giovedì 13 settembre 2012

Essere omosessuali non è di per sè una scoperta dolorosa. Su un post di Andrea Maccarrone sul sito del Mario Mieli

Ho avuto già modo di recente di parlarne. Ma devo ritornare sull'argomento per un post naïf e pieno di buone intenzioni che però tradisce la più insidiosa delle omofobie interiorizzate.

Mi riferisco a un post di Andrea Maccarrone che ho letto stamane sul sito del Mario Mieli.

Nel post in questione Andrea, teneramente, e lo dico senza ironia, ci racconta di un ragazzo piuttosto giovane (...) confuso e spaurito ma con lo sguardo vivace di chi, nonostante il bullismo e le pressioni subite a scuola e fuori, ha tutte le risorse per farcela. 
Farcela a superare la stigma sociale, si penserebbe. Invece no! Continua Andrea
Un ragazzo che ha trovato la forza di venire in un’associazione come la nostra (e tutti sappiamo che non è facile né scontato) per chiedere aiuto, capire di più del difficile momento di accettazione che sta affrontando e trovare qualcuno che lo ascolti e lo accetti per quel che è, senza giudicarlo.
(i neretti sono nel testo)

MA PORCODIO.

Difficile momento di accettazione che sta affrontando e trovare qualcuno che lo ascolti?


Ha trovato la forza di venire in un'associazione come la nostra ((e tutti sappiamo che non è facile né scontato).

Ma che frasario usa Maccarrone?! Da anonima alcolisti., da centro di disintossicazione dalla cocaina?

In questa retorica dell'handicappato ad Andrea sfugge che si va in un circolo di cultura omosessuale non solo per  capire di più del difficile momento di accettazione che sta affrontando ma  per conoscere altri froci come lui, per stare assieme ad altri ragazzi ai quali piacciono i ragazzi.

Maccarrone dimentica che lo stigma non è solo bullismo omofobico ma anche mancanza di luoghi sciali deputati per conoscersi, corteggiarsi, fidanzarsi, rimorchiarsi.

Invece nell'ottica pietistica e vittimista che il movimento ha assunto oggidì si deve avere coraggio ad andare in una associazione culturale?!!?


Ci si deve accettare e l'accettazione è dolorosa?

Per Maccarrone evidentemente, ma, vi assicuro, non è il solo,  l'omosessualità è debilitante, è un Handicap col quale si convive, al quale bisogna rassegnarsi  e prima lo si accetta prima si inizia a vivere meglio, come dice anche Roberto Proia nel suo Manuale del perfetto Coming Out (Come non detto Sonzogno, Venezia, 2012)

Beh da gay, frocio, checca, busone, invertito, denocciolato, buco marrone chiacchierato, rottinculo, femmina mancata, travestito, uranista, sensibile, dell'altra sponda, sorella, artista, amico delle donne,  voglio ricordare a Maccarrone (e tutti gli altri) che l'omosessualità di per sé non è  una condizione debilitante e che i problemi che si possono incontrare nel vivere la propria omosessualità alla luce del sole  non dipendono da oggettive difficoltà ma dalla pressione sociale, dallo stigma e anche dall'omofobia interiorizzata di molti.
Anche di chi, per il semplice fatto di militare in una associazione culturale crede di avere le competenze per aiutare gli altri a capire che non c'è trauma alcuno da superare perchè il trauma ce l'hanno inculcato artatamente e invece vuole aiutarli, novella suffragetta, a superare il dolore momento dell'accettazione.

ARIPORCODIO E PORCA MADONNA.

Come ha detto una volta Imma Battaglia, sono stufo di dover rispondere alla domanda ma tu quando hai scoperto di essere omosessuale. Ma che agli etero e alle etero hanno mai chiesto e tu quando hai scoperto di essere etero?

La domanda che ci dovrebbero fare è ma tu quante discriminazioni hai subito perchè sei omosessuale?

E di questo voglio  e posso rispondere, parlare, raccontare.

