venerdì 24 febbraio 2012

Lucia Annunziata e l'uso criminale della democrazia.




Se quello che ha detto Lucia Annuziata a spese delle persone omosessuali fosse vero e sostenibile io potrei esprimere senza tema di ripercussioni legali e non che se qualcuno la gambizzasse farebbe bene.
Ma davvero esprimessi questo pensiero (sic!) potrei essere denunciato dalla diretta interessata e ne avrebbe donde.

Io invece purtroppo non posso denunciarla. Perchè non solo l'unico gay e quindi quella frase per assurdo mi mette in pericolo senza che io possa difendermi.
Mi mette in pericolo prima ancora che come persona omosessuale come cittadino di una democrazia.

Perchè è ora di finirla con questa retorica cattofascista che scomoda Voltaire per difendere pensieri e affermazioni insostenibili.

Quel che Annunziata fa troppo furbescamente finta di ignorare è che un conto è difendere l'opinione di qualcuno come quella di Celentano su Avvenire e Famiglia Cristiana che non ha conseguenze né sulle cose né sulle persone, un conto è ratificare posizioni criminali di odio che possono avere conseguenze disastrose per le persone qui ed ora.

Perchè non sono le opinioni ad essere censurabili ma le conseguenze che quelle opinioni hanno sulle persone (specialmente se dette in eurovisione nel programma tv più visto dagli italiani).

La pericolosità dell'affermazione per assurdo di Annuziata è peggio ancora di chi i gay li picchia con l'intenzione di picchiarli perchè si balocca con frasi per assurdo senza curarsi quel che le sue ipotesi per assurdo mettono in ballo e rischiano di far correre a persone in carne ed ossa.

Annunziata è figlia del patriarcato come Mussolini e Hitler.
E se difenderebbe Celentano come ha detto di fare difenderebbe anche Ciarrapico che quella frase criminale l'ha detta per davvero.

D'altronde una che per attestare stima ad Avvenire e Famiglia Cristiana (avete mai letto le cazzate che scrive Famiglia Cristiana sul rock come musica del diavolo? Io sì) dice che sono due giornali coi controcoglioni è chiaro che il livello culturale è quello che è, cioè zero.

Ho letto che qualcuno del movimento glbtqi andrà alla sua trasmissione a parlare con lei.
Spero che nessuno ci vada perché andarci significherebbe legittimare lei che, con quello che dice e con quello che fa, non può essere una interlocutrice degna di legittimazione.

In democrazia il silenzio vale quanto l'indignazione.