giovedì 8 dicembre 2011

Quando i militanti del movimento sono pavidi e dalla vista corta: le dichiarazioni di Marrazzo (Fabrizio) e Stocco sull'istituzione del registro per le unioni civili nell'XI municipio di Roma

Fabrizio Marrazzo
Roberto Stocco
A quanto pare dopo il X municipio di Roma anche l'XI ha istituito un registro delle unioni civili.
D'ora in poi, chi risiede in quei municipi, può, se vuole, registrarsi come coppia more uxorio avendo dei diritti, anche se non si capisce bene quali. Non si capisce, per esempio, se gli iscritti a questo registro godranno degli sgravi fiscali previsti per le coppie sposate, se hanno tutele in tutti i campi e ambiti in cui le persone regolarmente sposate ne hanno. Visto che il registro ha valore solo nel municipio probabilmente ha solo un valore simbolico come spiegano Marrazzo (Gay Center) e Stocco (Arcigay Roma) in una nota pubblicata sul sito dell'Arcigay Roma:
“I registri delle unioni civili – hanno aggiunto Marrazzo e Stocco - sono uno strumento simbolico significativo e gli enti locali possono fare molto per offrire tutele e servizi.
Una dichiarazione molto vaga dalla quale, correggetemi se sbaglio, si dice

1) che questo registro ha una valenza simbolica

2) ma che dà anche tutele e servizi (servizi? da quando un diritto è un servizio?) a centinaia di migliaia di persone prive di diritti.

Mi piacerebbe sapere, concretamente, quali sono queste tutele e questi servizi.

Ci viene in aiuto Imma Battaglia che, alla stessa notizia, commenta:
Iniziare dai servizi di prossimità del territorio è solo un primo passo che non deve restare isolato, con l'auspicio che un giorno non lontano tutte le unioni affettive potranno godere della tutela che meritano indipendentemente dal territorio di residenza.  (fonte PaeseSera)
Dunque possono accedere ai servizi del municipio previsti per le coppie sposate, anche le coppie di fatto(=non sposate) etero (di sesso diverso) e omo (di sesso uguale).

Beh niente da ridire!
Alcuni municipi di Roma stanno facendo nel loro piccolo quello che molti comuni di Italia fanno da tempo riconsocere anche alle famiglie di fatto (etero e no) gli stessi diritti di quelle sposate riconoscendo loro assegni familiari, diritto alle case popolari, etc etc.

Ma cosa c'entra questo con il raggiungimento del matrimonio anche per le persone dello stesso sesso?

Il riconoscimento legale delle unioni civili non riguarda solo le coppie di fatto omosessuali (dove l'aggettivo, si badi bene, non si riferisce all'orientamento sessuale dei due componenti la coppia ma solamente al loro assortimento sessuale, cioè una coppia formata da due persone dello stesso sesso, cioè, appunto, omosessuale) ma, naturalmente, anche le coppie di fatto eterosessuali (stesso avvertimento di prima), con o senza figli, che o hanno scelto di non sposarsi per motivi ideologici (non "credono" nel matrimonio) oppure, spesso, impossibilitate a sposarsi perchè ancora coinvolte in matrimoni pregressi (separate o in via di divorzio) che aspettano i tempi burocratici del divorzio (che richiede anni) o che, semplicemente separate, preferiscono non avviare la pratica di divorzio per motivi di varia natura, personali o economici. E' per loro, prima ancora che per le coppie di fatto dello stesso sesso che è stato sollevato il problema giuridico delle coppie di fatto.
Giustissimo che queste coppie vengano tutelate.

