martedì 1 maggio 2012

Unonini civili o coppie di fatto? Sulla PROPOSTA DI DELIBERA DI INIZIATIVA POPOLARE per la "familgia di fatto".

Ieri ho visto un poster, orrendo, per le vie del centro (via Conte Verde e limitrofe). Il poster sensibilizza il passante sulle famiglie di fatto con lo slogan teniamo famiglia.

Il poster, che sulla rete non trovo, è davvero mal concepito, peggio sviluppato e di una qualità grafica indecente.


I colori usati e abbinati nel poster rosso e celeste giallo e rosso si contrappongono più che essere complementari. In ogni caso creano un fondo astratto, inesistente.

Le due coppie ritratte sono avulse da qualunque luogo sociale, casa, lavoro, giardino, manifestazione, museo. Contano solo le persone non la socialità non la città in cui vivono.

Almeno una delle due foto sono scelte tra quelle che si trovano nel blog che, oltre a raccogliere le firme, chiede a chiunque voglia sostenere la campagna di partecipare condividendo una propria foto.

Quale foto sono state scelte?
Guardiamo le coppie.
In primo piano sula sinistra una bionda e un ragazzo occhialuto.
Lei  è incinta, lui le tiene una mano sul pancione.

La mano sulla pancia è intima ma lui potrebbe anche essere un amico o il fratello.
La coppia non si bacia.
Sono ripresi frontalmente, lui è dietro di lei, è come se la sostenesse, moralmente, è come se dicesse ho contribuito a questa donna incinta che però vale da sola è lei che ha il pancione.

Ecco la foto originale
A parte l'inversione destra e sinistra per motivi grafici lo scontorno ha cancellato il giardino in cui  Chiara, Luca ed Emma (nella pancia) come si legge sul blog si trovano.
Una bella foto rovinata da una intrusiva rielaborazione grafica.












Sullo sfondo a destra una coppia di ragazzi. Il primo ragazzo di etnia non europea è di tre quarti l'altro lo cinge a dietro e stenta a dargli un bacio. Il rimo ragazzo sembra come irrigidito non sembra molto preso dal bacio che il suo compagno (ragazzo, fidanzato) gli sta cercando di dare.

Non sono riuscito a trovare la loro foto sul blog

Amor sacro (in primo piano)  e amor profano (in secondo piano).
Amore procreativo (squisitamente etero) e  amore sensuale squisitamente gaio.

Non mi esprimo sulla fotogenia delle coppie perchè sono coppie reali e non modelli ma il senso generale che mi dà questo poster è di tristezza, squallore. Non certo per il sorriso di chiara, né per la dolcezza di Luca ma per la composizione grafica, il lavoro di scontorno, i colori usati, la composizione generale del poster.

Insomma diciamola tutta ma a chi verrebbe di equiparare la bella coppia in dolce attesa con quei due manichini sullo sfondo?



Il poster vuole pubblicizzare una proposta di delibera di iniziativa popolare da presentare al comune di Roma nella quale si legge 


REGOLAMENTO PER IL RICONOSCIMENTO DELLE UNIONI CIVILI


Ai fini della presente deliberazione si intende per unioni civili “un insieme di persone legate da vincoli affettivi coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune” (articolo 4 comma 1 ai sensi D.P.R. 223/1989, Nuovo Regolamento anagrafico della popolazione residente).

I neretti sono miei.

Un insieme di persone? Anche più di due?

Io di legge capisco poco ma questa definizione, al plurale, mi sembra vaga e politicamente attaccabile.

In cosa consiste il riconoscimento delle unioni civili?
nello stesso articolo 1 si legge

Il Comune provvede, attraverso singoli atti e disposizioni degli Assessorati e degli Uffici competenti, a tutelare e sostenere le unioni civili, al fine di superare situazioni di discriminazione, favorire pari opportunità, integrazione e lo sviluppo nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio.
Le aree tematiche entro le quali gli interventi sono da considerarsi prioritari sono:
casa;
sanità e servizi sociali;
giovani, genitori e anziani;
sport e tempo libero;
formazione, scuola e servizi educativi;
diritti e partecipazione.
Gli atti dell'Amministrazione devono prevedere per le unioni civili pari condizioni di accesso ai servizi ed alle attività promosse in ciascuna delle aree tematiche sopra indicate, con particolare attenzione alle condizioni di svantaggio economico e sociale.
Quindi se capisco bene questa delibera vuole l'estensione di servizi (?) e attività promosse nelle aree sopra indicate anche alle unioni civili.

