mercoledì 17 ottobre 2012

Le cantanti farebbero meglio a cantare. Su una risposta delirante della cantante Mina su Vanity Fair a proposito dell'omosessualità e dello stigma.

Non è la prima volta che Mina, sollecitata dalle lettere che riceve dai lettori e le lettrici di Vanity Fair, esprime sue opinioni sull'omoaffetività, il matrimonio egualitario, l'adozione per le coppie omosessuali. Opinioni qualificate?
NO.
Opinioni informate dal buon senso? Talvolta.

Non questa volta quando alla lettera di una donna lesbica che chiede, in maniera vittimista e non politica, perchè ce l'hanno tutti con le persone omosessuali, perché? - ricordate la vecchietta nobile nella celebre scena del referendum Monarchia Repubblica  di Una vita difficile (Italia, 1961) di Risi? - Mina risponde che nessuno oggi in Italia pensa che l'omosessualità sia una malattia, e si dice stufa delle  solite, melense, polemiche, antistoriche, frignanti domande sulla omosessualità.

Per Mina bisogna prima risolvere il problema individuale,  cioè la fatica obbligatoria che ciascuno deve sopportare qualunque sia la posizione sociale, sessuale, etica, famigliare, religiosa, geografica, razziale di partenza.
Una volta risolto il problema personale, dice Mina le sembra abbastanza indifferente vedere eterosessuali o omosessuali scontenti. Magari per leggi che toccano ambiti diversi, ma sempre scontenti. Il minuetto dell'equazione tra scontentezza e discriminazione comincia ad annoiarmi. Mi infastidisce, in fondo, come tutti i grandi alibi per debolezze, indisponibilità, pigrizie e inconsistenze. Quando si inneggia alla voglia di libertà bisogna provare a pensare di destinarla a tutti. Come vedi, anche a te mi rivolgo fregandomene totalmente delle tue preferenze sessuali, ma piuttosto dedicandoti il rispetto per un disagio non ancora risolto.

Ora, sicuro che Mina non leggerà mai queste mie righe, ma non si sa mai, vorrei dire  a questa sprovveduta signora di 72 anni che vive da troppo tempo distante dalla società, italiana o no poco conta, in un mondo suo fatto di affetti, famiglia, e tanti soldi, quelli che le hanno permesso si sottrarsi dai disagi della società omofobica nella quale noi comuni mortali viviamo, vorrei dirle dicevo qualche parolina.

Cara Mina,
vedi questo ragazzo?
Si chiama Dino e nell'Agosto del 2009 è stato aggredito da un uomo, alle 4 di notte, all'uscita del Gay Village, perchè si stava baciando col suo ragazzo, con delle coltellate così profonde che gli hanno perforato un polmone.

Dino non frignava, non pensava di essere una vittima, fino a quando un suo gesto d'affetto - bada bene Mina di affetto perchè l'omosessualità, verbigrazia, non è solamente una questione di preferenze sessuali, ci si innamora, si ama, e si scopa anche, ma non solo -, un bacio come molte coppie etero si scambiano senza che nessuno abbia da ridire, gli ha lasciato una cicatrice se così si può chiamare lo squarcio che gli ha inferto l'aggressore sulla pancia che gli ricorderà ogni giorno della sua vita quanto non sia sicuro essere omosessuali in Italia, ma anche nel resto del mondo.

Vedi Mina le persone omosessuali non hanno alcun problema intrinseco da risolvere con loro stesse devono solo fare i conti con una società che le vorrebbe invisibili.
Ti scambi un bacio col tuo ragazzo? Ti accoltellano, vai giro mano nella mano? Ti prendono a sputi, a volte, purtroppo ti uccidono. E ogni giorno lo Stato, la chiesa e tutte le agenzie di socializzazione (scuola, posto di lavoro, posti di svago, famiglia, i luoghi in cui si fa politica) non si limitano a esprimere una opinione negativa sull'omoaffettività (così penserai di meno al sesso e di più ai sentimenti delle persone gay  e lesbiche) ma contribuiscono con parole, gesti e atti anche amministrativi a discriminare le persone omosessuali.
Nessuna persona eterosessuale viene discriminata, derisa, accusata, aggredita, uccisa, per la propria eterosessualità.
Queste denunce a te potranno anche sembrare lamentele frignanti ma temo che tu considereresti tali anche quelle di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese...

Per cui se tu ti dici leggermente stufa di sentire riproposte le solite, melense, polemiche, antistoriche, frignanti domande sulla omosessualità lasciami dire che io e ti assicuro tante altre persone come me sono arcistufe di leggere risposte dettate da una superficialità che fa il passo con la supponenza come questa tua lettera talmente delirante da farmi dubitare sulla tua sanità mentale.

Ecco, una senescenza per sopraggiunti limiti di età gioverebbe non poco a ridimensionare l'enorme gaffe della porcata immensa di questa tua risposta di merda.

Ma purtroppo sei fin troppo lucida nel dispensare ecolalie inopinatamente facendo capolino da quell'eremo al quale io mi auguro tu torna in fretta per non disturbarci più. Mai più.

La tua omofobia è esattamente quella che le persone omosessuali oltre a viverla sulla propria pelle combattono ogni giorno.

E se un giorno, chissà, ti capitasse di ricevere uno schiaffo in pieno volto da un ciccione di mezza età, sappi pure che sono stato io.

Che non si dica che le persone discriminate sanno solo frignare.

Sanno anche reagire.

A ognuno il proprio mestiere. Alle persone discriminate quello di denunciare la discriminazione ai cantanti, alle cantanti, quello di cantare.

Ecco allora, canta.

E taci.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dovrebbe leggerla eccome, spero tu l'abbia mandata anche alla sua rubrica di posta su vanity fair (difficile sperare che venga pubblicata?).E dire che è considerata un'icona gay...
Mi sembra ovvio che non solo ancora troppa gente in Italia pensa che sia una malattia, ma pure per persone che in altri ambiti si reputano di mentalità aperta l'omosessualità rimane un tabù da minimizzare, una via di mezzo tra disfunzione ormonale e scelta di vita come pensa mia madre.
Mi stava venendo il mal di stomaco a leggere i commenti dal sito del fattoquotidiano sulla notizia del coming out di un prete e il tuo blog ha tirato un po' su il morale.
ciao e grazie
marta