sabato 30 giugno 2012

Di cosa parliamo quando parliamo di "aggressione omofobica". Sul ragazzo aggredito a Ponte Lungo (Roma) perché gay

Ieri alle 5 del mattino in via Ivrea un giovane gay romano è stato aggredito da due uomini. Prima lo hanno insultato con frasi omofobe. Poi, mentre il primo lo teneva fermo bloccandogli le braccia, l'altro lo prendeva a pugni sul naso, provocandogli, con l'anello che indossava al dito, alcune escoriazioni sotto un occhio" denuncia l'associazione in difesa dei dititti degli omosesssuali Dì Gay Project.
Così leggo sul sito di Repubblica di ieri, 29 giugno.

Ora, quello che mi chiedo in questi casi, e mi preoccupa sia l'unico a farlo, è quale sia  il modo (il perchè) con cui (per cui) la vittima viene identificata come omosessuale. E' vestito da gay? E come vestono i gay? Scheccava? Cantava Born This Way?

Non è una domanda peregrina. Erano le 5 del mattino. Il giovane da dove veniva? Dove stava andando? Stava per i fatti suoi? Ha osato guardare i due aggressori? 

Insomma o noi gay  abbiamo tutti l'alone che ci fa riconoscere incontrovertibile come tali, o in questi articoli manca un dettaglio.  Non è una questione di  pignoleria, è una questione  di visibilità. Che cosa classifica qualcuno come gay? E questo, o questi, elementi, sono necessari e sufficienti? O basta trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, col vestito sbagliato, la camminata sbagliata, per essere riconosciuti come gay e per questo stesso motivo essere aggrediti?

Nessuno mette in dubbio che nel nostro paese ci sia  una insofferenza nei confronti delle persone omosessuali, se basta passeggiare mano nella mano o darsi un casto bacio sulle labbra per essere scherniti, aggrediti, discriminati,.ma dare per scontato che se ci aggrediscono alle 5 del mattino mentre ce ne andiamo in giro per i fatti nostri,  lo fanno per lo stesso ordine di ragioni (se si possono chiamare tali...) si tratta di una indebita semplificazione.
L'avversione per ogni forma di diversità viene scippata alla popolazione e relegata alle sole persone omosessuali. Così se sei sovrappeso, se ha un taglio di capelli fuori standard, se porti una t shirt con una parola di troppo, se vieni insomma percepito come persona diversa e vieni aggredit* per questo, si ridimensiona un'avversione globale per l'individualità riducendola alla sola radice omofobica.

Dare questa spiegazione  giustifica le aggressioni (i soliti froci, io non lo sono non corro rischio, proprio come nei primi anni dell'aids...) ascrivendole solo a una categoria della quale invece gay e lesbiche sono solo la componente più esposta perché quella che lotta per non essere discriminata.

Quello che più mi preoccupa e mi trova contrario in questa semplificazione ideologica è la natura destrorsa e forcaiola che ne deriva.
Così nel comunicato stampa, almeno per come lo riporta repubblica, Imma Battaglia arriva ad affermare 
E' venuto il momento di dare priorità alla questione sicurezza in tutte le sedi competenti: a cominciare dall'amministrazione della città, rafforzare la vigilanza e i controlli, fino al Parlamento, affinché approvi finalmente una legge contro l'omofobia, che garantisca pene più severe quando le aggressioni riguardano pregiudizi omofobi.
Non si tratta di sicurezza, né, tanto meno, di avere pene più severe. L'annovero del reato di omofobia nella legge Mancino non serve per rafforzare la pena ma per riconoscere legalmente che l'omofobia è reato. E' la funzione simbolica quella più importante. Così come quello che dobbiamo chiedere non è maggiore sicurezza (non a questo sindaco poi che ne ha fatto un fascista cavallo di battaglia elettorale, si è visto con quali risultati) ma il rispetto e il riconoscimento dei diritti mancati a tutte le minoranze a partire da quella omosessuale. A che serve mettere pene più severe se un Giovanardi qualunque può permettersi di dire le sue porcate senza che nessuno intervenga per zittirlo? Sì, zittirlo perché la libertà di opinione non può mai discriminare chicchessia.

Non c'è bisogno di più polizia, c'è bisogno di più Stato, più cultura, più educazione, nelle scuole, nel posto di lavoro, dappertutto. Che la portavoce di una associazione in difesa dei dititti degli omosesssuali (solo gay, niente lesbiche...) chieda alle istituzioni più polizia e non educazione al rispetto mi preoccupa come poteva preoccupare un giovane (allora le donne contavano meno che mai...) ai primi vagiti del ventennio.

domenica 24 giugno 2012

Se questo è un sito gay. Sull'ultimo, insostenibile e irricevibile insulto omofobico del sito gay.it

No non mi riferisco all'insulto all'intelligenza. Anche se buona parte dei post pubblicati da gay.it sembrano scritti da quindicenni che si sono fermati alla licenza media.

Stavolta gay-it è uscito allo scoperto e ha pubblicato un articolo che presenta commenti omofobici, offensivi e anni 50.
Invito i miei amici che collaborano con questo sito, e che in passato lo hanno discretamente difeso per questo motivo, a ritirare la propria collaborazione, altrimenti devo considerare che concordano con il punto di vista del sito e sono dunque a loro volta discriminatori.

Il post in questione è una cretinata. Si dice per l'ennesima volta che il papa è gay, riprendendo un vecchio articolo dello stesso sito  dove una sedicente teologa dice che il papa è gay e lei lo sa perchè ci ha studiato insieme da ragazza. Bontà sua.
Non mi interessa qui nè il papa nè la sua (presunta) omosessualità.

Mi interessa il titolo del post e un paio di considerazioni al suo interno.

"Ratzinger è gay, una donna mancata"
Il papa sarebbe gay secondo il parere di un'autorevole intellettuale nonché figlia di un ex presidente della Repubblica. A riprova ci sarebbero le foto che lo ritraggono in posa da "donna mancata".
Senza entrare nel merito dell'autorevolezza della fonte o della prova trovo disgustosamente omofobico che si possa dire di un gay che è una donna mancata. Qui si confonde identità di genere con orientamento sessuale.

Questi sono gli errori che fanno quelli che di omosesualità non sanno nulla e vivono solo di pregiudizi.

Chi fa queste considerazioni diffonde la discriminazione. E va fermato.

Gay.it danneggia la comunità e, secondo me, dovrebbe chiudere.

Ma siamo proprio sicuri che sia un sito pro gay?

venerdì 22 giugno 2012

Stefania Rocco "aspirante" giornalista. Dati i pezzi che scrive (come quello sul coming out di Marina Marchione) non ha nulla da invidiare al giornalismo professionista: disinformato, conformista e stupido.


La notizia da riportare è che Marina Marchione, ex concorrente di Amici, nel suo libro DicoNoDiMe ha parlato di avere amato una donna dchiarando, come si legge nell'articolo di Stefania Rocco pubblicato su gossip.fanpage.it:

Detesto definirlo un coming out. Non si tratta di dare una collocazione precisa agli individui. Anche dire “Io sono così”, per come la vedo io, è un’etichetta. E io non ho bisogno di questo. Io ho bisogno che arrivi alla gente che una persona ama, può amare chiunque, sia un uomo o una donna non fa differenza. Questo libro parla di sentimenti, d’amore. E visto che sull’argomento sono piuttosto sfigata, ho sentito l’esigenza di scrivere. Si tratta di un libro lunghissimo, che all’inizio non era stato pensato per diventare un libro. I giorni prima della pubblicazione li ho vissuti serenamente. Mi sarei posta un problema nel caso in cui fossi stata una tossicodipendente o una pazza omicida. Non faccio niente di male. Poi si tratta di un romanzo, quindi ci sono cose anche non mie. Ma non scoprirete mai chi è F. Io tutelo sempre le persone che mi conoscono.

Dichiarazioni condivisbilissime. E' già scritto tutto lì.
Invece Stefania si sente in diritto di aggiungere di suo e stravolge tutto scrivendo amenità come
Lei, la tranquilla pupilla di Maria De Filippi, si decide a squarciare il velo di ipocrisia che da sempre regna intorno al mondo della sessualità.
Ma come?!? Marina ha detto  Questo libro parla di sentimenti, d’amore  e lei riduce tutto al sesso?!
Velo di ipocrisia? Cioè ci si fa scrupolo a dire del proprio orientamento sessuale per ipocrisia? Non per la pressione dello stigma sociale?


Il cinismo da giornalista che vuole vendere notizie non conosce limiti e nel sommario dell'articolo Stefania (o chi per lei, ma poteva imporre un cambiamento) scrive:

Marina Marchione, attrice ed ex protagonista del talent show Amici, confessa di aver amato una donna. La rivelazione, avanzata con sorprendente naturalezza, arriva a pochi giorni dall’uscita del suo primo libro e c’è già chi pensa si tratti solo di pubblicità.
Perchè mai non dovrebbe dirlo con naturalezza? E' Marina stessa a piegare il perchè I giorni prima della pubblicazione li ho vissuti serenamente. Mi sarei posta un problema nel caso in cui fossi stata una tossicodipendente o una pazza omicida.

E poi pensando che tutti vogliano vendere come lei vende i suoi pezzi insinua il volgare sospetto che si tratti solo di pubblicità. Ma nel pezzo questo sospetto non viene nemmeno sfiorato... 

Per quanto mi riguarda Stefania Rocco è laureata a pieni voti nella professione di giornalista. I suoi pezzi sono cinici, imprecisi, piena di pregiudizi, proprio come quelli delle sue colleghe e dei suoi colleghi!   

Non me ne voglia Stefania. Ci sono molti altri articoli dove si dicono cose ben peggiori ma vedere una giovane aspirante giornalista che, pur avendo una dichiarazione dell'autrice del libro su cui scrive il pezzo così ben scritta e dalle intenzioni così chiare, riesce lo stesso a  modificare il senso della dichiarazione con commenti inappropriati e discriminatori, mi fa temere per il futuro. Così giovane e già così conformata al peggio di una professione che sta perdendo quel po' di autorevolezza che le era rimasta.




A proposito, nessuno cita gli estremi del libro, casa editrice, etc perchè a nessuno evidentemente frega del libro ma solo di fare gossip sul coming out di una ex di Amici. Il libro è pubblicato dalla Galassia Arte,  di Roma. Il suo titolo completo è DicoNOdiME. A cuore aperto e questa a sinistra è la copertina.

E poi dicono che il giornalismo ha come scopo quello di informare...

giovedì 21 giugno 2012

Cassano, Morace, i froci e il maschilismo italiano (del calcio ma anche dell'informazione)



Prima c'è stata la conferenza stampa della nazionale nella quale un giornalista chiede a Cassano cosa ne pensa della dichiarazione di Cecchi Paone che in nazionale ci sarebbero due gay, e risponde Froci in nazionale? spero che non ce ne siano. Tutti i giornalisti e le giornaliste presenti ridono rumorosamente.


Le associazioni lgbt tuonano anatemi tanto che in  serata arriva un comunicato stampa nel quale Cassano chiede scusa dicendo che non voleva mettere in discussione la liberta' sessuale delle persone e che non si permette di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate riducendo l'omosessualità a una questione di "libertà sessuale" (niente sentimenti) e di scelta (come se l'orientamento sessuale potessimo sceglierlo).

