venerdì 19 agosto 2011

"Voi non potete stare qui". All'arroganza bisogna sempre rispondere con fermezza. Sui due ragazzi verbalmente aggrediti da un sessantenne alla Maddalena il 15 Agosto.


Davide Bosio nella foto pubblicata da Brescia Oggi


Quando ho letto il comunicato stampa dell'Arcigay sull'ennesima forma di intolleranza e discriminazione omofobica non mi sono sorpreso tanto dell'arroganza dell'omofobo quanto della accondiscendenza delle due vittime.

Ma procediamo con ordine.

 Il 17 Agosto Arcigay emette un comunicato stampa nel quale racconta di come lo scorso Ferragosto mentre due ragazzi stavano abbracciati su di un plaid in Maddalena come tante altre coppie nello stesso luogo, un uomo si è avvicinato loro invitandoli ad andare nel bosco a fare quelle cose, perché lì vi erano famiglie e bambini. Quando uno dei due ragazzi ha cercato di far ragionare l'interlocutore sull’assurdità della richiesta, l'uomo ha iniziato ad urlare, dandogli del "puttano" e minacciando la coppia di cacciarla a calci.
I due ragazzi -continua il comunicato - , comprendendo che con quella persona era impossibile ragionare, se ne sono andati: il loro romantico pomeriggio di pace era ormai inesorabilmente rovinato. (il corsivo è mio).

Se ne sono andati?!
Ma come se ne sono andati?!?!
Invece di ribadire che non solo loro due avevano lo stesso diritto dell'aggressore verbale di stare lì e che l'omofobo in questione non aveva alcun titolo per intimare loro di andare via, invece di chiamare la polizia (o chi per loro) se l'aggressore continuava con i suoi atti intimidatori, per ridimensionarne l'arroganza, invee di coinvolgere gli astanti, i due se ne vanno?!?!

Ieri Brescia oggi pubblica un articolo nel quale emerge una sconcertante forma di mansuetudine dei due ragazzi aggrediti che mi ha fatto sudare freddo.

Nell'articolo di Mara Rodella si legge di come uno dei due ragazzi aggrediti sia Davide Bosio di 28 anni, di Bagnolo Mella, che lavora come vicedirettore di stabilimento in un'azienda di Bergamo che Rodella ha intervistato. Racconta Davide.
«Eravamo stesi con il braccio intorno al collo e gli occhi chiusi, come tante coppie che ci circondavano» quando un uomo sulla sessantina si è avvicinato pregandoli di allontanarsi: «Andate nel boschetto a fere le vostre cose, non qua dove ci sono famiglie e bambini». «Non riuscivo a credere alle mie orecchie, credevo stesse scherzando o parlando con altri». L'uomo torna a sedersi al tavolo con gli amici poco lontano e Davide lo segue. «Gli ho chiesto gentilmente di spiegarmi quale fosse il problema e mi ha detto che una bambina aveva detto alla mamma che due ragazzi si stavano baciando». «Andate nel bosco».  «Gli ho domandato perchè non rivolgesse lo stesso consiglio alle altre coppie presenti, ma quando mi ha risposto che un uomo e una donna avrebbero potuto restare, ma noi no, ho semplicemente fatto presente che anche noi abbiamo tutto il diritto di stare abbracciati». Al che l'uomo gli risponde
«NON AVETE alcun diritto: in privato fate quello che volete, ma non in pubblico», e minaccia Davide di «prenderlo a calci e pugni» etichettandolo con epiteti pesanti e volgari, prima che un amico intervenga per placare gli animi: «Siamo qui per festeggiare, lasciamo perdere».
«So che non è successo nulla di grave, ma la violenza verbale può fare molto più male di quella fisica», «il disagio era così forte che ce ne siamo andati».

Ora a rischio di apparire cinico o facilone (perchè sicuramente bisogna trovarcisi in certe situazioni)  mi sorprende moltissimo che i due ragazzi se ne siano andati.
Capisco al limite di allontanarsi dalla vista del sessantenne omofobo (anche se io personalmente sarei rimasto dove mi trovavo) ma non capisco perchè Davide non abbia risposto all'uomo qualcosa tipo, lei non può dirmi di andarmene io ho tutto il diritto di restare perchè non ho fatto niente di male e se non la smette di darmi fastidio mi vedrò costretto a chiamare le forze dell'ordine.

Non voglio fare il processo a Davide. Anzi sono vicino a Davide e al suo ragazzo anche se, esprimendogli tutta la mia solidarietà, gli faccio bonariamente notare che ha commesso un errore, esortando Davide e tutti quelli che potrebbero trovarsi nella stessa situazione a:

1) Rimanere nel luogo dal quale li si vorrebbe allontanati
2) Sollecitare l'intervento degli astanti
3) Consigliare nel caso di insistenza l'aggressore di chiamare lui la polizia per vedere garantiti i suoi diritti (così la polizia arriva e garantisce quelli di tutti).
4) Se la persona insiste chiamare la polizia
5) DENUNCIARE IN OGNI CASO IL FATTO alla polizia perchè nessun cittadino può allontanarne un altro da un luogo pubblico, nemmeno se questo compie un reato.