Sono coppie che, stando fuori dal matrimonio per scelta o per impedimenti burocratici, è giusto che vengano tutelate. Bisogna evitare che accada di nuovo quel che è capitato per esempio ad Adelina Parrillo, la vedova di Stefano Rolla, una delle due vittime civili della strage di Nassiriya, la quale, quando si è presentata insieme agli altri familiari delle vittime alla cerimonia di commemorazione dell'eccidio all'Altare della Patria, non è potuta entrare perchè non era sposata con Stefano e dunque per lo Stato non esisteva.
Per lo Stato e per la società queste coppie non hanno dignità legale e dunque non esistono.
Certo è che Adelina e Stefano, volendo, avrebbero potuto sposarsi (non sto rimproverando loro di non averlo fatto, ma solo constatando il fatto che, volendo, avrebbero potuto farlo) mentre alle coppie dello stesso sesso questo non è consentito.

Il riconoscimento legale delle unioni civili, o delle coppie di fatto, riguarda quindi la tutela di chi, PUR POTENDO, per vari motivi, ha deciso di non sposarsi (l'impedimento non è legale ma burocratico o economico).
Le coppie dello stesso sesso vi entrano per estensione, perchè in quel caso, per qualche strana contraddizione, lo Stato percepisce l'esclusione come discriminazione a differenza di quella dal matrimonio che, considerato di esclusivo appannaggio etero, non viene vista come tale.
Il riconoscimento legale delle unioni civili - che per essere tale abbisogna di una legge di Stato e non di un fantomatico registro delle unioni civili municipale - in realtà conferma lo status quo sul matrimonio.

E' una legge che tutela chi non vuole sposarsi non chi non può.


Il riconoscimento legale delle coppie di fatto apre così una serie di contraddizioni di principio, giuridiche e sociali.
Ci si chiede, infatti, il perchè se possono sposarsi e non vogliono istituire per loro una legge di tutela.
Se vorrebbero ma non possono, non perché vietato dalla legge beninteso, ma solo per problemi burocratici o economici, non è forse meglio che lo Stato invece di istituire le unioni civili non rimuove questi impedimenti abbreviando il divorzio e sostenendo economicamente le coppie che vogliono divorziare per risposarsi?
Eppure in qualche modo il mezzo milione di coppie di fatto (etero) che ci sono in Italia (secondo l'Istituto Cattaneo) vanno in qualche modo tutelate senza però arrivare a riconoscere alle unioni civili la stessa valenza legale del matrimonio altrimenti sarebbero un inutile doppione visto che le persone che vi accedono se vogliono possono sposarsi.

Ecco come il collegamento tra riconoscimento legale delle coppie di fatto e l'allargamento del matrimonio (l'unico che esiste) ANCHE alle coppie dello stesso sesso, diventa un po' forzato. 

Il riconoscimento legale delle coppie di fatto sono una meravigliosa e necessaria tutela per chi pur potendo ha deciso di non volersi sposare tutelate dunque in una serie di diritti, ristretti, rispetto quelli garantiti dal matrimonio.

In questo discorso le coppie omosessuali vi entrano un po' come degli ospiti inattesi intrufolatisi a una festa aperta a tutti. perchè a differenza delle coppie etero (=di sesso diverso) che, volendolo, possono accedere a diritti maggiori (matrimonio) le coppie omosessuali(=dello stesso sesso) oltre non possono andare.

Pensare in maniera riformistica che il riconoscimento legale delle unioni civili sia un primo passo verso l'apertura del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso è, nella migliore delle ipotesi, una speranza ingenua.




Peccato che tutto questo Marrazzo e Stocco non lo sappiano o fingano di non saperlo e plaudono a una iniziativa che è dubbia anche nel suo valore simbolico.