Il Mario Mieli dopo il comunicato stampa, ma ignorandone i contenuti chiede di escludere il calciatore omofobo dai prossimi incontri: chi manifesta odio verso gli altri non può rappresentarci degnamente in Nazionale. 
Per incontri il Mieli intende le partite ma, si sa, bisogna confermare il luogo comune che vede omosessualità e calcio due cose incompatibili.

Cassano passa così alla gogna mentre nessuno ha da ridire su Cecchi Paone, sul giornalista che gli ha fatto la domanda (pensa che ci siano gay in nazionale o sono solo metrosexual?), né su tutti quelli e quelle che alle risposte di Cassano (froci in nazionale? Spero non ce ne siano. se ce ne sono peggio per loro) ridono (cazzo vi ridete imbecilli!).

E' più comodo attaccare Cassano e continuare a legittimare il giornalismo degenerato italiano. Altrimenti la prossima volta che ti picchiano il frocio non ne parla nessuno... E questa la dice lunga sull'autonomia del movimento lgbt.


Oggi leggo una vera notizia tra le righe di una intervista a Carolina Morace,  un'ex calciatrice, allenatrice di calcio e commentatrice sportiva italiana, la quale, in una intervista sulla rivista A(nna) uscita ieri i cui contenuti sono stati anticipati da Adn Kronos la sera del 19, ha rilasciato queste dichiarazioni:
Io sto con Cassano. Quello che rimesta nel torbido e' Alessandro Cecchi Paone: strumentalizza questi argomenti.  Cassano ha detto che ci sono froci in Nazionale?  E chissenefrega. Io non l'ho trovato tanto offensivo. Cassano e' cosi', usa il linguaggio che conosce. E' piu' scandaloso Cecchi Paone che nel suo libro strumentalizza questi argomenti. Trovo piu' volgare lui, che spinge gli altri al coming out.

La Federazione dovrebbe prendere posizione una volta per tutte: basta un comunicato: l'omosessualita' e' presente nel calcio nella stessa percentuale in cui e' presente nella popolazione italiana. E chiudere il discorso.

Da noi il problema e' un altro: non si investe sul calcio femminile. A guidare le azzurre c'e' uno che si chiama Antonio Cabrini. C'erano tante altre che potevano prendere quel ruolo. E invece e' stato scelto un uomo. Questa e' la vera discriminazione.

Sono d'accordo con Morace che la parola frocio non sia il problema delle dichiarazioni di Cassano. Lo scandalo non ha per argomento il politicamente corretto ma la discriminazione. Nell'intervista le frasi da condannare sono infatti quel peggio per loro rivolto ai froci e, soprattutto, froci in nazionale? Spero non ce ne siano.

Ma la vera notizia in questa intervista è che la nazionale di calcio femminile sia allenata da Antonio Cabrini un uomo (fossimo un sito di gossip gay diremmo l'ex bello del calcio) un uomo,  come spiega bene Morace: 
C'erano tante altre che potevano prendere quel ruolo. E invece e' stato scelto un uomo. Questa e' la vera discriminazione. 


Mi dispiace solo che Morace, discriminata in quanto donna, non abbia colto l'occasione per dire io sto coi gay perchè da donna e da calciatrice conosco bene la discriminazione degli uomini.


E' interessante notare come l'intervista sia stata ripresa dai quotidiani o dai siti.

Il Mario Mieli riporta il dispaccio adn krons senza fare alcun commento  mancando l'occasione di fare un bel parallelo tra discriminazione sulle donne e sui gay fatta sempre dal maschio (ma come si fa, da maschi a palar male di se stessi soprattutto se, da gay, i maschi piacciono anche sessual-sentimentalmente?).

Gay.it scrive un pezzo riassuntivo dal quale espunge la discriminazione maschilista che le calciatrici subiscono lamentata da Morace.


Il Messaggero titola la notizia con un disgustoso La Morace: io sto con Cassano,
la vergogna è Cecchi Paone
così, povera Carolina, a discriminazione si aggiunge discriminazione.
Se vi sfuggisse il senso quell'articolo determinativo la preposto per distinguere il sesso di quel cognome e usato solamente per le donne conferma che l'unico sesso di default per cui non c'è bisogno di specifica alcuna è quello maschile mentre quello femminile ha bisogno di un bollino, di un marchio, di una distinzione discriminatoria.
Bastava titolare Morace, senza la come fa Libero.it il sito non il quotidiano, oppure, se proprio non si può fare a meno di specificare il sesso, usare il nome di battesimo.

Tra le righe, nell'articolo il messaggero arriva a fare questo commento Carolina Morace, (...) si schiera al fianco dell'attaccante barese, nonostante si dica da tempo che lei sia lesbica Basta un si dice per rendere il fatto vero. E si sminuisce la protesta contro le discriminazioni riducendolo a un interesse di parte. Se si fa campagna di sensibilizzazione per le persone omosessuali non è per combattere una discriminazione ma perchè si è omosessuali. In ogni caso chi ha scritto questo pezzo ragiona con l'accetta perchè non va affatto per il sottile e ne fa una questione di schieramenti se stai con Cassano sei contro i Gay in barba alle vere dichiarazioni di Morace. Questo anonimo (anonima) giornalista andrebbe radiato (radiata) dall'albo.

In tutte le battaglie di protesta, in tutti i movimenti di liberazione, in tutte le campagne di sensibilizzazione c'è bisogno di sinergia, individuare gli effetti comuni del maschilismo. Un associazionismo maturo, avrebbe sottolineato la matrice comune nella nomina di Cabrini alle domande del giornalista che hanno causato le dichiarazioni di Cassano.

Invece ognuno, e, purtroppo, ognuna, pensa al proprio particulare e la discriminazione sessista maschilista e omonegativa imperversa indisturbata anche tra chi dovrebbe combatterla.

D'altronde, si sa, dividi et impera...



mercoledì 20 giugno 2012

Una crepa nel dissenso: Il sostegno alla campagna Una volta per tutti di ArciLesbica nazionale

Dopo l'unanimità dei dissensi dei giorni scorsi, apprendo solo oggi del comunicato stampa di ArciLesbica nazionale che sostiene la pessima proposta di legge segregazionista che chiede per le persone omosessuali un non matrimonio di serie b.

Ecco il testo:

L’Associazione Nazionale ArciLesbica si batte perché l’Italia apra il matrimonio civile alle persone dello stesso sesso. E continuerà a farlo fino a che questo risultato non sarà raggiunto.

Sta partendo la Campagna "Una volta per tutti" che lancia una proposta di legge di iniziativa popolare per le unioni civili, che riconoscono gli stessi diritti dei coniugi alle coppie dello stesso sesso che si uniranno attraverso questo istituto.

Siamo pronte a sostenere questa campagna, anche se non coincide con l’apertura del matrimonio civile, perchè quello che ci interessa e ci preme è l’esercizio di uguali diritti, e questa legge li prevede. L'Unione Europea raccomanda dal 1994 agli Stati membri di aprire alle coppie omosessuali l'accesso al matrimonio o istituto equivalente, è tempo che l'Italia adempia a queste raccomandazioni.

Ci piace che una proposta di legge arrivi al Palazzo dalle firme dei cittadini e delle cittadine, che da anni sono in grande maggioranza favorevoli al riconoscimento delle nuove famiglie. Giacciono in Parlamento altre proposte di legge nell’indifferenza ottusa dei governi che si sono susseguiti, ma a pochi mesi dalle elezioni politiche vogliamo dare il nostro contributo perchè un’onda di migliaia di firme ricordi ai partiti che tantissimi elettori non vogliono più il primato dell’omofobia per l’Italia.

Serviranno 50 mila firme, facciamo che siano molte di più e vediamo chi oserà chiedere il voto senza rispondere a questa mobilitazione.

Per l'Associazione Nazionale ArciLesbica
Paola Brandolini - Presidente

A Paola Brandolini chiedo come  sia possibile che la richiesta di un istituto giuridico per le sole persone omosessuali costituisca una parità di diritti.

Trovo questo endorsement un gravissimo errore politico.
Come trovo dolorosamente naïf che si creda che basti la presentazione di una proposta di legge popolare (pessima) per obbligare il nostro parlamento a legiferare a favore della comunità lgbt.

Arcilesbica SVEGLIAAAAAA




martedì 19 giugno 2012

L'articolo sessista e, suo malgrado, omonegativo di Edoardo Sassi sul Corriere della sera a proposito dello spot per il Gay Village 2012 nel quale Dj Francesco bacia un uomo


Non si può negare che le buone intenzioni ci siano, ma si sa cosa dice il proverbio di queste intenzioni.

La notizia di Dj Francesco che si bacia con un altro uomo per lo spot del Gay village 2012 viene descritta dalla penna del giornalista del corsera Edoardo Sassi in maniera sessista e omonegativa a cominciare dal titolo:

Dj Francesco posa per un bacio gay
E' lo spot del village degli omossessuali
Il semplice bacio tra due uomini, diventa un bacio gay.
Cioè si omosessualizza il bacio, come se il bacio tra due uomini sia diverso, nella sua natura di bacio, da quello tra un uomo e una donna o da quello tra due donne.

Lo spot non è degli omosessuali ma è lo spot di una impresa commerciale chiamata Gay Village che si rivolge anche al pubblico omosessuale.

Per Sassi è invece un po' come il lavandino per i neri della legge segregazionista americana in vigore fino al 1964 che, pur mandando la stessa acqua, distingueva un lavandino ad uso e consumo delle persone di colore.
Un bacio omosex tra un idolo della tv, l’eterosessuale Federico Facchinetti, 
Rimane difficile fare capire che il bacio è lo stesso, anche quando cambia l'assortimento della coppia , se quel bacio lo si etichetta come omosex.

E' altresì curioso che si specifichi subito l'orientamento sessuale del testimonial come se l'orientamento sessuale del testimonial cambiasse qualcosa sul valore del sostegno di Dj Francesco alla campagna di sensibilizzazione contro l'omonegatività.

E' un po' come se si fosse specificato che Valerio Mastandrea è sieronegativo quando ha fatto l'ultimo spot di sensibilizzazione contro la campagna hiv.

Se si voleva specificare che Dj Francsco non è parte in causa in quanto etero si poteva spendere qualche parola in più per farlo capire perchè così si rischia di  svilire l'impegno delle persone omosessuali che lottano per una società con meno discriminazioni e quindi migliore per tutte e per tutti.

Sassi non si risparmia nemmeno il sessista la, l'articolo determinativo davanti il cognome di una donna, e così facendo conferma che il cognome per eccellenza, quello il cui sesso non va specificato, è sempre e ancora quello del maschio, pardon, dell'uomo.


DJ FRANCESCO E LA RUSIC
Così come il dettaglio fisico è sempre di pertinenza delle donne (la bionda produttrice). Vi immaginate le perplessità dei lettori e delle lettrici se Sassi avesse scritto il castano Dj Francesco?

Sul significato dello spot, sulle discriminazioni che le persone omosessuali subiscono nemmeno un accenno non ci si allontana dalla mera descrizione narrativa dello spot.

