venerdì 30 settembre 2011

1° ottobre Rete Internazionale per la Depatologizzazione Trans

Il primo ottobre non è solo la giornata di SEL che ha indetto la manifestazione stanziale (nel senso che non ci sarà corteo) Ora tocca a noi (dalle 15 e 30 a Piazza Navona)


Il primo ottobre alle 15.30 in piazza Navona a Roma saremo tanti e tante. La manifestazione lanciata da SEL è diventata rapidamente qualcosa di molto più ampio. Ci saranno altre forze politiche come l’IdV ed esperienze di impegno sociale e culturale. Hanno aderito figure importanti come Dario Fo, Don Gallo e Amelia Frascaroli. Ci sarà la base di tutte le forze che in questi anni hanno contrastato non solo Berlusconi ma l’intero impianto del berlusconismo. E’ lecito sperare che alla fine l’opposizione ci sia tutta. Per la nostra gente sarebbe il segnale più atteso.La posta in gioco va molto oltre la stessa fine del peggior governo della storia repubblicana. Non dovrà essere solo un’altra manifestazione di protesta e giusta indignazione contro questo governo. La parabola del berlusconismo è arrivata alla conclusione: questione di giorni, settimane o mesi, non di anni.
Berlusconi è all’ultimo atto, ma da quanto resisterà e da come alla fine cadrà dipenderà in buona parte il nostro futuro.
Perché la fine di Berlusconi sia anche il tramonto del berlusconismo, perché la parola ritorni al popolo con le elezioni democratiche e non alle élites con un governo tecnico, perché a decidere il nome dei/le candidati/e, a partire da quello per la guida del governo, siano le primarie e non le segreterie dei partiti, perché, dopo questo ventennio populista, non ne arrivi un altro diverso nelle forme e identico nella sostanza, è imprescindibile che a far cadere il governo di Silvio Berlusconi sia la democrazia e non la tecnocrazia, siano i lavoratori e le lavoratrici e i cittadini e le cittadine, sia il ritrovato protagonismo di un popolo.
Un popolo del centrosinistra che si ritroverà sabato pomeriggio in piazza Navona.
Nichi Vendola



Sempre il 1° ottobre, dalle 17 alle 22 ci sarà anche un altro evento
Un pride BOX indetto da orgogliosamentelgbtiq un pomeriggio di inform\azione

dalle ore 17 a largo Goldoni, via del Corso






Nel volantino che verrà distribuito domani si chiede la depatologizzazione della transessualità, cioè l'espunzione dai manuali diagnostici dell'APA (associazione americana degli psichiatri) e dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del transessualismo come disforia di genere, cioè disturbo dell'identità sessuale.

In Italia, dal lontano 1982 si permetteva alle persone di transitare da un sesso all'altro, venendo operate nella sanità pubblica, lo si doveva al riconoscimento che il transessualismo era una patologica psichiatrica e che le persone che ne erano affette dovevano essere aiutate.
Una legge (la 164\82) all'avanguardia basata su un compromesso odioso, quello che considerava il transessualismo una malattia dalla quale si poteva guarire con l'operazione di riattribuzione del sesso (che era la meta delle persone trans), una legge che era, ed è, alquanto coercitiva: obbligo di un anno a vestire nei panni del sesso di transito, PRIMA dell'operazione, e cambio del nome nei documenti solo a operazione effettuata (per gli uomini vaginoplastica, per le donne basta l'asportazione dei seni e non la falloplastica) con tutte le problematiche del caso 8come posso trovare lavoro se a guardarmi sono Maria ma sui documenti c'è scritto che sono Mario?

Una barbarie direte, ma era il lontano 1982, l'omosessualità era ancora considerata una malattia mentale e dunque una legge, dati i tempi, tutto sommata all'avanguardia.

Dal 1982 a oggi le cose sono cambiate ma non per le persone trans che, nel frattempo, hanno scoperto che stanno bene anche senza vaginoplastica o falloplastica solo che la legge non riconosce loro il diritto la cambio di sesso nei documenti.
Per cui esiste da qualche anno un movimento internazionale che vuole la depatologizzazione del transessualismo (che allora era l'unico motivo per cui si riconosceva il diritto a cambiare sesso).
Il motivo principale della depatologizzazione è quello di consentire il cambio di sesso sui documenti senza che sia obbligatoria la riattribuzione chirurgica.

Infatti a differenza della patologizzazione dell'omosessualità che non le dava legittimità di status 8era una malattia dalla quale guarire) la disforia di genere proprio in quanto malattia dà il diritto alla riattribuzione chirurgica di sesso proprio come soluzione a un disagio medico psichiatrico. Quindi la depatoligizzazione evita l'obbligo della riattrobuzione di sesso ma apre un nuvo capitolo sulla condizione delle persone trans che non può essere dato per scontato


Purtroppo a leggere il volantino si danno invece per scontati molti elementi e si confondo diversi piani, politici, medici, psichiatrici.