Ma a ben leggere le loro dichiarazioni si capisce tra le righe cosa a loro interessi veramente e il motivo vero per cui l'istituzione di registri municipali (che quindi riguardano la città di Roma a macchia di leopardo) è accolta con plauso:
In Italia ci sono centinaia di migliaia di persone prive di diritti e questo strumento è anche e soprattutto un modo per portare i bisogni e le richieste di chi chiede di poter contare, anche contandosi.
Le coppie etero sono già contate da vari istituti demoscopici Istat in testa perchè, nonostante il vuoto legislativo, le coppie di fatto eterosessuali sono percepite come una sorta di famiglia non fosse altro per i figli (con buona pace di Adelina Parrillo) e quindi considerate degne di rilevamento e rilevanza statistiche 8anche se legalmente continuano a non esistere).
Sono le coppie omosessuali a non avere questa rilevanza, non almeno da enti demoscopici statali (da quelli privati, come l'Istituto Cattaneo, che ha pubblicato dei dati molto interessanti, sì).
Perchè Marrazzo e Stocco vogliono che i froci e le lesbiche si contino?
Ricordate tutto il baillame a proposito del quindicesimo censimento tutt'ora in corso nel quale anche le coppie di fatto omosessuali(=dello stesso sesso) potevano essere registrate e rilevate?
Perchè per Marrazzo e Stocco è importante contarsi?
Perchè contarsi conta?
Non sto certo nella loro mente e mi piacerebbe sentire la loro risposta.
Contarsi è sempre un modo di farsi vedere.
Ma perchè richiedere una certificazione dalle istituzioni?
Non possiamo contarci tra di noi o incaricare un istituto privato come il Cattaneo?
A che serve una conta doc?
Non sarà che potendo dire con certificazione istituzionale (regionale, provinciale, comunale, municipale) che i froci e le lesbiche in Italia sono, metti, 3 milioni, Marrazzo e Stocco possono far pesare le loro richieste con l'unico elemento che, così almeno credono loro, conti davvero in politica, il numero di persone votanti.
Se ci sono 3 milioni di froci attestai dall'Istat o contati nei registri delle unioni civili, Stocco e Marrazzo pensano, o così almeno ipotizzo io, "anche il pdl deve starci a sentire perchè 3 milioni di voti pesano".
Una politica miope, il cui scopo non è la conquista dei diritti civili (il matrimonio) da parte di una categoria di persone varia da ogni punto di vista, politico, sociale, economico, culturale, morale, accomunate dalla stessa discriminazione ma la conquista di un peso politico per fare carriera.
La loro non la nostra.

A riprova di quanto malignamente affermiamo(=plurale majestatis) nell'appello lanciato nello stesso cumunicato, al Primo Ministro Monti, stocco e Marrazzo non hanno nemmeno il coraggio di usare la parola matrimonio e rivendicano delle ambiguissime unioni gay che vuol dire tutto non vuol dire niente:
Lanciamo un appello al Governo Monti e al Parlamento, affinché approvino al più presto una legge per riconoscere le unioni gay: è uno dei modi che il Paese ha per avvicinarsi davvero all´ Europa"

Strettamente interpretando questo appello anche l'istituzione di un registro civile municipale è una legge per riconoscere le unioni gay. Peccato che la vera battaglia sia ampliare il MATRIMONIO anche alle coppie dello stesso sesso e non accontentarsi di una semplice conta.

Gli appelli, cari Marrazzo e Stocco, son finiti con la scuola!



10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao. Sono di nuovo io, Justin.
Mi ero ripromesso di non tentare ancora il dialogo con te che tendi a prender male qualsiasi critica...
... però certe cose non si possono proprio leggere :-)
Te lo dico con tutta la benevolenza e, ma sì, tutta l'amicizia possibile.

Scrivi: "L'unico caso in cui questo Istituto (l'unione civile) ha poi portato all'estensione del matrimonio ANCHE alle coppie dello stesso sesso è quando le unioni civili sono state impiegate come istituto esclusivo per le coppie dello stesso sesso a risarcimento parziale della loro esclusione dal matrimonio".