Il video con deejay Francesco, diretto da Gaia Gorrini e Rita Rusic (...) mostra Facchinetti nel ruolo di un «tato» gay che, insieme al suo giovane compagno, cerca di farsi assumere per fare da babysitter ai figli di una coppia etero. Il bacio tra i due suggella l’ottenimento del posto di lavoro.
Tutte distinzioni queste che fanno dell'orientamento sessuale una razza

Il "tato" è gay
bastava dire Facchinetti nel ruolo di un «tato» che, insieme al suo giovane compagno,

E' la coppia a essere omosessuale (cioè formata da due uomini) non ci importa l'orientamento sessuale dei due (potrebbero anche essere bisessuali...) quel che importa è che una coppia formata da due persone dello stesso sesso (omosessuale significa proprio questo "dello stesso sesso") sia percepita con la stessa legittimità e rispetto della coppia di persone di sesso diverso.

nel resto dell'articolo si parla di consumatori, di successo di una impresa commerciale, dei pettegolezzi sulle dichiarazioni di Cassano. Insomma di tutto quello che gira introno il vero scopo dello spot che è quello di ricordare all'Italia tutta che deve recuperare credito democratico e rispettare anche le persone omosessuali, in coppia o meno.

E le donne come Rusic che è la produttrice dello spot e non ci importa certo di che colore abbia i capelli.

domenica 17 giugno 2012

Un padre, coi suoi figli.

Mentre mi accingo ad andare al Pride PArk vedo su faccialibro questa foto di Ricky Martin coi su' figlioli come si legge in uno dei commenti e non posso non pensare che l'omogenitorialità e per fortuna inarrestabile e che presto travolgerà anche il sistema legislativo patriarcale italiano...

sabato 16 giugno 2012

I bambini e le bambine di oggi.

Qualche giorno prima che il teppista nazionale Cassano insultasse pubblicamente milioni di gay e lesbiche italiani, al di là delle Alpi, nella nostra monovolume si consumava questa scena: le mie figlie gemelle litigavano su chi avrebbe sposato Björn, il loro compagno di scuola che stavamo riportando a casa dopo una festa. “Lo sposo io”, “no io”, “no io”. Ma a un certo punto Björn, 4 anni e mezzo, ci ha informati che da grande lui avrebbe sposato Martin, “perché, sapete, anche due uomini si possono sposare”.

In Italia questa frase Björn non l’avrebbe potuta dire. Finché lo stato non si deciderà a dichiarare una volta per tutte che l’amore delle persone omosessuali ha la stessa dignità degli altri, come possiamo aspettarci che lo facciano i teppisti? Che lo faccia quel teppista nazionale di Cassano?

Con il suo silenzio e la sua inerzia, lo stato italiano è il vero teppista nazionale. Il più colpevole di tutti.

A parlare è Claudio Rossi Marcelli che chiude così un suo articolo sul sito di Internazionale (articolo nel quale parla anche di Guido Allegrezza).

A parte l'ingiusta accusa al solo Cassano (per tacere del giornalista che gli ha fatto la domanda o di tutti e tutte quelle che ridevano delle sue battute omofobe) la chiusa dell'articolo è naturalmente condivisibile. Se ve ne parlo è per poter citare i commenti all'articolo via facebook che ho trovato illuminanti e commoventi.





Quindi anche in Italia si può dire, anzi lo si dice, grazie a delle genitrici scevre da pregiudizi...

E scusate se è poco.

Educare a un pesiero altro: riflessioni sparse sull'omofobia e sul sessimo.

Premesso che la parola omofobia ha almeno tre significati diversi e cioè: omofobia psicopatologica (il vero etimo della parola= paura irrazionale delle persone omosessuali);
Omofobia pregiudiziale (le convinzioni personali contro le persone omosessuali apprese dalla società)
Omofobia discriminatoria (quella che indica gli atti volontari volti a discriminare, ledere, e, ahimè, colpite psicologicamente e fisicamente le persone omosessuali,

mi capita quotidianamente di leggere articoli e scritti amici di militanti o omosolidali (gaysolidali, lesbosolidali) intrisi di luoghi comuni, pregiudizi e omonegatività.

Così leggo sul fatto quotidiano un articolo di Matteo Winkler giurista, docente alla bocconi, autore del libro L’ abominevole diritto. Gay e lesbiche, giudici e legislatori scritto a quattro mani con Gabriele Strazio pubblicato nel, 2011 per Il Saggiatore,  a proposito della campagna del Gay Village 2012  dove Winkler fa delle considerazioni che trovo sottilmente maschiliste:

Mi ha molto colpito, facendomi pure sorridere, il logo della campagna di comunicazione per il lancio del Gay Village 2012, raffigurante un calciatore in posa davanti a un pallone e con addosso un paio di scarpe rosse coi tacchi.
E’ il ritratto di ciò che non ci aspettiamo: lo sport “etero” per eccellenza, con i campioni – dopo ieri, forse non più tali, ma chi lo sa – di machismo, velinismo, e chi più ne ha più ne metta, con un abbigliamento di genere femminile. Un incrocio di sessi che passa un messaggio preciso: ci sono gay anche tra i calciatori e, inoltre, non occorre essere un calciatore per essere, come dire, figo: bastano dei tacchi.
Quanti pregiudizi da capovolgere, quanti luoghi comuni da sfatare, quanti valori da denunciare come fascisti, patriarcali e machisti in queste frasi

La virilità, qualunque cosa sia, afferisce all'uomo, qualsiasi uomo, biologico o trans, etero o gay (ricordate Busi alla malcapitata Alba Parietti? Gay è virile).
Chi pensa di usare ancora l'idea del gay poco virile è fermo agli anni 50 quando si confondeva identità di genere con orientamento sessuale.

Il calcio come sport etero: uno stereotipo di genere e di orientamento sessuale. Ci sono moltissimi etero cui il calcio non interessa proprio così come moltissimi gay cui il calcio piace tantissimo (e non per via dei giocatori...). Così come il calcio piace alle donne (altro stereotipo di genere...).

Capisco che Winckler sta elencando quelli che secondo lui sono  elementi di uno stereotipo condiviso che il poster del Village capovolgerebbe, ma costruendo su questo stereotipo il suo discorso interpretativo sul poster stesso non si rende conto di confermare quegli stereotipi.

Winckler infatti legge quel tacco a spillo indossato dal calciatore (il corsivo sarà chiaro tra poche righe) come segno dell'omosessualità parlando di incrocio di sessi riconfermando, appunto, quel vecchio luogo comune degli anni 50 che parlava di inversione sessuale.
Un incrocio di sessi che passa un messaggio preciso: ci sono gay anche tra i calciatori.
Che maniera infelice di esprimersi!
Il tacco a spillo non può essere preso certo come segno dell'identità femminile, né l'omosessualità può essere definita come incrocio tra i sessi.

Nè credo che il messaggio del poster sia quello di dire che ci sono gay anche tra i calciatori.
Sai che scoperta!
Ci sono gay dappertutto!!!  A meno che non si pensi allo stereotipo del gay artistico e sensibile. Per carità!

Il poster ha ben altre e più profonde simbologie.



Il poster mostra un paio di gambe tornite e muscolose in un campo di calcio. Due gambe che calzano un padio di scarpe con tacco a spillo.

Winckler ci legge solo il rovesciamento dello stereotipo uomo "virile"\ donna.
Un uomo che gioca a calcio è virile se indossa i tacchi non lo è più...

Chi ci dice che quelle due gambe non siano però di una calciatrice?
Di una donna biologica, o trans?
O di un uomo trans?

L'aspetto dissonante delle scarpe a tacco con le gambe di un calciatore\una calciatrice prima ancora che richiamare al travestitismo gioca con lo specifico di una calzatura: dagli scarponcini da calcio alle scarpe col tacco a spillo.

Nessuna donna va normalmente in giro con quel tipo di scarpa. Solo in una serata di gala, proprio come nessun uomo calza scarponcini fuori dal campo di calcio. E li si indossa non perchè siano belli da vedere (Winkler dice non occorre essere un calciatore per essere, come dire, figo: bastano dei tacchi) ma perchè hanno una funzione ben precisa, fisico dinamica per lo scarponcino sociale er la scarpa col tacco.

Pensare che la scarpa a col tacco faccia fighi o fighe è usare lo stereotipo di genere che vuole la bellezza e l'eleganza (un certo tipo di bellezza e di eleganza) di esclusivo appannaggio femminile o parafemminile (l'omosessualità maschile).

Se c'è una cosa che le persone transgeder hanno dimostrato invece è proprio l'inutilità di tutte queste sottodivisioni.

Se io voglio essere percepita come donna (come uomo) posso volerlo pretendere senza che mi vesta da donna (uomo) che appaia come una donna (uomo) che mi si riassegni chirurgicamente quel sesso!



Come si dice di Ginger Rogers che faceva gli stessi passi di Fred Astaire ma con i tacchi e all'indietro, la simbologia della scarpa col tacco calzata è di rendere naturale /nel senso di facile da fare) anche una cosa impossibile come giocare una partita di calcio coi tacchi.

Qualche giorno fa Andrea Tornese su faccialibro si chiedeva il significato del claim del poster naturalmente attaccanti.

A me sembra abbastanza chiaro.
Abituati a difenderci tutti i gironi dal ludibrio e dallo stigma noi popolazione lgbtqi siamo naturalmente (ci viene spontaneo attaccanti) Cioè non stiamo in difesa ma attacchiamo col nostro aspetto, col nsotro esserci col nostro non nasconderci ma dirci fieri di essere quello che siamo!

Ecco io credo che la radice dell'omofobia quel patriarcato sessista e maschilista è in ognuna e ognuno di noi, popolazione lgbtqi compresa (come potrebbe essere altrimenti? Siamo esseri umani e donnani anche noi...).
Allora forse la rieducazione che le persone come Cassano, come i giornalisti che gli hanno fatto delle domande omofobiche, dovrebbe riguardare tutte e tutti noi, educarci al disinnesco dei luoghi comuni le cui insidie fanno tremare tutti i polsi.

L'equivoco che in quanto omosessuali noi siamo immuni da certi stereotipi è naif quanto pericoloso perchè ipostatizza una quidditas dell'omosessualità (come quella di essere tutti e tutte a sinistra) che non solo non esiste ma è anche piuttosto ridicola.

L'omosessualità non identifica una Weltanschauung identifica solo una terribile dolorosa e ingiusta discriminazione.

Mentre lo spieghiamo alle persone omofobe ricordiamolo anche a quelle omosolidali e a noi stesse.

Una volta per tutti: la rinunica volontaria al matrimonio per le coppie dello stesso sesso non piace e continua a non piacere.