L'unica cosa che un cittadino è in diritto di fare per tutelarsi dal comportamento anche  criminoso di un altro cittadino è chiamare le forze dell'ordine.
Nessuno può improvvisarsi poliziotto.

Ripeto non voglio giudicare Davide, mi permetto solo di dargli dei consigli spassionati.
In modo che da un episodio triste si impari tutti qualcosa.

Quel che invece mi fa rabbia e quindi critico con calma (pare vero) e fermezza sono il comunicato stampa di Arcigay e l'articolo di Brescia Oggi che non pensano minimamente di rilevare l'errore del gesto di Davide di essersi allontanato.

Critico ad Arcigay di non avere dato dei consigli a tutti su come comportarsi in casi come questo, e che la fuga è d'uopo solo per sottrarsi a un linciaggio fisico però non morale...

Invece ecco come il comunicato stampa di Arigay commenta l'accaduto:
Potrebbe sembrare un atto non particolarmente grave, non essendovi stata alcuna violenza fisica, anche se le minacce di violenza ci sono state e forse sarebbe finita peggio se i due ragazzi a un certo punto non avessero desistito.
Capite? Arcigay considera la ritirata la migliore strategia!!!

Certo, di notte, o comunque in un posto isolato, sottrarsi al bullismo omofobico può essere l'unica soluzione, ma in un posto pubblico gremito di gente a chi contesta la nostra presenza (non un qualsiasi gesto da noi fatto ma proprio la nostra presenza) dobbiamo rispondere come Anna Magnani:  

non me ne vado io te ne vai te.

Invece Arcigay descrive le due vittime senza rendersi conto che, andandosene con la coda tra le gambe, i due ragazzi hanno dato ragione a chi li voleva lontani da quel posto.

Chi riuscisse a mettersi nei panni dei due poveri ragazzi, comprenderebbe che un’aggressione verbale simile non fa meno male della violenza fisica.
Quello che fa molto male a loro e a tutti e tutte noi è l’arroganza di una persona che erge il proprio pregiudizio a regola generale, che tratta un atto di tenerezza come una cosa volgare, da fare nei boschi, solo perché tra due uomini invece che tra un uomo e una donna.
Atto di tenerezza? Stando alla testimonianza di Daniele e anche al comunicato stampa di Arcigay i due ragazzi NON STAVANO FACENDO NULLA.
«Eravamo stesi con il braccio intorno al collo e gli occhi chiusi, come tante coppie che ci circondavano» (Davide su Brescia Oggi)

Mentre i due ragazzi stavano abbracciati su di un plaid in Maddalena come tante altre coppie nello stesso luogo (comunicato stampa di Arcigay).
Un abbraccio è un comportamento universale di affetto, amicizia, solidarietà, confidenza la cui malizia sta tutta negli occhi di chi guarda.

Sono molto belle, precise, sostenibili, intelligenti,  e tenere le considerazioni che l'arcigay fa nel comunicato stampa quando ricorda che 

Troppo spesso si usa la presenza dei bambini per giustificare una atto di discriminazione fino all’aggressione. Invece negli occhi dei bambini non vi è alcun pregiudizio ne’ alcun disgusto, se non ve lo instilla la società degli adulti.Se gli adulti, al contrario, si comportano in maniera normale verso un comportamento normale non fanno che il bene di quel bambino o di quella bambina. Sarebbe così semplice rispondere alla domanda di un bambino che nota due ragazzi o due ragazze che si baciano con un banale e ovvio “perché si vogliono bene” o “perché si amano”.
Quando crescerà non si stupirà se un amico e un’amica gli diranno di essersi innamorati di una persona del loro stesso sesso. E, se invece, sarà lui a innamorarsi di un ragazzo (come tanti suoi coetanei), non soffrirà come hanno sofferto le generazioni precedenti.
In qualsiasi modo una persona voglia, liberamente, educare i propri figli, non ha comunque il diritto di sputare il proprio odio e le proprie fobie addosso agli altri; men che meno ha il diritto di impedire a due persone di comportarsi liberamente in un luogo pubblico nel rispetto della legge.
Ma quando iniziano i proclami il comunicato si copre involontariamente di ridicolo.
Sappia quella persona e tutte le persone omofobe come lui che non torneremo a nascondere il nostro amore,
INVECE E' PROPRIO QUELLO CHE LA COPPIA DI RAGAZZI HA FATTO ANDANDOSENE hanno nascosto se stessi e il loro amore, hanno rinunciato di difendere i loro diritti costituzionali.
perché l’amore desidera sempre esprimersi liberamente con gioia alla luce del sole.
Ma se te ne vai, evidentemente no.
Dalla parte della libera espressione dell’amore sono la legge, la civiltà e, per fortuna, tantissime cittadine e tantissimi cittadini che non si sentono affatto rappresentati dal comportamento di quell’uomo violento.
Ma questo non lo sapremo mai finchè in occasioni del genere non chiediamo il parere e l'aiuto del prossimo, di chi sta intorno a noi e assiste ad un atto discriminatorio.
Arcigay Orlando esprime la propria solidarietà e il proprio sostegno alle vittime dell’aggressione e la più netta riprovazione per quanto loro accaduto.
Ma non sconsiglia di reagire come  hanno reagito i due verbalmente aggrediti, cioè andarsene.
Difenderemo e sosterremo l’amore fino alla vittoria sulla violenza, fisica o verbale che sia.
Ma finché uno se ne va nessuna vittoria sarà possibile.