In realtà è proprio il contrario.
L'esperienza mondiale, e nello specifico europea (viviamo in Europa), mostra a chiare lettere che l'inclusione nel vero e proprio matrimonio viene anche, e soprattutto!, laddove il tema delle convivenze non viene troppo mischiato con quello dell'uguaglianza tra etero e gay e di conseguenza non vengono creati bizantinismi-pasticcio atti a ghettizzare la libertà matrimoniale dei gay in unioni registrate "per omosessuali".
In Olanda nel 1998 è stata istituita un'unione registrata (geregistreerd partnerschap) che comporta la possibilità di ottenere vantaggi legali molto simili a quelli del matrimonio, aperta a tutta la cittadinanza quindi sia ai conviventi uomo-donna sia ai conviventi dello stesso sesso; solo due anni più tardi il matrimonio vero e proprio e l'adozione sono stati aperti alle coppie di fidanzati dello stesso sesso.
In nessun Paese europeo con una unione registrata solo per gay si è mai arrivati alla conquista matrimoniale in tempi così brevi... nemmeno laddove hanno continuato a stare al potere coalizioni progressiste: in Svezia, per esempio, l'unione solo per gay è stata approvata all'inizio degli anni '90, eppure solo nel 2009 si è giunti all'estensione del matrimonio; il Partito Socialista svedese, per non pochi anni al governo del Paese, ha preso posizione per l'estensione del matrimonio vero e proprio solo nel 2005, dopo tantissime insistenze da parte dei gay svedesi.

Scrivi: "E' quello che è successo, per esempio, in Germania, dove le persone dello stesso sesso non accedono al matrimonio ma a un istituto davvero equivalente (=che riconosce esattamente gli stessi diritti del matrimonio)"

Nessun istituto è o può essere "equivalente" al matrimonio.
Il fatto di comportare, talvolta, gli stessi vantaggi legali del matrimonio non rende questi istituti "equivalenti". Il matrimonio è un'istituzione unica, ineguagliabile nella sua essenza e nelle conseguenze quotidiane che comporta, perché costituisce un riconoscimento millenario, molto radicato, presente in tutto il mondo, compreso e istantaneamente rispettato da tutti in ogni dove. Essere esclusi dall'istituzione diventata sinonimo di "fusione", simbolo universale e compreso da tutti dell'amore, del costituire un nucleo familiare, ed essere ghettizzati in un qualcosa di "apposito", in un matrimonio non-matrimonio, non è un qualcosa di equivalente... è una situazione di segregazione (quindi apartheid) che umilia la dignità di ogni gay, che marchia ogni singolo gay come persona degna al massimo di scimmiottare chi si può sposare e si sposa davvero, come persona indegna del matrimonio vero e proprio, degna al massimo di un qualcosa che lo imita.
Noi gay siamo persone, non "persone" (notare le virgolette).
Ergo meritiamo il matrimonio, non il "matrimonio".
Recintarci in un "matrimonio" non è minimamente accettabile, né si può considerare equivalente alla libertà di unirci in matrimonio.

Concordo al 100 % sulla frase:
"la vera battaglia [è] ampliare il MATRIMONIO anche alle coppie dello stesso sesso"
Giusto! Matrimonio appunto. Non altro.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Guarda che diciamo sostanzialmente la stessa cosa.

Io non credo che il riconoscimento delle unioni civili aperto a coppie etero e gay porti automaticamente all'ampliamento del matrimonio (l'unico che c'è ma questo l'ho scritto anch'io...) anche alle persone dello stesso sesso.

infatti scrivo :il collegamento tra riconoscimento legale delle coppie di fatto e l'allargamento del matrimonio (l'unico che esiste) ANCHE alle coppie dello stesso sesso, diventa un po' forzato.

Quindi la pensiamo allo stesso modo.

L'istituto equivalente, è una dimostrazione per assurdo che vale solo per la Germania come ho spiegato nel post e non mi ripeto qui.

Sulla questione se il riconoscimento delle unioni di fatto porti o no all'allargamento del matrimonio anche alle persone dello stesso sesso se queste unioni sono esclusivamente per coppie dello stesso sesso o meno è un punto di vista personale. Tu credi il contrario di me e porti l'esempio dei paesi scandinavi. Io però posso citarti l'esempio della Germania (dove tecnicamente non è un matrimonio ma un istituto equivalente). Non ci sono prove certe per nessuna delle due ipotesi.

