mercoledì 3 ottobre 2012

Le parole di Luisa Muraro sull'omogenitorialità maschile difendono un discutibile primato biologico femminile e discriminano comunque gli uomini.

Leggo solo oggi un articolo di  Luisa Muraro, femminista storica, fondatrice della Libreria delle donne di Milano, tra le fondatrici della comunità di filosofe femministe Diotima.

L'articolo, pubblicato su Metro, uno dei giornali a distribuzione gratuita della Capitale, è stato ripreso dalla stampa e sul web, ne parlano Marina Terragno su Io Donna (che si dice in sintonia con Muraro) e Laura Eduati su gli Altri online.

Cosa dice Muraro ?
Che ha dei dubbi sulle adozioni per le coppie di uomini perchè quando due uomini, adottando un bambino invece di ricorrere a una madre surrogata, escludono le donne dalla procreazione e si sostituiscono a loro nell'atto procreativo, rifacendosi a qualche atavica maschile invidia procreativa.

Muraro prende spunto dalle dichiarazioni di Pisapia, sindaco di Milano, che avrebbe affermato Meglio avere genitori omosessuali che non averne affatto notando che in questa affermazione ci sono due semplificazioni.

Avere dei genitori non è sempre meglio del non averli, dice e ribadisce, a ragione, la necessità dei controlli sugli aspiranti genitori adottivi, ma non sulle aspiranti genitrici, portando degli esempi per giustificare la necessità del controllo agghiaccianti in quanto a semplificazione.
Scrive Muraro  per esempio: sono adatti alla paternità i politici di professione, gli artisti?

Non si capisce in base a quale elemento una professione di per sé dovrebbe rendere un genitore inadatto.

En passant noto come nella nostra società si facciano controlli sui genitori e sulle genitrici  adottiv*, ripeto, legittimi e necessari,  mentre a nessuno venga in mente di controllare chi fa figli invece di adottarli.
Gli stessi artisti e politici di professione che Muraro prende come possibile esempio di inadeguatezza per le adozioni possono fare figli tranquillamente senza che nessuno dica loro niente...

Insomma quel che sembra essere dirimente qui non è la adeguatezza del genitore ma il fatto che il genitore sia adottivo. E, soprattutto, che sia uomo.

Dice Muraro:
Le coppie femminili che desiderano figli, possono averli e così già fanno, con il tacito consenso della società circostante. Il problema si pone alle coppie maschili, in quanto naturalmente sterili.
La pressante richiesta maschile di poter adottare, potrebbe nascondere l'antica invidia verso la fecondità femminile.
I neretti sono nel testo.

Queste affermazioni così come sono scritte non hanno significato alcuno.

Quando Muraro parla di sterilità e di fecondità dicendo che le coppie maschili sono sterili dice una mezza verità.

In realtà tutte le coppie omosessuali (=dello stesso sesso) sono sterili nel senso che tra di loro due donne come due uomini non posso procreare.

Singolarmente prese però le donne e gli uomini che compongono una coppia non sono sterili.

In realtà quando Muraro dice che le coppie coppie maschili sono naturalmente sterili
si riferisce al fatto che gli uomini non restano incinta. Io ho sempre pensato che ascrivere alle donne una quidditas che le distingue dagli uomini perchè le donne fanno figli sia un modo maschilista e patriarcale di vedere il femminile.

Così come il pensiero che le donne sono spontaneamente più propense alla genitorialità degli uomini sia uno stereotipo di genere.
Ma non a caso Muraro fa esempi di controllo e adeguatezza all'adozione solamente agli uomini...

Muraro non sta parlando in realtà di adeguatezza della persona ma di adeguatezza di genere.

Il fatto che la gestazione della prole avvenga nel corpo della donna e non in quello paterno non rende le donne genitrici naturali e gli uomini no. Eppure è questo che Muraro intende quando che le donne feconde e gli uomini naturalmente sterili.

Quindi obiettare che nessuno dei due sessi, da solo, può procreare e che le donne senza gli uomini, nonostante le capacità gestatorie sterili quanto o sono gli uomini senza donne non centra il punto de discorso di Muraro.

Quello che Muraro mette in discussione è la voglia di paternità degli uomini senza una donna.
Perché, teme Muraro, questa esclusione della dona è un modo degli uomini per riappropriarsi di una supremazia sulle donne. E questo timore le porta a scrivere:
La pressante richiesta maschile di poter adottare, potrebbe nascondere l'antica invidia verso la fecondità femminile.
Infatti Muraro poi si chiede perchè gli uomini
non voglio[no] chiedere a una donna il dono di diventare padre? Perché voglio[no] fare la madre [loro] ?
Una volta le donne, per essere madri, dovevano avere accanto, un uomo, il maschio, padre dei suoi figli.
E la lotta di emancipazione e autodeterminazione femminile, grazie anche al divorzio e all'aborto, ha sottratto la donna alla subordinazione maschile e le ha fatto guadanare il diritto a essere madre anche senza un uomo accanto.
Credo sia questo quello che Muraro intende quando scrive:
Le coppie femminili che desiderano figli, possono averli e così già fanno, con il tacito consenso della società circostante. 
Muraro parla di coppie ma il suo discorso vale benissimo anche per le singole persone. Anzi quando afferma   che le coppie femminili che desiderano figli, possono averli e così già fanno, con il tacito consenso della società circostante si riferisce alle donne che crescono la prole da sole, senza un uomo accanto, non già le donne che crescono i figli con un'altra donna cosa che, mi sembra, sia tutt'altro che socialmente accettata.
E' accettato che una donna sia madre senza un uomo accanto, sono accettate cioè quelle che una volta maschilisticamente si chiamavano ragazze madri.