Per il resto io come tutte le persone omosessuali libere sono felice di essere gay, mi commuovo ogni volta che vedo un ragazzo che mi piace e non cambierei il mio orientamento sessuale per niente al mondo perchè a me piacciono i ragazzi e ne sono ORGOGLIOSO.

Alla faccia dei militanti che hanno la presunzione di aiutare gli altri a superare il doloroso momento dell'accettazione.

Il perggior nemico delle persone omosessuali è il militante dall'omofobia interiorizzata.

DANNEGGIA ANCHE TE

DIGLI DI SMETTERE


25 commenti:

Riccardo Camilleri ha detto...

Ale, ti ho scritto anche sul blog del Mieli e continuo a chiedermi, dove hai visto che Maccarrone intendesse dire che si aiuta ad accettare una persona la sua omosessualità come fosse un handicap? Credo che si capisca dal post che, come dici tu, è la pressione esterna che rende necessario il 'percorso'. Forse userei la parola consapevolezza rispetto ad accettazione, ma la stessa pressione esterna è quella che ti fa sviluppare quell'omofobia interiorizzata che ti rende non sempre facile avvicinarti a un'associazione o a un centro culturale omosessuale. Io ero uno di quei ragazzi, quel coraggio non l'ho avuto, i miei primi passi sono passati da Internet e da un percorso solitario, con qualche amico accanto. Oggi sono orgoglioso, di quello che sono e di quello che amo. Credo di aver fatto un percorso, ma non credi che sia impossibile ignorare il punto di partenza e che non sia molto simile a quello che descrive Andrea? E poi, riconoscendo (io ho avuto modo di confrontarmi con alcuni ragazzi e ti assicuro che è così) che un ragazzo, ma non solo, possa cercare luoghi 'per conoscere altri froci come lui' , non riconosci il fatto che ci sia bisogno di un luogo 'sicuro'. Per poi divenire consapevoli, orgogliosi e se stessi, sempre e ovunque? Forse, ripeto, l'unica cosa che cambierei del post di Andrea è la parola accettazione, ma non me la sento di condannare questa descrizione della realtà.

Melinda Santilli ha detto...

Dopo aver visto ieri sera un documentario su History Channel che ha pensato bene di associare la storia di noi omosessuali al quella dell'aids trovo che questo post sia perfetto. A volte dicono delle cose che davvero ti chiedi "scusami ma tu sei certo di stare bene? Hai capito che essere omosessuale non è un male, anzi è una parte di te di cui dovresti essere felice e orgoglioso?"
Mah...

Anonimo ha detto...

sintomatico che chi parla di rispetto farcisca il post di bestemmie e le scriva in maiuscolo...

Alessandro Paesano ha detto...

Riccardo credo che le parole difficile momento di accettazione che sta affrontando siano inequivocabili e che Andrea del tutto involontariamente e inconsapevolmente come molti altri ragazzi e ragazze percepisca l'omosessualità non come una condizione naturale che, semmai dà fastidio agli altri, ma come una condizione particolare essendo in sé difficile se non negativa bisogna prima di tutto accettare in se stessi.

Andrea parla dell'accettazione del ragazzo con se stesso non chiede accettazione agli altri, dunque la parola rispetto non è un sostituto possibile in quella frase senza cambiarne il vero significato che è: mi scopro omosessuale e devo accettarmi,
come se di per sé esserlo crei problemi a me, per motivi oggettivi non per la pressione sociale.

Guarda che è un sentire diffuso purtroppo. Basta vedere la campagna di visibilità di arcigay nazionale che parla di confessione, di dichiararsi, di venire allo scoperto, come si fosse alcolisti ladri o malati.

E' vero che ci si nasconde ma per pressione esterne non per un sentire intimi sofferto e personale!

Alessandro Paesano ha detto...

Caro (cara) anonima io nel post non parlo di rispetto parlo di omofobia interiorizzata e le bestemmie, in maiuscolo (che per la netiquette significa, lo so bene, gridare) sono una reazione proporzionale all'indignazione che ho provato a leggere il post di Andrea Maccarrone.

Al di là delle BESTEMMIE che non rinnego cosa ne pensi della questione che pongo?

