mercoledì 24 agosto 2011

Claudia de Lillo e le persone trans: un articolo piccolo e miope su D di Repubblica



Di solito non mi capita di leggere D(onna) di Repubblica. Molto per caso mi imbatto in questo articolo radical chic falsamente aperto e ben disposto alle persone trans, con la classica sinistra ipocrisia di chi si sente antiberlusconiano e dunque crede di avere presentato la sua patente di persona tollerante e progressista, mentre invece vive nella melma del più bieco pregiudizio. E' quello  che capita ad Elasti, al secolo Claudia de Lillo, l'autrice di questo scritto, che crede di avere uno sguardo sul monto aperto e tollerate e invece cade nei più tri(s)ti luoghi comuni. Vediamo.
Il carrello della spesa e tutti quei perché
Ritrovarsi a spiegare il mondo a un bambino mentre sei alla cassa del supermarket nella città di A
di Elasti
Oggi mi è successa una cosa terribilmente imbarazzante",
Le virgolette non aperte non sono un errore mio ma un errore d'impaginazione di D, visto che la O secondo una consuetudine grafica è di corpo (dimensione del carattere) ben maggiore di quella del resto dell'articolo sarebbe dovuta essere la virgoletta al posto della O che invece, semplicemente, è andata persa. 
ha detto mio marito, rientrando a casa dal Dipartimento di Economia dell'Università di A, in Massachusetts, dove lui incontra economisti marxisti con cui sognare l'equazione della rivoluzione proletaria mentre noi, gli altri quattro quinti della famiglia, trascorriamo le vacanze.
Come dire un modo molto poco marxista di dire descrivere qualcosa di marxista. Il marito - maschio - lavora e la donna e i figli stanno in vacanza...
Era nell'ufficio assegnatogli dall'università, immerso nell'analisi del fondamentale testo A future for Socialism?,
è un libro di John E. Roemer, pubblicato negli USA dalla Harvard University Press, Cambridge (Mass., 1994), e tradotta in italiano col titolo "Un futuro per il socialismo" e pubblicato da Feltrinelli. Nel libro si propone un socialismo liberale nel quale, tra le altre cose, i lavoratori hanno una forte compartecipazione azionariale in modo da mitigare la tendenza dei capitalisti al litigio facile... Insomma un libro socialista nel mondo pragmatico americano...
Però vuoi mettere citare il titolo di un libro di politica ed economia senza nemmeno citare l'autore, e in inglese, dando per scontato (su una rivista dedicata alle Donne non alle donne imprenditrici o che studiano economia o politica...) che tutti lo (ri)conoscano, fa più fico no?
quando l'addetto
addetto, quindi un uomo
alle pulizie aveva bussato, chiedendo permesso con una possente voce baritonale. "Good Morning, Sir", aveva salutato l'assorto economista
il marito di chi scrive che si rivolge al consorte in terza persona...
senza distogliere lo sguardo dalla pagina. "I am not a Sir", aveva risposto piccato
piccato, di nuovo al maschile
l'inserviente che aveva una gonna a balze, una camicia scollata, un seno prorompente e un paio di vezzose treccine e che no, non era un signore nonostante la barba ispida e i polpacci da terzino.
Ecco l'apoteosi di chi crede di essere spiritoso e invece tradisce il più bieco odio per le persone trans.
Dalla descrizione che Elasti ne fa l'inserviente ci appare più come Freddy Mercury nel video di I want to Brake Free che una persona trans realmente esistente.
Ora non si capisce con quella descrizione contraddittoria a chi o a cosa Elasti voglia riferirsi.
La gonna a balze, la camicia scollata, il seno prorompente e il paio di vezzose treccine