Continuano le dichiarazioni e le prese di distanza legali, politiche, storiche, etiche, dalla sciagurata proposta di legge promossa dalla campagna Una volta per tutti. Uno spunto continuo e interessante per riflettere sui motivi della grave inopportunità di questa proposta di legge

Francesco Bilotta, della rete Lanford,  dal suo profilo Facebook scrive:


La bacheca di Billotta è ricca di spunti. C'è quello di Ivan Scalfarotto, che ha scritto una nota alla Commissione diritti del suo partito che ha appena licenziato un documento nel quale si apre alle unioni civili per le coppie omosessuali ma non al matrimonio
Nella lettera si legge
Io credo con profonda convinzione (...) che le persone omosessuali debbano poter accedere al matrimonio in Italia, così come accade già in un numero di paesi che cresce di giorno in giorno.
(...)  Ritengo altresì che l’adozione di una regola “uguali ma separati” che introdurrebbe una differenza, sin dalla definizione di principi generalissimi quali quelli del nostro documento, tra il matrimonio per le coppie eterosessuali e un altro istituto per le coppie omosessuali sia inaccettabile sul piano democratico come lo era quello stesso principio, quando vigeva tra bianchi e neri, negli anni della segregazione razziale negli Stati Uniti d’America.
Limitare i propri orizzonti quando non è richiesto in modo pressante dall’esigenza di un compromesso è per me del tutto incomprensibile. Per questo motivo ritengo che la nostra posizione, in questa fase, avrebbe dovuto essere in linea con le posizioni più avanzate a livello internazionale e non timorosa e conservatrice come appare dal nostro documento.
Del resto, è precisamente questo il motivo per cui non ho firmato la recente proposta di legge di iniziativa popolare sulle Unioni Civili, presentata a Milano nei giorni scorsi, che ai miei occhi limita i propri orizzonti in assenza di qualsiasi necessità di venire incontro a posizioni diverse come accadrebbe nel processo legislativo all’interno del Parlamento.
(...)  Il matrimonio gay è realtà in tutta Europa e nel mondo occidentale, io credo che per quanto la politica italiana possa provare a rallentare questo processo sia solo una questione di tempo anche da noi.
Ancora sulla bacheca di Bilotta c'è un commento di  Carmen Dell’Aversano, docente dell’Università di Pisa:




Quel che molt* sostenitor* della proposta di legge non colgono è che la proposta non si limita a sostenere l'istituzione delle unioni civili per tutte le coppie di ogni assortimento sessuale, Istituto sul quale non si può non essere che d'accordo ma richiede anche una Civil Partnership ad esclusivo diritto delle coppie dello stesso sesso sostitutivi e proditoriamente presentato come equivalente al matrimonio.

Ed è questo quello che si contesta in un documento firmato da Agedo, Famiglie Arcibaleno, Certi diritti e Arcigay Riflessione comune sulla recente proposta di iniziativa di legge popolare nel quale si chiede
ai promotori della legge di riformulare il testo e di indicare come primo traguardo l'estensione del matrimonio civile e non le "unioni civili" per le coppie omosessuali. Potremo in questo modo dedicare tempo e impegno al successo della proposta con tutti i mezzi di cui disponiamo.


Uno degli assunti della proposta di legge e cioè che l’articolo 29 della Costituzione escluda dal matrimonio le coppie dello stesso sesso non è affatto vero come si legge bello stesso documento

L’avvio della campagna di raccolta firme è stato accompagnato dall’insistente ripetizione dell’argomento che la sentenza n. 138/2010 della Corte costituzionale escluderebbe la possibilità di ottenere il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso in Italia.
Questo argomento è completamente inesatto, non solo alla luce della sentenza citata ma anche della più recente sentenza di Cassazione, ed è sostenuta da un numero molto ampio di giuristi e docenti universitari. Non esiste, quindi, un ostacolo costituzionale alla possibilità del Parlamento di legiferare sulla materia, estendendo il matrimoni civile alle coppie costituite da persone dello stesso sesso.


QUESTA LEGGE NON S'HA DA FARE!

venerdì 15 giugno 2012

E' stato aggredito Guido Allegrezza cittadino italiano

Chissà se Antonio Cassano intendeva questo quando ha detto che se ci sono gay nella nazionale di calcio peggio per loro.

Io credo che sia peggio per noi. Noi gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, transgender, persone intersessuate, etero e queer.
Sì anche etero, perchè qui senza nulla togliere allo specifico dell'omofobia, quel che fa scattare la violenza è la caccia alla persona diversa e per essere diversi e diverse basta poco, pochissimo.
E' l'intera Nazione che ne esce distrutta.
E' la società intera che si dimostra capace di una violenza feroce che non risparmia nessuna e nessuno.

Molte e molti di noi ieri, nell'accogliente spazio dell'India, tra un bicchiere di vino e un buffet che mi dicono buono (io non l'ho preso), non riuscivamo a dissimulare il senso di frustrazione, la rabbia  di sapere un nostro amico ridotto in queste condizioni.



La frustrazione e la lucida consapevolezza che al posto di Guido poteva esserci chiunque di noi.

Stamane si aggiunge il disgusto nel vedere come i mass media sfruttano la situazione per cavalcare l'onda omofobia senza collegare i pezzi del puzzle, senza fare alcun servizio alla società, senza informare davvero collegando l'aggressione a Guido ai 70 femminicidi che si sono compiuti in Italia dall'inizio dell'anno, alla bomba nella scuola di Bari, allo stupro della ragazza a L'Aquila....

Una violenza che non è solo fisica ma anche morale, politica, ideologica, e riguarda tutti i cittadini e le cittadine esodate (ogni neologismo serve per dividere e separare cittadine e cittadini cui vengono scippati quotidianamente diritti e garanzie costituzionali), e presto private e privati dell'articolo 18 e do ogni altra tutela conquistata con il sangue 40 anni fa.

I quotidiani si limitano a proporre il pettegolezzo, il fatto di cronaca che deve indurre a una generica pietà ma nessuna indignazione.

Così oltre al dolore fisico che per empatia stamane mi sembra di provare anche me (si fa per dire Guido so che il dolore ti starà attanagliando), oltre all'umiliazione per quest'ultima aggressione appena più vicina perchè Guido lo conosciamo tutti e lo amiamo in molti (e a me fa un po' schifo leggere proclami di solidarietà da chi spala continuamente merda sulla persona perchè non ne condivide l'operato politico), stamane ci tocca leggere un titolo del Messaggero che è un altro colpo inferto alla comunità lgbt: le donne trans sono ancora indicate al maschile!!!
Violenza è anche questa, non solo quella fisica ma anche quella ideologica, quella simbolica, quella che divide, distingue e giudica inesorabilmente.

E mentre la frustrazione dell'impotenza ieri ci faceva straparlare tutte di ronde, di armi per difenderci,  Guido, intervenuto nella serata della cultura arcobaleno, tramite il cellulare di Imma, al microfono, ci ha dato una bellissimo esempio di misura intelligenza e statura morale.

Con l'ironia che riesce a caratterizzarlo anche quando ha due costole rotte (per tacere del setto nasale rotto, di un versamento ematico sulla retina, devo continuare?) ci ha testimoniato della violenza che colpisce chiunque anche le persone etero: con lui, al pronto soccorso, c'era un ragazzo, che solo per aver risposto verbalmente ai pesanti apprezzamenti indirizzati alla sua ragazza, è stato accoltellato...

Così mentre quotidiani e siti di militanza lgbt usano un frasario a tratti ridicolo

Sdegno per gay aggredito: tutti al pride (Mario Mieli)

Tutta la nostra solidarietà e vicinanza al giovane gay - Guido ha 47 anni...- aggredito all’Eur. (Giorgio Ciardi, delegato alla sicurezza del sindaco Gianni Alemanno) fonte romacapitalenews Guido ci ricorda che qualunque sia il nostro orientamento sessuale,  siamo tutte potenziali vittime. Tutte.

La nostra Repubblica non è mai stata così fragile, così ferita nel suo genuino sentimento democratico.

E mentre 3 anni fa, quando Svastichella accoltellò Giuseppe, ci riversammo spontaneamente in piazza, senza pensare all'opportunità di farlo, se sarebbe servito, se era il momento adatto, adesso ci chiediamo se serve mobilitarci a una settimana dal pride, mentre ci sono in corso d'opera la settimana della cultura arcobaleno e il pride park che apre oggi.

La sconfitta politica sta anche nel cercare la spontaneità di un gesto di protesta nelle pagine libere della propria agenda.

Guido guarisci presto!

giovedì 14 giugno 2012

I commenti (miei e altrui) sul sito del Mario Mieli. Un mistero



Sarà che non sono familiare con la piattaforma wordpress ma stamane noto qualcosa che non mi spiego.

Chi mi aiuta?

Ieri lascio un commento sul sito del mario mieli al post di Andrea Maccarrone intitolato Cassano disonore nazionale.


Mi iscrivo al feed per ricevere notifiche quando qualcun altro posta a sua volta commenti.

Stamane ricevo nella mia mail la notifica di un nuovo commento.

la mail di notifica del commento (col commento)

Vado sul sito del mieli e rispondo a questo commento.

Ora torno al sito del mieli perchè mi sono accorto che sul post del mio blog sullo stesso argomento manca il link al post del mieli (che casino!) e scopro non solo che i miei due commenti sono ancora in attesa di moderazione e dunque posso leggerli io ma non gli altri, ma che del commento ricevuto al quale ho risposto non c'è traccia. Forse sarà moderato anche quel commento?

Ma se così fosse (se cioè anche l'altro commento è in attesa di moderazione) perchè mi è arrivata la mail di notifica?

Ma che succede? (detto con la voce di Lisa Simpson)
i miei due commenti sul sito del mieli ancora da moderare...



mercoledì 13 giugno 2012

Forti coi deboli e deboli coi forti: su una esagerata richiesta punitiva per le dichiarazioni omofobe di Cassano fatta da Andrea Maccarrone sul sito del Mario Mieli


Tutti avrete visto il il video dove Antonio Cassano (del quale personalmente ignoravo l'esistenza fino a un attimo prima) giocatore della Nazionale di calcio rispondendo alla domanda maliziosa di un giornalista chiamando i gay froci si augurava non ce ne fossero in squadra con lui e che se c'erano era peggio per loro.

Questo succedeva ieri.

Oggi un comunicato stampa pubblicato sul sito della FIGC, Cassano chiede scusa e precisa di non aver avuto intenzioni omofobe facendo delle specificazioni se possibile ancora più omofobe delle dichiarazioni fatte in conferenza stampa, come ho avuto modo di rilevare stamane, un paio di post fa, su questo stesso blog.

Adesso, sul sito del Mario Mieli leggo un post di Andrea Maccarrone dal titolo Cassano disonore nazionale nel quale a nome del Circolo e in veste di membro del direttivo, senza nemmeno essere informato del comunicato stampa, come per assolvere a un dovere d'ufficio, si lamenta delle dichiarazioni omofobe di Cassano arrivando addirittura a chiedere
di escludere il calciatore omofobo dai prossimi incontri: chi manifesta odio verso gli altri non può rappresentarci degnamente in Nazionale.
Senza sminuire l'infelice uscita di Cassano trovo questa richiesta spropositata e ingiusta perché investe Cassano di una responsabilità che non è solo sua.

Mi chiedo infatti perchè Maccarrone non critichi il giornalista che ha fatto la domanda "se ci sono almeno due gay nella nazionale o se si stratta solo di due metrosexual", non certo gayfriendly ma alquanto maschilista e giudicante. 

Mi chiedo anche perchè Maccarrone non si sia risentito delle rumorose risate che hanno accolto le parole di "odio omofobico" del calciatore.

Mi sembra che questa richiesta manchi di solidarietà di classe.
Ce la prendiamo col singolo giocatore ma non coi giornalisti e le giornaliste: perchè Maccarrone non ha chiesto ai direttori di testata di sospendere anche loro ?

Insomma una richiesta parziale, ingiusta ed esagerata.

Se infatti si chiede la sospensione di un giocatore in nazionale per avere detto Froci in nazionale? Mi auguro non ce ne siano. Comunque sono problemi loro alle dichiarazioni di Giovanardi allora cosa si dovrebbe chiedere? La galera? un novello 48? Una rivoluzione civile? La terza guerra mondiale?


