venerdì 1 giugno 2012

Questo pride s'ha da fare!

Data la mia atavica logorrea che giustamente mi è stata fatta notare da Gendibal ho provato a limare il post riducendolo di un terzo...


Insomma pare proprio che questo Pride nazionale a Bologna non s'abbia da fare.
 La questione è questa:  non si dovrebbe fare il pride a Bologna perchè in Emilia c'è stato il terremoto.

Quindi il gay pride in un contesto di lutto e distruzione post terremoto è una manifestazione inopportuna, troppo gaia e garrula e andrebbe cancellato.

Così la pensa Ivan Scalfarotto:
sfilare per le vie della città, con la festa che il Pride deve giustamente e naturalmente essere, non sarebbe secondo me comprensibile.
Anche Dario Accolla nel suo blog è sulla stessa linea e specifica
Non è la presenza di gay, lesbiche e trans, assieme a tutte le altre categorie del popolo rainbow, a offendere la memoria dei morti e la paura di chi è rimasto. (...) andrebbe annullato il corteo, ma non l’evento nella sua globalità.
Insomma quel che si trova inopportuno è il corteo, la sfilata, gli eccessi di un gay pride travestito con la musica e le paillette.

Volere cancellare il Pride perchè stride con la condizione in cui versano i terremotati dell'Emilia mi sembra un allinearsi alla disgustosa retorica televisiva del dolore (come si sente?) propone una visione del pride limitante, superficiale e poco politica.

Il post di Dario esprime bene la line adi quelli che vlgiono cancellare il pride per motivi di opportunità (o decoro?):
Stiamo andando a fare, in altre parole, una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, della ricostruzione, della gente che farà i conti con i problemi legati al dopo-terremoto.
Per cui niente pride.

In questa richiesta si  consuma una semplificazione e uno scippo simbolico e politico del Pride che mi fa ribollire il sangue.

Chi vuole cancellare il pride vuole zittire il movimento, sic et sipliciter.
Qualunque sia la motivazione per cui vuole cancellarlo.

Nessuno ha chiesto di cancellare i concerti che ci saranno a Bologna da oggi al 10 di giugno...
Perchè i concerti sono inseriti evidentemente nel tessuto sociale e non vengono percepiti come un corpo estraneo.

Il pride purtroppo sì. O almeno così lo vede chi vuole cancellarlo.

Chi chiede di cancellarlo vede infatti il pride non come una manifestazione politica, ma come una parata, una sfilata.
Accolla per esempio lo descrive così:

carattere specifico della nostra manifestazione è l’esplosione della gioia, della libertà, dell’abbandono delle costrizioni.
In base a queste caratteristiche, dentro il corteo è possibile ascoltare musica, ballare e vedere, tra i tanti e le tante, anche persone travestite in modo eccentrico.
Persone travestite in modo eccentrico. Se non è un parlare borghese questo...E continua
La domanda è: si può utilizzare il linguaggio della gioia, specifico della nostra rivendicazione, in un momento e in un luogo che ospitano quel dramma?
Accolla sembra non capire che le persone travestite in modo eccentrico non esprimono il carattere specifico della nostra manifestazione.

Non siamo gai perchè siamo gay.

Se così fosse saremmo imbecilli masochist*: tra morti, discriminati, vessati, sminuiti che cosa mai avremmo da ridere?

Quel che Dario ignora e con lui tutti quelli che ne chiedono la cancellazione per motivi di opportunità è quella che molti vedono come carnevalata è UNA PRECISA STRATEGIA POLITICA.

 
Épater la bourgeoisie. E a quanto pare ci riesce ancora bene se Dario arriva a dire
dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento.
Condizioni dettate da valori borghesi, pavidi, democristi di chi vede il pride come un baraccone di carnevale.

Cioè va bene giocare in mutande se mamma è felice ma se mamma è triste bisogna stare buoni fare silenzio e non disturbare gli adulti.

Il comitato del pride pressato dalle tante richieste di cancellazione pervenute da tutte le parti ha deciso di modificare il corteo eliminando carri e musica e devolvendo i soldi così risparmiati ai terremotati.



Mentre alcuni che avevano richiesto la cancellazione del pride si sono detti soddisfatti della decisione presa dla comitato (così Mancuso, ) Dario e molti altri (Luca amato ) criticano la decisione del comitato organizzatore del pride di Bologna dicendo che
“Snaturare” il pride dal suo linguaggio non è un atto che gioca a favore di chi bolla tutta la manifestazione come carnevalata?
Quello che a Dario sfugge completamente è il motivo per cui il comitato del pride  di Bologna ha deciso di non fare un corteo coi carri e la musica.

Non per opportunità (è Dario a vederla così, non il comitato) ma per ben più concreti motivi economici.

Una cosa talmente chiara che persino un giornale borghese come il Corriere della sera lo spiega in maniera semplice e lineare.