sono i segni esteriori di un'immagine del femminile alquanto stereotipata ma se Elasti si permettesse di insinuare che quella persona è meno donna (qualunque sia il suo sesso biologico) perchè non ha quei segni esteriori le femministe la sgozzerebbero per berne il sangue (e farebbero bene). D'altronde i polpacci da terzino e la barba ispida dovrebbero tradire il sesso biologico di un uomo anche se una donna può avere lo stesso polpacci sviluppati senza essere per questo meno femminile e avere una peluria diffusa sul viso. Per cui non si capisce chi Elasti stia descrivendo se una dona canonicamente considerata meno femminile, un uomo travestito da donna (come sembra dalla descrizione) o una trans (parola che per il momento l'autrice si è ben vista dall'usare). Una trans ben strana però dato che almeno una rasata un uomo che si sente donna può darsela senza mettere mano all'elettrocoagulazione... basta un rasoio come fa qualunque uomo che va a lavorare in un posto pubblico e ci va rasato perchè la barba ispida risulta una forma di trasandatezza. Ma invece di notare tutte queste incongruenze scaturite dalla sua descrizione (che poi e indiretta visto che l'inserviente l'ha incontrata suo marito) Elasti dà per scontato che per la persona in questione avere in sé questi segni contraddittori di maschile e femminile sia una cosa pacifica e infatti commenta come segue.
Già. Nella bizzarra città di A,
quindi l'inserviente è una persona bizzarra come la città di A...
dove nella biblioteca pubblica si legge tutti insieme Il Capitale,
perchè chi legge Il Capitale è bizzarro...
dove le donne sono liberate e non si depilano le gambe,
la liberazione non passa per l'autodeterminazione, per l'emancipazione lavorativa,  che comunque non evita la sperequazione salariale dato che le donne negli States prendo circa il 30% in meno degli uomini a parità di professionalità (e se nella città di A, contrariamente al resto degli States ciò nona viene magari andrebbe sottolineato...), la liberazione c'è e basta e le donne non si depilano le gambe...
dove per la strada si gira a piedi nudi ("Allora anche io, mamma!". "Prima devi camminare sul mio cadavere, amore") e a scuola si allevano camaleonti, la ricerca di se stessi passa anche attraverso qualche ossimoro.
Ossimoro: accostamento di due termini in forte antitesi tra loro. Una figura retorica  costituita da una combinazione di parole tale da creare un originale contrasto, ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici. Esempi: disgustoso piacere, illustre sconosciuta. (da wikipedia)
Quindi Elasti conferma il proprio pregiudizio. Per lei una donna barbuta è ossimorica proprio quanto un uomo con la gonna (esclusi probabilmente i Kilt). Insomma non siamo lontani dal gossip di peggiore specie (ha visto come va in giro conciata quella? sembra una trans)...
Però la ricerca di se stessi ancora non individua l'inserviente la cui unica cosa che sappiamo è che non ama che ci si rivolga a lei dandole del signore (I'm not a Sir)
L'altro giorno ero con i miei figli in coda alla cassa del supermercato. "Hai visto quello?". "È una femmina, non vedi?". "No, è un maschio!". "Porta un vestito a fiori...". "Ha la barba". "E i capelli lunghi". "Mamma, è un uomo o una donna?". "Mamma, perché?".
E qui si compie il delitto più odioso spacciare una serie di stereotipi di genere come perplessità infantile scaturita da una persona trans.
"Porta un vestito a fiori...". "Ha la barba". "E i capelli lunghi". Sono stereotipi di genere, anche abbastanza vetusti.
Gli uomini portano i capelli lungi da sempre. Anche io li porto e non sono per questo meno uomo (=appartenente al genere maschile). Lo stesso dicasi per un vestito a fiori (qui la parola vestito è ambigua perchè non si capisce se si riferisce a un capo di vestiario normalmente pensato per uomini la cui incongruenza sono i fiori sopra disegnativi, come dovrebbe essere se si sottolineano i fiori, nel qual caso anche Formigoni diventa una trans