Le richieste "di punizione" dovrebbero essere commisurate alla gravità dell'affermazione, e dorrebbero essere guidate da un metro di giudizio comune, a meno che con questa ingiusta parziale  e discriminatoria richiesta che si sa non essere applicabile non ci si voglia politicamente distinguere come paladini della comunità lgbt...



Con richieste così spropositate si rischia non solo di apparire ridicoli ma di ridicolizzare ogni campagna di sensibilizzazione contro l'omofobia, ogni richiesta davvero politica.

Un po' di misura verbigrazia!

Quest'anno a Roma niente Queering Film Fest: ma la cultura anche per la militanza lgbt è forse solo una questione di consumo?

...e mentre svuoto librerie polverose (sto traslocando) noto che nessuno, nemmeno il sottoscriffo finora si è accorto che il Queering Film Fest quest'anno non si è fatto.

Sul sito del festival campeggia questa scritta...


...e mi chiedo se i due anni di festa siano stati solo occasione di consumo di prodotto lgbt e non momento di aggregazione, di riflessione, di formazione dello spettatore e della spettatrice. Se insomma il mercato abbia fatto scempio liberistico anche della (sotto)cultura omosessuale oppure no.

A Napoli, l'anno scorso, abbiamo fatto un Omovies senza soldi, possibile che anche solo un giorno di festa quest'anno non si sia riusciti a fare?

Chi ne sa qualcosa mi risponde?
Grazie!





Lettera aperta ad Antonio Cassano, etero disinformato più che omofobo.


Non la conoscevo prima delle sue dichiarazioni adolescenziali sull'eventualità della presenza di froci - come lei li ha chiamati nella nazionale - di calcio italiano.

L'ho conosciuta quando ho visto il video pubblicato da repubblica, nel quale lei con aria simpatica e scherzosa, anche un po' imbarazzata, rispondendo a una domanda di un giornalista, ha detto che lei spera che non ci siano froci nella nazionale di calcio e che se ci sono peggio per loro, sono affari loro.

E' evidente che chi le ha fatto la domanda sperava in una sua risposta di questo tono, che, insomma, lei è stato vittima di una provocazione.

Non capisco però perchè spera non ci siano. Quale timore ha?

In ogni caso a cosa si riferiva il commento peggio per loro.  In che senso? Per lo stigma della società? O perchè l'omosessualità è una cosa negativa?
Affari loro
in che senso? Che non sta a lei giudicare l'orientamento sessuale dei suoi colleghi o che sono problemi loro? Nel qual caso problemi di che natura?



Oggi leggo il comunicato stampa che qualcuno le ha consigliato di diramare  in tutta fretta dopo che i giornalisti sciacalli che prima l'avevano provocata hanno montato un caso su una sua battuta infelice e irricevibile ma innocua se paragonata alle parole di merda che escono dalla bocca di Giovanardi.

Però trovo le parole di scuse che lei porge ai froci nel comunicato ancora più offensive di quelle che hanno scatenato la polemica.

Nel comunicato, pubblicato sul sito della FIGC, si legge questa sua dichiarazione:
Mi dispiace sinceramente che le mie dichiarazioni abbiano acceso polemiche e proteste tra le associazioni gay: l'omofobia e' un sentimento che non mi appartiene; non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la liberta' sessuale delle persone. Ho solo detto che e' un problema che non mi riguarda e non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate

Libertà sessuale.
Vede Cassano anche per noi froci come per voi etero non si tratta solo di scopare ma anche di amare.
Ci capita come a tutti i maschietti di fare del buon sesso ma ci capita anche di innamorarci e magari di voler metter su famiglia.
Quella che può metter su lei è legittimata dal matrimonio e dall'opinione pubblica, la nostra non viene riconosciuta come famiglia né legalmente né moralmente.
Allora, la prossima volta che parla di omosessualità non si lasci distrarre dalla parola sessuale e si ricordi che oltre al sesso ci sono anche i sentimenti. Come si sentirebbe se leggesse che se lei frequenta Carolina Marcialis lo fa per il sesso?


Non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri.
Purtroppo nel momento stesso in cui dice che quella dell'orientamento sessuale è una scelta lei sta esprimendo un giudizio perché insinua che i froci scelgano di esserlo il che non è vero.
Non lo dico io ma tutte le associazioni di psicologi dell'occidente: nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale. Nè lei il suo né io il mio.  E nulla possiamo fare per cambiarlo.
Si può scegliere se accettarlo e viverlo con serenità ovvero con problematicità non perchè nell'orientamento omosessuale ci sia qualcosa di male in sé ma per lo stigma con cui viene bollato nella e dalla società.

La sua risposta nell'intervista, sua, spontanea, è stata meno infelice di questa dichiarazione ufficiale che, capisco, qualcuno le ha detto di fare.

Purtroppo queste dichiarazioni contribuiscono, senza che lei davvero lo voglia magari, a descrivere l'omosessualità come un vizio sessuale che si sceglie, mentre si tratta di una variante naturale del comportamento umano (parole dell'Organizzazione mondiale della sanità), dove comportamento significa una esperienza sessuale, affettiva o di romantica attrazione per persone del proprio sesso.

Pensi a tutti i sentimenti che prova per Carolina. beh noi froci proviamo dei sentimenti analoghi per altri uomini come noi, come lei.
Per cui se è peggio per noi beh, allora peggio anche per lei.

Alessandro Paesano


La campagna “Una volta per tutti” non piace proprio a nessuno: un bel post di Dario Accolla su Gay's Anatomy

Le menti che sostengono la proposta di legge che chiede per le persone omosessuali un istituto giuridico esclusivo, diverso dal matrimonio, che rimane di esclusivo appannaggio etero.


Io ho sempre detto che critico le idee e mai le persone,  per cui nonostante di recente abbia criticato ferocemente un post di Dario Accolla sulla sospensione del pride di Bologna, trovo questo post da lui scritto su Gay's Anatomy sulla  campagna “Una volta per tutti", oltre che interessante per il florilegio di pareri negativi che riporta, condivisibile parola per parola tanto da riportarlo integralmente.
La campagna “Una volta per tutti”, lanciata a ridosso del pride nazionale di Bologna la settimana scorsa, non tarda a suscitare critiche e prese di distanza da un testo da molti considerato come discriminatorio e dannoso per l’intera causa LGBT.
Sia ben chiaro, come dice giustamente Cristiana Alicata, sul suo blog:
Se a presentare questo corposo progetto di legge fossero stati Bersani, Bindi e Vendola, forse avrei gridato al miracolo. Il fatto che a farlo siano dei politici LGBT ed esponenti di associazioni mi preoccupa, soprattutto perché questa operazione viene fatta come dicevo già ieri, azzerando il cammino che la comunità LGBT ha fatto in questi anni [...] e senza coinvolgere la maggioranza delle persone impegnate sul tema dei diritti civili.
Sempre nel mondo della rete, non pochi/e blogger si sono dichiarati contrari a tale iniziativa, come si può leggere nelle pagine di Michele Darling:
Come si può usare uno strumento di democrazia diretta per promuovere una politica al ribasso?! Ma le firme si prendono per ottenere il massimo! E solo dopo, dentro il Parlamento, si possono cominciare gli eventuali compromessi. Anche se (o proprio perché) sappiamo tutti cosa succede quando i politici si muovono nell’ottica dei compromessi: dai Pacs, si passò ai Dico per arrivare a un bel nulla.
Anche dentro Sinistra Ecologia e Libertà si profilano alcuni distinguo, a cominciare da Saverio Aversa, del Forum Queer, che ricorda
sono fermamente convinto che la Sinistra e il Centro Sinistra non possano accettare norme e leggi che invece sanciscano la diseguaglianza. La Costituzione italiana stabilisce l’uguaglianza tra tutte e tutti, le cittadine e i cittadini, ed è quindi necessario adeguare e perfezionare le leggi che non si conformano completamente al dettato costituzionale. Prima fra tutte la legge sul matrimonio civile
e fa notare che:
Una Sinistra a livello europeo dovrebbe strenuamente battersi per la reale uguaglianza, in nome dei diritti, della dignità e delle pari opportunità. Sinistra Ecologia Libertà si è impegnata fin dal congresso fondativo a favore del matrimonio omosessuale, impegno ribadito anche nel documento conclusivo dell’ultima assemblea nazionale.
Ugualmente critica la posizione del gruppo giovani del Circolo Arcigay Tralaltro di Padova, che in un comunicato ufficiale «sente la necessità di esprimere il proprio dissenso in merito ai contenuti di questa campagna politica» motivando che:
in ossequio al fondamentale principio di uguaglianza, le persone LGBT non debbano avere né meno diritti, né più diritti, né diversi diritti, ma gli stessi diritti di cui godono le persone eterosessuali.
e ribadendo ancora come:
in un momento storico in cui Obama, Hollande e Cameron esprimono un chiaro sì al matrimonio (civile) per le coppie omosessuali, una campagna di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare sulle unioni civili, nella quale è bandita la parola matrimonio, sia un autogol da parte del movimento LGBT italiano, che dovrebbe coerentemente chiedere il massimo dei diritti possibili.
Duro anche il commento di Rete Lenford, l’avvocatura LGBT che in una nota dichiara:
L’assemblea dell’Associazione Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford ha deciso all’unanimità di non appoggiare la campagna per la sottoscrizione della legge di iniziativa popolare sulle unioni civili. Il motivo di questa decisione è semplice. Da anni la nostra Associazione si batte per il pieno riconoscimento del diritto alla dignità e all’eguaglianza delle famiglie formate da persone dello stesso sesso. È quindi una questione di coerenza con le nostre idee [...] noi non firmeremo questa iniziativa di legge e suggeriremo a chi ce lo chiede di non firmare.

Insomma, pare che la proposta di legge popolare piaccia, principalmente, ai suoi stessi promotori e, presumibilmente, ai leader di partito che si vedono disinnescata, dalle rispettive componenti LGBT interne, la questione del matrimonio aperto alle coppie di gay e di lesbiche. Un fatto non di poco conto, a ben vedere, visto che stiamo parlando di uguaglianza formale tra cittadini e cittadine di fronte allo Stato. E che a proporre questo dislivello giuridico siano proprio politici “amici”, poiché afferenti al movimento, lascia l’amaro in bocca.
Sarebbe stato il caso, viste le critiche e le distanza di larga parte del movimento LGBT, che questi signori avessero concordato la campagna con le maggiori associazioni nazionali e locali. Per avere l’avallo della comunità e per dare forza a una richiesta politica coerente. E invece il popolo arcobaleno è ancora una volta deluso, i capi di partito sono stati esentati dall’assumersi responsabilità oggettive, mentre la campagna si profila come l’ennesimo sperpero di energie che culminerà col solito nulla di fatto.
E la politica, a ben vedere, dovrebbe essere tutt’altro: come, ad esempio, garantire giustizia in nome dell’uguaglianza. Lo dice anche la nostra Costituzione. E in questo sta, o dovrebbe risiedere, la costruzione della nostra democrazia. Qualcuno lo dica ai promotori di questa legge inutile e iniqua.

Di mio aggiungo solo che questa proposta popolare di legge danneggia l'intera comunità lgbt. Dobbiamo dire a questi signori  - uso intenzionalmente il maschile come loro usano il maschile in tutti - di smettere.
 