L'articolo di Brescia Oggi è sula stessa lunghezza d'onda del comunicato, sottolinea cioè lo stress emotivo causato dall'aggressione

MOLTO SCOSSO il compagno [di Davide] che a caldo «ha iniziato a sentirsi in colpa, inadeguato, ma senza alcun motivo reale se non gli insulti di quell'uomo» che, nel frattempo, era tornato a sedersi a tavola con gli amici poco lontano.
Inadeguato?!!?  Cioè insufficiente? Carente? Non proporzionato o sufficiente? O, ancora, inadatto? Inetto? Incapace? Non all'altezza? come riporta thefreediconarty.com?
Beh forse non all'altezza di confrontarsi con l'arroganza e l'aggressione verbale
(...)  Ma per Davide e il suo compagno la giornata, «era decisamente rovinata: so che non è successo nulla di grave, ma la violenza verbale può fare molto più male di quella fisica», dice.
La cosa più grave è stata l'abbandono del luogo...
QUANTO ai presenti, non si aspettava intervenissero durante la discussione, «ma che ci avvicinassero dopo, invece non è successo».
Sono rimasti ancora un po', «ma poi il disagio era così forte che ce ne siamo andati», ricorda, confessando di essere «crollato» in seguito:
Ed ecco l'omofobia latente, nell'autrice dell'articolo ma, almeno stando alle parole ivi riportate, anche nei due ragazzi.
Se io so di non stare facendo niente di male mi arrabbio, mi indigno, provo frustrazione, impotenza, ma questi sentimenti non m fanno crollare.
A meno che non pensi che se qualcuno ha avere da ridire sul fatto che io sia gay, in fondo in fondo, un po' di ragione ce l'ha.
Non perchè bacio un altro uomo, non perché sculetto cantando a squarciagola Lady Gaga, non perché vado in giro con un pantaloncino ascellare, tutte cose tra l'altro legittime, ma semplicemente perché da libero cittadino ho scelto di stare sdraiato sul plaid abbracciato a un altro uomo.
«È stato pesantissimo, ci ha davvero ferito - spiega - anche se so che non abbiamo fatto nulla di male».
Infatti il problema non è quello che si fa ma quello che si è.
Perché quello che si fa riceve dalla gente una reazione diversa a seconda di chi si è. 
E se non siamo noi per primi convinti fino in fondo della legittimità di quello che siamo non potremo mai convincere il prossimo, gli altri, né difenderci.
Uno stigma interiorizzato in noi per primi figuriamoci se non lo è nei giornalisti

Quando Davide è andato a parlare con il bau bau che li ha fatti scappare 
 «Gli ho chiesto gentilmente di spiegarmi quale fosse il problema - racconta Davide - e mi ha detto che una bambina aveva detto alla mamma che due ragazzi si stavano baciando». 
la giornalista giornalista commenta
Se sia vero o meno non è dato di sapersi. (Il neretto è mio)
Se sia vero cosa? Che una bambina ha detto alla mamma che due ragazzi si stavano baciando? O che i due ragazzi si sono davvero baciati. e, anche se fosse, COSA CI SAREBBE DI MALE?
In ogni caso anche se la giornalista non può stabilire se la bambina abbia davvero detto alla madre che ha visto due ragazzi baciarsi poteva sempre chiedere a Davide se lui e il suo fidanzato si erano davvero baciati...
Eccome se si può sapere. Basta chiedere, informarsi, analizzare, ragionare.
I giornalisti invece descrivono tutto pensando di sapere le cose a priori in base a cliché che non mettono mai in discussione.