oppure vestito si riferisce a vestito femminile (dress in inglese...) nel qual caso secondo lo stereotipo di genere è un abito poco consono agli uomini a prescindere dalla fantasia stampata sul tessuto con cui è fatto...

Per cui cara Elasti, prima ancora di rispondere cercando di spiegare ai tuoi figli chi è la persona che hanno incontrato al supermercato, dovresti far presnete ai tuoi figli che non è il vestito a fiori o il capello lungo che fanno di una persona una donna e nemmeno la barba visto che anche le donne hanno dei peli (anche se meno ispidi di quegli degli uomini beninteso). Per cui quale ce sia l'entità del freak che i tuoi figli hanno visto dovresti correggere in loro, facendogli notare l'inconsistenza, i luoghi comuni sessisti con cui catalogano le persone in base al loro aspetto esteriore.
Ma Elasti non mi sente e prosegue inesorabile


"Sono 75 dollari", comunicò il cassiere, o la cassiera che sul petto portava una targhetta con il nome: "Chris", unisex e inutile nella ricerca di risposte certe e rassicuranti.
Quindi l'ambiguità di queste persone (uomini? donne?) è tale che bisogna cercare conferma al sesso di appartenenza nel nome e se anche questo non aiuta allora è la fine.
Quel che non è chiaro è il punto cui Elasti vuole arrivare. A cosa serve questo discorso? Cosa ci viole comunicare Elasti?
Quando servono, gli economisti marxisti sono sempre altrove.
Cioè il marito, il maschio, l'unico che in una situazione di emergenza è in grado di sostenere la povera, fragile e sprovveduta donna.
Mi ritrovai sola, con il carrello colmo di spesa e l'urgenza di un gigantesco interrogativo sospeso. "Spiegare il mondo a un bambino è l'esperienza più arricchente, stimolante e gratificante che conosca", avevo spavaldamente dichiarato un giorno, senza immaginare che uno scandalizzato "Mamma, perché?", alla cassa del supermercato, pronunciato da un cinquenne conformista e inquisitorio avrebbe dato la misura della mia inadeguatezza. Certi "perché?" sono più impegnativi e terrificanti di altri e la responsabilità di consegnare a qualcuno la propria visione dell'universo è un fardello troppo gravoso per un carrello della spesa, un giovedì pomeriggio di agosto, a 6.300 chilometri da casa. "... Mmmh... Ehm, cof cof... Ci sono persone che nascono maschi ma vorrebbero essere femmine e altre che nascono femmine ma vorrebbero essere maschi" "Io, per esempio, se fossi nato femmina mi sarei suicidato". "Pure io". "Di questo parliamo dopo.
Come di questo parliamo dopo?! Questo è forse il cuore del perchè ci sono persone Trans (che non sopportano il fardello dello stereotipo di genere tanto da preferire approdare al sesso opposto) e tu invece di correggere tuo figlio gli dici che ne parlate dopo?
Quello che volevo dirvi è che ci sono persone che vivono intrappolate nel loro corpo e vorrebbero averne un altro.
Intrappolate nel corpo o nelle convenzioni sociali come te Elasti?
Si guardano allo specchio e non si riconoscono. Sono uomini fuori e donne dentro o viceversa. Sono in prigione e non possono uscire o scappare". "Allora si travestono da quello che non sono?".
Si travestono da quello che non sono. Ed ecco spiegato perchè tutti i giornalisti e le giornaliste continuano a rivolgersi alle trans m to f al maschile perchè non vedono donne trans ma dei travestiti, degli uomini che si travestono da quello che non sono.
"Già. Cercano di somigliare a quello che vorrebbero essere. A volte però sono tristi perché non basta un vestito a fiori per trasformarli in una bella signorina".
Ed ecco l'apoteosi dello stereotipo di genere. Se anche una donna biologica non si trucca come una quarantenne anche se ha vent'anni  viene considerata meno femminile figuriamoci un uomo che transita verso l'altro sesso...
Vediamo le cose sempre con l'occhio del pregiudizio: Ci sono donne biologiche diversissime eppure tutte diversamente femminili, e ci sono trans m to f diversamente femminili esattamente allo stesso modo
"Un bel vestito a fiori però può aiutare...".
E qui viene sfiorato un altro punto ignorato e invece interessante. Il fatto cioè che le trans m to f per apparire più femminili iperboilizzano i tratti dello stereotipo di genere diventando iperfemminili. Un'altra occasione mancata per Elasti
"Certamente. In ogni caso, quando vedete un uomo vestito da donna o una donna che sembra un uomo, non dovete ridere o indicare con il dito. Si tratta di persone che cercano di essere se stesse. E voi dovete essere rispettosi e gentili".
Magari però Elasti prima di insegnare ai tuoi figli di essere  rispettosi e gentili dovresti imparare a esserlo per prima tu evitando di dare certe descrizioni o di fare certi commenti.
Loro rimuginano, mentre io infilo la spesa nel bagagliaio della nostra macchina in affitto, automatica, americana e, come dicono i miei figli, "molto tamarra". "Ho visto che Chris non ha un braccialetto". "E nemmeno un cerchietto, povero. Potremmo regalargli le tue cose da femmina la prossima volta che veniamo al supermercato. Va bene, mamma?". "Mamma, perché non ti dipingi le unghie di viola, come Chris?".
Le tue cose da femmina. Anche il futuro è bell'e ipotecato...

Ho scritto una mail ad Elasti. Se mi risponde ve lo faccio sapere.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Tanto non ti risponde, scommetti? Bastano quattro righe su un blog e si diventa dive...
Baci

Alessandro Paesano ha detto...

Infatti non mi ha risposto...

Anonimo ha detto...