Non firmate la proposta di legge e tenete a mente i nomi di chi l'ha concepita
come si possono leggere su facebook:
comitato promotore della campagna 'Una volta per tutti' che ha firmato martedi 5 giugno presso la Corte di Cassazione la proposta di legge sulle Unioni Civili:
Alessandro Zan
Etta Andreella
Monica Cerutti
Paola Concia
Giusva Iannitelli
Cathy Latorre
Vladimir Luxuria
Aurelio Mancuso
Maurizio Pioletti
Rudi Russo
Alessandra Tibaldi


domenica 10 giugno 2012

Una bugia, anche se ripetuta mille volte, è, e resta, una bugia: sul ridicolo paragone fatto da Klaus Dovi tra i registri delle unini civili comunali in italia e le leggi nazioniali di Francia (Pacs) Inghilterra (Civil Partnership Act's) e Germania (Eingetragene Lebenspartnerschaft).


Avrete letto dello scarso successo dei registri delle unioni civili comunali dei quali, secondo una inchiesta di KlausCondicio, solo 298 coppie omosessuali si sarebbero avvalse.


Mi chiedo come mai la fonte di dati pubblici e comunali sia un canale youtube specializzato in interviste fortemente ideologizzate...

Dopo una breve ricerca su internet non ho trovato il comunicato stampa di KlausCondicio ma solo quello di alcune agenzie stampa che danno come fonte dei dati il canale youtube di Klaus davi.


L'Agi per esempio riporta questi dati (per leggere il dispaccio nella sua interezza cliccate qui) .

nel corso del 2011, in tutti gli 82 comuni italiani che hanno istituito i registri delle unioni civili, sono solo 298 le coppie omosessuali che vi hanno aderito.

Dopo aver elencato alcuni numeri per singoli comuni (senza specificare smepre da quale anno i registri sono stati istituiti) si fa una considerazione che non si capisce se sia sempre di KlausCodicio e l'agenzia stampa meramente riporta o direttamente un commento dell'agenzia stampa.

Un numero esiguo, se confrontato con quello di altri paesi europei. In Germania, da quando nel 2001 e' stata istituita la legge, sono state registrate 23 mila unioni civili tra persone dello stesso sesso. In Gran Bretagna, dal 2005, sono state 42.778.

La notizia così com'è riportata è un falso talmente clamoroso che, vivessimo davvero in una democrazia, imporrebbe una rettifica.

Non mi riferisco tanto al fatto che sotto la dicitura registro delle unioni civili sono accorpate delle disposizioni amministrative comunali di natura diversa.

In molti comuni infatti non c'è un vero e proprio registro delle unioni civili cui si può accedere,  più semplicemente l'anagrafe rilascia, a chi lo richiede, una attestazione di famiglia anagrafica costituita da persone coabitanti legate da vincoli affettivi (come ricorda giustamente un articolo sul sito dell'Aduc Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori).

All'Aduc così come all'AGI e a chiunque altro e altra, magari distratti dalle dichiarazioni di Giovanardi, hanno commentato la notizia sulla rete, sfugge però il falso, pardon il fatto fondamentale di questa notizia surrettizia. 

Questi fantomatici registri sono COMUNALI e hanno solo un valore amministrativo LOCALE (accesso in ospedale al capezzale del partner, subentro nel contratto di casa, etc. solo nell'area del comune dove vale quel registro o l'attestato dell'anagrafe), e vengono invece paragonati con le LEGGI NAZIONALI di Germania, Inghilterra e Francia (smepre nell'articolo dell'ADUC).

Le leggi nazionali di questi tre stai sono tra l'altro leggi di natura completamente diversa.

Mentre i pacs francesi sono aperti a tutte le cittadine e i cittadini (dunque anche alle coppie etero che, volendo possono sposarsi) e non hanno lo stesso spessore istituzionale del matrimonio, la Civil Partnership inglese e L'istituto giuridico della convivenza registrata (Eingetragene Lebenspartnerschaft) tedesco sono leggi create ad hoc esclusivamente per le persone omosessuali alle quali lo Stato riconosceva la discriminazione di non poter accedere al matrimonio e dava loro una legge che compensasse questa discriminazione con un istituto semi-equivalente che non raggiunge mai la completa uguaglianza giuridica col matrimonio, altrimenti non avrebbe senso istituirlo visto che il matrimonio c'è già.

Anzi la Corte Costituzionale Tedesca riconoscendo  che se una legge nazionale per le persone omosessuali c'è e visto che si tratta in soldoni di un matrimonio di serie b ha smantellato negli anni alcune delle restrizioni (ma non ancora tutte) previste in queste leggi (impossibilitò di adottare, etc...) osservando che quelle restrizioni erano altamente discriminatorie.

L'idea stessa dell'istituto equivalente (che poi equivalente non lo è mai) è discriminatoria (in barba alle giuriste e ai giuristi della proposta di legge popolare Una volta per tutti che pensano il contrario).

Sarebbe come istituire un istituto giuridico diverso per i matrimoni misti, o per i matrimoni tra persone di cittadinanza diversa.

Il matrimonio  è uno o vi si accede tutti o non è matrimonio.

Insomma il commento di Klaus (e non di Giovanardi) che se i gay (le lesbiche non sono citate) non accedono ai questi registri civili è perchè in realtà non sono così interessati a sposarsi è una distorsione della realtà della stessa portata di quella che, per esempio, fece Emilio Fede quando ascrisse il movimento delle agende rosse in memoria di Borsellino al comunismo per via del colore rosso delle agende ...

Bisogna stare attenti a non rispondere a queste provocazioni perchè si rischia di avvallare non solo una notizia che è una bufala ma anche di dare credibilità a uno come Klaus Dovi che ne ha meno di Emilio Fede, il quale era seguito da 4 milioni d persone, mentre Klaus Dovi deve la sua popolarità a tutti quelli che , indignandosi, gli fanno indirettamente pubblicità senza però smontarne la retorica e l'ideologia delle sue false notizie.

Mentre scrivo le visualizzazioni dell'intervista a Giovanardi sono 57 più la mia...

Ecco la vera cosa cui indignarsi non le solite ecolalie di Giovanardi (le cui dichiarazioni in certi punti sono anche condivisibili) ma le notizie date a cazzo di cane che tutti ci beviamo come fossero vere, come fa il il comitato del Roma Pride 2012 sul sito del Mario Mieli che si indigna con Giovanardi ma non contesta minimamente la forzatura della notizia stessa.



Di Giovanardi parleremo un'altra volta...




sabato 9 giugno 2012

Una volta per tutti una proposta di legge popolare sbagliata e controproducente proposta da sinistra (Sel) e non solo (Idv) sessista fin nel titolo e discriminatoria per le persone omosessuali alle quali non riconosce il matrimonio ma una misera civil parnteship.


Normalmente sono molto critico  con chi esprime opinioni senza conoscere bene i fatti.

Ma questa volta la questione in campo mi sembra talmente importante che correrò il rischio esprimendo i miei dubbi e le mie paure prima di essere a conoscenza dei dettagli.

Questo quello che so, so far.

Il Padova Pride Village lancia la campagna nazionale Una volta per Tutti, una campagna di raccolta firme che durerà 6 mesi per una legge di iniziativa popolare per il riconoscimento in Italia delle unioni civili, senza alcuna discriminazione di genere con il sostegno di Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati.

Un’unica proposta di legge sviluppata su tre livelli che chiede al Parlamento italiano il riconoscimento di:

        garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

        un istituto giuridico intermedio per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 

    un ulteriore istituto giuridico che tuteli le coppie omosessuali sul modello della Civil Partnership Act inglese, come già avviene in altri paesi europei tra cui Germania e Regno Unito.

I dati che ho riportato li ho presi dalla cartella stampa scaricabarile dal sito

interpolandoli con quelli che si trovano direttamente sul sito www.unavoltapertutti.it 

Sin dal nome c'è qualcosa che non mi convince in questa campagna.

Una volta per tutti accorda al maschile quel tutti che grammaticalmente dovrebbe essere al femminile.
In quel tutti dobbiamo riconoscerci tutte e tutti, donne e uomini.


Insomma una campagna il cui stesso titolo gronda di maschilismo usando un maschile plurale per indicare tutte le donne e tutti gli uomini.

Complimenti alle creative e ai creativi della campagna. .


Se leggiamo poi le dichiarazioni dell'ala commerciale della campagna, la  Ben&Jerry’s, azienda internazionale di gelati c'è da mettersi le mani nei capelli.
Sempre nella cartella stampa si legge:

L’azienda supporta la campagna con la convinzione “che l’amore tra due persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, vada sempre tutelato e protetto.
I neretti, diversi da quelli del testo originale, sono miei.

Questa frase è ridicolmente discriminatoria.

Invece di dire che l’amore tra due persone è amore, indipendentemente dal loro sesso (assortimento sessuale) si parla di orientamento sessuale.

Quindi quello che caratterizza il mio amore di uomo per un altro uomo non è il mio appartenere al genere umano ma il mio essere omosessuale (o forse bisex?).

Inutile dire che chi parla male pensa male.

D'altronde l'idea di fondo della campagna è sbagliata e ambigua perchè mette insieme cose che insieme non vanno.

E nasconde questa ambigua associazione dietro un funambolico e surrettizio giro di parole:

garanzie e tutele minime alle coppie di fatto, siano esse eterosessuali ed omosessuali, che non possono, o non vogliono, accedere ad alcun istituto giuridico.

I neretti sono nel testo. Il colore rosso è mio per sottolineare ...l'inganno.

Non possono o non vogliono?


Le coppie etero (=formate da persone di sesso diverso)  possono sposarsi (a meno che non siano ancora coinvolte in matrimoni precedenti, ma esiste il divorzio...).
Se non vogliono sposarsi è perchè non credono al matrimonio ma in qualunque momento cambiano idea possono farlo.


Le coppie omo (=formate da persone dello stesso sesso) non possono sposarsi sia che lo vogliano o no.


L'esigenza che nasce per le coppie di fatto, cioè quelle coppie etero che per i motivi già detti non si sono volute\potute sposare riguarda la tutela di tutta una serie di diritti amministrativi (regolare i rapporti personali e patrimoniali relativi alla loro vita in comune, l'assistenza sanitaria, il subentro nel contratto d’affitto o del mutuo, il trapianto di organi e così via) che non hanno nulla a che fare con le vere e profonde radici del matrimonio e con i motivi per cui le persone omosessuali chiedono di poter accedere a questa istituzione.


Secondo i giuristi e le giuriste che hanno presentatore la campagna
il matrimonio sarebbe una serie di tutele,  diritti ed doveri. Ci si sposa per accedere a una serie di obblighi e vantaggi amministrativi.

Dimenticando così il motivo principale che dà sussistenza al matrimonio. Lo so persino io che di legge non so nulla.

Articolo 29 della Costituzione Italiana

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Se la famiglia è fondata su matrimonio si tratterrà di qualcosa di più delle  tutele, i diritti ed i doveri, no?

Forse si tratta del riconoscimento pubblico che quelle due persone costituiscono famiglia,  la cellula base della società così come considerata dalla Costituzione.

Invece come al solito è solo la sfera privata che passa in questa campagna, a anche guardando il  PESSIMO spot che è stato prodotto dove funambolicamente si mettono insieme coppie etero CHE POSSONO SPOSARSI  con coppie OMO CHE NON POSSONO SPOSARSI dribblando tra il posso voglio non voglio dimenticandosi del NON POSSO...