D'altronde questa giornalista ha più di qualche confusione in testa infatti continua nell'articolo
Anzi, se lo è anche chiesto Davide, facendo in primis outing su se stesso,
Outing su se stesso? Cioè Coming out (si sa che le due cose non sono uguali ma lo sono per i nostri media) su se stesso? Ma che vuol dire?!?
«nella consapevolezza che il pudore civico possa incrinarsi di fronte a una coppia gay: mi sono domandato se fossimo per qualche motivo in errore, ma so che non stavamo facendo niente di male o di sbagliato».
Ed è questo il punto (a parte il pudore civico che si incrina che in Italiano non vuol dire niente...): mi sono domandato se fossimo per qualche motivo in errore.

Nel percorso di liberazione delle persone lgbt (e di tutt* dall'omofobia) il compito più importante lo hanno i membri della comunità (ehm...) che devono insegnare agli altri col loro esempio che cosa è la normalità.
Se invece aspettiamo che sia la società a dirci: ma su ragazzi, siete froci, che bello! Non c'è niente di male! Non vergognatevi non vergognatevene! rimarremo in catene altri mille anni.
LO SCONFORTO, l'amarezza, la rassegnazione, perchè tanto le cose non cambieranno.
E in base a cosa dovrebbero cambiare se i diretti interessati invece di rimanere a lottare se ne vanno con la coda tra le gambe?
Ma Davide non molla, anzi, è sicuro che non sia «una battaglia persa»: il suo percorso non è stato facile,
quale, quello fatto dal luogo dal quale sono stati cacciati in quanto gay nel tornare a casa talmente tremebondi da non difendere il loro diritto di essere lì?

E qui c'è il capolavoro dell'articolo, che, involontariamente, denuncia la mentalità che ci asserva tutti, vittime e aggressori, froci ed etero (mi perdoneranno le altre lettere della sigla se stavolta parlo solo dei maschietti).

Lo stigma e il pubblico ludibrio ci sono ma non possono essere eliminati se prima non si disinnescano dentro noi stessi.
«ho lavorato moltissimo su me stesso
Su che cosa? Sul fatto che sei frocio? Sul fatto che dicendo che sei frocio ti prendono in giro? Lavorato su te stesso o lavorato sugli altri? Chi è che sbaglia nello stigma chi lo applica o chi lo subisce?
e continuo a farlo, e ho avuto la fortuna di poter contare su una famiglia meravigliosa che non mi ha mai lasciato solo, a differenza di quanto successo a non poche persone che conosco».
Mio dio e quale handicap avrà mai avuto Daniele? E' paralitico? Cieco? Sordo? Soffre di una malattia invalidante?
No.
E' solamente frocio.
E ALLORA?
Qual è il punto?
Devo lavorare nel mio rapporto con gli altri a causa dello stigma o devo rassegnarmi alla mia condizione di omosessuale?
Alcuni amici l'hanno lasciato solo, quelli veri sono rimasti.
Quant'è omofoba queste considerazione, dare cioè per scontato, senza sottolinearne l'irrazionalità, che se gli amici ti lasciano perchè sei frocio, beh, in fondo, un po' anche magari non giustificabile, è comprensibile.

Se davvero Daniele fosse stato colpito da malattia invalidante  la reazione di questi amici sarebbe stata incomprensibile, e criticata come tale. Ma si sa se uno è frocio mette in imbarazzo anche te.
«Da poco faccio attivismo nel comitato Arcigay,
Ah ecco! E' pure attivista! Allora a maggior ragione Davide è politicamente criticabile per il suo gesto di abbandonare il campo
e dopo quanto mi è successo a Ferragosto ho capito non solo perchè serve, ma che bisogna impegnarsi sempre di più per sensibilizzare le persone sull'omosessualità in quanto realtà di fatto, niente a che vedere con perversioni o devianze».
MA MIO CARO DAVIDE, MA SE SEI TU IL PRIMO A NON CREDERCI TANTO DA ANDARTENE VIA!!!
La cosa che più lo addolora? «Mi sono sentito violato nell'intimo dei sentimenti che provo per il mio compagno. Perchè il rischio vero, dopo simili episodi, è mettere in discussione non solo una relazione, ma la propria identità».
Capite il vero scopo della giornalista?

Fare un articolo pietistico, nel quel il lettore posa non immedesimarsi nella discriminazione, nell'aggressione, nella violenza di una reazione intollerante e intollerabile, ma possa compatire il diverso, provandone pena sentendosi buono perchè prova pena per lui. Proprio come la carità dei cattolici che, se non rimuovi la sperequazione sociale tra ricchi e poveri, non serve a niente se non alla tua coscienza bigotta.
A Brescia Oggi, così come a qualunque altro quotidiano, non interessa fare informazione, fare politica, educare il pubblico alla civile convivenza. Interessa solo fare audience.
Un giornalismo così dovrebbe smettere di esistere...
E anche una militanza come quella di Arcigay - o come quella di Davide - ha ancora molto da imparare. 
Come tutti in questa storia, a quanto pare.


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