domenica 25 luglio 2010

I preti, l'omosessualtà e le ecolalie della rete

(...) Una volta, nel centro di Roma, dentro un autobus stracolmo, un prete di mezza età ha cercato di attirare la mia attenzione. Lì per lì sono rimasto molto sorpreso, ho cambiato posto e l'uomo mi ha lasciato in pace. I miei amici italiani ne hanno riso: «Eh già: a Roma funziona così!», poi hanno cominciato a raccontarmi — soprattutto gli amici omosessuali — dei loro frequenti incontri con preti.
(...)
Durante il lavoro che ha portato a questo libro due sono stati gli aspetti che mi hanno colpito e che considero particolarmente rilevanti in merito a questa problematica: l'ambiente in cui vive il sacerdote omosessuale è diverso da quello di un omosessuale che sia estraneo al mondo ecclesiastico. Il prete è quindi non solo costretto a misurarsi come gli altri con la diffusa intolleranza o pseudotolleranza nei confronti dell'omosessualità, ma deve anche – ed è questa la differenza sostanziale – adempiere a una funzione rappresentativa che finisce col distinguerlo dagli altri: è infatti un intermediario tra Dio e gli uomini.
(...)
Il prete, che tanti fedeli delle comunità religiose ritengono di conoscere bene in quanto persona a loro «vicina», non viene riconosciuto per quello che è: un uomo come me e come te che condivide i nostri stessi bisogni. Finisce così con l'essere lasciato solo con i propri dubbi e í propri problemi che, ora per buona educazione, ora per timore reverenziale, nessuno osa affrontare con lui. Ne deriva che molti dei sacerdoti da me intervistati soffrono di solitudine, soprattutto la sera quando si chiudono alle spalle la porta di casa.
(...)
Se i preti eterosessuali che violano il voto di castità sono esposti al biasimo della Chiesa, quale deve essere la situazione dei loro colleghi omosessuali?
Un chierico che non disdegni le donne può essere ancora in qualche modo scusato, anche se commette una grave colpa che prevede punizioni severe. «E pur sempre un uomo!» si dice spesso in questi casi.
Ma se un chierico trascende l'orizzonte di ciò che sembra ancora ammissibile e prova desiderio per un uomo anziché per una donna, comincia la discesa nei più cupi antri del pregiudizio, nella sfera del peccato mortale, degli atti riprovevoli, perversi, innaturali. Un chierico che sia omosessuale dà luogo a un binomio inconcepibile: prete e gay. L'una cosa sembra dover tassativa-mente escludere l'altra.
(...)
La Chiesa ufficiale condanna drasticamente qualsiasi rapporto tra due uomini che sia sincero, leale e ispirato all'amore: cose del genere risultano inammissibili perché contrarie alla dottrina della salvezza cristiana.
Ciononostante, nel corso della mia inchiesta ho avuto modo di scoprire che questi rapporti esistono e che non si distinguono affatto dalle amicizie eterosessuali, se non per la triste circostanza che devono essere vissuti di nascosto. (Thomas Migge Può l'amore essere peccato? Marsilio, Venezia, 1994, pp. 9-12)
Che differenza dall'onestà intellettuale, precisione, metodo e deontologia di questo giornalista tedesco e il pressappochismo, la ricerca dello scandalo a  ogni costo, i pregiudizi e l'omofobia palese dell'articolo di Panorama, di cui ho già avuto modo di parlare.
se torno a parlare a così breve distanza è per segnalare altri articoli, di commento a quello di Panorama, come quello che mi ha segnalato Gedibal, che ringrazio, che ha costituto la classica punta dell'Iceberg.

cominciamo da alcune dichiarazioni di Aurelio Mancuso, ex presidente di Arcigay nazionale,  che, secondo l'Ansa, quindi una fonte abbastanza attendibile, il 22 luglio, prima che l'articolo di Panorama uscisse in edicola, ma dopo l'articolo del Messaggero che ne anticipava ampi stralci) ha dichiarato:
Che tanti sacerdoti siano omosessuali e cerchino sesso, anche a pagamento, con altri uomini "non è una novità" (...) "Anch'io, una quindicina di anni fa, ho avuto una storia con un monsignore", aggiunge.
Allora si tratta di sesso,anche a pagamento, o di una storia? Oppure come sembra intendere Mancuso  le storie tra gay sono sempre e solo di sesso e non anche affettive?

"Nella comunità si sa da sempre (...) è molto consueto che sacerdoti frequentino i luoghi di ritrovo degli omosessuali, come saune, bar, discoteche. Posti dove comunque non si va solo per fare sesso, ma anche per conoscere persone. E per entrare magari hanno fatto la tessera di Arcigay". Con il loro vero nome? "Perché no, tanto sono protetti dalla legge sulla privacy". E il monsignore? "La storia è durata sei mesi, era il 1994 o il 1995. Era qui a Roma, lui era un alto funzionario vaticano. Poi ne ho perso le tracce, ma credo che stia sempre a Roma". E l'alto prelato non è l'unico prete con cui Mancuso abbia avuto una storia: "Ce ne sono stati anche altri, e a volte ho scoperto solo dopo che erano sacerdoti".
Tutto qua? Nessun commento? Nessuna spiegazione?
Solo dopo le dichiarazioni del Vicariato di Roma Mancuso fa meno il disinvolto marcia indietro e rilascia ben altra dichiarazione:
"Sbagliate le reazioni ecclesiastiche perché - dice - tendono ad accreditare l'omosessualità all'interno della Chiesa come un fenomeno marginale, ma il reportage di Panorama sui preti gay - sostiene Mancuso - è un'operazione politica e culturale orribile perché, per attaccare la Chiesa cattolica, propina una visione della comunità omosessuale zeppa di stereotipi e di luoghi comuni". (fonte Via di donna community)
 Diversamente, sul sito Gay Freedom, Mancuso ha posizioni più condivisibili, e, non potendo risalire alle esatte dichiarazioni riportate su internet, il beneficio del dubbio è d'obbligo. Non però per  la vanità e la frivolezza con cui, pur se criticato, si difende e ribadisce di avere avuto una relazione con un Monsignore.