Sono allibita, veramente!
Primo, non sapendo quante mail arrivano alla De Lillo (alias Elasti), e sapendo invece che lavora ed ha 3 figli, forse il dubbio che non risponda perchè non ne ha il tempo non vi ha nemmeno sfiorato. La mail è così importante da avere diritto ad una risposta, altrimenti "si diventa dive"? Accidenti, ma come siete comprensivi, mi complimento.
Secondo, nel blog si racconta di una mamma alle prese con i figli, con uno sguardo ironico sulla vita quotidiana. Citare i libri letti dal marito di Elasti (economista marxista) non "fa figo", è un dato di fatto, come non penso che i lettori del blog (o degli articoli pubblicati su D) siano così interessati agli autori dei vari tomi citati. Se lei lo è forse ha sbagliato articolo, o settimanale. Inoltre la frase "Allora si travestono da quello che non sono?" non è detta da Elasti, ma da uno dei figli, il che denota la scarsa attenzione prestata nella lettura dell'articolo. Insomma, il SUO post non sarà piccolo e miope, ma peggio, pretestuoso e insopportabile. Ah... "Quando servono, gli economisti marxisti sono sempre altrove" è evidentemente una battuta... glielo dico, visto che non l'ha capito. Un po' più di sana leggerezza dell'essere, e vivrà meglio anche lei. Cordiali saluti, Cristina
p.s. a scanso di equivoci, non conosco la signora De Lillo, leggo sporadicamente il suo blog, e sono capitata su questo post per una ricerca che stavo facendo in rete. Ho scritto perchè basita da alcune frasi (tipo "prima di insegnare ai tuoi figli di essere rispettosi e gentili dovresti imparare a esserlo per prima tu evitando di dare certe descrizioni o di fare certi commenti"... ma che commenti ha mai fatto?). Evidentemente sono piccola e miope anch'io. O forse (e dico forse) è lei, signor Paesano, che si sente un po' diva e deve sindacare su tutto?

Alessandro Paesano ha detto...

Cristina,
credo che lei abbia pensato che questo mio post sia l'attacco di un uomo a una donna e che sia venuta in suo soccorso.
Di questa sua difesa mi rallegro e sono solidale con lei.
Ma le assicuro che non ho attaccato Elasti in quanto donna ma in quanto persona che scrive cose orribili sulle persone trans.
Lei si chiede che cosa ha mai detto Elasti nel suo articolo (articolo, non post, Elasti scrive su un settimanale distribuito con uno dei quotidiani nazionali a maggiore tiratura) tanto da farmi scrivere una critica così tremenda.
Elasti insinua che le trans sono delle donne con la voce da maschio e con i baffi, che non si capisce di che sesso siano, che sono dunque ambigue, ridicole e un po' tristi, perchè non basta un vestito per fare di un uomo una donna, distorcendo la realtà transgender ed esprimendo dei giudizi feroci pieni di odio transfobico. Le pare poco?

Rispondere alle mail dei lettori è un obbligo di ogni giornalista. Davvero crede che l'avere figli giustifichi la mancanza di tempo? Avrebbe detto lo stesso se Elasti fosse stato un padre con tre figli?
Vede è proprio di questo che parlo, di stereotipi di genere, di sessismo, di maschilismo e patriarcato. E di atteggiamenti snob, come citare un libro dandone solo il titolo originale, non quello in Italiano (eppure il libro è stato tradotto) e senza dirne l'autore. Un libro specialistico di cui non interessa a nessuno (lo ha detto lei) e che dunque non si capisce perchè venga citato, visto che non tratta nemmeno l'argomento dell'articolo, se non per far fare bella figura a chi lo cita dimostrando che Elasti sa di cosa parla quel libro e noi lettori no.

Le ripeto, se lei ha percepito questo mio post come un attacco alla donna Elasti allora, la prego, mi dia pure della diva, e liquidi il mio post come lo scritto inutile di una persona pretestuosa che deve sindacare su tutto. Me lo merito.
Se invece ha l'onestà intellettuale di prendere in considerazione le mie critiche al contenuto dell'articolo, anche se non le condivide, la invito a rispondere a quelle e se deve liquidare il mio post come pretestuoso e insopportabile mi dica anche, per favore, il perché.
Io nelle mie critiche a Elasti l'ho fatto.

Anonimo ha detto...

miiiii, ma si può essere più invidiosi di così?
caro, per essere un, marxista, comunista, socialista e amante del peace and love, devi essere parecchio represso.... tesoro, fatti una canna e rilassati che la rivoluzione proletaria aspetta solo i tipi sfigati come te, che per far puntare google sul proprio blog ha bisogno di citare una giornalista abbastanza seguita.... ma fatti una canna "peppone"...ti saluto a pugno chiuso.... ciao barilla!!!!

Alessandro Paesano ha detto...

Caro anonimo o anonima non basta dire di me come persona che sono invidioso (di che???) né sfigato (complimenti per il frasario da caserma) né dire che "cito" una giornalista famosa (non la "cito" ne critico un articolo che è ben altra cosa)per far parlare del mio blog, per sminuire le critiche che, da lettore, sollevo all'autrice di un articolo che reputo offensivo.

Entri nel merito delle mie critiche, anche per non riconoscerne il fondamento.

Non mi sembra che io nel mio post abbia criticato l'autrice in quanto persona ma solo il contenuto dell'articolo.
Beh pretendo che lei faccia lo stesso con me.

Luiss ha detto...