Si parla di servizi e attività promosse dal comune.

Ora, io di legge capisco poco, ma e qualcuno mi corregga se sbaglio, questa deliebera serve per far partecipare anche le coppie di fatto all'assegnamento delle case popolari, cosa che succede già in molti comuni di Italia dove le amministrazioni stesse hanno preso iniziativa in questo senso.


Però questo non è un vero riconoscimento delle unioni civili, perchè, così come è spiegato, questo riconoscimento amministrativo non comprende alcuni diritti fondamentali riconosciuti solo ai membri di una famiglia.
Classico esempio e nemmeno gaio se no poi mia sorella dice che parlo solo di froci.

Mio zio ha avuto tre figli dalla sua compagna con la quale non si è sposato perchè solo separato e non divorziato dalla moglie. Quando ebbe un infarto la sua moglie, aveva diritto legale ad assisterlo  in ospedale la sua compagna poteva essere tenuta fuori a discrezione di medici e infermiere.

Ora mi chiedo il Rilascio di attestato di famiglia anagrafica alle unioni civili basate su vincolo affettivo
previsto dall'articolo due di questa proposta di delibera popolare  cioè
attestato di "famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo" inteso come reciproca assistenza morale e materiale, ai sensi dell'articolo 4 del Regolamento anagrafico, in relazione a quanto documentato dall'Anagrafe della popolazione residente (D.P.R. 223/1989).
L'attestato è rilasciato per i soli usi necessari al riconoscimento di diritti e benefici previsti da Atti e Disposizioni dell'Amministrazione comunale.
riconosce anche il diritto di assistere in ospedale?Di visitare in carcere? di subentrare nel contratto? di percepire la reversibilità della pensione?

Temo di no.

Allora a cosa serve? Al di là del suo significato simbolico lottare per ottenere questo riconoscimento non è controproducente?

Non permette a chi si oppone all'estensione del matrimonio anche alle copie dello stesso sesso di dire: "Che volete? Avete avuto anche i registri..."?


 Insomma mi sembra che si sovrappongano cose diverse che vanno tenute diverse.

1) un conto è la discriminazione per il sesso, perchè è il sesso  e non l'orientamento sessuale, come si dice erroneamente, che vieta il matrimonio gay (infelice definizione).

Il matrimonio non è consentito tra persone dello stesso sesso.
L'orientamento sessuale non c'entra nulla.
Infatti io gay e una ragazza lesbica possiamo sposarci anche se siamo notoriamente omosessuali e nessuno può impedire il matrimonio (civile, l'unico che per me ha valore, non religioso).

Non è una questione di forma ma di ragionamento.

Due donne che si sposano non sono necessariamente lesbiche possono anche essere bisex.
In ogni caso quel che dà diritto a un uomo e una donna di sposarsi non è l'orientamento sessuale ma proprio la differenza dei sessi, procreativamente intesa. Ecco la vera discriminazione. E' in base al sesso. Siccome due persone dello stesso sesso non possono procreare queste non possono sposarsi. L'orientamento sessuale non c'entra niente.
Oscar Wilde, Cole Porter e tanti nostri amici si sono potuti sposare e hanno fatto figli anche se erano omosessuali (bisessuali).

La semplificazione o, meglio, lo slittamento semantico da discriminazione in abse al sesso e discriminazione in base all'orientamento sessuale nasce dall'implicata constatazione (errata) che se due uomini o due donne si sposa sono omosessuali. Invece possono essere bisex. A meno che non si vedano i matrimoni di Wilde e Porter come delle coperture per nascondere la propria vera natura omosessuale. E questa sì è una discriminazione in base all'orientamento sessuale. O sono etero o sono gay e se dimostro di essere entrambi beh una delle due è finta... !!!! E' la sindrome di Linneo dobbiamo catalogare tutti e la bisessualità non è una scelta dignitosa, o sei gay o sei etero, tertium non datur, in barba alla gente che è per la maggior parte bisex (stando a Kinsey...) e una non scelta. Ma chi lo dice

Lo stigma ce l'abbiamo nel sangue, tutte.