Non dissimile il tono di Marrazzo di Arcigay Roma  almeno secondo il sito Roma Today che pubblica questo articolo:
Rave e afterhours solo per preti gay. L'invito viaggia via sms e i locali sono sempre gli stessi. Ma spesso i nomi dei locali che ospitano feste private omosex solo per religiosi vengono affidate alle chat. Esattamente come succede per rave e afterhours, raduni esclusivi e dedicati. Così a Roma si ritrova la comunità di sacerdoti omosessuali, almeno stando a quanto dichiara Fabrizio Marrazzo di Arcigay Roma.
"Non è un mistero che ci siano preti e sacerdoti che a Roma frequentano ambienti e locali gay - ha spiegato Marrazzo - ma ovviamente si tratta di feste private. E comunque di certo non condanno tutto questo". Sms e chat garantiscono anonimato ed esclusività. Di questi locali, i cui nomi si tramandano con un discreto passaparola, qualcuno gravita dalle parti della gay-street, via di San Giovanni in Laterano, altri dalle parti di Testaccio. Come il "69", frequentato ritrovo per feste in tema e solo per gay. "Sappiamo che si tratta di persone omosessuali - ha spiegato Marrazzo - Qualcuno in passato li ha riconosciuti, vivono a Roma ed è possibile che svolgano le loro attività nella Capitale. Mi è stato riferito che negli ambienti gay c'é anche qualche vescovo. In generale questi frequentano ambienti gay ristretti assieme ad altri omosessuali non sacerdoti". A questo proposito Marrazzo ha "condannato l'ipocrisia della Chiesa, che invece spesso si oppone a provvedimenti in favore degli omosessuali".
Ipocrisia? La posizone della chiesa sui gay è chiara. Il fatto che ci siano gay nella cheisa non significa che le gerarchie eccelsiastiche li difendano o li coprano. Allora dov'è "l'ipocrisia"?
Si tratta di omofobia casomai di chi decide che i preti se gay non possono aderire al sacerdozio.
A proposito dell'inchiesta del settimanale Panorama, che annuncia un servizio sul prossimo numero che mostra preti sorpresi a frequentare i locali di ritrovo dei gay romani, Marrazzo ha spiegato che lo scorso 2 luglio, alla vigilia del Gay Pride della Capitale, il sacerdote francese di cui si fa riferimento potrebbe "essere stato al locale '69', nel quartiere Testaccio, dove spesso si organizzano afterhours per omosessuali", intorno alle 5 del mattino. Questo locale rientrerebbe nel giro di locali dove si organizzano feste per religiosi gay. Per Marrazzo, invece, "il Gay Village è un posto sicuramente poco frequentato da sacerdoti gay soprattutto della zona, visto che spesso ci sono fotografi ed è un posto al centro dell'attenzione. Per loro ci sarebbe poca discrezione".
Poca discrezione perchè ci sono i fotografi o perché centinaia se non migliaia di persone riempiono il locale tutte le sere che resta aperto?
Il gay Village è una discoteca frequentata da una ambiente misto etero-gay, estraneo ai locali dove si fanno i festini cui Marrazzo allude. Quindi che cribbio di argomentazione propone?
APPUNTAMENTI PRESI IN CHAT. Se non via sms, gli appuntamenti si ottengono in chat, attraverso siti come gay.it oppure "Venerabilis", il web-site con dominio turco della sedicente "Fraternità" omosessuale dei preti cattolici romanì. Gia nella home page del sito si sottolinea di essere "per e con la Chiesa Cattolica Romana e dalla parte del santo Padre", e di voler essere di "aiuto ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici 'omosensibili' che si sforzano di vivere la ricchezza della vita umano-cristiana consapevoli dei propri limiti". Il "punto forte" di Venerabilis sono le chat: cliccando, ti viene subito chiesto se sei un sacerdote e se vuoi "dialogare con serenità e pace in chat". Si può chattare in varie lingue: italiano, spagnolo, francese e inglese. C'è inoltre la chat "Chiedi al sacerdote", dove è "possibile consultare con assoluta tranquillità e riservatezza, oltre a sacerdoti, religiosi e alcuni laici, personale qualificato (psicologo o medico)". "In quanto chat di condivisione del proprio vissuto e del proprio pensiero - si precisa sul sito - è d'obbligo il rispetto, in atteggiamenti e parole, nei confronti delle persone che vi accedono"
Ovvietà, banalità, sentito dire. Non c'è male per una articolo che alimenta un immaginario comune nel quale le chat sono luoghi di perdizione (si può chattare pure in più di una lingua!!!)
LE TESTIMONIANZE. "Ci sono tanti sacerdoti omosessuali, ma questo non fa di loro dei cattivi preti": così Luca Trentini, segretario nazionale di Arcigay,
che in quanto a competenza per stabilire se un prete è "buono" o meno non ne ha alcuna.
commenta l'anticipazione dell'inchiesta di Panorama sui preti gay. Ex seminarista, allontanato dopo 12 anni di seminario proprio perché aveva dichiarato la sua omosessualità, Trentini conosce bene l'ambiente religioso.
Di nuoco non è la persona più adatta per parlar della dottrina della chiesa.
Per quanto odiosa od omofoba la chiesa sia la chiesa ha tutto il diritto di dire che non vuole omosessuali tra i preti. E' una regola chiara e chi si fa prete sa di doverla rispettare. certo ognuno ha diritto di criticare queste posizioni retrograde o le affermazioni false e oscurantiste che creano inesistenti collegamenti tra omosessualità e pedofilia (o incesto, ricordate Bertone?) ma se la chiesa non vuole gay tra i preti per quanto mi riguarda ha tutto il diritto a dirlo. Siamo ancora in un paese libero. Certo le istituzioni dovrebbero togliere alla chiesa tutti i privilegi visto le sue posizioni reazionarie e omofobe ma questo in Italia non capiterà mai. Non mi sento di "salvare" i preti dalla chiesa, basta non entrare in quel consesso per essere salvati. Non puoi entrare in un club di vegetariani e poi accusarli di discriminare i carnivori...
"Quello dell'omosessualità tra i religiosi non è un fenomeno nuovo" dice, e spiega che "l'obbligo della castità è contro natura, le pulsioni devono trovare uno sfogo per non diventare psicosi e così c'é un proliferare di preti costretti a vivere una doppia vita, a indossare un abito di giorno e un altro di sera, sostanzialmente a vivere nell'ipocrisia".
Di nuovo non riconosco a chi parla le competenze psicologiche, antropologiche sociologiche oltre che mediche per dare spessore alle sue dichiarazioni.
Ecco quindi che "la via più facile è quella del sesso a pagamento".
Equazione come dire, discutibile?  O di merda? Fascista ? Nazista? E tutti gli etero che vanno a puttane o a trans? e tutti i preti gay che NON vanno a escort?
"Anche all'interno del Vaticano ci sono sacerdoti che vivono relazioni omosessuali - dice Trentini - sono nascosti, invisibili, e forse vivono anche meglio il sacerdozio perché sono certamente più equilibrati di quelli che si reprimono".
Peccato che non si parla dei preti etero ama solo di quelli gay. Cosa è in discussione il praticare il sesso o l'omosessualità? cos'è che rende questi omosessuali inadatti al sacerdozio? la non astinenza o l'omosessualità? La chiesa è chiara. Non questo tipo che parla senza sapere cosa dice
In passato Trentini ne ha conosciuti alcuni, e ricorda in particolare "un prete che aveva una relazione stabile con un ragazzo: questo lo aiutava a vivere in modo più sano il suo sacerdozio, anche se il problema è che doveva restare nascosto".
Con quali competenze?
E negli ultimi anni, aggiunge, c'é stata "un'ulteriore "stretta" nelle direttive sui criteri per scegliere i seminaristi: le persone omosessuali vengono allontanate, e anche gli eterosessuali che difendono la causa gay vengono vagliati con molta attenzione. All'interno della chiesa, poi, chi rivela la sua omosessualità spesso viene invitato a compiere un percorso psicologico per tornare all'eterosessualità". La necessità di nascondersi ha spinto molti sacerdoti gay a formare gruppi di sostegno, "che vivono nell'ombra e nel terrore di essere scoperti".
affermazione ridicola. Non si p mai visto un gruppo di sostegno "clandestino"...
"Eh sì, è difficile, ma che ci devo fare? Non sono malato, sono normale. Voglio vivere la mia vita e compiere le mie scelte liberamente".
MA se la chiesa non ti vuole in quanto gay, mi dispiace, cazzi tuoi. fatti la tua battaglia per conto tuo ma non dire che sei discriminato in quanto gay.
Parole dette piano, sullo sfondo di uno dei più bei parchi di Roma all'Eur, a pochi metri dalla grande entrata del Gay Village, la discoteca all'aperto dedicata ai gay dove visi sorridenti e persone gentili accolgono chiunque, nonostante le anticipazioni sul servizio di Panorama che indica quel luogo come punto di riferimento dei sacerdoti gay.
Chi non dovrebbe sorridere se ci sono preti gay al village? Se sono in borghe come faccio a distinguerli dagli altri avventori? E ci saranno preti etero al village, come ci sono ragazzi etero (perchè come organizzano le feste in disco i gay...) ?
Per chiunque si intende anche lui: seminarista e non prete, comunque vocato e in attesa, che se la sente di parlare solo quando gli assicurano che non avrà mai un nome e mai un volto. "L'omosessualità è un humus nel quale la chiesa ha pescato i propri figli - racconta -:persone che vivevano in silenzio ed emarginate la propria solitudine, che non si facevano una propria famiglia perché non potevano, gay repressi. E adesso viviamo la nostra vita disperatamente, nascondendoci. E qui a Roma è più facile confonderci".
Quindi la chiesa è stata un mezzo per tanti gay di nascondersi. Di non accettarsi. Di vivere in clandestinità proprie pulsioni sessuali senza svilupparle anche in ambito afferivo. Siamo sicuri che le cose siano così o è così che le vede chi dice queste parole?
Ma è quella "caccia alle streghe che ha avviato il Vaticano che fa più male", quella filosofia per la quale "l'omosessuale è un pedofilo. Noi non siamo pedofili", protesta. Lui non lo è: giovane sì, ma non così giovane da essere 'categorizzato', condanna questa "pruderie che si consuma intorno a noi".
Non così giovane da essere categorizzato??
L'autore di questo articolo sta al giornalismo come il cioccolato sta alla famosa robina di una canzone di Mina...

