venerdì 25 maggio 2012

GayLib associazione gay di centodestra non potrebbe essere più sinistra: sulle dichiarazioni di Oliari a proposito dell'apertura al matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso di Barack Obama

Ormai lo sa anche Gastone (il mio gatto) che il Presidente degli Stati Uniti ha pubblicamente detto alle porte della sua campagna di ri-elezione It is important for me to go ahead and affirm that I think same sex couples should be able to get married.

La notizia ha fatto il giro del mondo  ed è diventata uno spartiacque politico, etico e democratico tra chi il same-sex marriage (solo noi provinciali, nel senso della provincia  dell'impero, continuiamo a chiamarlo matrimonio gay - le lesbiche, si sa, come al solito non contano una cippa...-) lo vogliono e chi no.

Adesso scopro che Enrico Oliari, presidente di GayLib, l'associazione di persone omoaffettive di centrodestra (né b né t ne tanto meno q o i) ha dichiarato che sebbene
La decisione di Obama di aprire alle nozze fra persone dello stesso sesso e’ coraggiosa e va nel senso giusto (...)
In Italia non sarebbe tuttavia praticabile, per la diversa tradizione culturale e giutidica’(sic)
E insiste
Tenendo conto della tradizione culturale e sociale del nostro Paese, reputo percorribile piu’ che la via del matrimonio, quella del riconoscimento delle ‘Unioni Omoaffettive’
(fonte Apocalisselaica)

Sul sito di Oliari si può leggere la proposta di legge (?) da lui redatta nella quale, tra le altre cose, si dice
In caso di morte di uno dei due firmatari componente l’Unione Omoaffettiva pensionato o assicurato, il partner rimanente può vedersi riconosciuta la reversibilità della pensione.
I neretti sono miei. Può, non deve. E solo la reversibilità della pensione...

Adesso a differenza dei compagni e compagne di strada del Movimento io non ho nessuna pregiudiziale a che una associazione gay di destra contribuisca al movimento lgbtqi ma noto con disappunto e enorme fastidio che quello di GayLib più che un contributo è un bel bastone fra le ruote. Al di là dell'inconsistenza giuridica del registro delle unioni omoaffettive è chiaro l'orizzonte ideologico pavido e reazionario di chi non capisce che proprio finché non si cambia la tradizione culturale e sociale del nostro Paese le persone omosessuali e trans in questo Paese continueranno ad essere colpite e dunque discriminate ed emarginate dallo stigma e che lo stigma può essere combattuto anche (e certamente non solo) dall'apertura al matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Mai come ora dobbiamo chiedere l'unica opzione possibile, stesso nome stessi diritti, perchè se passasse un pacs, un dico,o unioni omoaffettive che dir si voglia, la questione del matrimonio anche per le persone dello stesso sesso verrebbe procrastinata di almeno un ventennio.

Quel che Oliari fa finta di non capire è che se chiediamo l'accesso al matrimonio non è per godere dei benefici giuridico-amministrativi ad esso connesso ma per vedere socialmente e giuridicamente riconosciuta la legittimità delle coppie omosessuali, per sancire socialmente che anche le coppie dello stesso sesso sono FAMIGLIE

Ma a Gaylib questo non solo non interessa ma non ne vuole proprio sapere visto che l'associazione a proposito delle adozioni lascia la libertà di coscienza ai suoi iscritti dicendo:
GayLib, a differenza delle associazioni ideologicamente vicine alla sinistra ha, come orientamento, una posizione di contrarietà dialettica, aperta alla libertà di coscienza individuale, rispetto al tema delle adozioni di minori da parte di coppie omosessuali. Va considerato, infatti, il diritto del bambino di essere adottato e non quello della coppia di adottare. Tuttavia, anche alla luce delle nuove normative in materia di affidamento condiviso guardiamo con particolare attenzione e volontà di confronto le necessità dei numerosi genitori omosessuali per i quali, in fase giudiziale, non deve più sussistere alcuna forma di discriminazione.  (fonte GayLib manifesto politico)

Da notare, en passant, il linguaggio sessista presnete in tutto il documento politico (basta leggere il resto sul loro sito) anche se, nessuna associazione gay ne è esente tranne quelle lesbiche...

Insomma credo che il contribuito di GayLib alla causa sia nullo e siccome in politica un contributo nullo diventa sempre zavorra penso che di GayLib si possa tranquillamente fare a meno. Non perchè nominalmente di centrodestra ma perchè radicalmente omofoba e reazionaria.

Enrico Oliari presidente di GayLib





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao :) concordo con quello che fai notare sul Oliari e GayLib.