Da questo punto di vitata le unioni civili non contribuiscono al riconoscimento del diritto a sposarsi qualunque sia il sesso (di nuovo non l'orientamento sessuale) del partner. Ribadiscono anzi la differenza con il matrimonio istituendo un istituto giuridico (o come diavolo si dice) ad hoc che nel momento stesso in cui dà dei diritti non tramite il matrimonio conferma che il matrimonio è un'altra cosa.

Adesso con il massimo rispetto per le coppie etero che non si sposano loro possono comunque farlo le coppie omosessuali no...

Quindi cui prodest?

2) Un altro conto è riconoscere alle coppie di fatto alcuni diritti finora di esclusivo appannaggio delle coppie sposate.

Ma allora mi chiedo perchè estendere i diritti solo alle coppie non sposate che si amano? Cioè perchè ricosnocere dei diritti amministrativi solo alle coppie basate su vincolo affettivo?

Tra l'altro la definizione di vincolo affettivo come reciproca assistenza morale e materiale non è troppo vago?

Amare non vuol dire (solamente) dare reciproca assistenza morale e materiale.

Non si capisce se si vuole riconoscere che le coppie conviventi amano come quelle sposate o se , al contrario, esistono forme di convivenza non basate sul vincolo sessual-sentimentale.

Le unioni civili dovrebbero asserire che certi diritti amministrativi vanno estesi anche a coppie basate su relazioni di amicizia che sono parimenti basate sulla reciproca assistenza morale e materiale. 
 

Perchè se io e il mio amico col quale non scopo ma condivido la casa non solo per convenienza economica ma per affinità elettive non possiamo subentrare al contratto ?

 Insomma, da un lato si tratta di riconoscere anche alle persone dello stesso sesso il diritto a mettere su famiglia e che quella famiglia ha la stessa legittimità giuridica e morale di quella etero.

L'unico modo per farlo è estendere l'attuale matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso.

Un istituto equivalente non ottiene lo stesso effetto perchè si crea qualcosa di diverso che si equipara confermando nel momento stesso che uguale non è altrimenti si userebbe lo stesso istituto e non se ne creerebbe uno ad hoc.
E' come se per far sposare due persone di diversa etnia si ricorresse al razzimonio invece che al matrimonio che rimane solo per le persone della stessa etnia.



Se ci arrivo io che di legge ne capisco poco perchè non ci arriva chi propone queste "leggi"?.


E adesso ditemi pure dove ho sbagliato...

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono molto d'accordo con varie cose che scrivi, prima fra tutte la frase in cui dici che la fine dell'esclusione dal matrimonio civile è l'unica soluzione per una eguaglianza vera.

Mi trovo però un po' meno d'accordo su altri punti...

Per es su come considerare i provvedimenti sulle famiglie/coppie/unioni di fatto: non sono concepiti e proposti come soluzione alla questione eguaglianza; sono concepiti e proposti come strumenti, riconoscimenti, tutele, in più per i nuclei affettivo-familiari al di fuori del matrimonio... fra essi anche le coppie dello stesso sesso, che in tal modo otterrebbero intanto una prima forma di riconoscimento e tutela.
La tiritera dell'istituto cosiddetto equivalente inteso come soluzione alla questione eguaglianza viene tirata fuori spesso e volentieri dai sostenitori di un altro tipo di provvedimento: la partnership "apposita" per coppie dello stesso sesso, come quella danese o inglese... e qui torniamo al fatto che la fine dell'esclusione dal matrimonio civile è l'unica soluzione per una vera eguaglianza.

La campagna per l'emissione dell' "attestato" di "famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi" si fonda interamente su norme già esistenti e in vigore da ben 23 anni le quali riconoscono le persone (2 o 3 o 4...o anche 1 sola) che convivono per motivi matrimoniali, di parentela, di adozione, o semplicemente affettivi, in quanto "famiglie anagrafiche" e in quanto abilitate a ottenere un generico "certificato di famiglia anagrafica" nonché -sotto autorizzazione del Sindaco del comune di residenza- qualsiasi eventuale altro "certificato" oppure "attestato" mirante a specificare meglio la loro situazione.
Vedi il D.P.R. 223/1989, artt 4 e 33.

Talvolta le campagne per sto "attestato" vengono fatte in modo assurdo e ingannevole verso gli stessi conviventi (per es gli si fa credere che sono Registri, mentre i Registri sono altra cosa, o gli si fa credere che non solo specifichino ma "istituiscano" il riconoscimento di famiglia anagrafica mentre tale riconoscimento c'è già da 23 anni).