Io ho smesso di leggere la "Elasti" ormai da più di un anno circa (sì, lo ammetto, sono un sinistroide che compera e legge Repubblica ogni giorno ma non mi riconosco nella descrizione fatta ad inizio post). Perché? Perché inizialmente qualche articolo era divertente, di certo mai interessante, poi piano piano è diventato un ripetersi continuo di situazioni e pensieri dell'autrice. Autrice che come molti, alcuni anni fa, ebbe la capacità di sfruttare il medium blog e di crearsi un seguito. Ma ha lo stesso stile di Fabio Volo, ovvero nessunissimo stile, se non un qualunquismo da far paura. Siamo ben lontani dall'avere una forma propria.
E poi mi è diventato insopportabile questo suo modo di fare (falsa) autoironia: il presentare un marito lontano dalla famiglia con lei che deve lavorare e crescere ben tre figli (ma poi ammette di avere l'aiuto); l'essere mamma bruttarella a causa degli impegni familiari; non avere mai tempo; l'essere diventata, da adulta, quello che non voleva essere da giovane; avere, ovviamente, una famiglia di partenza anticonformista; e soprattutto dipingete i suoi figli come dei cerebrolesi, cosa veramente insopportabile.
Le scrissi chiedendo perché si dipingesse così male e facesse di tutto per denigrarsi, lei rispose dicendomi che io non capivo l'ironia, ironia che piaceva a molti, e che per questo la mia vita era piuttosto triste... Mah!
Insomma, è un tipico caso di chi si monta la testa per un successo; quello che non capisco è come hanno fatto a farle pure pubblicare un libro (guadagni a parte, dato che il valore letterario dei suoi pensieri lo ritengo pari a zero) e come continuino a darle spazio sul settimanale. La sua rubrica ormai è solo noiosa (leggere il diario di qualcuno può anche essere interessante inizialmente, ma dopo anni diventa insopportabile, infatti la serie "Bridget Jones" la sua autrice l'ha interrotta, non ne ha fatto un serial...).
Spero che prima o poi la sostituiscano con qualcosa di nuovo.
tanto ha pur sempre un blog su cui scrivere.
(P.S.: ma perché appena si critica qualcuno, pur motivando le critiche, appare sempre "l'illuminato" che parla di invidie, sfighe e stili di vita da repressi? Mamma mia, che povertà di argomenti, certa gente...)

Alessandro Paesano ha detto...

Grazie della tua testimonianza.

Mi piacerebbe sapere perchè consideri gli articoli di Elasti (senza il "La" che fa tanto sessista) noiosi. Lo ripeti due volti ma non ne spieghi il perchè.

Io non ho letto più nulla dopo (né prima a dire il vero...). Forse avrei dovuto.

Scrivi ancora!

Luiss ha detto...

Sessismo? No, ma quando mai. Diciamo che è un vizio di noi milanesi usare gli articoli davanti ai nomi (vizio che Moretti indica come odioso in un suo celebre film).
Noiosi perché, forse non l'ho indicato bene ma c'era, nel tempo i suoi articoli sono diventati un ripetersi continuo di situazioni, inverosimili e no. Capisco che la vita di tutti i giorni sia ben diversa da quella di un eroe letterario, di un personaggio dei fumetti a cui le avventure non mancano mai, ma appunto per questo, un autore dovrebbe capire quando è il momento di cambiare registro e fare, scrivere, qualcosa di nuovo. Come fanno altri suoi colleghi della medesima rivista, per esempio.
O forse la rubrica ha un seguito talmente ampio da scoraggiare anche il direttore dal cambiare.

soso ha detto...

Elasti mi sembra persona dotata di un sano e scettico umorismo,il suo vissuto corrisponde sovente a quello di molte di noi, scrive in modo efficace, qualche volta un po' folkloristico,è come una risata e un caffè con una vecchia amica...perchè chiederle di più? Sono più interessanti le smancerie di Zucconi ai suoi nipotini americani?La deprimente pensosità di Galimberti?
Le chinoiseries di Visetti? Le pignole indagini di Papi?

Alessandro Paesano ha detto...

Non mi sembra che entri nel merito delle osservazioni critiche che faccio, a torto o a ragione, all'articolo di Elasti.

Ribadire che è meglio o peggio di quel che scrivono altri non dirime le critiche da me sollevate.

Io sto parlando di questo articolo non già di tutta la produzione di Elasti. Rimaniamo in topic please.

Anonimo ha detto...

ma che idiozia è questo commento all'articolo di Elasti?
non saprei nemmenpo da dove cominciare a commentare tutte le boiate che hai scritto. stai lì a pontificare e ignori quanto sia complicato spiegare le cose ai bambini. è chiaro che uno semplifica i concetti, cadendo anche nel clichè, purtroppo. ma cos'è tutto st'astio? sei più snob tu di elasti, che almeno è intellettualmente onesta. e si fa un gran culo, tra l'altro. mi vuoi dire che se vedi uno per strada che porta il cappello al contrario, per dire, non ti incuriosisce e non ti appare bizzarro? chiaro che è lecito, chiaro che ognuno purchè rispettoso degli altri fa il cavolo che vuole. normale che quando una cosa è nuova o bizzarra, incuriosisca. chi sei tu, buddha?

