mercoledì 11 aprile 2012

Una risposta a Claudia Biancotti: ego-distonico non è un insulto, ma il suo articolo sì!


Mi scrive Claudia Biancotti, chiedendomi un parere su un articolo di approfondimento che ha scritto sul sito Libertiamo dal titolo ‘Egodistonico’ non è un insulto, cari conformisti del sessualmente corretto nel quale cita anche il mio post.

Nell'articolo Biancotti spiega il significato della parola ego-distonica definendolo come tutto ciò che comporta una seria frattura interiore, un profondo disaccordo con se stessi, che predispone la persona omosessuale a mettere in atto comportamenti autolesionisti in senso fisico o psichico per punirsi. 

Così mentre l'icd 10 a differenza dell'icd 9 che riconosceva alla sola omosessualità la possibilità  ego-distonica (senza spiegarne le cause) ipostatizza una ego-distonia di orientamento sessuale  riconoscendo dunque anche una eterosessualità e una bisessualità ego-distoniche, sembra che Biancotti accusi l'idc10 di essere politicamente corretto e di voler ripristinare  l'ego-distonia per la sola omosessualità dell'icd 9

Biancotti non parla mai di eterosessuali che non si accettano tranne un breve cenno mentre spiega che cosa non è l'ego-distonia:
Va al di là dell’occasionale momento di sprezzo di sé che hanno in tanti, eterosessuali o gay, e anche al di là dell’imbarazzo e della paura che affliggono molti omosessuali costretti a vivere in ambienti intolleranti. È una condizione indicata come patologica in quanto comporta rischi gravi, come l’isolamento volontario, la scelta di stili di vita dannosi, il suicidio.
Dopo ha parole solo per l'omosessualità 

stiamo parlando di una donna che si sente impura e indegna perché lesbica e coltiva fantasie autodistruttive nel segreto, di un giovane che si vergogna tanto della propria preferenza affettiva da impiccarsi. Si tratta quindi di una condizione che ha un posto del tutto legittimo in una lista di patologie

E dopo aver sottolineato la legittimità di curare questa ego-distonia  distingue fra due diversi esiti possibili.

Esistono al mondo persone autenticamente omosessuali che soffrono perché interiorizzano profondamente una condanna familiare o sociale; per loro l’obiettivo sarà liberarsi degli effetti deleteri di quest’ultima. Ne esistono anche altre che invece mettono in atto comportamenti omosessuali per reazione ad esperienze traumatiche; magari hanno subito abusi, magari hanno vissuto rapporti emotivamente difficili con figure di riferimento maschili. Per loro, un approfondimento del problema potrebbe condurre a provare attrazione per l’altro sesso.
Noto qui che Biancotti cade nel solito dualismo aristotelico per cui O si p etero O si è gay tertium non datur, mentre esiste la bisessualità, riconosciuta nello stesso icd 10 come una delle tre possibilità di orientamento sessuale. 


Distinguere all'interno dell'omosessualità ego-distonica una omosessualità autentica che va difesa dallo stigma della società che ne è la causa, e una omosessualità traumatica dalla quale allontanarsi per ripristinare l'eterosessualità pregressa nasconde il solito pregiudizio che considera l'eterosessualità l'opzione naturale e l'omosessualità un accidente.

Se ci si chiede l'origine dell'omosessualità bisognerebbe chiedersi anche dell'origine dell'eterosessualità, diceva Freud...

Mi chiedo con Freud se valga anche il discorso speculare se si possa dire cioè che accanto a persone autenticamente eterosessuali esistano persone che mettono in atto comportamenti eterosessuali per reazione ad esperienze traumatiche.

Non si tratta di una questione che riguarda il politicamente corretto (cioè usare certe parole piuttosto che altre, senza per questo cambiare la sostanza del problema), si tratta invece di questioni di sostanza. Biancotti vede eterosessualità e omosessualità in maniera non speculare dove l'eterosessualità è più normale dell'omosessualità.

E qui che Biancotti legittima surretiziamente le teorie riparative secondo le quali, senza alcuna base scientifica*, l'orientamento sessuale si può cambiare e dall'omosessualità si può guarire.

Così sembra pensarla anche Biancotti

Un omosessuale egodistonico che affronta con successo un percorso di psicoterapia può uscirne in due modi ugualmente virtuosi: omosessuale egosintonico, eterosessuale egosintonico.
Il risultato dipenderà dai motivi della sua attrazione per persone dello stesso sesso e da quelli del suo conflitto non riconciliato.
Di nuovo, perchè Biancotti non si chiede quali sono i motivi dell'attrazione per l'altro sesso, o i motivi di chi è attratto da entrambi?
Quello che conta è che, alla fine del percorso, viva con serenità la propria preferenza. Non ha rilevanza la preferenza in sé, come  poco ci importava che le fanciulle di Sarnough sposassero un bianco o un ispanico; ci importava piuttosto che non morissero a diciassette anni.
Allora non sono io uno dei pāsdāran del politicamente corretto, ma è Biancotti che vede parte dell'omosessualità come causata da traumi e in questo è molto distante anche dalla posizione ufficiale del nostro Ministero della Sanità che ha chiaramente specificato:

L’orientamento sessuale egodistonico, secondo l’Oms, si ha quando l’identità di genere o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale**) non è in dubbio, ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati.
cioè il rifiuto della propria omosessualità causa disordini  psicologici e del comportamento associati, esattamente il contrario di quanto affermato da Biancotti che parla di origine traumatica dell'omosessualità.

Per loro, un approfondimento del problema potrebbe condurre a provare attrazione per l’altro sesso. Sfogliate anche il più divulgativo dei testi sull’argomento e troverete conferma; guai però a dirlo in consessi di pāsdāran del politicamente corretto, che accomunano questo esercizio di buon senso al fanatismo delle sette che vogliono “curare i gay” con l’elettroshock.
E infatti di un simile pregiudizio soffre anche il post, altrimenti molto lucido, pubblicato dal blog “Elementi di critica omosessuale”, a cui vi rimandiamo nel caso vogliate approfondire i dettagli storici e d’attualità dei rapporti tra omosessualità e psichiatria, nonché le alterne vicende politiche della definizione di orientamento sessuale egodistonico.

Quindi il pregiudizio è mio, che come gli altri pasdaran del politicamente corretto accomuniamo questo esercizio di buonsenso al fanatismo delle sette che vogliono “curare i gay” con l’elettroshock.

Proprio come Biancotti che vede l'omosessualità co-generata da un trauma e, in questo caso e solo in questo caso, la si può curare...

Alla faccia del politicamente corretto!!!







*l’APA (American Psychiatric Association) già nel 1998 ha dichiarato di opporsi ad ogni trattamento psichiatrico, come le terapie riparative o di conversione, basato sull’assunto che l’omosessualità di per sé sia un disturbo mentale o basato sull’assunto aprioristico che il paziente debba modificare il proprio orientamento sessuale. 
L’APA (American Psychological Assocition) nel “ Report of the American Psychological Association Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation") presentato il 5 agosto 2009 ha sottolineato l’importanza all’autodeterminazione del cliente, che è improbabile che l’orientamento sessuale cambi in seguito ad un intervento psicoterapeutico, che l’attrazione sessuale e affettiva e i comportamenti omosessuali sono varianti normali e positive della sessualità umana, indipendentemente da un’identità omosessuale, la necessità di evitare travisamenti sull’efficacia dei tentativi di cambiamento dell’orientamento sessuale, promuovendo o promettendo il cambiamento nell’orientamento sessuale;



** per la spiegazione di questo aggettivo rimando ad un altro mio post