Io mi auguro che i Comuni di Roma e Milano seguano l'esempio di Napoli e quindi facciano entrambe le cose: emettano tale "attestato" e istituiscano il Registro delle Unioni Civili.

Sul carattere discriminatorio della limitazione del matrimonio alle sole coppie uomo-donna, sono sulla stessa lunghezza d'onda dei movimenti lgbt del resto del mondo e quindi oltre la discriminazione per sesso, che non metto in discussione -a maggior ragione quando si tratta di bisessuali-, rilevo anche la quella per orientamento sessuale. Il matrimonio nella nostra civiltà non è un legame tra estranei o tra semplici amici, è l'istituzione che sancisce, celebra e rende opponibile a terzi la fusione della propria esistenza con quella della persona della propria vita; non ci si sposa col proprio commercialista o col proprio pasticciere di fiducia, né col proprio miglior amico: ci si sposa con la propria "dolce metà"... è un fatto oggettivo che se sei gay la tua dolce metà sarà necessariamente una persona del tuo stesso sesso ergo in Italia se sei gay il riconoscimento matrimoniale ti è precluso a priori; se sei etero no. Se poi un gay dichiara che la propria dolce metà è una donna e vuole sposarla, lui in quel momento anche se non lo vuole ammettere sta facendo finta di fronte all'intera nazione di essere o etero innamorato di una donna o bisex innamorato di una donna... ma questa sua finta non toglie che ai gay di questo Paese, quindi alle persone la cui dolce metà sarà necessariamente una persona del proprio sesso, è negato il riconoscimento di matrimonio.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

La pensiamo allo stesso modo su quasi tutto. Solo su un punto non mi trovo d'accordo con te quando non riconosci legittimità alla bisessualità e dici che un bisex finge. Ecco io su questo non sono proprio d'accordo. Non è vero che è l'orientamento sessuale a impedire il matrimonio ma solo l'assortimento della coppia, sono due cose diverse. Se fosse vero quello che dici tu io gay non potrei sposare una lesbica...

in quanto alla familgia anagrafica è troppo debole per riosncere legittimitò alle unioni dello stesso sesso e secodno me impedisce l'ottenimento dell'unico risultato da chiedere l'estensione de matrimonio anche alle persone dello stesso sesso (non anche "ai gay" è un modo contorto di spiegarsi... perchè ci sono anche le presene bisex che tu ci creda o no).

Anonimo ha detto...

@ Alessandro Paesano...

Trovo ottimo che concordiamo su quasi tutto.

A me però non pare di aver mai negato legittimità alla bisessualità, né di aver detto che un bisex finge, né di aver affermato che nelle attuali norme che disciplinano l'accesso al matrimonio civile vi è "solo" la discriminazione per orientamento sessuale e non quella per sesso; al contrario... ho concordato, e concordo, pienamente con te sul fatto che ci sono bisex che convolano, o desidererebbero convolare, a giuste nozze e ho concordato, e concordo, al 100 % con te laddove, parlando delle norme che disciplinano l'accesso al matrimonio, fai notare l'esistenza della discriminazione basata sul sesso; le cose che ho voluto dirti su questo tema della discriminazione matrimoniale sono relative al fatto che "oltre" alla discriminazione per sesso vedo "anche" quella per orientamento sessuale e relative al fatto che laddove un gay -non quindi un bisex ma un gay (!)- si presenta in municipio con una donna, sta letteralmente fingendo di fronte alla nazione o di essere un etero innamorato di una donna o di essere un bisex innamorato di una donna; a questo anche se non vuole ammetterlo.

Penso anch'io che questi provvedimenti comunali riguardanti le famiglie anagrafiche basate su vincoli affettivi siano deboli. Li trovo anche umilianti e letteralmente da presa per il culo laddove vengono presentati e spacciati per quello che non sono, per es. per Registri delle Unioni Civili o per istitutivi del riconoscimento stesso di famiglia anagrafica, che in realtà esiste già da ben 23 anni.
E' altrettanto vero comunque che i Comuni, naturalmente nei limiti delle proprie competenze, possono impegnarsi a trattare chi riceve l'attestato di cui parli nel post e, a maggior ragione, gli iscritti ai vari Registri, allo stesso identico modo delle coppie unite in matrimonio civile... quindi direi che, se approvati e gestiti a dovere, questi provvedimenti comunali possono rivelarsi molto utili. Un po' come, a livello nazionale, si rivelerebbe molto utile una riforma "alla francese" riguardante concubinato e PaCS.