Per quello che riguarda invece ciò che avverrà nel nostro Paese, io penso che ipotizzare, o anche solo sperare, che vi sarà un passaggio diretto dalla situazione attuale al matrimonio civile aperto a tutti sia purtroppo un illudersi, un guastarsi il fegato invano; non perché vi sia necessità di passaggi intermedi ma semplicemente perché il movimento lgbt italiano così come è oggi è disponibilissimo -nei fatti ancor prima che nei comunicati- ad accettare, talvolta col sorriso a 1000 denti, compromessi legislativi di varia natura (dico, pacs, cus, partnership di vario tipo) e tutti sappiamo che quando un movimento lgbt è disponibile ad accettare compromessi, magari col sorriso a 1000 denti, chi ha il dovere di legiferare non è minimamente spinto ad andare fino in fondo ergo a garantirci il matrimonio.

Più che pensare al "se" vi sarà qualche compromesso legislativo, quindi, a mio parere dobbiamo ormai pensare al "quale" tipo di compromesso legislativo ostacolerebbe meno il cammino verso la fine dell'esclusione dal matrimonio, e sarebbe quindi da preferire rispetto ad altri ipotetici compromessi. Suggerirei anche di pensare al "come" fare in modo che si arrivi il prima possibile alla fine dell'esclusione dal matrimonio anche in presenza dell'approvazione di un ipotetico compromesso che ostacoli fortemente il cammino verso l'eguaglianza matrimoniale.

A mio avviso i compromessi che ostacolano di meno, molto di meno, il cammino verso la fine dell'esclusione dal matrimonio sono quelli che per loro natura non si pongono come nozze ghetto per omosessuali, cioè come surrogato-sostitutivo della libertà matrimoniale dei gay, ma che si pongono come riforme atte a conferire dignità e tutela alle realtà extra-matrimoniali in generale.
Se per i gay si crea un surrogato-sostitutivo del matrimonio, come la civil partnership danese-inglese, all'indomani della sua creazione tutti ti dicono per anni e anni: "adesso voi gay le nozze con tanto di diritti e doveri coniugali ce le avete, non rompeteci più con sta storia del matrimonio propriamente detto". Se invece si crea una prima forma di riconoscimento delle coppie omosessuali -anche con molti diritti- all'interno però di una riforma complessiva sulle convivenze, all'indomani di tale creazione a nessuno o quasi viene in mente di dire che la questione del sì o del no all'inclusione dei gay nel matrimonio non si pone più, proprio perché l'unica questione che risulta a quel punto "risolta" è quella delle cosiddette coppie di fatto, delle convivenze che non aspirano a una vita coniugale; in tale scenario, il fatto che la questione dell'accesso al matrimonio resta a tutti gli effetti aperta risulta immediatamente evidente a tutti, senza necessità alcuna di persuasione, anche -tra l'altro- in virtù del fatto che in presenza di riconoscimento, anche molto corposo, delle coppie di fatto attraverso -che so- il Pacs aperto a tutti (alla francese) o la Partnership aperta a tutti (all'olandese), le opzioni a disposizione dei gay continuano ad essere meno rispetto a quelle degli etero (i gay possono solo scegliere tra convivenza non riconosciuta e convivenza riconosciuta, mentre gli etero tra convivenza non riconosciuta, convivenza riconosciuta e matrimonio civile).

Nel caso disgraziato in cui venga approvato per i gay un surrogato-sostitutivo del matrimonio... per es una civil partnership alla danese o inglese... l'unica strada per cercare di limitare gli effetti negativi che tale provvedimento ha sul cammino verso l'inclusione nel matrimonio è quella di sottolineare a più non posso che non si tratta di matrimonio ma, appunto, di partnership, di unione-ghetto, di scimmiottamento del matrimonio vero; matrimonio vero a cui abbiamo diritto.

Un abbraccio :)

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Concordo con te su tutto, tranne sulla frase "io penso che ipotizzare, o anche solo sperare, che vi sarà un passaggio diretto dalla situazione attuale al matrimonio civile aperto a tutti sia purtroppo un illudersi".

Anche se è una chimera o un ideale alla Leonardo io credo che quello sia il minimo garantito da chiedere. Poi un conto è la realpolitik, e allora concordo sulla tua lettura del movimento disposto al compromesso, un conto è l'idealità politica che deve diventare un mantra indiscutibile e non negoziabile. Gutta caveat petram...

Anonimo ha detto...

@ Alessandro... certamente... che l'eguaglianza piena, quindi l'inclusione nel matrimonio, sia il minimo da chiedere sono completamente d'accordo con te.

La frase "io penso che ipotizzare, o anche solo sperare, che vi sarà un passaggio diretto dalla situazione attuale al matrimonio civile aperto a tutti sia purtroppo un illudersi" si riferisce appunto a quello che con tutta probabilità avverrà nel nostro Paese, al di là della sacrosanta richiesta di piena eguaglianza la quale, come scrivi te, è giusto sia (e, laddove non lo è, lo diventi) un mantra indiscutibile e non negoziabile.

Justin