mercoledì 4 maggio 2011

I figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali



Ci sono. Esistono e STANNO BENE, checché (checche?) ne dicano gli italioti, fascisti e cattolici, i quali (le quali), improvvisandosi esperti di puericultura, psicologia infantile e sociopedagogia, solo perchè magari anche loro sono genitori (ma ci sono anche tante persone senza figli, froci compresi che lo pensano e lo dicono), affermano che i figli hanno bisogno di una madre e di un padre. I figli nascono da un padre e una madre.


Tutti nasciamo da un padre e da una madre. Per cui tutti i figli e le figlie hanno un padre e una madre. Anche i figli di coppie omogenitoriali.

Quel che bacchettoni e psicologi improvvisati intendono dire è che tutti i figli hanno diritto a crescere con un padre e una madre.
Allora perchè non dicono così?
Perché ci sono tantissime famiglie monogenitoriali  eterosesuali. E non solo quelle create da una separazione o un divorzio. Ci sono donne e, più raramente, ma ci sono, uomini, che hanno cresciuto figli da soli, per scelta, per circostanza.
Così sarebbe più chiaro il pregiudizio discriminatorio nei confronti dei genitori di questi figli e figlie.
Perché chi critica le famiglie omogenitoriali non si preoccupa di loro ma dell'orientamento sessuale dei loro genitori. Non si preoccupa del benessere dei figli e delle figlie si preoccupa che la splendida loro intelligenza di esseri umani normalissimi cresciuti in una famiglia dove c'è amore, legittimi definitivamente l'omoaffettività.

Quando in Italia venne promulgata la legge sul divorzio ci si preoccupò ipocritamente dei figli di separati (all'inizio nessuno divorziava, ma ci si separava, una delle dinamiche che ha portato alle coppie di fatto è stata senz'altro anche questa: mio zio ha sposato la sua compagna quando il loro primogenito aveva 16 anni...).
Ipocritamente perchè anche prima del divorzio, gli uomini abbienti, di fatto, divorziavano, come successe a Corrado Pani, dal quale Mina ebbe un figlio, fuori da ogni riconoscimento legale. Ma molto cattolicamente e borghesemente se il problema non è visibile, non c'è.
Ci sono voluti 20 anni di storia per zittire i benpensanti anti divorzio quando era lampante che i figli di separati o di divorziati crescevano esattamente come i figli delle altre coppie.
Io e mia sorella siamo figli di separati. Figli rimasti orfani in età giovane. Eppure siamo cresciuti bene e non potevamo essere più diversi. Un ciccione gay e di estrema sinistra una smilza etero, sposata in chiesa, di idee conservatrici ma di pratiche emancipate (anche perchè quando a 20 anni rimani da sola, o ti emancipi o soccombi).
In realtà ai benpensanti non gliene fregava niente dei figli dei separati (come non gliene fregava niente prima, quando legalmente il divorzio non c'era ma chi aveva soldi e prestigio lo faceva comunque). I figli venivano strumentalizzati per criticare il divorzio. Proprio come oggi vengono strumentalizzati per impedire la legittimazione affettiva delle coppie omosessuali. Qualche irriducibile c'è ancora. Giovanardi (l'ecolalico) ha affermato, recentemente, al programma di radiodue Un giorno da pecora che Marta Marzotto è stata una grande donna perchè pur cornificando il marito non ha mai abbandonato la famiglia...


A noi gay  e lesbiche non ci basta più scopare come conigli in discoteca. Vogliamo AMARE e questo per molti benpensanti è troppo. Siccome chi ama può pensare di fare figli (può, non deve) questo diventa intollerabile. Non impossibile perchè anche in Italia, nonostante l'enorme vuoto legislativo e la società ostile, le coppie omogenitoriali sono una realtà, diventa intollerabile perchè dimostra che la famiglia non è di esclusivo appannaggio del patriarcato ma è un bene così diffuso da essersi imposto come sistema di vita anche per le persone omosessuali che una volta consideravano queste aspirazione una cosa borghese, una cosa da etero.

La preoccupazione dei depositari della famiglia è di perdere la supremazia, del patriarcato, del maschilismo di un modello di famiglia che in parte si è già autoriformato ed emancipato ma che purtroppo, ancora oggi nel 2011, vede tante contraddizioni. Sturi, violenze, pedofilia, la famiglia etero patriarcale sta autoimplodendo ed è già sostituita da modelli eterosessuali più agili e snelli: famiglie monogenitoriali, famiglie etero con una mamma e un papà che però convivono e non sono sposate E DELLE QUALI NON FREGA NIENTE A NESSUNO.
Famiglie che non hanno riconoscimento alcuno per cui i genitori PER IL BENE DEI LORO FIGLI poi, alla fine, sono costretti a sposarsi.
Per molti è ancora la vecchia questione che vero il matrimonio è quello religioso e quello civile un ripiego. Già quello è un affronto all'eterosistema. Alla famiglia patriarcale (nella quale, ce lo spiega la sociologia, i figli erano braccia lavorative gratis o a bassissimo costo). Eì stato lo stato laico non certo la chiesa a impedire lo sfruttamento minorile del lavoro (prensete ancora in tante parti del pianeta, ma l'importante è che questi figli abbiano un padre e una madre poco importa che li fanno lavorare 12 ore al giorno e più...).
Le famiglie omogenitoriali in Italia hanno già vinto. Perché ci sono già. Lo stato non potrà esimersi ancora per molto da dar loro un riconoscimento giuridico che non è come credono in molti, in maniera cinica, perchè loro figli non ne hanno  e non si rendono conto, una questione economica (vero Federico?) ma una questione affettiva. Una questione di diritti.
Perché due donne o due uomini possono fare dei figli e formare una famiglia unita. Ma se il genitore naturale (odio il termine ma è quello legale) quello cui lo stato riconosce unicamente la maternità o paternità muore, il figlio cresciuto da entrambi i partner, non viene affidato al genitore sopravvissuto. Perché per lo Stato NON C'È ALCUN ALTRO GENITORE e il figlio, la figlia, viene strappato  alla persona con la quale quel bambino, quella bambina è anche cresciuta e messo in un orfanotrofio in attesa di adozione.
Per cui siccome un figli han diritto a un padre e una madre, morti quelli naturali, non vengono affidati al partner dello stesso sesso di quel padre o quella madre, ma strappati alla famiglia. Meglio mantenere un principio che pensare alla salute psichica e affettiva del figlio (della figlia) per tacere di quella dell'altro genitore...
Questo non capita nemmeno alle coppie etero non sposate. Perché lì i figli sono riconosciuti a entrambi i genitori e quindi morto uno rimangono all'altro.
Ma se io donna o uomo, etero, faccio un figlio e poi convivo con altra persona che non è genitore biologico dei miei figli, morto io, i figli vanno in orfanotrofio.
L'idea che abbiamo della famiglia è teorica, nominalista. E' genitore quello naturale, quello biologico, anche se non lo si vede mai, o non lo si è visto più. Dimenticando che è genitore prima di tutto chi i figli li cresce, non solo chi i figli li genera.
E' solo questione di tempo.

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