sabato 24 luglio 2010

Preti gay su Panorama

Prima c'è l'articolo del Messaggero che anticipa quello di Panorama.
ROMA (22 luglio) - Preti sorpresi a frequentare i locali di ritrovo dei gay romani,
MMM non era meglio i locali romani gay? Perchè specificare che i gay sono romani? E perché specificare che i locali sono dei gay? Come se i preti anche se sono gay mantenessero una quidditas diversa dalla gayezza quale la pretaggine?
filmati con una telecamera nascosta durante feste notturne con prostituti e perfino durante un rapporto omosessuale con un partner casuale:
Già, certo che avere un rapporto eterosessuale con UN partner occasionale è un po' difficile.
I giornalisti fanno sempre questa specificazione ridicola: Leonardo e Marco hanno avuto un rapporto omosessuale. Basta dire rapporto sessuale è ovvio che essendo entrambi uomini hanno avuto un rapporto omosex... O no?
è questo il risultato di una inchiesta condotta dal settimanale Panorama, che nel prossimo numero sbatte in copertina «Le notti brave dei preti gay», con tanto di foto di due mani giunte su un rosario con lo smalto alle unghie.
della foto parleremo dopo
«Per venti giorni - afferma il settimanale - un giornalista di Panorama, affiancato da un complice gay, si è infiltrato nelle serate brave di alcuni preti che, a Roma, conducono una sorprendente doppia vita: di giorno sono sacerdoti in abito talare; di notte, smessa la tonaca, sono uomini perfettamente integrati negli ambienti omosessuali della capitale».
E pensare che Scalfarotto per dimostrare che è normale ha di recente detto che lui non ascolta tutto il tempo i Village People. Era meglio se diceva che la notte vede la tv e non va negli ambienti omosessuali della capitale.Ambienti omosessuali. Chissà come sono questi "ambienti". Sono gli ambienti a essere omosessuali o li fanno, gli ambienti, le persone omosessuali che li frequentano. Se entri in un locale gay ma sei etero rendi quell'ambiente un po' meno gay  o ti omosessualizzi tu un po'? Che modo ridicolo di parlare hanno i nostri giornalisti (sic!)
Panorama afferma di avere individuato «numerosi casi» e di averne raccontati «tre in particolare», usando nomi di fantasia: Paul, sacerdote francese di 35 anni, Carlo, sui 45, e Luca, «abbordato» su internet e poi ripreso in casa sua durante un rapporto omosessuale con il complice del cronista.
Di nuovo, un rapporto etero con IL complice del giornalista lo vedo molto arduo...
L'inchiesta racconta del primo incontro, avvenuto secondo Panorama il 2 luglio, tra il cronista e il suo complice gay con padre Paul, in un locale del quartiere romano di Testaccio, presente anche Carlo.

Davanti a loro, «due escort uomini hanno ballato seminudi»
Mazza! Addirittura seminudi!
con vari uomini, tra cui Paul, facendo poi sesso con alcuni di loro.
Lì? davanti a tutti???
Usciti dal locale, il complice gay del cronista di Panorama viene invitato a casa di Paul, gli chiede di indossare l'abito talare e ha un rapporto omosessuale, filmato con la telecamera.

Aridaje! che serve specificare che il rapporto sessuale è omosessuale? Cosa hanno fatto? baci? seghe? pompe? penetrazione? fisting? rimming? pissing? Ci sono MILIARDI di cose che possono fare due persone a letto.
Immaginatevi la cosa ridicola se Paul fosse andato con una con una donna e il giornalista avesse scritto e ha un rapporto eterosessuale, filmato con la telecamera.

Questi giornalisti di merda, che dovrebbero essere radiati da ogni albo perché non sanno nemmeno usare la lingua italiana, evidentemente con "rapporti omosessuali"  intendono cose strane, turche, non canoniche, perverse, innaturali, non normali come i rapporti etero. Alla faccia dell'omofobia!

Tutti i filmati a corredo dell'inchiesta - precisa il settimanale - saranno disponibili da domani sulla versione digitale di iPanorama sull'iPad.

Quindi io adulto consenziente che non faccio nulla di illegale, vengo ripreso a mia insaputa e i mie video messi online su un sito, a pagamento per giunta!
C'è da far chiudere Panorama PER SEMPRE (e far fare ai sedicenti giornalisti che vi lavorano quel che Mao faceva fare ai suoi giornalisti ZAPPARE LA TERRA)

La sera successiva, racconta sempre Panorama, Paul e Carlo si rivedono con il cronista di Panorama e il suo complice al Gay village di Roma, «mostrando -sottolinea il settimanale - di trovarsi a loro agio in quell'ambiente».

Ma che cosa vuol dire??? A loro agio in quale ambiente? Il Gay Village è frequentato da etero, ragazzi e ragazze. Ma il giornalista sa di cosa parla?

Paul e Carlo si rivedono con il cronista di Panorama e il suo complice al mercato di campo de fiori di Roma, «mostrando -sottolinea il settimanale - di trovarsi a loro agio in quell'ambiente». Vi rendente conto del ridicolo?!?!?

Badate che anche se riporta le affermazioni di Panorama il giornalista del Messaggero  trova quelle frasi del tutto comprensibili e di senso compiuto altrimenti non le riporterebbe e basta ma le commenterebbe...

Il giorno dopo, domenica 4 luglio, sempre secondo Panorama, Paul ha celebrato la messa su un tavolino della propria abitazione, alla presenza del cronista di Panorama e del suo complice. Panorama sostiene di aver verificato «che Paul è effettivamente un prete».
Perché celebra la messa?
Con Carlo c'è un secondo incontro in un ristorante del centro di Roma, «abitualmente frequentato da gay».

Si sa i gay si riconoscono come i migranti, gli zingari, le donne e i bambini vanno tutti in giro con lo smalto rosa fucsia
Alla fine del pranzo, «Carlo ha portato il complice di Panorama nel suo appartamento, che è collegato a una grande struttura ecclesiastica, e ha avuto con lui un rapporto sessuale», anche questo ripreso dalla telecamera nascosta.


Stavolta niente "omosessuale" meno male!

«Il cronista di Panorama - afferma ancora il settimanale - ha anche filmato Carlo mentre celebrava messa in una chiesa non lontana dal suo appartamento».
Cosa disdicevole per un prete!!! Come dire prima ha preso cazzi in mano e poi senza lavarsele ha toccato l'ostia...
Il terzo prete, Luca, è stato avvicinato da Panorama attraverso internet, su una chat omosessuale: dopo un approccio esplicito, cui è seguito un appuntamento, l'incontro è avvenuto il 6 luglio «davanti alla chiesa di una missione cattolica».
Che prete sfrontato! Non solo è gay ma fa incontri addirittura davanti la chiesa!!!

È «puro scandalismo», secondo autorevoli fonti vaticane, l'inchiesta sui preti gay svolta da Panorama. Nessun commento alla notizia è giunto dalle fonti ufficiali, ma in ambienti della Santa Sede, la notizia è apparsa «priva di prove concrete e circostanziate» ed è stata vista come «un tentativo di trovare ad ogni costo argomenti forti per svegliare i lettori sotto l'ombrellone», come fosse «un serpente di mare». «E quand'anche si volesse sviscerare un argomento così complesso e delicato quale la sessualità dei sacerdoti - aggiunge la fonte - non basterebbe un'inchiesta di 15 giorni, per quanto accurata».

