mercoledì 23 giugno 2010

Poi uno dice che parla male di Arcigay Roma...

E' stata presentata la nuova campagna per la Gay Help Line .

Si continua a proporre un aiuto telefonico a chi, gay o genitore di gay,  ha problemi col proprio orientamento sessuale (con quello dei propri figli) sottolineandone l'aspetto privato però, non quello pubblico.

La nuova campagna per promuovere la Gay Help Line di Arcigay Roma finanziata coi soldi di Provincia e Regione (finanziamento bipartisan!) anche se affidata alla Saatchi & Saatchi, continua a essere tremebonda, pavida e profondamente sbagliata come negli scorsi anni.


L'omosessualità come problema (sic!) e per giunta privato.
La mamma ha difficoltà ma non si dice il perchè

Idem per i figli (due ragazzi, ma lesbiche in questo cazzo di paese non ce ne sono???)
Come dite? Ah è solo per ragazzi, eh già, si chiama Gay Help Line,  altrimenti si chiamava Lesbo Help Line...


Battutacce a parte, perchè la gay Help line si propone di aiutare madre e figlio?  Perché sceglie una dimensione privata, familiare?
Anche il video non spiega il perchè.



Il sito prova ad arrampicarsi sugli specchi e dice:


“Con i propri familiari c’è una forte necessità di comunicare ma, spesso, non se ne hanno reciprocamente gli strumenti. Per questo è importante affrontare il tema del dialogo tra genitori e figli”. “Sono moltissimi i genitori – aggiunge Eugenia Milozzi, presidente di ArciLesbica Roma, associazione partner del progetto – che contattano Gay Help Line, alcuni dei quali fanno poi volontariato con le nostre organizzazioni e si impegnano in prima persona”. Chiediamo alle tv di sostenere questa iniziativa mettendo in onda il video come iniziativa contro l’omofobia: si tratterebbe di un’importante comunicazione sociale in un momento in cui si sono verificati moltissimi episodi di violenza e intolleranza
Vuoi vedere che gli auotri degli ultimi pestaggi a Roma a Milano e a Padova sono stati Mamma e Papà?!?!?!?!

Ora visto che le istituzioni anche le più illuminate sono tendenzialmente omofobe come tutta la società italiana, e visto che la gayhelpline vive di soldi pubblici (ma anche del lavoro di tanti volontari...), mi domando non è che non si denunciano i mandatari dell'omofobia (vera causa per cui un gay si sente in difficoltà e non fa coming out) perchè altrimenti i soldi le istituzioni non li mettono ?

Domanda capziosa a parte, concedendo il beneficio del dubbio e la buona fede, con questa campagna mediatica sembra essere tornati indietro di 40 anni quando bisognava abituare la società, sia la minoranza gay sia la maggioranza etero (compresi i genitori dei gay) a parlare dell'omosessualità in sé.

Sembra che questa campagna si rivolga ancora a quella società.

Non RIESCI a parlare della tua omosessualità e di quella di tuo figlio?
Ti aiutiamo noi.

Mentre la società di oggi, che a parlare dei gay è abituata (a fare qualcosa in loro aiuto  magari un po' meno), attende altre sollecitazioni.

I gay (sia quelli attivisti che sono minoranza sia quelli ...consumisti che sono la maggioranza) attendono il riconoscimento del loro essere discriminati, ma non perchè un deficiente a scuola li prende in giro, o la madre non li fa uscire con la maglietta rosa, ma perchè le istituzioni tolgono loro i diritti e non fanno tacere chi dice assurdità su di loro!

Invece di spiegare perchè ci sono mamme pavide la campagna si pone di fare da mediazione familiare, privata, non pubblica e dunque meno politica, senza individuare cause dell'omofobia che resta il problema principale per cui uno dovrebbe rivolgersi al servizio (per il resto c'è il 113...)

Invece di mostrare questa mamma-mostro con i pixel sulla bocca come se fosse omofoba solo "per colpa sua" (e non della stampa della tv dei politici e della chiesa che dipinge i gay come pedofili e immorali) quando sarebbe bello vedere I MANDANTI.

Pensate all'effetto di una campagna dove compaiono quelle ...facce da omofobi del papa di Alemanno e di tutti gli altri omofobi italiani politici e non  (scegliete voi chi, ce ne sono per tutti i gusti, a destra come a sinistra) con la citazione di una loro dichiarazione omofoba e poi lo slogan Sei/(tuo figlio è) gay e queste affermazioni ti danno fastidio/mettono a repentaglio la tua serenità/ti danneggiano? Per protestare/far valere i tuoi diritti/difenderti chiama noi della Gay Help Line.


Basterebbe indicare le responsabilità politiche e pubbliche dei mandanti dell'omofobia che sono in primis la chiesa e poi i politici e le istituzioni.


Invece in questo manifesto, in questo spot, sembra che l'omosessualità sia un problema oggettivo e che c'è qualche anima buona che, in sordina, ti aiuta

Non riesci a dire che tuo figlio ha due teste? Chiama noi della gay helpline.

MA PORCO CAZZO!!!


Come si fa a essere politicamente così pavidi, così miopi, così moderati?!
Ma a chi può venire voglia di chiamare questa triste e per niente gaia help line?


Gay Help Line che viene non solo pagata coi soldi pubblici ma che dà a Polverini e Zingaretti una patente di non omofobia permettendo loro di ignorare diritti civili e legge contro l'omofobia continuando tranquillamente a fare campagne omofobe ma stavolta con l'Alibi ( ma come abbiamo pure finanziato c'è la gay help line!).

Complimenti Arcigay (Roma)!
Non so se è meglio riconoscere la tua buona fede o dire apertamente che più di tanto nun se po' fa' perchè altrimenti le istituzioni i soldi non ve li danno.

Certo che, per pararvi il culo, ci andate mooooolto cauti, nevvero?

Odio gli articoli sugli attori che interpretano ruoli gay

Stavolta tocca a Massimiliano Varrese (chi?) e il fatto che interpreti un personaggio gay nell'opera prima di Oreste Crisostomi Alice viene così commentato su TGCOM:

Nel nuovo film "Alice" (opera prima di Oreste Crisostomi, nelle sale dal 25 giugno) veste i panni del migliore amico (gay) della protagonista, nella vita di tutti i giorni è single (convinto) dopo aver fatto strage di cuori tra colleghe e non. Canta, balla e recita, Massimiliano Varrese è un artista all'americana. Il suo grande sogno, in effetti, è quello di sfondare a Hollywood. Come racconta a Tgcom.
Ma perchè ogni volta che un attore interpreta un ruolo gay poi si deve subito specificare che, nella vita privata, è uno sciupafemmine?
Un attore è un attore interpreta sempre dei personaggi distanti da lui. Che quando Manfredi interpretò il pedofilo Girolimoni  nell'omonimo film Daminao Damiani (Italia, 1972) di ci si sentì in obbligo di specificare che nella vita privata Nino "aveva coi bambini un ottimo rapporto"?
Perché per ogni altro ruolo che non sia il gay (alcolista, stupratore, ladro, psicopatico) non si sente MAI il bisogno di specificare che l'attore in questione non lo è?
Ma anche Varrese lo fosse, gay, a noi cosa deve importare?
Parliamo della sua carriera di attore o della vita privata?
O pensiamo che siccome è gay gli viene più facilmente il ruolo?
Quando si parla di omosessualità i nostri giornalisti fanno sempre a gara a chi è più omofobo.