La vita di coppia è sempre e solo privata, fatta di vita insieme in casa, comprata insieme, dove non c'è vita verso l'esterno, verso la società, quella alla quale si chiede il riconoscimento della legittimità della propria unione proprio attraverso quel matrimonio cui le persone di sesso diverso possono accedere.

Non si tratta di sviste ma di una precisa strategia politica che non è affatto di sinistra nonostante tra i firmatari ci siano ben due nomi di spicco di SEL (cosa per la quale non rinnoverò la mia tessera al partito...) ma discriminatoria e filovaticana.


Firmatari di Una volta per Tutti, tra gli altri, la parlamentare Anna Paola Concia del Partito Democratico, Vladimir Luxuria, attrice e scrittrice, Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia, Monica Cerutti, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Rudi Russo, membro esecutivo Italia dei Valori, Gennaro Migliore di Sinistra Ecologia e Libertà, Franco Grillini, responsabile diritti civili Italia dei Valori, i brand manager e brand director di Ben&Jerry’s, Tommaso Vitali e Jochanan Senf, la scrittrice e attrice Lella Costa, Ministro del Governo Prodi per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini.
Noto, en passant, di nuovo l'uso al maschile di Ministro per una donna.
Ma si sa. l'antisessismo della lingua non è di casa in Italia nemmeno  a sinistra.

Con un istituto giuridico diverso dal matrimonio come può la mia unione essere riconosciuta  come famiglia allo stesso modo di quella etero?

Se quello che come persone omosessuali ci accomuna è la discriminazione basta sull'orientamento sessuale una legge ad hoc solo per noi non continua a discriminarci forse, riconoscendoci dei diritti diversi da quelli degli altri uomini e delle altre donne?


Insomma come posso sentirmi uguale agli altri cittadini e alle altre cittadine se non mi viene riconosciuto il diritto di accedere allo stesso matrimonio ma si crea invece un istituto giuridico diverso e ad hoc? Diversa in che? E soprattutto, diverso perchè?

Se questa proposta di legge pensasse solo a un istituto giuridico per il riconoscimento delle coppie che convivono, sulla base della loro vita affettiva, che estenda loro e ai lori figli tutele e garanzie 


la legge sarebbe stata buona  e giusta.

Ma unire a questa legge una legge per il matrimonio tra froci e lesbiche beh vuol dire rinunciare a priori ad aprire il matrimonio, l'unico che esiste, anche alle coppie dello stesso sesso.



A voler essere anche solo pragmatici, in un paese che non è riuscito a votare quell'obbrobrio dei dico con un governo di centro sinistra come si può credere che l'attuale parlamento, ma anche quello prossimo, siano in grado di legiferare su una Civil Parntership solo per le persone omosessuali quando i diritti di questi cittadini e cittadine non sono nemmeno tutelati con l'estensione della legge Mancino?
Mi piacerebbe che chi ha presentato questa campagna di proposta popolare di legge rispondesse a queste e altre domande fatte da chi è più bravo di me con la legge e le leggi.

Che ci spiegassero come pensano che queste tre leggi, se mai venissero promulgate possano davvero aiutare le coppie di fatto etero e omo e le persone che vogliono vedersi pubblicamente riconosciute come FAMIGLIE.


E quanto queste leggi non servano a loro a darsi lustro e visibilità senza dare davvero fastidio ai poteri forti, Vaticano in testa. 

Cambiando tutto perchè tutto resti com'è.


A queste persone, a questa campagna, a questa raccolta di firme, IO DICO NO.


La settimana della cultura arcobaleno la proposta culturale romana di Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib




SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO

Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1)
e il 22 giugno a piazza Farnese


* * * * * PROGRAMMA * * * * *

PUZZLE (http://www.facebook.com/events/317452474996858/)
Collettiva delle artiste Valentina Reale, Marianna Adel Labib,
Angela Infante, Giulia Cacciuttolo, Naomi Collura.
A cura di Esther Ascione e Roberto Stocco.

I PURI E GLI IMPURI
Azzurra Primavera espone le sue foto del World Pride del 2000 a Roma.

PATANE' TI GUARDA
Lucia Patanè espone le sue foto sul Pride.

PRIDE WALL

Opera collettiva, realizzata dei visitatori con i loro ricordi dei Pride, per condividere testimonianze, foto, pensieri, proposte.

***LUNEDì 11 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/376523555730579/

OMOSESSUALITÀ, FAMIGLIA, RELIGIONE


19.00 - Apertura a cura di Roberto Stocco (Arcigay)

19.30 - Presentazione di “Hello daddy!” di Claudio Rossi
Marcelli. Sarà presente l’autore.
Partecipano al dibattito:
- Chiara Lalli, filosofa, autrice del libro "Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay"
- Fabio Annicchiarico, psicologo e psicoterapeuta dell'età evolutiva
- Andrea Rubera, Nuova Proposta
Modera: Luca Telese, giornalista (Il Fatto Quotidiano)

22.00 - Spettacolo teatrale "Il gelo in una stanza" di Flavio Mazzini

*** MARTEDì 12 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/377503102297479/

INTERSESSUALITA’, ETA’ EVOLUTIVA, IDENTITA’, ORIENTAMENTO: DISAGIO, DISCRIMINAZIONE E PREGIUDIZIO


19.00 - Apertura a cura di Francesca Busdraghi (Azione Trans)

19.30 - Dibattito con:
- Luca Trappolin, ricercatore in Sociologia, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FiSPPA - Università degli Studi di Padova)
- Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica (La Sapienza Università di Roma)
- Matteo Villanova, Presidente dell'OLTREE (Osservatorio Laboratorio Tutela Rispetto Emozionale Età Evolutiva - Roma Tre)
- Michela Balocchi, sociologa, Consultorio Transgenere (Università di Firenze)
- Maria Ciccopiedi, psicologa, psicoterapeuta, criminologa
- Massimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali)
Modera: Guido Allegrezza, Coordinamento Arcobaleno

22.00 - Spettacolo teatrale "La may way del baco da seta" di M. Cantarelli, C. Cucinotta, F. Rosetti

*** MERCOLEDì 13 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/369525239762537/

READING DELL’INEDITO
19.00 - Apertura a cura di Daniele Priori (Gay Lib)

19.30 reading delle opere vincitrici del concorso “Inediti”
e dibattito con gli autori.
Moderano:
Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice
Pasquale Quaranta, giornalista

22.00 - Proiezione del film "La Kriptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo. Sarà presente il regista.

*** GIOVEDì 14 GIUGNO ***
http://www.facebook.com/events/247673655332285/

19.00 - Apertura a cura di Imma Battaglia (Di’Gay Project)
19.30 - Presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia con Maria Teresa Meli. Saranno presenti le le autrici.

FEMMINCIDIO: LE RADICI SOCIOCULTURALI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE


20.30 - Dibattito con:
- Giuliana Ruoti, Arcilesbica Roma
- Edda Billi, Presidente AFFI (Associazione Federativa Femminista Internazionale)
- Antonella Montano, psicoterapeuta, direttrice Istituto A.T.Beck
- Imma Battaglia, Di'Gay Project
- Fabrizia Giuliani, Se non ora quando
Modera: Lucia Caponera, Arcilesbica Roma

22.30 - Proiezione del documentario "L’altra altra metà del cielo... continua" di Laura Annibali

*** VENERDì 15 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/340122989393834/

HIV: VITA QUOTIDIANA E CARCERE
19.00 - Apertura a cura di Eugenia Milozzi (Arcilesbica Roma)

19.30 - Dibattito con:
- Adriana Ammassari, infettivologa (INMI L. Spallanzani)
- Antonella Cingolani, infettivologa (Policlinico A.Gemelli)
- Angela Infante, Arcilesbica Roma, Counsellor Malattie Infettive (Policlinico Tor Vergata)
- Eugenia Milozzi, Presidente Arcilesbica Roma, consulente medico Gay Help Line
Modera: Giancarlo Condoleo, Lila

22.00 - Spettacolo teatrale "Koroibos, il dopato di Olimpia" di Gennaro Francione
http://www.facebook.com/events/363091487079821/

*** SABATO 16 GIUGNO ***

http://www.facebook.com/events/457643754261775/

I DIRITTI DELLE PERSONE ARCOBALENO AL TEMPO DELLA CRISI

18.00 - Apertura di Fabrizio Marrazzo (Gay Center)

18.30 - Ddibattito con:
- Francesco Bilotta, docente di Diritti Privato (Università di Udine), Avvocatura per i diritti LGBT - Rete Lenford
- Marco Gattuso, giudice del Tribunale di Reggio Emilia
- Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia (La Sapienza Università di Roma)
- Susanna Lollini, avvocata
- Francesca Busdraghi, Azione Trans
- Salvatore Marra, CGIL Roma e Lazio (Ufficio Nuovi Diritti)
Modera da Massimo Dotto, avvocato civilista

I GIOVANI DEL MOVIMENTO ARCOBALENO: IERI, OGGI, DOMANI
21.30 - Dibattito con
i giovani delle associazioni arcobaleno di Roma
Alice Troise, Gruppo Giovani Glbti* di Firenze
Modera: Renato Mari, Di'Gay Project

*** Gli eventi si terranno negli spazi aperti del Teatro India (nell''Indiateca in caso di pioggia)***


Si presenta così la prima settimana di cultura lgbt (senza q e senza i) di Roma organizzata dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno che non ha ancora un sito dedicato ma solo una pagina facebook, composto dalle associazioni Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib.

Una iniziativa importante e anomala nel panorama italiano fatta "segretamente" in "alternativa" al Pride park degli organizzatori del Pride di Roma 2012 che quest'anno,
come ho già avuto modo di dire si tiene per soli 3 giorni dal 15 al 19 Giugno a Villa Gordiani.

Più attività lgbt nella Capitale, anche in contemporanea, si chiamano pluralismo, ma possono essere viste anche come concorrenza che, tra forze antagoniste che vogliono rivendicare i diritti di una minoranza, forse non è proprio il massimo, politicamente parlando.
D'altronde anche volendo andare a entrambe le manifestazioni tra le serate al centralissimo teatro India e quelle alla decentratissima villa Gordiani credo che i due eventi possano avere un loro pubblico senza rubarselo a vicenda.

I temi trattati alla Settimana arcobaleno sono molto interessanti d'ampio respiro e da seguire tutti.

Purtroppo per motivi personali (venerdì 15 trasloco) non potrò seguire tutte le sere e rendicontarvene. Farò quel che potrò.


Quel che voglio notare ora, senza polemica e senza voler essere distruttivo, ma anzi dando il mio piccolo contributo di esperto in pregiudizi e stereotipi è il linguaggio usato nel descrivere e presentare questi eventi che risente di un profondo maschilismo e patriarcato, talmente radicato ancora nella società e nelle nostre menti tutte, da non essere stato notato nemmeno da chi della lotta ai pregiudizi e alla discriminazione ne ha fatto il proprio lavoro politico.
L'idea di usare i colori rainbow per distinguere ogni serata è efficace ed elegante.

