sabato 14 aprile 2012

Di che cosa parliamo quando parliamo di omofobia

Sarà che la parola non ha avuto un conio felice perchè è costruita sulla radice fobia che è una paura e una repulsione irrazionale e ingiustificata.

Nel caso dell'omofobia invece la parola non indica la paura irrazionale ma l'avversione tutt'altro che irrazionale. Infatti i cosiddetti omofobi spiegano bene perchè avversano l'omosessualità:
è un disordine morale, un comportamento contro natura, una malattia causata da traumi, etc. come ognuno ben sa.

Un omofobo e, per esempio, un aracnofobo non hanno nulla in comune perchè il primo avversa razionalmente e intenzionalmente le persone omosessuali anche se a molti (omosessuali e non) è difficile capirne il perchè, mentre il secondo è vittima di una paura e una repulsione irrazionali che vanno al di là della sua opinione, mentalità religione politica etc.

Insomma con omofobia si intende la discriminazione volontaria, l'intenzione di farlo, delle persone omosessuali.

Pensare A me i gay fanno schifo non basta a fare di chi lo pensa un omofobo.
Si diventa omofobi quando, partendo da questa considerazione, si decide di discriminano le perosne omosessuali:
a me i gay fanno schifo e quindi:
fanno bene a picchiarli,
vanno uccisi,
vanno curati,
non possono sposarsi perchè sono immorali,
ecco cosa ti rende omofobo.

Questa distinzione, più sottile della precedente, mette a tacere chi, in nome del garantismo democratico, critica gli interventi anti-omofobici accusandoli di censurare il diritto inalienabile di parola.
Tu puoi anche pensare che i gay fanno schifo ma devi tenertelo per te. O meglio puoi anche dirlo finché questa tua affermazione non contribuisce ad alimentare la discriminazione già esistente.

Sembra strano dover spendere tutte queste parole per spiegare qualcosa che, almeno per noi persone omosessuali, dovrebbe essere chiaro.
Così non è  perchè quando capita che qualche scienziato dica di aver trovato la causa dell'omofobia militanti e attivisti di associazioni di omosessuali scrivono sciocchezze senza nemmeno rendersene conto (ma forse sì).

Questa volta la causa è stata individuata da due ricerche diverse una dell'università di Rochester, Essex, Gran Bretagna e l'altra dall'Università di Santa Barbara in California secondo le quali , così come la notizia è riportata dai siti e quotidiani italiani gli omofobi sono omosessuali repressi.
Una banalità, un luogo comune, tanto che Andrea Contieri, in un post sul sito del Mario Mieli, si chiede, dopo aver spiegato nei dettagli questi  nuovi studi,
ma c’era veramente bisogno di scomodare due università e fior di psicologi per stabilire in maniera rigorosa e scientifica quello di cui ormai, con ogni probabilità, la maggior parte delle persone gay e lesbiche si rende conto non appena ha serenamente accettato il proprio orientamento?
Glissiamo sull'affermazione presuntuosa di Contieri che vuole attribuire quello che evidentemente è un suo pensiero all'universo mondo e vediamo cosa dicono queste due ricerche.
Secondo questi due studi, così come li riporta Contieri 
le persone più portate ad aggredire verbalmente e fisicamente lesbiche e gay sono coloro che non hanno potuto vivere liberamente il proprio orientamento sessuale e provengono da una famiglia in cui non è stato permesso loro di vivere come avrebbero voluto la loro sessualità.
Semplice no? Papa Ratziger, Scilipoti, Militia Christi,  Giovanardi, so tutti froci repressi.

Non so voi ma io trovo questa affermazione deresponsabilizzante. Perchè se è vero che chi è omofobo lo è perchè è un frocio represso non posso ritenerlo responsabile delle sue azioni così come non posso farlo, secondo alcuni neuroscienziati, per esempio di un delinquenete incallito che è delinquente perchè così gli è stato programmato il cervello prima ancora della nascita...

Secondo questi studi, prosegue Contieri,  ad un certo punto della vita degli omofobi
queste persone si sarebbero trovate ad un bivio: affermare serenamente il proprio orientamento sessuale e perdere i propri affetti e l’approvazione della società o, al contrario,  rinunciare di fatto alla propria piena realizzazione assecondando l’autoritarismo dei genitori e le imposizioni dell’ambiente in cui sono cresciuti.
Dunque  gli omofobi odiano gli omosessuali...
...perché ricordano loro quella parte di sé alla quale hanno dovuto rinunciare.
Ma perchè gli omofobi hanno dovuto rinunciare alla propria omosessualità? Perchè
la loro avversione nasce e cresce durante l’infanzia e si sviluppa nell’adolescenza all’interno della famiglia d’origine ed a partire dall’educazione sessuale che ricevono all’interno della stessa.
A parte il fatto che nell'equazione manca la società, la scuola, la chiesa, i media, che contribuiscono allo stigma oltre la famiglia, transeat, in ogni caso questa spiegazione della causa dell'omofobia non spiega nulla perchè mette tra le cause la repressione indotta dall'omofobia stessa.
L'omofobia è causata dalla repressione del proprio orientamento sessuale, repressione alla quale si è indotti dall'avversione che nella società e in famiglia si ha di quell'orientamento sessuale cioè da un comportamento omofobo, quindi l'omofobia è causata da se stessa!
Bella causa circolare!
Invece di studiare come si diventi tutti omofobi perchè tutti cresciuti nello stesso clima omofobico si dispensa l'omofobia dall'essere causata da una radice di odio e discriminazione e se ne individuano le cause nella propria omosessualità repressa.
Una bella inversione di prospettiva non c'è che dire!