Oppure siccome ho detto che dio è porco tutto il resto va nel cesso?

Un modo troppo comodo per non esprimersi e non prendere posizione.



Alessandro Paesano ha detto...

Cara Melinda quello che mi fa davvero arrabbiare fino al punto di farmi mancare il respiro è che io adoro la mia omosessualità che mi addolora che qualcuno posa pensare che la scoperta di quel che piace a me possa essere di per sé dolorosa.

Mi sa di menti sadiche, cattocomuniste, malate dentro, e mi viene un senso di nausea. E io dovrei avere qualcosa a spartire con questi froci?

Scusami dello sfogo Melinda cara. Un abbraccio.

Lidia Borghi ha detto...

Le bestemmie non erano proprio necessarie, non trovi? Ci vuole rispetto per tutte e per tutti. Spiacente per la tua caduta di stile.
Un saluto

Lidia

Alessandro Paesano ha detto...

Sicuramente non sono necessarie.

Ma se bestemmio non è per mancare di rispetto a nessun*.

Ma solo per sfogare la mia rabbia e la mia frustrazione.

Alessandro Paesano ha detto...

Noto con una certa meraviglia che danno più fastidio le bestemmie che certa omofobia interiorizzata...

Lidia Borghi ha detto...

Al contrario, Alessandro. Io rifuggo quanto te l'omofobia interiorizzata. Solo penso che ci sia modo e modo di trasmettere i nostri messaggi. Sei una persona preparata e stimata e, amio modesto avviso, non hai bisogno di scrivere bestemmie all'interno dei tuoi post.
Lidia

Anonimo ha detto...

sei cattolico?
Non credo. E allora perché bestemmi?
Poi non capisco come tu, mio magnifico, dall'alto della tua indignazione non possa comprendere un'esperienza così umana e perfino ovvia come quella che descrive Maccarrone. Ma che ne sai tu? Che sai della persona che è andata a chiedere aiuto? E se anche fosse che questa persona si fosse sentita di avere un handicap? Come fai a giudicare e triturare tutto? Chi ti assicura che si tratti di un'ottica pietistica? E se anche uno sentisse che all'inizio la propria omosessualità sia qualcosa di debilitante?
Quello che scrivi esprime che sei un poveraccio, uno che ha bisogno di bestemmiare un dio nel quale non crede per avvalorare una tesi di presunto orgoglio (anche questa parola scritta in maiuscolo. Guarda dentro di te perché forse la condizione debilitante che leggi negli altri a proposito di omosessualità è tutta dentro di te.

Alessandro Paesano ha detto...

Car* aninim* le critiche nel mio post non erano rivolte al ragazzo ma a chi lo descrive e a chi ne parla in termini pietistici.

All'operatore culturale e non alla giovane vittima dello stigma.

marco.verbania ha detto...

Alessandro ma perchè leggi sempre tra le righe cose che in quelle righe non sono scritte?

Il tema dell'accettazione di sè è conseguente allo stigma sociale, non solo riguardo l'orientamento sessuale.

Moltissimi giovani, e anche meno giovani, nel momento della scoperta della propria sessualità e affettività cercando di opporsi alla naturale accettazione di sè.

Non sei cosciente che molti adolescenti hanno difficoltà ad accettarsi per quello che sono in riferimento a fattori ritenuti negativi socialmente? essere bassi, essere brutti, essere grassi, essere di altri paesi, essere poco sportivi, essere omosessuali, ...

Quando le giovani e i giovani omosessuali non si faranno più questo tipo di domande vorrà dire che sarà sparito lo stigma sociale. Succederà come per qualunque eterosessuale. Quando tutti cresceranno orgogliosi per quello che sono vorrà dire che la nostra società sarà davvero inclusiva. Che le differenze saranno davvero un valore e non una connotazione negativa.

Ma parlare di accettazione di sè (mutuato dalle scienze psicologiche) non significa affatto che non sia naturale essere omosessuale. Significa solo che l'omofobia e l'omofobia interiorizzata sono diffuse.