L'inchiesta di Panorama sui preti gay è documentata: lo precisa il direttore, Giorgio Mulè, replicando alle osservazioni di fonti vaticane che parlano di notizia «priva di prove concrete e circostanziate». «Le anonime ma autorevoli fonti vaticane citate relativamente all'inchiesta di Panorama sulle notti brave dei preti gay a Roma - sottolinea Mulè - parlano di una notizia priva di prove concrete e circostanziate ed è bollata come un tentativo di trovare ad ogni costo argomenti forti per svegliare i lettori sotto l'ombrellone».
bella ripetizione...
«Desidero rassicurare le anonime fonti vaticane invitandole a recarsi in edicola per leggere l'inchiesta.
Un po' di pubblicità non fa mai male. 
Ove non fosse sufficiente sarò lieto di fornire loro nomi, cognomi e indirizzi dei sacerdoti che hanno compiuto atti sessuali, peraltro documentati da riprese video incontrovertibili.
e vai in galera, visto che c'è il diritto alla privacy VISTO CHE I SUDDETTI PRETI NON HANNO COMMESSO REATO ALCUNO. Siamo arrivati alla delazione come durante il Ventennio. Perchè Panorama è ancora online? Perchè la rivista non è stata sequestrata? perchè il direttore non è già in GALERA dove è stata buttata via la chiave?

I nostri lettori, inoltre, saranno sicuramente svegliati dalla nostra inchiesta. Ma le anonime fonti mi credano: avremmo preferito non disturbare il loro riposo piuttosto che raccontare questa squallida storia».
Squallido è Panorama e il suo direttore. Anche perchè non attacca i preti che non osservano il celibato, ma solo quelli gay. dunque è l'omosessualità ad essere squallida.
Quindi un prete che per conto proprio nel tempo libero va in un locale a ballare è squallido più di un politico eh usando le auto blu paga 3 mignotte per se e altri cazzi al vento vecchi e panzuti come lui... Capita l'antifona.
Il Messaggero però non fa analisi si limita a riportare l'articolo condividendone di fondo il giudizio estremamente negativo di Panorama: preti froci? che schifo! quelli etero possono invece tranquillamente andare a mignotte o trans.

Poi c'è l'articolo di Panorama. Che  va in edicola con questa copertina.


Omosessualità ancora confusa con effeminatezza e unghie laccate di rosa (sic!),bel palato quelli di panorama coltivano per i propri lettori. Volgare, maschilista patriarcale e omofoba propri come metà degli italiani, quelli che continuano a votare Berlusconi, proprietario di questo settimanale.
Ecco il testo (e le foto) pubblicato sul sito
Un’inchiesta con telecamera nascosta, seguita da verifiche minuziose e da controlli accurati. Per venti giorni Carmelo Abbate, giornalista di Panorama, affiancato da un «complice» gay,
I giorni da 15 (per il messaggero) sono diventati 20. Almeno qui complice è tra virgolette
si è infiltrato nelle serate brave di alcuni preti che, a Roma, conducono una sorprendente doppia vita: di giorno sono sacerdoti in abito talare; di notte, smessa la tonaca, sono uomini perfettamente integrati negli ambienti omosessuali della capitale. Quella che ne è uscita è un’inchiesta sul campo che ha permesso di scoprire una realtà inedita
Veramente già nel lontano 1994 Thomas Migge, pubblicò in Italia un'inchiesta di tutt'altra levatura giornalistica. Il libro è Può mai l'amore essere peccato? pubblicato per i tipi della Marsilio. Giornalista tedesco, abbordò i preti come per un incontro (avvicinandoli in luoghi di incontro o sulla linea 64 dell'autobus) e poi rivelava la vera natura dell'incontro, molti hanno negato l'intervista, molti hanno risposto. Ne è nata una casistica molto interessante e molto umana nella quale il giornalista, con strumenti culturali professionali ma anche umani direi ben più profondi di quelli di Panorama descrive l'umanità degli intervistai che prima ancora di esser e preti sono esseri umani con le debolezze e i difetti di tutti. nessuna demonizzazione ma solo la volontà di capire e di sapere come vivono quei preti la propria clandestinità.
Miliardi di anni luce dall'abisso di bassezza morale, nullità professionale, scempio deontologico e comportamento al limite del reato penale (spero che la magistratura aprirà una indagine al più presto) di qunato fatto da Panorama e i suoi giornalisti (sic!).
e per certi versi sconvolgente: sacerdoti che partecipano a feste notturne con escort uomini; che hanno rapporti omosessuali con partner casuali; che frequentano chat e ritrovi gay.
Le chat, essendo ambienti virtuali non si frequentano, ma vai a spiegare l'italiano a gente che ha in spregio la deontologia professionale...
Panorama ha individuato numerosi casi
casi, come si trattasse di un crimine, di qualcosa di eccezionale, di strano,etc...
e ne ha raccontati tre in particolare: quello di Paul, quello di Carlo e quello di Luca (i nomi sono inventati per proteggere l’identità dei sacerdoti).
Il primo, un francese sui 35 anni, ha incontrato il cronista di Panorama venerdì 2 luglio, in una festa gay in un locale del quartiere di Testaccio.
Una festa gay in un locale? una normale serata del locale o si festeggiava un evento particolare? Perché usare la parola festa? se non per sottolinearne surrettiziamente l'aspetto vizioso?
Nella serata, cui partecipavano – retribuiti - due escort uomini che hanno ballato seminudi con il prete e con altri ospiti (praticando poi sesso gay con alcuni di loro),
ecco che ritorna il discorso di prima, come fanno due uomini a praticare sesso etero?... A cosa serve questa specificazione se non a usare la parola gay in modo piccante?
era presente anche Carlo, il secondo prete, che ha un’età tra i 45 e i 50 anni. La notte termina a casa di Paul, dove il complice gay del cronista di Panorama prima chiede al prete di indossare l’abito talare e poi ha un rapporto sessuale con lui, ripreso dalla telecamera nascosta.
Intanto compiaiono alcuni estratti dai video ripresi, senz autorizzazione, illegali perchè non sono prova di alcun crimine ma sono una epslicita violazione della privacy.
 MA scommettiamo che il direttore di Panorama in galera non ci andrà?

La sera successiva Paul e Carlo hanno dato appuntamento al cronista di Panorama e al suo complice al Gay village di Roma, mostrando di trovarsi a loro agio in quell’ambiente.
Il gay village è un posto normalissimo dove si balla si beve e si fumano sigarette, frequentato da tantissimi etero e tantissime donne non tutte lesbiche. Perché specificare che il prete si trovava a suo agio in quel posto?
In questa occasione, Carlo più volte si è assentato sostenendo di averlo dovuto fare per evitare di incontrare quelli che aveva riconosciuto come altri preti o catechisti.
Altra affermazione falsa. Anche gli altri preti o catechisti erano nello stesso luogo infamante quindi erano tutti costretti alla stessa omertà che tutelava ognuno individualmente.
La serata si è chiusa con lo stesso finale della precedente.
Come per dire che a differenza degli etero che sono fantasiosi i gay sono ripetitivi, maniacali, compulsivi, caratteristiche di un atto sessuale che è un vizio e non una normale variante della sessualità umana.
Il giorno dopo, domenica 4 luglio, Paul ha celebrato la messa su un tavolino della propria abitazione, alla presenza del cronista di Panorama e del suo complice.
Il videoeditoriale del direttore: abbiamo le prove
Le prove di cosa? 


Panorama ha verificato che Paul è effettivamente un prete. Con Carlo, invece, l’incontro si è svolto in un ristorante del centro di Roma, abitualmente frequentato da gay. Carlo ha indicato una coppia di uomini a un altro tavolo, sostenendo che uno dei due fosse un prete e che fossero «fidanzati».
Fidanzati tra virgolette. perchè mentre un prete può essere fidanzato con una donna due uomini possono solo scimmiottare le pratiche etero... Omofobia allo stato puro
A suo dire, il locale è abitualmente frequentato da tanti prelati gay.
Carlo ha sostenuto anche che almeno il 98 per cento dei preti che conosce è omosessuale,
affermazione priva di qualunque spessore statistico.
ma ha aggiunto che nella Chiesa di oggi c’è una parte «intransigente» che si sforza di non guardare la realtà, e un’altra parte più «evangelica», che invece riconosce e accetta il fenomeno dei preti omosessuali.
Non per la dottrina ufficiale.
Al termine del pranzo, Carlo ha portato il complice di Panorama nel suo appartamento, che è collegato a una grande struttura ecclesiastica, e ha avuto con lui un rapporto sessuale, anche questo ripreso dalla telecamera nascosta.
Il cronista di Panorama ha anche filmato Carlo mentre celebrava la messa in una chiesa non lontana dal suo appartamento. Sulla versione online di “Panorama” e sull’iPad saranno disponibili, dal 23 luglio, tutti i filmati a corredo dell’inchiesta.
 Il Vicariato ha subito rilasciato una dichiarazione


La rivista Panorama nel numero di oggi, venerdì 23 luglio, pubblica un lungo articolo dal titolo “Le notti brave dei preti gay”. L’estensore del servizio afferma di aver frequentato alcuni sacerdoti gay e di aver documentato i loro comportamenti con una telecamera nascosta. La finalità dell’articolo è evidente: creare lo scandalo, diffamare tutti i sacerdoti, sulla base della dichiarazione di uno degli intervistati secondo il quale «il 98 per cento dei sacerdoti che conosce è omosessuale», screditare la Chiesa; e - per altro verso - fare pressione contro quella parte della Chiesa da loro definita «intransigente, che si sforza di non guardare la realtà» dei preti omosessuali.