Solo su un punto ti sbagli quando dici: In nessun Paese europeo con una unione registrata solo per gay si è mai arrivati alla conquista matrimoniale in tempi così brevi
C'è appunto il caso della Germania...

Se mi conoscessi meglio o avessi letto miei post precedenti sulla questione non avresti frainteso la mia posizione sui matrimoni.

Grazie per avermi scritto come vedi non prendo male qualsiasi critica, solo quelle che fraintendono quel che scrivo e mi attribuiscono pensieri che non mi appartengono!

Anonimo ha detto...

@ Alessandro...
Grazie di avermi risposto in modo così cordiale.
Tuttavia non posso fare a meno di dirti che no, non stiamo affatto dicendo la stessa cosa:

- Tu parli dell'unione registrata con medesimi vantaggi legali rispetto al matrimonio come di un qualcosa di "equivalente" al matrimonio stesso; io mi rifiuto categoricamente di definirla "equivalente" proprio per il fatto che, nonostante i pari vantaggi legali rispetto al matrimonio, non conferisce la stessa dignità del matrimonio. Qualsiasi unione registrata, anche quella che conferisce i medesimi vantaggi legali rispetto al matrimonio, è e resterà sempre "di serie b" rispetto al matrimonio stesso che è istituzione molto amata, radicata, universalmente e istantaneamente compresa e rispettata da tutti in ogni dove. Essere partners non è e non sarà mai equivalente a essere sposi / coniugi / marito e marito... nemmeno con tutti i vantaggi legali di sto mondo.
- Tu affermi che, per quello che hai potuto notare, le unioni registrate portano all'inclusione nel matrimonio unicamente, o soprattutto, se sono solo per gay; io ti evidenzio che i fatti (quindi non la mia testa ma i fatti) dimostrano il contrario... e per evidenziarti questa cosa ti ho portato l'esempio dell'unione civile "per tutti" approvata in Olanda nel 1998 contrapposto a quanto avvenuto nei Paesi Scandinavi come la Svezia.

Inoltre, ti segnalo che forse tu non hai ben chiara la situazione europea in materia di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. Parli infatti della Germania come della sola nazione europea con una unione registrata "per omosessuali" che garantisce gli stessi vantaggi legali del matrimonio; questa cosa è errata, non corrisponde al vero: nei Paesi Scandinavi a cui mi sono riferito prima, e in più anche nel Regno Unito, vige (o vigeva, a seconda dei casi) una unione registrata "per omosessuali" con gli stessi vantaggi legali del matrimonio. Proprio come quella che tu dici esserci in Germania.
Ti segnalo, tra l'altro, che in Germania i 'partners' non sono ancora trattati allo stesso modo degli sposi dal punto di vista dei vantaggi legali, non a caso essi non possono ancora adottare congiuntamente; c'è, se non ricordo male, una causa legale tutt'ora in corso partita da Amburgo a questo riguardo.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Continuiamo a non capirci.

Evidentemente il mio post non è chiaro come suppongo che sia.

Vediamo di capirci bene stavolta.

Tu parli dell'unione registrata con medesimi vantaggi legali rispetto al matrimonio come di un qualcosa di "equivalente" al matrimonio stesso.

No. Io mi riferisco a una situazione ben precisa, quella della Germania e solo della Germania dove, a me non risulta quello che dici tu. Magari sarai più informato di me. Per quel che ne so http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_civile#Germania_-_Eingetragene_Lebenspartnerschaft

"Il 22 ottobre 2009, la Corte costituzionale federale ha stabilito l'estensione di tutti i diritti ed i doveri del matrimonio alle coppie dello stesso sesso registrate"

Poi magari wiki sbaglia (non è mai fonte troppo affidabile), quindi se hai un'altra fonte e me la comunichi mi fai un favore.

Quello della Germania era un esempio non l'unico. Non avevo certo la pretesa di fare un discorso esaustivo.