Infatti così vengono presentate le varie serate nel comunicato stampa, che ho preso dal sito di di gay project una delle associazioni promotrici.
 Comunicato stampa
SETTIMANA DELLA CULTURA ARCOBALENO
Incontri e confronti  tra la comunità LGBT e la città di Roma
Dall’11 al 16 giugno 2012 al Teatro India (Lungotevere Vittorio Gassman, 1) e il 22 giugno a piazza Farnese

E’ dedicata a tutti i colori della bandiera Rainbow, simbolo internazionale LGBT, la Settimana della Cultura Arcobaleno, organizzata per la prima volta dalle associazioni del Coordinamento Arcobaleno (Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, Di'Gay Project, Gay Center, Gay Lib), impegnate insieme nella realizzazione di un evento, ad ingresso libero, che rappresenta un importante momento di sintesi politica e artistica nell’azione del movimento, e che mira a contaminare uno spazio all’interno della nostra città – individuato nella suggestiva e accogliente cornice del Teatro India – per confrontarci sui temi di riferimento della comunità LGBT.
L’obiettivo è invitare e coinvolgere tutta la società civile attraverso un percorso di intrattenimento piacevole e stimolante costellato di performance artistiche, dibattiti e presentazioni di libri, declinati in un articolato programma culturale. A curare l'allestimento della manifestazione, che ha ricevuto il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, della Provincia di Roma e dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, provvederà l’organizzazione del Gay Village.

Dall’11 al 16 giugno, a partire dalle ore 19.00 (sabato dalle ore 18.00), i giorni della Settimana Arcobaleno si tingeranno dei colori della bandiera Rainbow, ciascuno associato ad un tema specifico: colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, riservato ad uno straordinario concerto a piazza Farnese.

PROGRAMMA

Lunedì 11 verrà dedicato al colore ROSSO e al tema “Omosessualità, famiglia, religione”, attraverso un dibattito che inizierà dalla presentazione del libro “Hello daddy!” di Claudio Rossi Marcelli e vedrà la partecipazione della filosofa e scrittrice Chiara Lalli, di Fabio Annicchiarico, psicologo dell’età evolutiva e di Andrea Rubera di Nuova Proposta, moderati dal giornalista de 'Il Fatto Quotidiano', Luca Telese.

Martedì 12 si tingerà di ARANCIONE e la discussione si impernierà su “Intersessualità, età evolutiva, identità, orientamenti: disagio, discriminazione e pregiudizio”, con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi, gli psichiatri Vittorio Lingiardi e Matteo Villanova e la psicologa e psicoterapeuta Maria Ciccopiedi. Ospite del dibattito anche Masimiliano Monnanni, Direttore dell'UNAR, che presenterà i risultati della prima indagine ISTAT sull'omofobia in Italia.

Mercoledì 13, serata all'insegna del GIALLO, sarà interamente incentrata sul “Concorso e reading degli inediti”, nato da un'idea della giornalista Delia Vaccarello, e mirato a premiare romanzi, novelle e racconti nel cassetto a tema libero che attendono ancora di essere conosciuti. I più interessanti, previa valutazione della giuria formata da Delia Vaccarello e Pasquale Quaranta, verranno selezionati per una lettura collettiva.

Giovedì 14, VERDE, è dedicato invece alle donne e al tema “Femminicidio: le radici socioculturali della violenza sulle donne”, dibattito che prenderà spunto dalla presentazione del libro “La vera storia dei miei capelli bianchi” di Paola Concia e Maria Teresa Meli e proseguirà con un dibattito cui presenzieranno la leader storica del movimento lesbo-femminista Edda Billi, la psicoterapeuta Antonella Montano, Imma Battaglia, presidente di Di'Gay Project, Fabrizia Giuliani di 'Se non ora quando' e Giuliana Ruoti di Ariclesbica Roma.

Venerdì 15, serata all'insegna dell'AZZURRO a, verterà sul tema “HIV: vita quotidiana e carcere” con la partecipazione delle infettivologhe Adriana Ammassari dell'Istituto Spallanzani e Antonella Cingolani del Policlinico Gemelli, Angela Infante, counsellor Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, Angiolo Marroni, garante dei Diritti dei Detenuti della Regione Lazio, ed Eugenia Milozzi, consulente medico della Gay Help Line e presidente di Arcilesbica Roma.

Sabato 16 è infine dedicato al colore VIOLA e vuole affacciarsi sul futuro con due dibattiti: il primo su “I diritti della comunità arcobaleno al tempo della crisi”, che coinvolgerà Francesco Bilotta di Avvocatura per i Diritti LGBT - Rete Lenford, Carlo D'Ippoliti, ricercatore di Economia, il giudice Marco Gattuso, l'avvocato Susanna Lollini, Francesca Busdraghi di Azione Trans e Salvatore Marra, della CGIL (Ufficio Nuovi Diritti); il secondo su “I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani”, che vedrà coinvolti i rappresentanti dei gruppi giovanili delle associazioni arcobaleno romane e Alice Troise del Gruppo Giovani Glbti* di Firenze.

A rendere spumeggiante la Settimana si susseguiranno, oltre ai dibattiti, appuntamenti di cinema (con “La kriptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo e “L'altra altra metà del cielo... continua” di Laura Annibali) e di teatro (“Il gelo in una stanza” di Flavio Mazzini, “La my way del baco da seta” di Cantarelli, Rosetti, Cucinotta, “Koroibos, il dopato di Olimpia” di Gennaro Francione), oltre a gradevoli aperitivi e momenti conviviali, con magnifica musica in sottofondo, mirabilmente orchestrati dal bar del Teatro India.

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni, che avranno a disposizione stand dedicati alle proprie attività, saranno le opere di Puzzle, una collettiva delle artiste Valentia Reale, Marianna Adel Labib, Angela Infante, Giulia Cacciuttolo e Naomi Collura, e le immagini delle mostre fotografiche di Azzurra Primavera e Lucia Patanè dedicate al Pride, che verranno disposte su un evocativo e gioioso muro amarcord, il Pride Wall, sul quale anche i visitatori potranno esporre i propri ricordi di quell’ormai lontano e ineguagliabile evento.

“Ci auguriamo - sottolineano gli organizzatori - che da questa settimana di colori e da questa fruizione alternativa di uno spazio pubblico possa ripartire non solo il dibattito al’interno del movimento lgbt, ma soprattutto possa scaturire un nuovo impegno dell’associazionismo al servizio della società, soprattutto alla luce di una crisi che sta costringendo tutti noi a complesse riflessioni sulla centralità dei diritti nella vita delle persone. E sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro”.


Trovo agghiacciante però quella metafora sui colori che nella simbologia rappresentano la diversità e la mescolanza e che trovano la loro sintesi nel bianco - simbolo dell’annullamento delle differenze - cui è dedicato l’ultimo giorno della manifestazione, che si chiuderà con un concerto a piazza Farnese.


Annullamento delle differenze mi sa tanto di totalitarismo nazi-comunista, dove siamo tutti uguali per decreto statale.
Io non sono uguale ad altri gay o altre lesbiche figuriamoci se mi sento uguale alle persone etero o alle persone trans.
Si tratta certamente di una metafora sfuggita di mano perchè la settimana arcobaleno non è stata certo pensata per la cancellazione delle individualità.

Però, a essere maligni, l'idea di società multiculturale (meticcia) è un concetto di sinistra mentre nel coordinamento c'è gay lib che sta proprio su altre posizioni, nel cui sito, detto per inciso, della Settimana Arcobaleno, so far, non c'è traccia, così come su quello di Azione trans  che però, a differenza di Gay Lib aggiornato alle ultime ecolalie di Oliari - sospendere il pride di Bologna per via del terremoto, Dario Accolla è insomma in ottima compagnia...-, è fermo al 2010...

Nei siti di tutte le altre associazioni facente parti del coordinamento invece alla settimana viene dato ampio riscontro.

Fa davvero piacere leggere nel documento di presentazione della Settimana sono proprio le persone - e non le ideologie, le appartenenze, le categorie, gli steccati - che vorremmo porre di nuovo al centro del nostro sistema di valori. E’ questo il
momento di rielaborare l’universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità: ma sempre con una visione unitaria e aperta al confronto che ha come obiettivo condiviso e auspicato quello di uscire da questa empasse economica, politica e sociale, per riappropriarci – insieme – di tutti i colori del nostro futuro.


Purtroppo però nel comunicato stesso l'intenzione di rielaborare l’ universo concettuale collettivo, dal punto di vista delle nostre multicolori differenze e delle nostre multiformi unicità non è agito visto che il comunicato è banalmente sessista.

Dove banalmente non vuole sminuire la gravità del suo essere sessita e maschilista ma sottolineare come su poteva approntare facilmente un comunicato di altro respiro.

Scorrendo il programma si notar il sessismo, per esempio, addirittura nel titolo di uno dei due incontri di sabato, I giovani della comunità arcobaleno: ieri, oggi, domani accordato solo al maschile, che si poteva risolvere sostituendo il sostantivo maschile

giovani col sostantivo gioventù (oltre al classico i giovani le giovani).

Altri esempi sessisti e maschilisti sono presenti qua e là nella descrizione dei partecipanti ai dibattiti:

con importanti studiosi come i sociologi Luca Trappolin e Michela Balocchi

non solo accordato al maschile ma con l'uomo che precede la donna che può diventare benissimo
con importanti studiose e studiosi come Michela Balocchi e il sociologo Luca Trappolin

Altri esempi:

Ad accogliere gli ospiti, oltre ai volontari delle associazioni

sempre e solo accordati al maschile... che si possono sostituire con

le ospiti e gli ospiti e le volontarie e i volontari.

così come, poco dopo,

sul quale anche i visitatori


o

sottolineano gli organizzatori

per i quali non suggerisco le ovvie modifiche da apportare.

Come ho specificato nella lettera che ho scritto in mailing list quando mi è arrivato il programma, ribadisco qui che se noto questi orrori non è per pignoleria ma perché sono convinto che una lingua meno sessista e maschilista si possa e si debba praticare, pur
considerando questi piccoli accorgimenti un primo timido segno della volontà di muoversi in questa direzione.

In mailing invece non ho ottenuto risposta, segno evidente che l'argomento non viene considerato così importante. Solo Michela Balocchi mi ha scritto (su Faccialibro) raccontandomi della sua stanchezza di una lotta senza fine per modificare tanti scritti tutti

colpiti dallo stesso maschilismo.

Questo era un contributo che avrei dato molto volentieri al Coordinamento, anche gratis.
Mi spiace che tra le persone delle associazioni che hanno organizzato questa Settimana della Cultura Arcobaleno a nessuna sia venuto in mente di sottoporre il testo per de-sessisticheggiarlo (lo so è un neologismo orrendo non lo userò mai più) non dico necessariamente a me, ci sono tantissime altre persone che potevano farlo, molto
meglio di me, ma vedo che nessuno lo ha fatto, allora mi propongo ufficialmente come revisore antisessista dei testi di presentazione!

Così oltre ad accusarmi di essere passato al nemico (io di sinistra che clicco mi piace su faccialibro alla partecipazione di Imma Battaglia!),  di aver rubato il nome del mio blog a Mario Mieli (niente diritto di citazione in certe menti...) adesso potete anche accusarmi di farmi pubblicità!

Buona settimana della cultura arcobaleno a tutte!

E basta.

E non è un'allusione maligna (e sbagliata) all'orientamento sessuale maschile.

E' un esperimento che voglio fare per vedere se ad usare il femminile come genere universale i maschietti (magari gli stessi che criticano il mio spirito antisessista) si risentono...