I fatti raccontati non possono non suscitare dolore e sconcerto nella comunità ecclesiale di Roma, che conosce da vicino i suoi sacerdoti non dalla “doppia vita”, ma con una “vita sola”, felice e gioiosa, coerente alla vocazione, donata a Dio e a servizio della gente, impegnata a vivere e testimoniare il Vangelo e modello di moralità per tutti. Questi sono gli oltre 1.300 sacerdoti delle 336 nostre parrocchie, degli oratori, delle molteplici opere di carità, degli istituti di vita consacrata e delle altre realtà ecclesiali operanti nelle università, nel mondo della cultura, negli ospedali e sulle frontiere della povertà e del degrado umano, non solo nella nostra città ma anche in terre lontane e in condizioni assai disagiate. Chi conosce la Chiesa di Roma - dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano né impegnati nella pastorale - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla “doppia vita”, che non hanno capito che cosa è il “sacerdozio cattolico” e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto. Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri.

Dinanzi a simili fatti aderiamo con convinzione a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: «i peccati dei sacerdoti» ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non «inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l’integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto».

Questo Vicariato è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale.

23 luglio 2010 (fonte Romasette.it sito del vicariato di Roma.

Il disonore non è fare del sesso ma praticare del sesso gay. Nessuno si sogna infatti di fare accenno ai preti etero che scopano con donne o mettono su relazioni sentimentali con donne. Nessuno chiede loro di venire allo scoperto. nessuno pensa che un prete che fa sesso con una donna infanghi tutta la chiesa. Un prete che scopa con un uomo, maggiorenne e consenziente..., sì.
Le posizioni della chiesa sono medievali a dir poco e sono degne della peggiore omofobia talebana e islamica. La chiesa va censurata, criticata, denunciata e le va impedito di discriminare i reti gay, non perché on li vuole nel suo connesso, è libera di farlo, ma perchè li accusa di infangare l'onorabilità degli altri preti, evidenziatone anche di quelli che fanno sesso con donne.

Le reazioni da parte dfi tutto il mondo omosessuale e non non si sono fatte attendere. Anche whad ha detto la sua, con puntualità e precisione. ecco il testo integrale che potete leggere anche su Facebook e sul sito Wehaveadream.eu.

Con una copertina aderente allo stile del settimanale, Panorama pubblica oggi un pessimo articolo - ampiamente pubblicizzato già ieri - sulla vita notturna di alcuni preti omosessuali mischiando omofobia e pruderie, gossip di bassa lega e disinformazione.
La copertina: due mani giunte con un rosario e lo smalto rosa sulle unghie. Non sappiamo chi siano i grafici di Panorama e non sappiamo che luoghi e quali omosessuali frequentino, ma diciamolo con franchezza: con quell’immagine molto old style vuole associare l'idea dello smalto, simbolo stereotipato della femminilità, all'omosessualità facendo l'equazione "gay = donna". Nulla di più falso, nulla di più stantio.

Tornando invece all'articolo vero e proprio vi si legge solo di preti adescati e filmati anche durante rapporti sessuali senza il loro consenso in barba alla filosofia sulla privacy. Anche questa volta il filmato ha un solo scopo che non è certo fare un’inchiesta su un illecito o su un malcostume:

- perché non c’è nulla di nuovo sotto il sole: tutti ricorderanno il servizio di Exit, il programma di La7 condotto da Ilaria D’Amico.

-perché due persone adulte e consenzienti che hanno un rapporto sessuale consensuale non commettono alcun reato

-perché si prova a sputtanare una categoria, quella dei preti, che vengono cosi accomunati tutti, indiscriminatamente, a viziosi, ma non ci è dato però di sapere cosa pensino questi uomini dell'omosessualità e come la vivono

-perché si prova a sputtanare una comunità, quella delle persone gay che vengono - ancora una volta - mostrate come interessate solo al sesso promiscuo.

Ci sembra ovvio che ci sono un sacco di preti eterosessuali e ci aspettiamo quindi che per contraddire le nostre supposizioni e dimostrare che l'intento era solo di informare dell'esistenza di un fenomeno Panorama faccia anche un reportage su quei preti eterosessuali che hanno rapporti con prostitute, che hanno relazioni stabili e a volte figli.

Di fronte a questo servizio, è da notare che il vicariato di Roma, al contrario dei casi di pedofilia, che vengono insabbiati o sminuiti, chiede ai preti omosessuali di venire allo scoperto e di rinunciare ai “benefici” – che credevamo non esistessero – derivanti dallo status clericale.

Esprimiamo anche forti perplessità per le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’associazionismo gay che nel tipico sport della corsa al comunicato e alle dichiarazioni a mezzo stampa, invece di rinunciare ad un contributo allo sciacallaggio messo in atto da Panorama, confessano esperienze personali, danno numeri e aiutano a definire topologia e vademecum per partecipare a questi incontri.

-We Have a Dream-
Un attacco ai gay e alla cheisa senza precendenti, fatoda Berlsuconi che sta evidentemente preparando una ttacco totale per difendersi da quella che teme essere la sua fine politica. Un messaggio in stilemafioso d iavvertimento possimao toccare chiuqnue non ci fermiamo davanti a niente.
Nemmeno il paese civile però.
Stilizzereremo diverse manifestazioni di protesta. Sarete prontamente informati qui e su facebook.

giovedì 22 luglio 2010

Fabri Fibra Omofobo e maschilista ovvero da che cosa capiamo che uno è gay?

Fabri Fibra per me era solo un nome,
una faccia da pirlone,
un ragazzo un po' coglione,
puttaniere e volgarone.

No non è uno dei testi di Fabri Fibra ma quel che fino a ieri ho pensato di lui.

Poi leggo sulla rete che in una sua canzone (sic!) recente, ha detto di Marco Mengoni che è gay.

Ecco la parte di testo vituperata:
Secondo me Mengoni è gay ma non può dirlo
Perché poi non venderebbe più una copia
Già me lo vedo, in camera arriva una figa
Prende il suo cazzo in mano e lui "lasciami, ti prego!"

La prima frase è quasi  condivisibile, denuncia una certa omertà imposta dal mercato discografico, e l'omofobia di fondo di chi i dischi li vende (non so se anche quella di chi i dischi li compra, siamo sicuri che se Marco Mengoni si dichiarasse pubblicamente gay venderebbe per questo meno dischi? Io non lo so).
Non credo comunque che quel che darebbe fastidio del coming out sarebbe il calo delle vendite quanto le implicazioni politiche di chi facendo coming lo fa per autodeterminarsi e dunque contro tutti gli omofobi istituzionalizzati, chiesa e governo in testa, oltre al fatto che, se sei dichiaratamente gay, non vai più in tv,non vai a Sanremo, etc...
Di quello hanno paura le major discografiche non del calo diretto di vendite.

Tornando alla canzone (sic!) di Fabri è la seconda frase che fa vomitare (possibilmente in faccia al suo autore).

In camera arriva una figa
cioè non una cozza e con una figa si rizza a tutti i maschi
prende il suo cazzo in mano
si sa le fighe fanno quello
e lui "lasciami, ti prego!"
Ecco come si comportano, secondo Fibra, i gay (maschi) di fronte alle fighe, si negano, impauriti e in difficoltà, forse profondamente disgustati.