Ma tu vivi in una realtà ideale o nella stessa dove viviamo anche noi?

Incontro circa un migliaio di ragazze e ragazzi ogni anno da dieci anni per prevenire il troppo diffuso fenomeno del bullismo omofobico. Vuoi provare una volta a venire con me? Giusto per renderti conto di cosa significhi avere quell'età, non essere ascoltati, essere giudicati male ed esclusi.

Marco

marco.verbania ha detto...

La bestemmia come le urla nel linguaggio danno fastidio perchè sono forme violente, figlie di una cultura maschilista dove bisogna dire qualcosa di forte o con forza per esprimere qualcosa di sè.

Ma si commentano da sole.

Alessandro Paesano ha detto...

Marco, anche io frequento ragazzi da 20 anni. Sono insegnante (non di ruolo) e li conosco abbastanza bene.

Visto che insistete tutti su questo punto evidentemente non mi sono spiegato bene.

Io non metto in discussione il fatto che per molti e molte giovani l'omosessualità possa rappresentare una conflittualità o causare problemi di accettazione. Così come altre issue che tu elenchi nel tuo commento.

Io criticavo la rappresentazione (in senso psicanalitico) che Andrea dà di questa accettazione.

Nei due periodi Un ragazzo confuso e spaurito ma con lo sguardo vivace di chi, nonostante il bullismo e le pressioni subite a scuola e fuori, ha tutte le risorse per farcela. Un ragazzo che ha trovato la forza di venire in un’associazione come la nostra (e tutti sappiamo che non è facile né scontato) per chiedere aiuto, capire di più del difficile momento di accettazione che sta affrontando e trovare qualcuno che lo ascolti e lo accetti per quel che è, senza giudicarlo
mi pare di ravvisare un vissuto (di Andrea non del ragazzo) dell'omosessualità come di qualcosa che va accettata di per sé e non vissuta male per le pressioni sociali.

se io vedo un ragazzo che si fa schifo in quanto gay e ne parlo ad altri non direttamente con lui non dico agli altri di lui poverino ha trovato la forza di accettarsi, ma dico, poverino lo hanno educato ad odiarsi... Cambia la prospettiva da cui osservo quelloc he per lui è un probelma oggettivo ma per un osservatore esterno, terzo, non lo è. Se venisse da me io non gli direi ti capisco quanto soffri è comprensibile ci siamo passati tutti, ma gli direi guarda non c'è niente in te da odiare... Certo il mio è un discorso politico non di sostegno psicanalitico ma non creo che né io né andrea ne abbiamo le competenze...

Non mi sembra andrea stesse dando consigli su come fare accoglienza stava riportando una sua esperienza e se l'è rappresentata secondo la retorica della sofferenza dell'accettazione (proprio come modalità retorica di comunicazione). Ecco io non sono d'accordo... Il mio tono e la mia modalità aggressiva saranno anche sbagliate ma il pensiero politico che c'è dietro credo di no. ecco, se puoi nota quello. Grazie.

Alessandro Paesano ha detto...

sulle bestemmie mi avete già sgridato in molti.

ne prendo atto.

Mi dispiace che vi diano fastidio.

Che ora le bestemmie sono violente e maschiliste... beh parliamone!

marco.verbania ha detto...

Alessandro, io non faccio l'insegnante. Mi occupo invece della prevenzione al bullismo e alle diverse forme di pregiudizio tra i giovani. E nonostante io capisca il tuo punto di vista e detesti io stesso qualunque forma di vittimismo, trovo in quelle parole un racconto coerente. La comprensione della sofferenza altrui è il primo passo nell'ascolto. Certamente nessuno di noi penserebbe mai di dire che essere gay significhi soffrire, non l'ha fatto nemmeno lui.A mio avviso la risposta somma le vostre due. E' necessario riconoscere la sofferenza (ovviamente soggettiva) dell'altro, e allo stesso tempo gli direi che non c'è niente in lui da odiare ma anzi che potrà essere felice.

Ma riconoscere che lo stigma sociale provochi difficoltà in molti nell'accettazione di sè credo sia semplice.