Lo ripeto anche io sono del tuo stesso avviso sul matrimonio come dico nel mio stesso post e come anche tu concordi.

Il discorso che tu estrapoli si riferisce alla dichiarazione congiunta di Marrazzo e Stocco che parlano di registro delle unioni civili (municipale) e lo collegano con fantomatiche unioni gay...


è di quello che parlo e non puoi toglierlo da quel contesto senza snaturare la natura relativa di certe affermazioni che, prese di per sé, hanno un senso assoluto che tu attribuisci loro ma che loro in realtà non hanno.

Puoi criticare la non chiarezza del mio post, il fatto che sembri che affermo quel che tu mi attribuisci ma non puoi continuare ad attribuirmi pensieri che non sono miei dopo che ti ho già spiegato che la pensiamo in maniera uguale!

Mi sembra un accanimento fatto per polemica e non per capirsi.

Eppure come vedi io continuo, mi sembra, ad avere un tono tranquillo...

Anonimo ha detto...

@ Alessandro...

Ok :-) vediamo di capirci meglio.
Vediamo se riesco a spiegarti bene quello che secondo me è il punto in cui ti stai sbagliando.
Il punto è quello in cui parli di "istituto equivalente".

Mi riporti il link di wikipedia sull'unione registrata vigente in Germania. Nel link, tra le varie cose, si legge che per effetto di una sentenza del 2009 alle coppie dello stesso sesso in unione registrata devono essere garantiti gli stessi vantaggi legali del matrimonio (cito: "tutti i diritti ed i doveri" del matrimonio).
Questo non cambia di una virgola il fatto che ci troviamo in disaccordo sul termine "equivalente". Nessuna unione registrata, nemmeno quella che è obbligata per via costituzionale a trattare i contraenti allo stesso modo degli sposi, può essere considerata "equivalente" al matrimonio in quanto, per sua natura, non ha la medesima dignità del matrimonio. La parola MATRIMONIO, assieme alla parola SPOSI, alla parola CONIUGI, alla parola MARITO, costituisce di per se stessa un riconoscimento unico nel suo genere, ineguagliabile da qualsiasi unione registrata, persino da quella che garantisce o è obbligata a garantire medesimi vantaggi ed obblighi legali.

Sfogliando la stessa wikipedia risulta anche quello che ho riportato io prima a proposito della attuale disparità di trattamento legale tra partners e sposi, cioè che tutt'ora in Germania, nonostante la sentenza del 2009, chi contrae unione registrata non può adottare minori in modo congiunto...
Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/File:World_same-sex_adoption.png
Ma questo è tutt'altro argomento, che non intendo mischiare con ciò che ti facevo notare prima a proposito dell'assurdità dell'espressione "istituto equivalente"; assurdità che persisterebbe in ogni caso anche se da domani mattina i partners fossero abilitati ad adottare congiuntamente bambini.

Justin

Alessandro Paesano ha detto...

Io aggiungerei oltre alla parola marito anche la parola moglie...

per il resto perfettamente d'accordo con te.

Alessandro Paesano ha detto...

Rileggendo la parte da te contestata e constatando che oltre ad essere errata era anche difficilmente correggibile ho preferito cancellarla di pari passo.
Adesso il post è più equilibrato, grazie alle tue osservazioni. :D

Anonimo ha detto...

Ottimo, mi fa davvero piacere che le mie osservazioni ti siano state utili :-)

A presto,

Justin

condemi ha detto...

E' il massimo della retorica usare slogans per esprimere un pensiero; ma,per brevità non trovo nulla di più sintetico:" Stessi doveri, stessi diritti, con lo stesso nome". E' lo slogan con il quale in Argentina è passata la legge sull' "egualidad". Cosa ha l'Argentina più dell'Italia? (e questa si,che è una domanda retorica!).Tout de bon.Luigi43

Alessandro Paesano ha detto...

Perfettamente d'accordo con te!