Restando in tema di realtà esistenti al di fuori del matrimonio, continuo a non vedere come il provvedere al riconoscimento e a una maggiore tutela di tali realtà possa costituire un "impedimento" alla fine della discriminazione matrimoniale; certamente c'è chi è pronto a utilizzare qualsiasi riconoscimento e qualsiasi tutela in più acquisita dalle coppie dello stesso sesso come arma contro la richiesta di inclusione nel matrimonio civile, ma questo rappresenta un pericolo reale principalmente laddove vengono creati istituti simil-matrimoniali appositi per coppie dello stesso sesso, atti per loro natura a surrogare la loro libertà di matrimonio, a rappresentare una sorta di "soluzione" alla questione "matrimoni gay", vedi appunto la partnership danese o inglese o tedesca- non laddove si attua una riforma generale che, ben lungi dal proporsi come "soluzione" alla questione "matrimoni gay", conferisca maggiore dignità e tutele legali ai nuclei esistenti nella società che per i motivi più vari non si riconoscono nel legame di tipo matrimoniale.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

"impedimento" magari è una parola forte ma credo che illudano e non diano risultati. Hanno un valore simbolico ma non concreto e tolgono energie all'unica lotta da seguire, secondo me, beninteso, quella per l'allargamento del matrimonio. Per il resto la pensiamo uguale su tutto.

Ma a te il poster di teniamo famiglia piace?

Anonimo ha detto...

Il poster? Diciamo che non mi dispiace; non lo trovo brutto, tanto meno indecente.
Poteva essere stato fatto meglio? Forse. Probabilmente. Ma non credo che sia un problema molto grave e tanto meno irrimediabile... problema molto grave e potenzialmente irrimediabile è che la proposta di delibera per la quale ci si batte, al contrario di come talvolta viene detto, non mira per niente a istituire il Registro delle Unioni Civili e, se approvata così come è, non garantirà di per sé nessun diritto dato che non contiene nessunissimo impegno da parte del Comune a trattare i destinatari dell'attestato in modo paritario rispetto alle coppie sposate (la proposta di delibera, ricalcata su quella approvata tempo fa a Torino, contiene meramente un vago indirizzo politico di intervento e un elenco di ambiti prioritari in cui attuare i non ben specificati interventi).

Nella delibera che a Firenze ha istituito il Registro delle Unioni Civili, invece, c'è scritto: "Nell'ambito delle proprie competenze, il Comune si impegna ad assicurare alle coppie unite civilmente l'accesso ai procedimenti, benefici e opportunità amministrative di varia natura, alle medesime condizioni riconosciute dall’ordinamento alle coppie sposate e assimilate".

Per quanto riguarda, nel discorso più generale, l'utilità e le conseguenze varie degli interventi in favore delle realtà extra-matrimoniali... non penso tu abbia del tutto ragione: l'attestato approvato a Padova è unicamente simbolico, il Registro approvato a Palermo è unicamente simbolico, non il Registro approvato a Firenze (vedi quanto ho riportato sopra) e, a maggior ragione, non una eventuale riforma "alla francese" su concubinato e Pacs. Una delle varie proposte di legge presentate il Parlamento da Anna Paola Concia prevede proprio l'istituzione del Pacs senza discriminazioni basate sul sesso: leggendo la proposta puoi constatare che ai "pacsati" verrebbe riconosciuta: la possibilità di Comunione legale dei beni; l'equiparazione ai coniugi in materia di successioni; l'equiparazione ai coniugi in materia di lavoro (graduatorie occupazionali, categorie privilegiate di disoccupati, concorsi pubblici, ecc); l'equiparazione ai coniugi in materia di disciplina fiscale, previdenziale e pensionistica, ivi compresa la pensione di reversibilità; l'equiparazione ai coniugi sulle decisioni per la salute del partner, sull'assistenza sanitaria e penitenziaria; la cittadinanza italiana del partner straniero pacsato dopo 5anni.
Testo (PDF) della proposta: Relazione introduttiva + Articoli: http://goo.gl/E9Wnt

