mercoledì 18 luglio 2012

Il nuovo spot della gay help line, una rèclame non certo uno spot contro l'omofobia.

Non me ne vogliano Fabrizio Marrazzo e la Gay Help Line, per quanto possa sembrare il mio non è un accanimento critico contro i loro spot e la loro comunicazione d'impresa. Non è colpa mia se con i soldi pubblici continuano a fare delle campagne inutili. Come il nuovo spot che pubblicizza la gay help line.

Eccolo.


 

Le immagini mostrano un giovane calciatore fare bene il suo mestiere mentre un altro uomo, più grande, probabilmente il compagno, ma potrebbe anche essere un fratello maggiore, lo supporta, da lontano.

Niente abbracci, niente baci, nulla che faccia capire che i due sono una coppia o stanno insieme.
A un occhio non abituato a certi segnali nascosti, non abituato a una vita di invisibilità, potrebbe anche sfuggire.

Lo spot non mostra nessun esempio di vita quotidiana di una persona omosessuale né, tanto meno esempio alcuno di omofobia.

Anzi non si capisce proprio cosa venda questo spot.

Una voce tra il giovanile e il gay (secondo la vulgata omofobica del nostro sistema di doppiaggio) parla di sfide quotidiane nelle quali c'è sempre chi ti giudica. Chi ti ascolta, chi ti sta accanto. Chi ti sostiene.

Ma di che stanno parlando?

Non si sa.

Poi si dice che la gay help line fa il tifo per te ed è pronta ad ascoltarti... ...mentre il numero verde compare con le scritte dei numeri delle maglie della squadra.

Capita l'antifona?

La gay help line tifa per i gay così per simpatia, ed è disposta ad ascoltarti.

Per cosa?

Non si sa.

Probabilmente per il dramma di essere frocio, perchè non sai dirlo a mammà, come recitava lo spot di due anni fa, perchè hai bisogno di parlarne con qualcuno non perché le persone omosessuali sono discriminate colpite dall'omonegatività.

Nello spot nessun gesto di omoaffettività, nessuna rivendicazione dei diritti negati nessun segno di una visibilità che è quello che dà fastidio a tutti.

E se due gay rimangono così nascosti non danno adito a nessuna reazione omofoba.

Ma allora la gay help line che ci sta a fare? 

30 secondi di gioco del calcio che non dicono nulla e che potevano essere usati per mostrare qualcosa di diverso, magari anche l'omonegatività che c'è nel mondo del calcio stesso.

Invece qui il calcio si fa metafora dell'agone della vita quotidiana ma tutto resta sospeso e non vengono tratte le conseguenze di una metafora potenzialmente quotidiana.

E' evidente che quel che interessa allo spot è pubblicizzare la gay help line la sua sola esistenza senza spiegare nemmeno bene che cosa è e a che cosa serve.

Resta tutto non detto, implicito, sotterraneo.

Intendiamoci è più che legittimo fare una pubblicità a un servizio che si offre senza parlare dei motivi che quel servizio rendono necessario...

...dispiace però che 30 secondi di comunicazione, visto che lo spot da settembre andrà su Sky (coi soldi nostri...) non siano usati per mostrare che i froci non sono persone che si nascondono e che devono essere ascoltati per una loro intrinseca fragilità, o perchè qualcuno li giudica, ma perché lo Stato, la Chiesa, le Istituzioni li discriminano.

E se proprio non vuoi parlare della discriminazione almeno mostra i gay in maniera più esplicita, meno sotterranea.

Fanne almeno una occasione di visibilità.

Invece lo spot non serve nemmeno a quello.

Serve solo a far parlare della Gay Help Line.

La cosa importante non sono gli utenti, ma il servizio di per sé.

Infatti nell'articolo apparso su Repubblica che titola Arriva lo spot contro l'omofobia (ne avranno visto un altro?!) Marrazzo dice che
 "c'è una squadra, come avviene nello sport. Abbiamo creato un gruppo di persone che non sono solo operatori telefonici, ma che poi fisicamente si recano sul posto, cercano di entrare nel suo contesto sociale per affrontare le discriminazioni in famiglia, a scuola o sul posto di lavoro".
Quel che conta sono il gruppo di persone qualificate non le vittime della discriminazione.

Anzi!

Sei discriminato?

Nessuna paura c'è la gay help line e tutto è risolto!!!

Uno spot così non dà fastidio a nessuno visto che non si vede nulla ma si sente solo la parola gay help line e la si legge a fine spot...

Molti gli esempi concreti di come, usando gli stessi argomenti si può parlare di omosessualità e non di sublimarla come in questo spot davvero pavido e poco a favore della causa.

Come lo spot Mi smo dio ekipe! (We are part of the team!) prodotto dal Centar za građansko obrazovanje (CGO) il centro civico per l'educazione, del Montenegro dal Forum GLBT Progres in collaborazione con la Coala Production e il sostegno dell'Ambasciata Canadese.

O come lo spot vincitore della campagna Voice Out cui, pure, il Gay Center di Marrazzo ha fatto da tutoraggio...



Insomma non si tratta di incapacità ma di volontà politica di fare uno spot che non dia fastidio al centro destra (dal quale la gay help line è co-finanziata) tanto da far dire a Marrazzo (nello stesso articolo di Repubblica)
Marrazzo ha voluto poi ringraziare Polverini perché "anche senza farlo sapere ci ha aiutati in percorsi di riabilitazione anche psicologica dopo le aggressioni. Inoltre, con la collaborazione dell'assessorato alla Scuola, abbiamo attivato il progetto Giga, formando 56 operatori che faranno a loro volta formazione nelle scuole e nelle università
Do ut des.

Ed ecco lo spot che non pesta i piedi a nessuno e che non serve, anche, a nessuno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

clap, clap, clap!

Alessandro Paesano ha detto...

Obrigado!