Che visione Fibra ha dell'eterosessualità, del sesso, dei rapporti uomini donne?

Un fallocentrismo imbarazzante e stucchevole che ritorna in molte sue canzoni.
questa ragazza sa che l'ho vista
e comincia a sculettare piano
cosa farebbe una vera egoista
aspetta qualcuno che le dica ti amo
ma appena vede cosa le avvicina
prende i pantaloni e me lo prende in mano
(Che Culo! Che Figa!, dall'album Pensieri scomodi, 2006)
e mi ritrovo una giapponese
in un privé a luci rosse accese
Sembri avere un bel figurino
vuoi passare un bel momentino
paga prima non c’è scontrino
cento euro e ti fai il festino
Tokio Pechino culo e bocchino
cinque ragazze nel salottino
scegline una e paga bambino.
E non mi sembra vero ma ce l’ho fatta
quindi prendo il portafoglio pago e svuoto la sacca
sono talmente ubriaco che sbaverei su queste fighe
ma con un cazzo atrofizzato dopo che ho fatto cinque righe
comunque svolto questa sera mi sono scelto la più seria
la giapponese in giarrettiera
con una faccia che sembra a sfera
che mi tocca la bomboniera
la seconda pasta fa effetto
sette chili in sette giorni tipo la clinica di Pozzetto
io rimango in piedi eretto con in mano il mio biglietto
e davanti un gabinetto In mezzo a due camere da letto
la tipa entra in una e fa l’occhietto
avanti vieni che ti aspetto
mi fiondo dentro come il proiettile sparato in testa a Carletto
con un cazzo che è un carciofo e uno scroto che è uno scrofo
Sono due mesi che non scopo quindi immaginami dopo
due secondi e son già nudo questo è il vero sesso crudo
lei mi tampona la cappella con la bocca pronta a fare judo! (Solo una botta dall'album Mr. Simpatia, 2004)
Insomma un porco maschilista che ha della sessualità e delle donne una visione a dir poco distorta.
E se altri ragazzi non si comportano come lui pretende i ragazzi debbano comportarsi  ecco che sono froci, come Mengoni, che scappa se una ragazza gli mette le mani nei pantaloni. Magari anche molte ragazze la pensano così, che il vero maschio è maschio proprio perchè ha questa visione della donna, donne che magari hanno anche tanti amici gay coi quali invece, non avendo i gay le donne come oggetto sessuale, possono intavolare un discorso che non sia orizzontale...


Ora quel che mi preme sottolineare in questo post non è tanto la fissa omofoba e transofoba di Fibra (che pure c'è):

scendo in pista come il Piotta quando si veste da surfista
ho la mente del masochista
quando ballo come un teppista
questo gay che mi si avvicina cosa pensa tra noi esista
quindi io gli volto le spalle
ma sto gay mi tocca le palle
io mi scanso verso l’uscita
cazzo che figa chi è quella tipa
e questa ragazza si che mi ingrifa
lecca la lingua della sua amica
poi mi ficca questa pasticca in bocca
ma c’è un gay che mi è dietro e tocca
un altro gay che mi lecca il collo (Solo una botta dall'album Mr. Simpatia, 2004)

testo che ha sollevato già illo tempore una marea di critiche con annesso boicottaggio del movimento gay  (quando ancora c'era e si dava da fare...)  critiche dalle quali Fibra si difese dicendo di non avercela con i gay «ma con l'icona del ragazzo di successo pettinato, lampadato e con la cremina che ha perso virilità». (fonte corriere della sera del 29 giugno 2006) replica nella quale si riconferma il maschilismo patriarcale di Fibra (un ragazzo lampadato e con la cremina perde in virilità (sic !).

Oppure
Questa musica e' una figata
anche se poi (tu non la sai ballare)
chiuditi in gabinetto finche puoi (insieme a un transessuale) (Che Culo! Che Figa!, dall'album Pensieri scomodi, 2006)
o, ancora,
Ciao Fibra, compare, scusa la calligrafia da prima elementare,
sono un matto omosessuale, mi chiamo Piero e non so volare.
Ti spedisco le mie mutande perché penso che tu sia un grande,
e s’è vero che odi i gay è perché in fondo un po’ lo sei…”

Ciao Piero. Io mi chiedo: ma sei serio!?
Questo tanga che stringo in mano mi vuoi dire ch’è tuo davvero!?
Non ci credere che odio i gay, mi confondi con qualcun altro,
e se mio figlio nascerà gay io mi lancio dal palco!! 
(La posta di Fibra dall'album Bugiardo, 2007)
Quel che mi preme sottolineare, analizzare e ragionare con voi  sono le considerazioni fatte sul suo ultimo testo omofobo.
Su Facebook, ci si è indignati per la canzone, creando un gruppo di boicottaggio. Tre le posizioni, sintetizzando, tutte miopi e parziali. 1) Fabri non dice niente di male, dare del gay a Mengoni non è un'offesa, se qualcuno lo pensa l'omofobo è lui. 2) Ma che mi importa se mengoni è gay, anche se lo fosse mi piacerebbe lo stesso (della serie l'omosessualità fa schifo ma io ti perdono) 3) ma quale omofobia si tratta di outing... (detta dai froci, che, si sa, si devono distinguere a fare i furbetti che stanno più a destra...)
Quel che sfugge ai più (con rare eccezioni tra cui , nel gruppo di boicottaggio, quelle di una signora non più ragazzina) è che la cosa grave non è aver detto che Marco Mengoni è gay ma la reazione di Marco-presunto-gay che Fibra descrive nel verso successivo. Anche chi nota la frase, constata che è magari un tantinello offensiva ma preferisce concentrarsi sull'omofobia di chi se è gay si nasconde e non lo dice (e per tutti Marco Mengoni è gay lo sanno anche le pietre), sull'omofobia di chi pensa che dare del gay sia offensivo (che però per molti lo è, nel senso che, purtroppo, ancora oggi, se vuoi offendere un uomo gli dai del frocio, proprio come se vuoi offendere una donna le dai della puttana), sull'outing che Fibra avrebbe fatto ma quale omofobia. Ignorando il maschilismo degli altri suoi testi.
Perché si pensa che Mengoni sia gay?
Perché oltre a Mengoni si citano altri ragazzi usciti fuori dai reality della nostra tv? Marco Carta, Simone Scanu? Perché li si pensa gay? Perché li si pretende gay?
Temo che li si pensi gay perchè, nel bene o nel male (che siano davvero gay o no) ne portano i segni esteriori, quelli classici del maschilismo patriarcale. Basta derogare un po' dallo stereotipo del maschio doc ed eccoti nella categoria del gay, che non ha nemmeno dignità di essere una categoria a sé, ma significa, più semplicemente, non virile, e, dunque, femmina.
Tanto si sa i gay sono più sensibili, hanno gusto in fatto di arte, di moda e di cultura, sono bravi nei mestieri artistici guarda caso tutte qualità del femminino, in barba ai gay muratori, carpentieri, buzzurri e maschilisti che eppure ci sono, eccome.
Da un lato il gossip, che magari qualcuno, delirando, ammanta di pseudo spessore politico dicendo che è Mengoni a essere omofobo perchè non fa coming out e che Fibra ha fatto bene a fargli fare outing dimenticando che outing (cioè rivelare l'orientamento sessuale di qualcuno) lo si fa solo se quel qualcuno fa pubbliche dichiarazioni contro gli e le omosessuali il che non è il caso di Mengoni.
Dall'altro la consacrazione e l'eterna conferma dei più triti cliché maschilisti omofobi e sessisti: sei sensibile? Sei frocio.

Scommettiamo su quanti scriveranno dicendo che è così? che Mengoni è gay, è evidente? E' lo stesso delirio della seminarista sfranta, lo stesso delirio maschilista e omofobo di molti gay che si illudono che (auto)rappresentarsi checche abbia un significato politico eversivo e rivoluzionario (ce l'ha ma è conservatore e reazionario).