Nel volantino si proclama l'autodeterminazione di trans, lesbiche, gay intersex, bi e queer
Adesso, con tutto il rispetto parlando, lesbiche gay e bisex sono già depatologizzati, quindi che c'azzeccano qui?

Si tratta di una rivendicazione che unisce lotte di diverse categorie discriminate in base allo stesso pregiudizio, solo che questo nel volantino non viene spiegato col rischio di contribuire così a confermare l'equivoco, ancora diffusissimo, che confonde identità di genere (sentirsi uomini o donne al di là del sesso biologico di nascita) con l'orientamento sessuale (l'attrazione sessual-sentimentale per il proprio sesso piuttosto che quello opposto oppure per entrambi i sessi).

Ma tant'è.

Nel volantino si critica la psichiatrizzazione del transessualismo, senza ricordare però il percorso storico della legge e il fatto stesso che 30 anni fa la riattribuzione chirurgica era l'unica via contemplata dalle stesse persone trans che parlavano di fonte disagio ad abitare un corpo che non riconoscevano come il proprio.

Rivendicando l'autodeterminazione delle persone trans e di quelle intersex d'altro canto equipara due cose completamente diverse. Un conto è il transessualismo (che è il transitare da un sesso all'altro con o senza riattribuzione chirurgica del sesso) un conto l'intersessualità che riguarda invece le persone che presentano più o meno completamente entrambi i caratteri sessuali, primari o secondari. Si tratta di una disfunzione cromosomica che finora è stata risolta alla nascita seguendo il parere del medico e dei genitori scegliendo uno dei due sessi e cancellando l'altro senza ascoltare le persone interessate. Oggi però si tende a rimandare l'assegnazione del sesso alla prepubertà quando la persona è in grado di scegliere autonomamente. Certo la scelta è sempre tra uno dei due sessi... E se uno si considera completo in quanto intersessuale?
Bisognerebbe distinguere caso per caso, ascoltando sempre il parere della persona interessata. Basterebbe questo per garantire il diritto all'autodeterminazione.

Il volantino invece va oltre e attacca, criticandola come scelta ideologica e normativa, la diade maschio femmina ascrivendola a un'origine politica (nemmeno culturale o sociologica). Insomma per proclamare il sacrosanto diritto all'autodeterminazione si riprende la pericolosa via del terzosessismo...

La pratica corrente di queste istituzioni, motivate da interessi di stato, religiosi, economici e politici, riflette e riproduce il binomio maschio/femmina, spacciando questa posizione per quella “vera” e naturale.
Questo binomio suppone la sola esistenza di due corpi (maschio o femmina) e associa un determinato comportamento a ciascuno di essi (maschile o femminile).
Il collegamento genere e stereotipo di genere è spiazzante.
Perchè mentre è indubbio che lo stereotipo di genere è determinato socialmente, antropologicamente e anche economicamente, e pur riconcedendo che anche il corpo sessuato è un costrutto sociale, dal determinismo sessuale che vuole le persone di sesso maschile o femminile (senza che questo implichi alcuna differenza nei diritti o nei doveri nella dignità o nelle capacità) si sfugge difficilmente senza introdurre pericolosi distinguo terzosessisti.

Di qui parte una attacco aprioristico alle istituzioni mediche e psichiatriche alle quali si impone un passo indietro lasciando ai diretti interessati il come e il se del proprio transessualismo (continuando a pretendere, si suppone, che chi vuole operarsi per la riattribuzione di genere lo possa fare a spese della collettività...) e si introduce un tertium alla diade maschile femminile che viene poi rimangiata quando si rivendica (giustamente) il

Diritto di cambiare nome e sesso sui documenti ufficiali senza doversi   sottoporre a valutazione medica o psichiatrica. 
Insomma si è solo maschi e femmine o esiste una terza possibilità? E questa terza possibilità dove va a finire se si richiede il cambio di sesso sui documenti visto che i sessi ufficiali sono due?

Insomma questioni serie risolte con qualche slogan da studenti alternativi figli di papà che stazionano all'università fino e oltre i trent'anni...


Domani andrò e chiederò lumi...

Intanto ci si vede alle 15e 30 a piazza Navona!!!




Dal 6 ottobre nuovo ciclo di film a tematica glbt all'Acrobax (ex Cinodromo), via della Vasca Navale, 6


Riprendono le proiezioni, con ingresso a offerta libera, all'Acrobax (ex Cinodromo), via della Vasca Navale, 6 (metro s. Paolo) il giovedì alle 20 e 30 (ma i film non iniziano mai prima delle 21)  di film a tematica gay e lesbica inediti in Italia e sottotitolati da Buzz intercultura

Ecco la programmazione di OTTOBRE e NOVEMBRE.

Prima di ogni film vengono proiettati cortometraggi e estratti video (pubblicitari, telegiornalistici) che spesso sono più interessanti dei lungometraggi stessi.
L'acrobax è un centro sociale accogliente dove si può bere e mangiare a prezzi modici prima della proiezione.
Una serata diversa della quale vi innamorerete e vorrete farne un appuntamento fisso!

Come al solito andrò, vedrò e vi racconterò.