19 anni fa in quel capolavoro di film di Johnathan Demme Philadelphia Denzel Washington dà una spiegazione dell'omofobia molto più vera e profonda di questa tautologia priva di significato.



Non bisogna essere froci repressi per essere omofobi.
Tutti possiamo esserlo basta vedere come ci hanno educato. Certo se mi scopro frocio posso anche decidere di nasconderlo per paura (a causa della diffusa omofobia) e fare finta di odiare i froci perchè così spero di dissimulare la mia omosessualità, ma questo non fa di tutti gli omofobi dei froci repressi. E nemmeno la maggioranza.

Anche perchè se così fosse sarebbero le prime vittime dell'omofobia e allora l'omofobia dovremmo perdonarla e non combatterla.





4 commenti:

Guido Allegrezza ha detto...

L'affermazione seguente è ripresa dall'articolo pubblicato e contiene (nonostante la presunta autorevolezza degli istituti coinvolti) alcune trappole logiche:

"spesso gli omofobi sono a loro volta lesbiche e gay che odiano gli altri omosessuali perché ricordano loro quella parte di sé alla quale hanno dovuto rinunciare, ma anche che la loro avversione nasce e cresce durante l’infanzia e si sviluppa nell’adolescenza all’interno della famiglia d’origine ed a partire dall’educazione sessuale che ricevono all’interno della stessa."

Spesso, non vuol dire sempre, e non vuol dire neanche 3 volte su 10 o 9 volte su 10. Spesso è un'espressione che non ha nessun valore scientifico e non può essere considerata come significante di sempre e quindi di tutte o di tutti.

Ci possono essere omofob* che a loro volta possono essere omosessuali, che potrebbero anche essere repress*. Ma la specie non definisce il genere. Quant* sarebbero rispetto al totale delle persone omofobe? Non è dato saperlo (e dunque la presunta scientificità vacilla anche per questo).

Se facciamo riferimento alla scala Kinsey del 1948, scopriamo che la maggioranza della popolazione (almeno in quello che chiamiamo "occidente) colloca il suo orientamento attorno alla polarità bisessuale e non a quelle omosessuale o eterosessuale puri. Infatti si fanno grossolane semplificazioni quando si parla di orientamento sessuale sovrapponendolo alla nozione di "identità sessuale" data da numerosi altri fattori (comportamenti, fantasie, ecc.).

L'affermazione è fallace (per non dire mendace) perché colloca la famiglia al centro dello sviluppo dell'omofobia (come cogli benissimo Alessandro), mentre essa ha un ruolo certo non marginale ma probabilmente neanche prevalente: media, scuola, conoscenze, gruppi (sport, gioco, studio, parrocchia, ecc.), ambiente religioso, concorrono tutti allo stesso modo a definire cosa è "normale" e dunque "conforme al modello sociale": orientamento eterosessuale puro e chiara distinzione di ruoli di genere.

In sostanza, dunque, a meno di equivoci o elementi mancanti nel discorso dei ricercatori, le conclusioni dello studio sono quanto meno grossolane. E dunque è qualificabile nello stesso modo una critica come quella pubblicata sul blog del Mieli, nella quale si afferma in sostanza che i risultati della ricerca sono "ovvi" come sanno praticamente tutte le persone omosessuali che si accettano serenamente (e che si definiscono dunque egosintoniche).

Quindi, non sono d'accordo con la posizione espressa nell'articolo, perché fondata sul rafforzamento di un contenuto assolutamente irricevibile sul piano scientifico.

Plasma Solitario ha detto...

Ale, ma il mio commento perché non appare?

Ps: quand'è che ci sentiamo un po'? :)

Giancarlo R.

Alessandro Paesano ha detto...

Giancarlo Non so perchè il tuo commento non è apparso. Ho controllato tra i commenti spam e non c'è... Non so che dirti, prova a ripubblicarlo...

Plasma Solitario ha detto...

Ok. Avevo solo detto che, fermo restando che essere froci repressi è banalmente una condizione sufficiente, ma non necessaria per essere omofobi, un'altra categoria che, per esperienza personale, mi viene in mente e che è omofoba per default è quella composta da quei figuri, non necessariamente di sesso maschile, che, associando l'omosessualità alla mancanza di virilità, offendono gli omosessuali per imporsi perché attaccando i (presunti) deboli, loro si sentono forti e virili. A parte il fatto che io reputo che, ammesso che qualcuno lo si possa definire "debole", attaccarlo "da forti" sia vigliaccheria ed un atto di mera prevaricazione, ma comunque il virus sottostante è quella cultura viriloide (e non di certo virile, perché la vera virilità non necessita di essere ostentata) che certi ambienti (in primis: la famiglia eterosessista, più che eterosessuale) inculcano in menti piuttosto... deboli, è proprio il caso di dirlo.