Non ho poi un'ottima opinione della psicanalisi :)

un caro saluto

Marco

p.s. urlare in una discussione è violento. Dire parole che sono socialmente ritenute come offensive lo è altrettanto. La violenza in una discussione o il bisogno di alzare i toni per esprimersi è tipicamente figlio di una cultura maschilista.

Alessandro Paesano ha detto...

Marco Tu dici Urlare in una discussione è violento. Dipende dal motivo per cui si urla. se cioè ci si infervora o se si urla per prevaricare l'altro.
Credo che gli effetti dell'urlo spossano essere violenti non già l'urlo di per sé.
Altrimenti mi sembra un processo alle intenzioni.


Altrimenti mi fai pensare che non hai masi partecipato una discussione dove, ogni tanto, gli animi si scaldano e va bene così.

Tra l'altro nel mio post dove ho urlato (perchè in maiuscolo) due bestemmie non stavo discutendo ma stavo monologando (un post è smepre un monologo... non un dialogo).

Dici che le bestemmie sono sono socialmente ritenute come offensive.

In quanto bestemmie o in quanto parolacce?

Qual è il discrimine sull'uso offensivo di una parola?

dire una bestemmia è offensivo come dare del frocio a qualcuno?

E' lo stesso tipo di offesa?

La bestemmia è maschilista nel suo stesso essere bestemmia o nell'uso che ne se fa?

Non sono domande retoriche domande vere alle quali mi piacerebbe ragionare con te per cercare una risposta...

Ti dà fastidio che bestemmi? bene. Ne prendo atto. Posso anche dirti che non volevo offendere te o la tua sensibilità. M ase mi dici che, se bestemmio, sono maschilista c'è una parte di me che recalcitra perchè pensa che siamo tutti un po' troppo cattolici. Perchè se avesi scritto porca puttana, o ma che cazzo o parole basate su metafore sessuali (quelle sì per me maschiliste) mi chiedo se mi avresti accusato lo stesso di maschilismo. Che me lo fai perchè bestemmio non so non mi convince. Poi magari mi sbaglio...

Tu dici Ma riconoscere che lo stigma sociale provochi difficoltà in molti nell'accettazione di sè credo sia semplice

Io credo che questo non sia vero.

prendi il film COme non detto. Si palra di coming out. si invita a farlo per sentirsi meglio. si descrive la macerazioe di un ragazzo che non sa come dirlo ai suoi. ma non si mostra il perchè della difficoltà insinuando che beh dai si sa esse gay è una cosa difficile da accettare.

poi di nuovo magari sbaglio ma credo di avere già spiegato più che abbondantemente il perchè mi sia indignato tanto con andrea da bestemmiare in quel modo volgare e offensivo e (lo dici tu) maschilista...


marco.verbania ha detto...

Ma infatti insinuare che essere gay di per sè è una condizione difficile da accettare a priori, è sbagliato. Vorrebbe dire affermare che ci sia qualcosa di innaturale o malato nella condizione omosessuale.

Ma il mio punto di vista è a posteriori. Ossia lo stigma sociale viene prima ed è la causa evidente della difficoltà ad accettarsi di molte e molti. L'interiorizzazione dei pregiudizi è tipica della socializzazione primaria. Assumiamo la cultura del nostro tempo, nel bene e nel male. Sta poi a ciascuno di noi nel proprio percorso destrutturare i pregiudizi e in questo l'educazione fa la differenza, a tutte le età.

Come puoi non correlare l'omofobia con la difficoltà a vivere serenamente la propria omosessualità? Fiumi di esperienze e ricerche portano queste evidenze.

Sulla bestemmia ci sono due questioni. Avrei ritenuto comunque violenta qualunque altra parola volgare, perchè inserita in un discorso che dovrebbe essere, per tua dichiarazione, una critica politica. Ed ecco anche perchè a mio avviso sia un comportamento maschilista. L'alzare i toni in modo fuori luogo è aggressivo e l'aggressività è culturalmente figlia della cultura maschilista.