Io continuo a chiedermi, al di là dei segni esteriori, PERCHE' SI PENSA CHE MENGONI SIA GAY?
Che cosa significa "essere gay" in una società dove ti appioppano un'etichetta che nemmeno sanno bene come usare (visto che di recente si sono inventati i gay for pay, cioè porno-attori che fanno sesso con altri porno-attori ma per soldi mica sono gay... Allora essere gay non si riferisce all'orientamento sessuale, a con chi vai a letto e ci fai cosa (sei attivo o passivo ? altra etichetta penosa).
Essere gay vuol dire abbracciare una cultura, del consumo, del gossip, del ben vestire,   dell'odiare le donne dell'essere promiscui discotecari apolitici apartitici a infami.
In ogni caso, Mengoni che c'azzecca????









mercoledì 21 luglio 2010

Il coordinamento Roma pride? Fuori dal mondo!

Hanno diviso il movimento, sfiduciati da buona parte della sinistra che ha spiegato in un documento perchè loro erano contrari alla gestione del pride romano 2010 e, di fatto, al pride così organizzato non si sentivano di poter andare (scelta discutibile e irresponsabile, perchè il boicottaggio danneggiava il pride e le persone, non le associazioni del coordinamento, ma non priva di ragioni).
Si sono compiaciuti dell'assenza dal pride dei centri sociali (così come Imma Battaglia si lamentò dei pride passati troppo schierati a sinistra).
Hanno presentato una settimana del pride priva di eventi culturali e politici, fatto venire meno gente, criticato berlusconiananamente ("chi è contro di noi è contro la causa") chi per motivi politici non si sentiva di venire al pride, hanno fatto degli interventi sul palco alla fine del pride dove si ricordavano solo le vittime dell'omofobia ma non se ne analizzavano le cause (e chi lo ha fatto, come uno dei genitori dell'AGEDO, è stato praticamente zittito).
Adesso invece di partire dalla sconfitta politica, di ripartire dallo strappo che il loro pride ha costituito e causato, incuranti del danno fatto al movimento, si autoincensano e proseguono come niente fosse scrivendo un comunicato ridicolo e presuntuoso, proprio come sono loro.  

Dopo il successo del Roma Pride del 3 luglio scorso,
hanno la faccia tosta di chiamarlo successo!
prosegue l’impegno del coordinamento che ha riunito associazioni e persone volontarie che danno vita al coordinamento ‘Roma Pride’, attraverso il quale il Pride sarà un'iniziativa che dura tutto l’anno.
4 associazioni,  2 smaccatamente di destra 2 simpatizzanti. Tutto il resto non conta.
Il Coordinamento 'Roma Pride' apre una nuova fase costituente, con l’obiettivo di dare spazio e voce alle persone che vogliono dare il loro contribuito di presenza e di partecipazione,
cioè noi coordiniamo e voi fate gli schiavi!

Una vera costituente detta le regole da sola. Non si è mai vista una costituente che impone delle regole pregresse ai nuovi membri che dunque non sono paritari ma, appunto, servono solo ad essere sfruttati come forza lavoro "vogliono dare il loro contribuito di presenza e di partecipazione".
insieme alle associazioni e alle altre realtà interessate
quindi quelle che hanno criticato la gestione del pride appena trascorso, non essendo interessate, no...
e che sono presenti sul territorio di Roma e del Lazio, comprese quelle che hanno una dimensione nazionale. 
Di nuovo escludendo le associazioni locali di altre parti di Italia che invece la vecchia gestione annoverava tra gli organizzatori del pride. Perché?
Per essere meno pluralisti, e per dare davvero una sola voce a Roma in maniera alquanto mussoliniana... Laddove il coordinamento precedente pur non essendo davvero nazionale almeno, annoverando associazioni "locali" di altre città, dimostrava di averne la vocazione.
L’obiettivo è quello di creare e far vivere un luogo stabile di  partecipazione, di confronto e di discussione per il movimento lgbtiq (lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali e queer), attraverso il quale realizzare un ampio coordinamento tra le diverse realtà, per rilanciare un’azione politica, sociale e culturale unitaria nella Capitale.
Dunque prima fai un blitz, un golpe, dividi (e imperi) ti tiri dietro miliardi di critiche e invece di ripartire da lì fai finta di niente e ti proponi come un'organizzazione super partes nella quale se vogliono possono starci tutti?
MA CON QUALE FACCIA TOSTA?
Il coordinamento 'Roma Pride' sarà una soggetto permanente, che come accade in molte altre città italiane o straniere, si dedicherà all'organizzazione del Pride e degli eventi di preparazione e di approfondimento in un percorso partecipato e condiviso durante tutto il corso dell’anno.
Siccome lo hanno organizzato quest'anno, incuranti dei risultati come minimo deludenti, lo organizzeranno anche gli anni a  venire, in barba al pluralismo, all'avvicendamento democratico, ignorando nuove forze che magari possono fare meglio e di più. Sempre per il loro coordinamento dovranno passare.

In ogni caso su quali contenuti politici?

Ah saperlo!

Il primo appuntamento è l’EuroPride 2011 che si terrà nella Capitale, che il coordinamento ‘Roma Pride’ sosterrà con tutte le proprie forze e risorse.
Cioè dopo aver detto peste e corna dell'unico legittimo organizzatore dell'Europride  (Mario Mieli che, guarda caso, non viene minimamente nominato) ignorandolo si dicono sostenitori di quell'evento? Questi continuano a usare i pride per una propria visibilità politica...
A settembre, si concluderà la prima fase del percorso di costituzione del coordinamento ‘Roma Pride’,
iniziato a metà luglio quando sono tutti in vacanza... e concluso in fretta  e furia a settembre (per non dare tempo ai dissidenti di organizzarsi in una risposta coerente e unitaria?) perchè tutta questa fretta?
con alcune giornate di confronto e dibattito che termineranno con una assemblea pubblica aperta a tutte e tutti,
allora quel che c'è prima non è un confronto e dibattito aperto a tutti ma solo un incontro tra amichetti di parrocchia...
dove si tenterà di  mettere a fuoco temi, strategie e linguaggi per una nuova ‘Agenda Rainbow’ per la comunità omosessuale e transessuale.
Sono di destra hanno cacciato la sinistra antagonista (rivendicandolo con orgoglio) e ora si atteggiano ad ecumenici... 
La riflessione partirà proprio dai contenuti del  Manifesto per il Roma Pride.
Proprio il documento criticato a sinistra...
Vogliamo intraprendere un nuovo percorso unitario,
(in 4!!!)
ispirato all’esigenza di dare unità e coesione al movimento per i diritti delle persone lesbiche, gay e trans,
unità e coesione senza i centri sociali o la sinistra antagonista...
sperando che questa iniziativa rappresenti anche un’occasione per tornare a riflettere sull’ipotesi di una federazione o di un coordinamento nazionale delle associazioni lgbtiq di cui già da qualche anno si parla.
Dove sono i contenuti politici?
La lotta al vaticano al governo omofobo e sessista alle istituzioni omofobe?
I diritti?
Il matrimonio?
L'educazione antiomofoba della società?
Un coordinamento senza politica.
O, meglio, dove la politica è non fare politica, ma gestire il movimento in maniera dissennata e con risultati PESSIMI (uno per tutti il mai abbastanza vituperato video ufficiale, quello tutto al maschile e dove l'ironia è fatta a suon di tira più un pelo gay che un carro del pride...).

Questi sono fuori dal mondo, venditori di illusioni come Berlusconi E VANNO SMASCHERATI E FERMATI.


mercoledì 7 luglio 2010

Marrazzo e Battaglia commercianti senza scrupoli

Leggo un articolo alquanto inutile* di Repubblica.

Denuncia dal Gay Village
"Danneggiate tre auto" 

Almeno tre auto sono state danneggiate nella notte tra sabato e domenica, quando al Gay Village si è tenuta la festa in onore del Gay Pride romano. A denunciarlo, su Facebook, Danilo Nota, responsabile diritti civili giovani Idv Lazio, che ha pubblicato le foto dei vetri infranti. Lo stesso ha anche presentato una denuncia ai carabinieri di via Clitunno.

"Hanno spaccato il finestrino della mia Honda Civic per niente - dice Danilo - Hanno lasciato tutto dentro: chiavi di casa, documenti, radio, soldi e occhiali, era tutto a posto. Unico particolare: la mia auto era parcheggiata davanti all'ingresso del Village".