Può anche essere che il Pacs tolga in qualche maniera energia alla lotta per l'allargamento del matrimonio... in Francia comunque questo non mi sembra sia avvenuto molto, tant'è che il movimento lgbt francese è stato in grado di portare definitivamente il centro-sinistra nazionale a dire sì all'allargamento del matrimonio civile nel 2004 quindi poco tempo dopo l'entrata in vigore del Pacs. Il problema che dici tu si verifica principalmente laddove vengono create nozze ghetto per coppie dello stesso sesso (aka partnership apposita per coppie dello stesso sesso)... vedi in Inghilterra, Danimarca e Svezia, Paesi in cui -non a caso- i centro-sinistra si sono rifiutati di abbracciare la causa dell'allargamento del matrimonio civile per caterve di anni dopo l'entrata in vigore delle nozze ghetto.

Justin

Anonimo ha detto...

PS -

Mi è stata fatta notare la frase della proposta di delibera: "tutelare e sostenere le unioni civili, al fine di superare situazioni di discriminazione, favorire pari opportunità, integrazione e lo sviluppo[...] Gli atti dell'Amministrazione devono prevedere per le unioni civili pari condizioni di accesso ai servizi ed alle attività promosse in ciascuna delle aree tematiche sopra indicate,..." - mi sembra un linguaggio che, rispetto a quello molto netto e omnicomprensivo del Registro di Firenze, è abbastanza vago e anche limitante; tra l'altro c'è da scommettere che alcuni promotori oppure sostenitori dell'iniziativa saranno con tutta probabilità disposti ad annacquare ulteriormente se non a svuotare in toto tale linguaggio mantenendo il sorriso sulla bocca e per giunta gridando, paradossalmente, all'approvazione del "registro" e all'eguaglianza tra coppie di fatto e coppie sposate... come è avvenuto negli scorsi anni a Torino (di queste cose c'è secondo me da preoccuparsi, non tanto della rappresentatività o della bellezza di qualche manifesto).

Hai letto la proposta di legge per il PACS? Che ne pensi di quello che ti ho fatto notare in merito a quanto accaduto in Francia dopo la sua approvazione?

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Non credo che in Francia si avrà presto l'allargamento del matrimonio proprio perchè ci sono i pacs.

Credo che laddove si sia creato un istituto ad hoc solo per coppie dello stesso sesso anni dopo si sia giocoforza giunti all'allargamento del matrimonio proprio perchè l'istituto equivalente è discriminatorio. Con questo non voglio certo dire che sono favorevole all'istituto equivalente.

in ogni caso sono due letture legittime. L'importante è non confondere i piani

tu parli di tutta una serie di privilegi (scusa non mi viene una parola più esatta) che i pacsati avrebbero propri come le coppie sposate.


la grossa contraddizione è che se i pacs valgono per tutti rimane la discriminazione: gli etero possono scegliere tra matrimoni e pacs gli e le omosessuali solo i pacs.

Io credo che il motivo principale per sposarsi non siano quei privilegi ma il riconoscimento pubblico che quelle due perone sono una coppia e una famiglia.

Pacs e matrimoni rispondo a esigenze diverse. Non facciamo che i gay e le e lesbiche debbano accontentarsi dei pacs.

Tutti debbono poter accedere al matrimonio. e chi non vuole deve avere garantiti almeno certi diritti fondamentali. ma il matrimoni è uno e uno solo. I pacs sono altro.

io temo che se mai in italia ottenessimo dei pacs alla francese di matrimonio non si parlerebbe per altri 20 anni...

Anonimo ha detto...

@ Alessandro Paesano...

Non vedo come tu faccia ad affermare che in Francia non si arriverà presto al matrimonio... In Francia l'allargamento del matrimonio -e dell'adozione di bambini- è promesso nero su bianco nel Programma di governo del favorito di queste elezioni, cioè di Hollande, e del suo PS. Nel sito della campagna elettorale l'allargamento del matrimonio e dell'adozione viene promesso entro il primo anno di legislatura; lo stesso Hollande, parlando ai vari media, ha garantito che, se eletto, permetterà alle coppie dello stesso sesso di contrarre matrimonio civile e adottare bambini entro primavera 2013. Stessa cosa l'aveva promessa Segolene Royal nel 2007, con anche in quell'occasione un programma che parlava chiaro.