Muraro dimentica che, anche se in percentuali minime, esistono anche i ragazzi padri. 

Mi sembra però che Muraro per esprimere un timore comprensibile (e anche condivisibile) scelga l'esempio sbagliato.

I bambini nascono sempre da una madre, anche quelli adottati.

Quindi anche quando un uomo o due uomini in coppia  adottano un bambino o una bambina stanno chiedendo a una donna (la madre di quell'infante) il dono della paternità.

Trovo più efficace come esempio per esternare questo timore che un uomo o una coppia di uomini chiedano a una donna di fare la madre surrogata cioè di fecondarla (in vitro) (come non vedere un  simbolico rifiuto sessuale della donna in questo procedimento...?)  per poi esautorare la madre da ogni diritto sull'infante (per la donna sarebbe come darlo in adozione)  ascrivendone a sé la potestà in quanto padre, o padri, single o in coppia poco conta.

Qui io vedo una donna usata e poi esclusa dalla maternità.

Meno in uno o due uomini che adottano un bambino già nato.

Esattamente il contrario di quello che Muraro pretende che gli uomini facciano.

Non capisco i motivi che portano Muraro a fare questo esempio. Mi piacerebbe avere occasione di chiederglielo.

Posso azzardare qualche ipotesi, prendendomi tutta la responsabilità di attribuirle pensieri che sono  e rimangono miei.

Credo che per Muraro sia normale che una donna faccia dei figli da sola prima ancora che per qualunque motivo soggettivo perchè oggettivamente è lei a curarsi della gestazione (mentre l'uomo no, cosa questa, e son completamente d'accordo, che toglie al padre qualunque voce in capitolo per tutto quello che riguarda la gestione della gestazione del nascituro o nascitura, decisione che riguarda sempre e solo il corpo delle donne).

Muraro invece non percepisce il fato che un uomo possa voler crescere un figlio da solo (o in coppia con un altro uomo) come cosa altrettanto naturale.
Forse perché per Muraro il desiderio di una donna di fare figli non nasce già dalla sua personalità, ma perchè è scritto nella sua biologica. Ogni donna può se vuole può rimanere incinta e questo fa di loro delle madri.

L'uomo per avere una prole ha bisogno di una donna. Con l'adozione Muraro teme che l'uomo possa bypasare questo bisogno.

Dunque per la filosofa Muraro più che per la femminista, le capacità gestatorie della donna diventano una questione ontologica.
La maternità non è un desiderio. La donna è madre non per volontà ma per potenzialità o, meglio, è quella il suo fine, la sua ultima ragione di esistenza.

Il diritto dunque non deriva da un desiderio (quello di diventare madre o di non diventare madre, magari abortendo) deriva da una finalità ontologica con la quale le donne nascono. Una metafisica teleologica davvero fuori tempo massimo.

Le donne non sono obbligate a seguirla ma il loro diritto è scritto in questa finalità biologica.
Non a caso Muraro pur riconoscendo il desiderio filiale degli uomini dice che il desiderio anche quando è legittimo non dà adito automaticamente a un diritto, proprio perchè l'uomo non è biologicamente fatto per portare avanti la gravidanza: 
E non riduciamo il problema a una questione di diritti. A questo mondo i desideri, compresi quelli giusti, non si traducono automaticamente in diritti.
L'attacco di Muraro  all'omogenitorialità maschile non è dunque contro l'omosessualità, ma contro l'emancipazione genitoriale maschile tout-court. 
Muraro teme un'esautorazione della donna anche in quell'unico campo che, ontologicamente, le spetta per diritto biologico.

Ma se una donna se vuole deve poter fare un figlio da sola senza un uomo accanto anche a un uomo deve poter essere riconosciuto lo stesso diritto, anche se non è l'uomo a partorire.

Ogni altra posizione è una discriminazione nei confronti degli uomini e per quanto conosca bene il rischio di sollevare questa obbiezione in un mondo maschilista come il nostro dove le donne sono tanto più discriminate degli uomini, una ingiustizia non può mai giustificarne un'altra. Una discriminazione resta tale.

Mi piacerebbe parlarne con Muraro, sempre, naturalmente, che abbia visto giusto.