pregiudizi - ha aggiunto - lui lo sapeva, io c'ero sempre per lui. La foto su Facebook in cui appariva truccato era di carnevale ma lo hanno voluto deridere e farne un mostro". "Non avrò pace finché non avrò giustizia".
Non importa infatti se Andrea fosse gay o meno.
Quello che importa è che sia stato preso in giro e che l'omosessualità, presunta o vera, sia usata come una offesa.

L'omofobia riguarda tutte le persone che vengono discriminate tramite l'odio omofobico, tramite il giudizio negativo di cui si investe l'omosessualità che, considerata infamante, viene usata come un'offesa, come un'accusa.

Però, pur comprendendo e rispettando il dolore della madre di Andrea se è vero che ha detto "Ora la mia forza sono gli amici veri, quelli che lo hanno diffamato li voglio fuori" bisogna ricordare a questa donna, stravolta e piena di dolore, che dire di qualcuno che è gay non vuol dire diffamarlo e che se lei lo pensa davvero allora forse per suo figlio
Andrea, dirle che era gay non sarebbe stato così facile.
Perchè quando la madre ha detto se fosse stato gay me lo avrebbe detto, senza avere vergogna o pregiudizi si capisce subito che c'è qualcosa che non va. Adesso vuoi vedere che i pregiudizi ce l'hanno le persone omosessuali e non chi le discrimina !!!

Il Paese ha bisogno di fare un salto di qualità e di capire che il pregiudizio ce l'ha la società, che cresce i propri figli e le proprie figlie nella discriminazione.

L'omosessualità non è una diffamazione.


Il dispaccio Ansa continua con un altro articolo firmato da Davide Muscillo che continua a riportare dati e fatti che non hanno più riscontro.
Una maglietta rosa, vestiti eccentrici, smalto alle unghie.
Ho già pubblicato foto del profilo di facebook dove Andrea veniva preso in giro. In nessuna di esse c'è lo smalto, i vestiti eccentrici sono, per stessa ammissione della madre, un costume di carnevale.
Per il resto per le foto che abbiamo a disposizione Andrea vestiva in maniera non eccentrica.
Non era l'eccentricità a farlo prendere di mira dai compagni. L'eccentricità gli veniva attribuita perché era preso di mira, non sappiamo perchè.
Preso in giro dicendo di lui che vestiva di rosa, che era brutto, stupido, che era meglio vestito da donna che da ragazzo.

Non sono i commenti di chi odia un ragazzo perchè gay.

Sono i commenti di chi per offendere un ragazzo pensa che può dirgli che è gay.

Anche questa è omofobia.

E può colpire tutti e tutte.

Non solo le persone lgbt.

Quindi smettiamola di scrivere che la comunità omosessuale stra usando questo ragazzo per lamentarsi di qualcosa che non c'è visto che Andrea non era gay.

Finché ci sarà anche solo una persona che può credere che per offendere qualcuno o qualcuna può dirgli che è frocio o lesbica siamo tutti e tutte vittime dell'omofobia.

E' come quando per offendere una donna le si dà della puttana.

Il maschilismo c'è ma non perchè la donna sia davvero una prostituta...

Davide Muscillo come tutta la Stampa italiana sempre più corrotta da un'agenda scandalistica nonostante sia obbligato a dire per dovere di cronaca che
La Procura di Roma ha già avviato un'inchiesta sul suicidio ma al momento non ci sono indagati o ipotesi di reato.
per rintuzzare l'ipotesi che i compagni  e le compagne di classe  e della scuola di Andrea siano i veri e le vere responsabili del suicidio arriva a scrivere che
Questo non esclude che si possa successivamente arrivare ad ipotizzare l'istigazione al suicidio.
Siamo tutti e tutte responsabili del suicido di Andrea.

Perchè pensiamo che se Andrea non era gay allora il fatto che gli abbiano detto frocio non lo riguarda, non lo offende, perchè lui frocio non era.

Al limite lo diffama come dice la madre (sempre che lo abbia detto, è sempre bene dubitare di qualunque fonte stampa).

Per corroborare la sua ipotesi complottista e accusare solamente gli altri studenti e studente della scuola di Andrea, Muscillo mente, distorce la realtà piegandola alla sua tesi e arriva a dire il nome storpiato usato nel falso profilo fosse al femminile:
un falso profilo con il nome storpiato del ragazzo, simile per assonanza ma declinato al femminile
Il nome usato nel falso profilo è Qndria Iperacatina.

Nome e cognome hanno uscita in a, che spesso ma non sempre in italiano indica un nome di genere femminile.

Un cognome però non ha sesso. 

Mentre l'uscita in a non indica sempre e solo sostantivi femminili.

Dentista, problema sono sostantivi maschili che escono in a.

Il nome Andrea, in italiano è un nome maschile.

Lo sfottò sul nome non riguarda il femminile ma si riferisce alla grafia illeggibile di Andrea che, firmando un compito di gruppo senza averlo davvero fatto, così lo accusano i suoi compagni e compagne di gruppo, si firma così male che si legge Qndria invece che Andrea.
"Era solo un po' eccentrico - dicono alcuni di loro - Chi ha detto che era gay? Anzi, aveva provato a fidanzarsi con una ragazza ma era stato respinto...".
E già, non adeguarsi allo stereotipo di genere se non ti rende gay perchè c'hai la ragazza o (o vorresti fidanzarti con lei...) ti rende comunque eccentrico.

Non è discriminazione omofobica anche questa? Se deroghi dallo stereotipo sei già nell'anticamera dell'omosesualità che si sa, è l'eccentricità.
  
Il resto dell'articolo di Muscillo è un florilegio di dichiarazioni di sdegno delle forze politiche. Fino al finale degno di un fiabista d'altri tempi.
Ieri sera gli studenti della capitale hanno ricordato il 15enne con una fiaccolata in via dei Fori imperiali. Tutti sono stati invitati a sfilare con un capo rosa. Il colore che sembra amasse tanto il ragazzo morto. E se la preside del liceo ha preso le distanze dalla fiaccolata parlando di "fatto privato", i compagni del ragazzo suicida hanno affisso uno striscione fuori della scuola: "Il silenzio è il nostro dolore".
Il ragazzo morto è morto suicida.
Il gesto va ricordato non per gusto macabro del dettaglio ma perchè chi si sucida sta gridando al mondo tutta a sua rabbia, la sua impotenza, sta dicendo al mondo che non lo ha aiutato, non lo ha ascoltato  e che quello è stato l'unico strumento che ha trovato per esprimersi e farsi sentire.

La fiaccolata non è stata organizzata dagli studenti della capitale ma da uomini e donne omosessuali, bisessuali ed eterosessuali, da uomini e donne trans, da tutte le persone che si sono sentite indignate che ancora oggi l'omosessualità possa venire usata come strumento di scherno.
Non già schernire chi è omosessuale. Non prendere di mira l'omosessualità di qualcuno, come quella, presunta, di Andrea, ma l'idea che l'omosessualità possa essere attribuita per offendere, deridere o diffamare.

Chi dice che la fiaccolata è stata fatta dagli studenti cancella l'indignazione della comunità lgbt e compie un atto di orrenda censura omofobica.

Anche se Andrea non era gay.

La fiaccolata denuncia una società che crede ancora che dare del frocio  a un ragazzo serva per offenderlo.

Che quel ragazzo sia gay o no.

E che molti e molte non lo capiscano la dice lunga sull'omofobia diffusa che c'è nella società.