Alessandro Paesano ha detto...

Figurati, non sono certo di quelli che cancellano tutte le differenze dietro un banalissimo "siamo tutti uguali".

Ma le differenze non portano necessariamente al bizzarro come dici tu.
Il bizzarro è un giudizio di valore che discrimina e dunque il tuo diritto di esprimerlo (o come dici tu sportivamente fare il cavolo che vuoi) finisce là dove inizia la discriminazione. Nessuno in democrazia può fare o dire quello che cavolo vuole, tanto meno una giornalista che ammannisce i suoi (pre)giudizi ai suoi lettori e alle sue lettrici.

Tra l'altro le cose bizzarre che nota Elasti non pertengono solo a una persona che ha transitato dal sesso maschile al sesso femminile (e alle bizzarrie che deriverebbero) ma a tutte quelle persone che, non attenendosi allo stereotipo di genere, vengono percepite da Elasti - e anche da te ne deduco - come bizzarre.

Basta una voce baritonale o un polpaccio fuori misura per rendere una donna, poco importa se biologica o trans, meno donna? Io direi proprio di no. Chi lo fa come Elasti discrimina.

Ed ecco spiegato il perchè del mio post e delle critiche in esso contenute.

Ai bambini (e alle bambine...) puoi spiegare tutto, se lo ha chiaro in testa tu.

Loro sono avanti rispetto noi adulti (e adulte).

Ma se siamo noi per primi e prime a vedere bizzarro un capello fuori posto o un vestito a fiori portato da un uomo credo che la difficoltà più che di spiegare alla nostra stessa prole come stanno davvero le cose è quella di giustificare i nostri pregiudizi.
O i tuoi e quelli di Elasti.


Anonimo ha detto...

Caro signor Paesano credo che Lei colga proprio nel segno, è quel qualunquismo e fintobuonismo della sinistra radical chic che piace tanto ai lettori di Repubblica, e si capisce così perché sono sprofondati nella notte dove tutte le vacche sono nere. Magari ci fossero più persone come Lei!!

Anonimo ha detto...

Mi dispiace veramente molto leggere un post del genere. Le rendo giustizia, la sua tesi l'ha argomentata veramente bene e, seppur totalmente in disaccordo, di questo non posso non darle conto. Ma vorrei che riflettesse e pesasse bene anche le parole che LEI usa, non solo quelle che usano gli altri. La descrizione del "sinistroide" iniziale è quanto di più offensivo io abbia letto nel suo fantomatico post di critica. Parla di pregiudizi e convenzioni mentali? La sua definizione cos'è? Come si permette di classificare così non solo una persona, che tra l'altro non conosce a quanto pare, ma un'intera fetta di persone, liquidandola come una categoria. Non era lei quello contro le classificazioni di genere, di idee? Per quanto riguarda la sua bella analisi, talmente puntigliosa da sembrare paranoica, emerge con evidenza la sua ignoranza del contesto. Chiaramente, come da lei affermato, non conosce Elasti, il suo blog, la sua rubrica, la sua famiglia e il suo mondo. Non conosce nemmeno il suo stile, sempre molto ironico, soprattutto quando parla del marito. Trovo assurdo che lei sottolinei che il marito lavora mentre lei e i figli fanno vacanza. Dovrebbe sapere che il marito lavora parecchi mesi all'anno negli USA e che Elasti lavora e cresce i figli a Milano. In estate passano del tempo in America, durante le vacanze scolastiche e le ferie di Elasti, per stare anche con il padre. Infine, io non so se lei abbia figli, non la conosco, però dovrebbe sapere che determinate cose vanno pensate e spiegate bene a tre bambini di due, cinque e otto anni. Bisogna scegliere parole giuste, cosa non facile alla cassa di un supermercato. Tra l'altro i suddetti bimbi sono curiosi ed espliciti, e fanno domande che farebbero tutti i bambini. Io condivido il suo punto di vista sulle trans, ma so che a cinque anni, ripeto cinque!, avessi visto una donna con tratti un po' maschili avrei chiesto a mia madre spiegazioni. E non pensi che sia facile darne, a un età in cui un bambino cerca di capire chi è, inizia a conoscere il suo corpo e il suo peso nel mondo, sapere che tutto quello che conosce (mamma=femmina, papà=maschio) può essere messo in discussione.
Con questo la saluto, ma le consiglio di scendere un po' dal piedistallo delle sue convinzioni, è bello pensare per grandi ideali, ma la vita reale non è mai così scontata.