Scrivi: "Credo che laddove si sia creato un istituto ad hoc solo per coppie dello stesso sesso anni dopo si sia giocoforza giunti all'allargamento del matrimonio proprio perchè l'istituto equivalente è discriminatorio".
In realtà è accaduto proprio l'opposto: l'istituto 'equivalente' solo per coppie dello stesso sesso ha scoraggiato e rinviato sine die il sì all'allargamento del matrimonio, proprio perché a quel punto la questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso risultava a chiunque "chiusa", a suo modo "risolta", dal surrogato del matrimonio destinato alle coppie dello stesso sesso. Lo mostra l'esperienza di tutti i Paesi del nordeuropa (Svezia, Norvegia, Danimarca, Inghilterra,...); Paesi in cui -come ho fatto notare sopra- gli stessi schieramenti 'progressisti', di centrosinistra, hanno aspettato una caterva di anni prima di appoggiare l'idea di allargamento del matrimonio. In Svezia, per farti un esempio, la partnership solo per coppie dello stesso sesso è stata approvata nel 1995... il Partito Socialista di Svezia ha aspettato fino al 2005-2006, due minuti prima di andarsene all'opposizione, per dire sì all'idea di allargare il matrimonio alle coppie dello stesso sesso; il contrasto con le dinamiche francesi direi che è evidente, così come è evidente il contrasto con quanto avvenuto in Olanda, Paese in cui nel 1998 fu approvata una avanzatissima Partnership per tutti, quindi aperta anche agli eterosessuali, e solo 2 anni dopo fu approvato l'allargamento del matrimonio civile.

Sono molto d'accordo quando dici:
"il motivo principale per sposarsi non siano quei privilegi ma il riconoscimento pubblico che quelle due perone sono una coppia e una famiglia"
Esatto: il riconoscimento unico, speciale, che dà il matrimonio.

Infine mi scrivi: "io temo che se mai in italia ottenessimo dei pacs alla francese di matrimonio non si parlerebbe per altri 20 anni"... mm non so, ma se davvero credi questo aggiungine altri 20 nell'ipotesi che venga disgraziatamente approvata la partnership inglese-danese; se se l'Inghilterra ci sta mettendo un intero decennio per per passare dalla partnership apposita per coppie dello stesso sesso all'allargamento del matrimonio, se la Danimarca ci sta mettendo ben ventidue-ventitre anni per passare dalla partnership apposita per coppie dello stesso sesso all'allargamento del matrimonio, immaginiamoci quanti anni ci metterebbe l'Italia.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Non ho capito perchè ti scaldi di tanto.

Io ho solo espresso una mia idea e ho subito aggiunto:

"in ogni caso sono due letture legittime. L'importante è non confondere i piani"

Per quanto riguarda l'adozione di leggi ad hoc solo per coppie gay non è una cosa che mi auguro né che ho mai auspicato, quindi non capisco perchè devi convincermi che non vanno bene quando io non le ho mai prese in considerazione.

In quanto alla Francia aspettiamo che il nuovo presidente vinca, poi aspettiamo le elezioni del parlamento poi infine ne riparliamo...

Mi sembra che stai facendo una polemica che non ha senso visto che tutti e due pensiamo che la centralità sia il matrimonio , lo stesso matrimonio, per tutti. Il resto sono dettagli.

pensavo che ci stessimo scambiando idee opinioni e confrontando letture su come vanno le cose in questo campo.

Mi accorgo invece che per te è importante avere ragione.

Allora HAI RAGIONE TU e io torto.

Contento adesso?

Buona vita!

Anonimo ha detto...

Ma no, Alessandro... io ti ho risposto in tutta felicità e serenità, mai da nessuna parte mi sono in alcun modo scaldato o ho inteso fare polemiche o aver ragione a tutti i costi.
Il mio intendeva, e intende, essere un dialogo molto sereno e tranquillo; magari approfondito e lungo, forse, ma d'altra parte il tema, come dimostrano i tuoi post molto riflessivi, merita.

Mi spiace tu abbia inteso in modo diverso.
Le mie parole, di prima e di adesso, sono solo di confronto e scambio di idee, confutazione di argomenti, ma non di scontro.

E' verissimo che entrambi pensiamo che il matrimonio, e solo il matrimonio, significa eguaglianza... il problema è che tutto il resto non è, come scrivi, dettaglio... tutto il resto può rappresentare la conquista del matrimonio stesso tra pochi anni oppure tra una caterva di anni.

In amicizia,

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Ne ho piacere.
Avevo frainteso. Te ne chiedo scusa.

A.