Un Gay Pride ridotto, senza carri né impianti per la musica, in modo da devolvere i soldi risparmiati alle vittime del terremoto in Emilia.
 Ricapitoliamo, Dario dice:  dovremmo aver imparato l’opportunità della presenza e di un determinato linguaggio quando le condizioni esigono altro tipo di comportamento e quindi consiglia di cancellare il pride a data da destinarsi (o forse direttamente all'anno prossimo).
La decisione di fare il pride spendendo meno soldi per devolverli ai terremotati viene vista però come decisione che snatura il pride.

Con l’eventualità che quelle peculiarità saranno comunque presenti e verranno date in pasto ai giornali come mancanza di rispetto.
Ma allora lo si vuoole cancellare per rispetto ai terremotati o per paura di come la stampa lo possa strumentalizzare?
E nel secondo caso si preferisce non farlo?
MA che strategia politica è?

Sarà che ciccione come sono io nemmeno riesco più a piegarmi ma questo contorsionismo funambolico mi sembra talmente fastidioso che mi verrebbe voglia di andare al pride di Bologna a chiappe all'aria (non potrò andarci per motivi economici= non ho i soldi).

Insomma Dario, e gli altri, è talmente soggiogato dal propri occhiale culturale da non rendersi conto che è lui a dire che
dobbiamo comportarci da “froci” normali, per essere più accettabili – e così tradiamo lo spirito proprio del pride, per cui l’accettazione e il rispetto prescindono dall’aspetto fisico e dalla pretesa sociale di certo obbligatorio perbenismo – legittimando le critiche omofobe del passato.
L'inopportunità non sta come dici tu nell'essere il pride una manifestazione che dovrebbe svolgersi col linguaggio della gioia laddove adesso, e per le prossime settimane, ci sarà tutta la problematicità del dolore, - ma quanta televisione vedi??? - ma nella macchina economica con cui ogni pride è costruito (delle cui cifre nessuno vuole mai parlare...).
Infatti non è vero che il pride sarà sobrio come crede Dario che e vuole cancellarlo perchè per lui non può che essere così. Il comunicato del comitato organizzatore precisa che 

Non sarà comunque un corteo silenzioso: alcune bande cittadine, guidate dalle bande musicali che offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana, che il 9 giugno più che mai racconteranno la storia di comunità che non si arrendono.
(fonte bolognapride)

La sobrietà non è nei contenuti ma nei soldi spesi per produrre quei contenuti.

Quel che non capisco è come mai tante persone non colgono la distinzione.

Se cioè chi chiede di cancellare il pride è in buona o in malafede.

E a essere maliziosi non si rischia mai di essere smentiti...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma...
Al solito sei troppo lungo. Comunque sono d'accordo. Ma Accolla, chi è? A me sembra uno che parla a nome di se stesso, e probabilmente, a nome di se stesso, fa una riflessione che la dice lunga sulla sua insofferenza verso quelli che probabilmente da sempre e nel profondo considera come eccessi di un linguaggio che non ama.
Personalmente non amo neanche io il linguaggio del travestitismo, della sovrapposizione fra generi, della rutilante baracconata che spesso è il gay pride, o ancora della nudità esibita, ecc. ecc. Ciò nondimeno ho un profondo rispetto per chi vuole esprimersi in quel modo, e non mi sognerei mai di porre come ragione fondante di un ripensamento, questo particolare aspetto. Infine il fatto che non ci sia stata una soluzione più creativa a quello che comunque può essere percepito come un problema da taluni, la dice lunga sui personaggi che credono pubblicamente di rappresentare ' i gay italiani'.
Gendibal

Alessandro Paesano ha detto...

Dario Accolla ha scritto un libro che verrò presentato al pride park

domenica 17 alle 18.30 – 19.30
‘I gay stanno tutti a sinistra’ Omosessualità, politica e società – Andrea Maccarrone intervista l’autore Dario Accolla
L’opera affronta la varie fasi della questione omosessuale in Italia negli ultimi quindici anni, prendendo in considerazione specifici aspetti politici, sociali e di costume. Si analizza l’atteggiamento ostile del ceto politico e le sue promesse elettorali tradite; si approfondisce il ruolo del linguaggio della politica e dei media e si conclude con una descrizione dell’universo GLBT – fenomenologie comportamentali, percezione di sé, stereotipi adottati e introiettati.

Per il resto mi sembra che il pride non sia solo tette e culi e a me non danno fastidio, non so...

in quanto a soluzioni più creative non saprei... tu che cosa ti aspettavi?

sul fatto che sono troppo lungo...

Alessandro Paesano ha detto...

Gendibal che ne dici di questa versione light del post? :P

Simone ha detto...

http://video.repubblica.it/edizione/roma/gli-studenti-romani-contro-l-omofobia-it-s-just-love/97503/95885?ref=HREV-3

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