Anonimo ha detto...

Resto basita di fronte al suo commento sull"articolo citato.
Innanzitutto non mancando lo spazio virtuale avrei postato l'articolo per intero in modo da emettere a chi legge di farsi la propria idea al di la dei suoi commenti.
per continuare poi mi pare che i commenti siano assai qualunquisti, banali e generali e che la totale incapacità di vedere e comprendere il contesto in cui la situazione raccontata dalla de lillo e che ne si evince dall'articolo anche senza conoscere il suo blog, li renda stereotipati e tristi.
Leggendo i suoi acidi commenti mi viene in mente una persona che guarda una vignetta satirica o una caricatura e le commenta come se fosse di fronte ad un quadro rinascimentale...

Una sola domanda: ha mai parlato con un bambino?
Ha mai provato a confrontarsi con ilmloro sguardo sul mondo?
Si è mai davvero chiesto cosa significano le parole maschi e femmina per una persona di 5 anni che guarda tutto e tutti dal basso verso l'alto?
Come madre sono molto sensibile alle questioni di genere e spero di educare mia figlia in modo che non resti intrappolata in na visione stereotipata del mondo ( visione che peraltro trova riscontro ogni giorno nella vita reale).
Mia figlia preferisce quelli che lei chiama "giochi da maschio" e spesso è volentieri si veste "da maschio" ( parole sue..me fatti miei perché nella pratica compro le tute nel reparto bambinO) Detesta il rosa perché é da femmina. Ciò non toglie che sappia benissimo di essere una femmina e ne sia anche fiera.
Nulla di quanto io possa dirle la smuove da queste sue definizioni tagliate con l'accetta, che applica a se stessa ed al mondo che la circonda.
Quello che posso fare e spiegare, limare, accompagnare, ridere a volte ( senza per questo banalizzare) rimandare altre ( perché non sempre è possibile parlare di tutto subito è bisogna fare delle scelte).
E soprattutto quello che posso e dovrei fare ( non sempre ci riesco) è fare io quello che provo ad insegnarle perché i fatti per loro contano più di mille parole e i nostri figli sonoro specchio perfetto delle nostre contraddizioni.

E quindi ben venga un po' di sana ironia, di spiegazioni fatte con immagini semplici ( quelle che i bambini possono capire ed integrare nel proprio mondo aggiustando le con il loro modo, complesso ma diverso dal nostro, di ragionare.

Lei dice di avere i capelli lunghi e di essere un maschio: ecco io questo a mia figlia l'ho dovuto spiegare perché frasi come "perché quella signora ha la barba" capiamo a quasi tutti i genitori di bambini piccoli , almeno di quei bambini che si interessano al mondo, e che al supermercato sono più interessati alle persone che alle cose che si possono comperare e che fanno domande e sono curiosi ( gran risultato nella società di oggi)

Ecco io non so se è il modo giusto di spiegare la transessualità ad un bambino, so che provare a dare risposte però è fondamentale, e che le risposte adatta ad un bambino piccolo per cui il maschile ed il femminile sono due mondi distinti che questa distinzione non è la stessa per tutti e che c'è spazio per altri modi di sentire sia più importante che spiegargli i dettagli assai complicati della transessualità e degli stereotipi di genere...
Discorso che si potrà e dovrà certo fare in seguito.
Se il bambino ha poi bisogno di riaffermare il suo bisogno di appartenere ad un genere e lei non lo capisce allora c'è un problema più grande che tocca il rispetto delle persone.
Perché se non siamo capaci di rispettare una mamma che rispetta il suo bambino di 5 anni nella suo bisogno di mascolinità certo non siamo capaci di rispettare la diversità qualsiasi essa sia.

Alessandro Paesano ha detto...

Guardi che lei fraintende il senso del mio discorso. Io non critico la pedagogia di una madre che spiega come può il transessualismo a una figlia di 5 anni. Io critico la pedagogia che l'autrice dell'articolo ammannisce al suo pubblico di lettori e lettrici.

Diffido di una versione semplificata o edulcorata delle cose da dire all'infanzia, perchè so che l'infanzia capisce tutto e tutto le si può spiegare, se lo si è compreso bene a propria volta.

Il problema di Elasti è che è lei la prima a non capire bene la questione e quindi di conseguenza la spiega male alle sue figlie.

Il resto del suo commento mi pare espressione di un giudizio sommario e non articolato.

"Innanzitutto non mancando lo spazio virtuale avrei postato l'articolo per intero in modo da emettere a chi legge di farsi la propria idea al di la dei suoi commenti."

Ho messo il link all'articolo, il che è la stessa cosa.

"per continuare poi mi pare che i commenti siano assai qualunquisti, banali e generali"

Può spiegarmi anche il perchè e il come?

