martedì 9 ottobre 2012

Il moralismo del militante lgbt: su un post di Mattia Surroz

Leggo su Quore, il sito lgbt torinese, un post nel quale Mattia Surroz scrive un'invettiva contro chi, nei siti di rimorchio, non mette foto del viso.
Surroz parla 
[di] chat, che siano siti web dedicati a favorire incontri e conoscenze piuttosto che applicazioni per smartphone è irrilevante. 
Cioè, aggiungo io tanto per essere chiari,  di siti dove incontri gente per scopare.

 Per Mattia si tratta di
una precisa tipologia di omosessuale (...) [che] nel proprio profilo non mostra nessuna foto del viso (...). 
La rabbia scaturisce da quella che considero una scorrettezza di fondo (...): “per quale motivo dovrei rispondere ai complimenti di qualcuno di cui non conosco neppure i connotati?”.
Per me  il viso costituisce almeno l'80% dell'attrattiva sessuale di un ragazzo, o di un uomo, se non vedo il viso le parti anatomiche mi sono del tutto indifferenti.
A me non piace il cazzo, spiego loro quando chiedo foto del viso, mi piace il cazzo di.
Se mi piace il viso del ...proprietario  mi piacciono anche gli attributi, non viceversa.
Invece per molti gay quel che conta sono le dimensioni e il viso è secondario.

De Gustibus, per carità.

Anche se in questo atteggiamento posso notare una certa autoreferenzialità del cazzo (e delle sue dimensioni) andiamo tutti su quei siti per scopare e ognuno scopa con chi vuole e come vuole (maggiorenni e consenzienti beninteso).

Surroz si arrabbia per ben altri motivi.
(...) non mostrarsi è una scorrettezza, (...) ma è [anche] sintomo di un problema profondo.
Sono giunto alla conclusione che chi si nasconde ha sicuramente un problema da risolvere, e i casi non sono poi molti.
Iniziando una casistica che tradisce, secondo me, un atteggiamento moralista.
Pochi, immagino, non si mostrano perché si considerano brutti o poco avvenenti.
Strana considerazione visto che sei in un sito di incontri e, prima o poi, ti vedranno.  Mi sembra più una battuta cattiva per criticare chi non ci mette la faccia ma altre parti del corpo, le uniche davvero importanti per molti frequentatori di questi siti...
Altri, molto più numerosi, non si mostrano perché cercano in segreto scappatelle fuori dalla loro relazione.
Altri ancora, una percentuale inquietantemente rilevante, nonché una sotto-categoria della precedente, riguarda uomini, a detta loro eterosessuali, fidanzati, sposati, spesso padri.
Gli ultimi, e anche questi sono moltissimi,  invece  cercano incontri clandestini, chiedono massima riservatezza per preservare il segreto della loro omosessualità, non essendo dichiarati.
Sfugge a Surroz che molti possono decidere di non mettere foto per motivi di privacy che non riguardano l'orientamento sessuale ma il fatto che stanno cercando qualcuno con cui scopare.

Infatti lo stesso identico comportamento esiste anche nei siti etero dove ci sono uomini che cercano donne e che non mettono la faccia.
La faccia la mostrano in privato, in webcam, o inviandoti una foto via mail, come anche gli uomini dei siti di rimorchio gay.


Non capisco poi  (cioè lo capisco benissimo) cosa voglia insinuare la specificazione a detta loro eterosessuali, fidanzati, sposati, spesso padri.
 
Evidentemente per Surroz se un uomo fa sesso con un altro uomo non può essere eterosessuale ma solamente gay.
Di più se si definisce etero e poi fa sesso anche con uomini è un gay represso, che si nasconde.

Eppure la psicanalisi  distingue il comportamento sessuale (=con chi fai sesso) dall'identità sessuale (=in quale orientamento sessuale ti identifichi).

In ogni caso un padre di famiglia sposato (o convivente...) non è necessariamente omosessuale può anche essere bisex.

Cioè è un uomo che ha un comportamento sessuale bisex ma ha una identità sessuale etero (o bisex).
Per la psicanalisi non c'è nulla di patologico o di negativo in questo.
Per Surroz sì.