La bestemmia ha poi in sè il problema di non essere una parola neutrale, ma anzi è offensiva verso il sentimento religioso. Che uno sia credente oppure no, cattolico o buddhista, è la stessa cosa. Vedere rispettato il proprio sentimento religioso è un diritto umano fondamentale.

Alessandro Paesano ha detto...

Come puoi non correlare l'omofobia con la difficoltà a vivere serenamente la propria omosessualità?

Marco dove ho mai affermato il contrario? Anzi la mia critica al post di andrea sta tutta in questa considerazione...

Al di là del post di andrea qui si discute di una questione molto più generalizzata di motel persone gay e non del movimento e non che proprio per quel senso di assunzione della cultura del nostro tempo, nel bene e nel male come hai detto benissimo tu ci si dimentica della causa sociale e la si vive come un dato squisito e scontato di per sé.

Io credo che la bestemmia abbia una connotazione anche politica e trovo troppo ecumenico rispettare il sentimento religioso. Anche perchè ci condurrebbe su questioni spinose.

Il Burqua e l'omofobia...

Io credo che il sentimento religioso sia di per sè qualcosa di reazionario e patriarcale maschilista (chissà perchè dio è smepre maschile) e mi sento di criticare politicamente il sentimento religioso.

la bestemmia è sciocca, inutile, volgare, lo riconosco. ma credo che la mia bestemmia ferisca le persone molto di meno del vaticano che dice che le persone omosessuali sono moralmente disordinate.

Come dire ho l'impressione che di fronte la bestemmia abbiamo tutt* una reazione troppo borghese: Mia opinione personale beninteso.

comunque rileggendo il mio post forse è proprio tutto il suo tono ad essere sbagliato oltre che le bestemmie... il tono ma non la sostanza. se quello non inficia questa.

Alessandro Paesano ha detto...

Comuqnue grazie per le tue risposte e i tuoi commenti tramite i quali stiamo avendo un vero confronto. te ne sono grato

marco.verbania ha detto...

Avevo capito mi stessi dicendo il contrario. Ma sono contento che ci troviamo sulla sostanza.

L'unica cosa è che io non ho letto nel post di Andrea il contrario, ossia che l'omosessualità sia infelice o debba essere accettata come un disturbo o altro. Ha parlato di bullismo e sofferenza, di un ragazzo giudicato male da altri. Poteva essere più preciso. Ma perchè fare il processo alle intenzioni? sarebbe stato sufficiente porgere una domanda. Una buona domanda può essere altrettanto critica politicamente ma permette di non fare l'errore di credere di avere già una risposta. Questo è ovviamente solo il mio piccolo punto di vista.

Il mio vecchissimo professore di filosofia del diritto, trattando i diritti fondamentali ci disse che non possono mai essere valutati separatamente e l'uno non può opporsi all'altro.

Ecco perchè per me è assodato il sentimento religioso tra i diritti fondamentali, proprio perchè ha il limite del rispetto della dignità di tutte e tutti.

Se una religione ritenesse pubblicamente peccatori le persone disabili e promuovesse comportamenti discriminatori, non varrebbe questo comportamento come protetto dal sentimento religioso.

La bestemmia invece se la prende eccome proprio con il sentimento di chi ha fede. Non con la gerarchia, non con il vaticano e non con la cultura maschilista.

Pensa io credo in una Dea e non aderisco a nessuna religione. Eppure le bestemmie offendono comunque la mia fede, che è intima .- personale - soggettiva.

Moltissimi hanno una reazione negativa alla bestemmia solo perchè conformemente "non si dice", Certo questo è il tipico comportamento borghese. Una sorte di falso moralismo vittoriano. Ma io penso ai non ipocriti, a quelli che hanno una fede e tengono ad essa.

Grazie a te per il confronto che è un'occasione per riflettere e interrogarmi/ci.

Buona domenica
Marco

Alessandro Paesano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
marco.verbania ha detto...

Cosa c'entra quest'ultimo tuo commento?

Alessandro Paesano ha detto...

nulla! si riferiva a un altro post...