"e che la totale incapacità di vedere e comprendere il contesto in cui la situazione raccontata dalla de lillo e che ne si evince dall'articolo anche senza conoscere il suo blog, li renda stereotipati e tristi."

Cioè Elasti offende le persone trans dicendo che non sono catalogabili né come maschi né come femmine e poi la tristezza sta nei miei commenti? Ma davvero?

"Leggendo i suoi acidi commenti mi viene in mente una persona che guarda una vignetta satirica o una caricatura e le commenta come se fosse di fronte ad un quadro rinascimentale..."

No la commento guardando ai pregiudizi e all'ideologia che quella vignetta porta con sé, proprio come l'articolo di Elasti che diffonde un pregiudizio transfobico.

Lei mi chiede se io abbia mai parlato con un bambino.
E lei ha mai parlato con una persona trans?

Anonimo ha detto...

Ciao, mi chiamo Elena Gasti, sono mamma di due maschi e una femmina di 5,8 e 10 anni e sono una transessuale. Sia io che la mia ex moglie abbiamo letto spesso Elasti, trovando alle volte i suoi pezzi divertenti (una sorta di Casa Vianello), altre volte scontati, spesso carichi di quella tolleranza buonista tipicamente bobo, come direbbero i francesi.
Personalmente ho riso leggendo dell'incontro con la donna barbuta e ancor di più immaginando i bambini che si interrogassero sulla natura di quella signora diversa: vince la barba da macho o la vestina da signorina? Bah. Ho riso meno leggendo le risposte dell'Elasti, ma per un semplice motivo: mi sono immedesimata.
Le chiedo, lei come avrebbe risposto a dei bambini piccoli che hanno conosciuto fino a quel momento solo il maschile e il femminile? È difficile, mi creda sulla parola.
Che poi la nostra si fregi dell'essere una mamma open minded, a bit fricchettona, proudly marxista, e per tanto si lasci andare a sproloqui (i miei non li legge nessuno, i suoi si) antropo-social-chissacchè...purtroppo è solo una di una lunga lista di "giornalisti".

Alessandro Paesano ha detto...

Elena perdona (spero non ti crucci se ti do del tu) la mia risposta tardiva, ma solo oggi mi accorgo del tuo commento.

Premesso che non ho figli e non ho particolare dimestichezza con i bambini e le bambine piccoli diciamo fino ai 12 anni, dopo sì perché insegno, io credo che a un bambino o una bambina vadano dette le cose così come stanno, senza "traduzioni" o "edulcorazioni". Se edulcoriamo offendiamo la loro intelligenza, la loro sete di conoscenza e tradiamo anche la loro fiducia in noi.
Se la domanda che ci fanno tocca un argomento tabù diciamolo loro chiaramente facciamo loro presente però che è una nostra difficoltà e non nascondiamola pretendendo che la difficoltà sia nell'argomento di per sé.

Se una bambina di 5 anni mi chiede perché quella a signora "ha la barba" basta farla riflettere sul fatto che non è l'aspetto esteriore a farci maschi e femmine ma è come ci sentiamo noi e anche come noi vogliamo essere considerate e considerati dalla altre persone.

Le risposte infelici di Elasti sono infelici perché è infelice il suo articolo non perché l'argomento trattato è "difficile" da spiegare a una bambina di 5 anni.
Chi lo ha compreso bene, chi lo rispetta, chi lo conosce, sa anche spiegarlo bene a chiunque glielo chieda. Anche a una bambina di 5 anni.

Credo infine che una donna trans o un uomo trans siano donne e uomini a tutti gli effetti e che, dunque, esistano sempre e solo "un" maschile e "un" femminile più ampi di quelli codificati nella nostra società ma che non sfociano mai in un terzo sesso.

Per cui la tua domanda " Le chiedo, lei come avrebbe risposto a dei bambini piccoli che hanno conosciuto fino a quel momento solo il maschile e il femminile" a mio avviso è posta male, quei bambini non hanno conosciuto solo "il" maschile e "il" femminile e ora sono dinanzi alla transessualità che è altra cosa ma semmai hanno conosciuto una versione parziale e irrigidita del maschile e femminile. Un maschile e un femminile così impermeabili che non rispecchia la realtà che è molto più varia.

Una donna barbuta è e rimane sempre donna poco importa il suo sesso biologico di nascita, alla faccia di Elasti che ne sa nulla e sta lì a concionare.

Scusami ancora per la risposta tardiva.

Anonimo ha detto...

Salve,
vorrei solamente farvi sapere che la De lillo ha scritto un altro articolo imbarazzante su D di Repubblica (l'ultima settimana di dicembre) in cui ha travisato incredibilmente la nozione di genere. Trovo imbarazzante che su internet ci sia solo lei ad averne criticato l'intervento

Isotta