Una medaglia con due facce: la prima rappresentata dalla viltà di chi non si è  preso la responsabilità di quello che è, che ha trovato soluzioni alternative, che spesso si trova a rovinar la vita a se stesso e a chi gli vuole bene; la seconda da chi invece lo ha fatto e deve necessariamente lavorare anche per tutti gli altri, e lottare contro un sistema alimentato da bigottismo, retaggi culturali  e religiosi.
Dunque per Surroz se un uomo sposato con una donna (purtroppo in Italia di questa specificazione non c'è bisogno ma fossimo in altri Paesi sì) fa sesso con alti uomini è necessariamente un omosessuale che vive quello che è in maniera clandestina, e rovina anche la vita a chi gli vuole bene.

Peggio per Surroz questi uomini sono

stronzi che si limitano a cercare sesso occasionale e poi tornano alle loro tristi vite di menzogne e omissioni.
Vorrei chiedere a Surroz cosa fanno gli altri uomini, quelli che, come il sottoscritto, ci mettono la faccia. Che forse noi non cerchiamo sesso occasionale?

Allora non è il sesso occasionale a dirimere la questione.

Nè il fatto che si faccia sesso occasionale anche se si ha una storia fissa.

Perchè non mi sembra che a Surroz abbia qualcosa da ridire sul tradimento di per sé.


Un uomo sposato con una donna che fa sesso occasionale con partner dell'altro sesso non fa lo stesso male alla moglie che gli vuole bene. Perchè non gli nasconde la sua vera natura, che è gay, incompatibile con quella etero che finge solo di volere...

Ma Surroz che ne sa?

Le scappatelle dell'uomo sposato vanno bene solo quando restano nell'alveo dell'eterosessualità.

Altrimenti devi scegliere una delle due sponde.  O resti con la moglie e hai figli o sei gay. Niente opzione bisex... Tertium non datur.


Mi sembra che Surroz confonda la paura di fare coming out con la paura che venga scoperto che tradisce.

Mi sembra un modo troppo semplificatorio e unilaterale di vedere la faccenda.

Da un lato siamo tutti o gay o etero (la bisessualità non esiste). Dall'altro se non mettiamo la faccia siamo tutti o brutti o abbiamo paura di dire che siamo gay.

In questa vocazione classificatoria io ci vedo un  paternalismo moralista che giudica il comportamento del prossimo.

Anche fosse vero quel che dice Surroz, io tratterei questi padri di famiglia (ma per Surroz possono essere anche ragazzi che non avevano il coraggio di vivere sotto la luce del sole) con più rispetto, perchè sono vittime dello stigma e dell'omonegatività che vanno bel al di là del sistema alimentato da bigottismo, retaggi culturali  e religiosi come pretende Surroz e riguardano invece la società intera, la televisione e tutti gli altri media, le leggi dello Stato, i luoghi pubblici, scuole e posti di lavoro, luoghi di intrattenimento dove le persone omosessuali vengono derise aggredite e uccise.

Non tutti abbiamo la forza, la determinatezza, il coraggio o i mezzi materiali  e morali di vivere alla luce del sole e i motivi per cui non riusciamo a farlo celano sempre un disagio che va compreso prima che giudicato.

Trovo ridicolo poi che si sollevi questa questione non già per una iniziativa pubblica (una manifestazione, un  sit in) ma in un sito dove si va per scopare!

A questo militante che cataloga tutti i bisex come froci repressi e poi li accusa di non contribuire alla lotta ricordo che sta discriminando dei bisex o magari anche omosessuali nascosti ma che con questa intransigenza frocia (cioè isterica) non aiuta né loro, che si rintuzzeranno nel loro nascondiglio ancora di più, né la causa.

Perchè se la visibilità è sicuramente un forte strumento politico non si può mai accusare di remare contro chi per motivi di stigma non fa coming out.

Surroz farebbe bene a ricordare che ognuno ha diritto di rimanere velato fin quanto lo reputa necessario. E che è altamente discriminatorio aggiungere anche lo stigma della non visibilità a chi proprio per lo stigma non è visibile.

A meno che chi non è visibile non parli male dell'omosessualità e poi abbia un comportamento omosessuale nel qual caso esiste l'outing.

Ma nascondersi, o semplicemente tradire la moglie invece che con un'altra donna con un uomo non vuol dire parlare male dell'omosessualità.

Questa Gestapo della militanza mi sembra talmente antidemocratica da darmi quasi più fastidio delle ecolalie dei vari Giovanardi di turno.


L'intransigenza frocia è figlia del moralismo cattolico e va rispedita al mittente con calma ma convinta fermezza.


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