Sul caso è subito intervenuta Imma Battaglia, presidente di Dìgayproject e organizzatrice del Gayvillage, secondo la quale forse bisogna andare a guardare nel mondo dei parcheggiatori.  "Come avviene in tutte le grandi città italiane, c'è un problema: quello dei parcheggiatori abusivi, che litigano in continuazione. Sono anche arrivati ad accoltellarsi".
Cioè non  è colpa degli omofobi ma di quei sporchi parcheggiatori abusivi.
"Abbiamo aumentato la sicurezza - osserva la Battaglia - sabato, in occasione della festa post-Pride abbiamo avuto oltre seimila persone, e alla nostra security non è stato segnalato nessun problema". La Battaglia fa anche notare come sia stato istituito un servizio di navette, tra Colosseo e Gayvillage, che vuole risolvere il problema del congestionamento delle auto: "L'invito è ad usarlo sempre di più, proprio per evitare il problema della sosta". "Il Gayvillage - conclude la militante Glbt - è un luogo stra-sicuro, quindi nessuna preoccupazione".
Cioè "Venite al mio locale non ci sono problemi c'è pure la navetta pagata da soldi pubblici"...
Di parere diverso Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma che offre supporto per sporgere denuncia e conferma di essere in contatto con gli organizzatori della manifestazione e con le forze dell'ordine per fare piena luce sulla dinamica di quanto accaduto". "I proprietari di alcune auto - continua Marrazzo - si sono già rivolti a Gay Help Line per denunciare quanto accaduto, tra cui Danilo Nota".
Cioè "Usate la mia Gay Helpine, pagata anche quella con soldi pubblici. Se non la usate che cavolo l'ho fatta a fare?"
"Se fossimo di fronte - aggiunge Marrazzo - a un episodio di omofobia, per di più a poche ore dalla conclusione del Roma Pride, sarebbe un episodio inaccettabile verso una piazza che poco prima aveva reagito con forza a ogni forma di violenza. Ci auguriamo, quindi, che la dinamica dei fatti sia chiarita al più presto perché la mobilitazione contro l'intolleranza di tutti i cittadini e della comunità lesbica, gay e trans non si fermerà".
Cioè "Magari sono posteggiatori abusivi come ha detto la mia nemica (amica solo per il tempo del Pride)  ma se sono attacchi omofobi (come spero tanto se no la mia gay helpline a che cazzo serve) mi raccomando CHIAMATE LA GAY HELP LINE!"

Ora quando finiremo di dare i nostri soldi a questi commercianti senza scrupoli?




*I giornalisti dovrebbero coordinarsi con le forze dell'ordine. Se si ratta di vandalismo a sfondo intimidatorio meglio tacere pere evitare emuli, se si tratta di ripicca di posteggiatori abusivi una retata di questi dilettanti del pizzo sarebbe più auspicabile di un articolo che non merita più di tre righe in cronaca. La notizia così come è riportata serve solo a fare pubblicità a un esercizio commerciale (Gay Village) e un servizio "pubblico" (cioè pagato con soldi pubblici) che non si capisce bene quale funzione assolva: se counseling per froci pavidi che non sanno come dirlo a mammà (a guardare la nuova campagna pubblicitaria) o strumento di denuncia per aggressioni omofobe nel qual caso, meglio la polizia o i carabinieri...

martedì 6 luglio 2010

Gay Pride Roma 2010: la verità è iì a portata di tutt* ma nessuno sa coglierla.

Da un lato ci sono gli organizzatori, vecchi e nuovi, di questo o quello schieramento politico.
Dall'altra c'è la comunità, i ragazzi e le ragazze, etero e queer, che si vivono il pride incarnandone la sua eterogeneità di festa gaia E di rivendicazione del proprio orgoglio, di non vergognarsi a farsi vedere per quel che si è. Un popolo di giovanissimi che hanno il coraggio e la fortuna a 16 anni di scendere in piazza col proprio ragazzo, la propria ragazza, per dire "sono gay" e "ci sono".
Il coraggio di metterci la faccia, di abbracciare una identità standardizzata come quella gay pur di vivere alla luce del sole il proprio orientamento sessuale.
La fortuna di poterlo fare, perchè prima del 1994 di Pride a Roma non se ne facevano e l'unica visibilità che i gay e le lesbiche avevano era quella privata dei locali non certo quella pubblica di un Pride.
Ma a quale prezzo? Quello di diventare gay e lesbiche, di uniformarsi a un modello culturale che nulla ha a che fare con l'orientamento sessuale ma con il mercato e la società dei consumi.


Comunque sia il Roma Pride 2010 ha dimostrato che un popolo queer che c'è e marcia unito e festoso, nonostante le divisioni masochiste del movimento, che nulla hanno a che fare con i diritti del popolo che pretendono di rappresentare, limitandosi a rispecchiare la salute politica di questo Paese, incapace di vedere la gente, il popolo, insomma i froci le lesbiche e gli amici etero che hanno marciato al pride romano,

Un popolo queer che ha bisogno di stimoli, di aggregazione, di incoraggiamento, di sollecitazioni, perchè internet ci ha atomizzati rendendoci tutti delle monadi individualistiche, dove cliccare sul pulsante "parteciperò" di un invito su Facebook ci fa  illudere di contare qualcosa, di contribuire al cambiamento della società, mentre non si contribuisce a nulla, si celebra solo il rito di una partecipazione sociale virtuale, irrilevante, marginale. Così pur essendo tanti (non così pochi come vorrebbero i detrattori ma nemmeno quel fiume di gente che pretendono gli organizzatori) non si rendono conto che possono aggregarsi, organizzarsi, unirsi per destituire tutti i professionisti della politica GLBTIQ che, per come si stanno comportando, devono essere spazzati via da una pernacchia colossale.
Quello che si legge su facebook e sulle varie mailing-list in questi giorni è osceno, infantile, politicamente ingiustificabile e, soprattutto, miope. Invece di fare una seria analisi politica di quel che sta succededo ci si misura il cazzo giocando a chi ce l'ha più lungo (e vincono senz'altro le trans che sono ricercate proprio per quello).

Così mentre quel che resta del movimento gay, invece di raccogliere i cocci, si rimbalza colpe e sconfitte, il popolo queer ha fatto quel che ha potuto, ha detto ci sono, impiegami, guidami, stimolami. Ma non c'era nessuno ad ascoltarlo.

Le differenze antropologiche, prima ancora che politiche, degli organizzatori del pride 2010 sono evidenti ma l'agone politico che si sta consumando da domenica su facebook dimostra la completa cecità di chi si interessa alle persone  solo nel loro aspetto numerico e pervicacemente cerca di costringere il pride  a un flop o ad una vittoria snocciolando numeri in una battaglia adolescenziale sulla quantità che la dice lunga sulla sanità mentale di tutte e tutti.
Si sanità mentale. Perché mentre sul campo emerge in tutta la sua dirompenza la vera novità di questo pride (dove novità non vuol dire necessariamente cosa positiva) nuovi gestori e vecchi gestori continuano a parlarsi senza comunicare usando lessico e modalità di rappresentazione del mondo reale tra di loro incompatibili.

1) La sinistra continua sciaguratamente  credere di poter campare di rendita per una egemonia culturale e politica che non ha più da almeno 20 anni, cioè da prima che in Italia si svolgessero i Pride.
20 anni in cui la sinistra non ha fatto che sedimentarsi in due poli opposti, quello sciagurato e pavido che dalla Bolognina ha portato al Pd e quello di chi, volendo rimanere duro e puro, si è fatto sbattere fuori dal parlamento (Sel in testa) o si è arroccato su posizioni nostalgiche finto antagoniste para fascistoidi (nelle forme se non nei contenuti) dove ci sono icone intoccabili (dal Che a Castro) e dove la più importante eredità del marxismo, il materialismo storico, viene ignorato e vilipeso da una vulgata dogmatica e religiosa del marxismo, dove il movimento è il fine e non il mezzo, tanto Marx non lo legge nessuno perchè è troppo difficile e la preparazione intellettuale di tutto il movimento antagonista non supera la terza media inferiore. (Ricordate Pasolini? Gli Italiani? Un popolo di analfabeti la borghesia più ignorante d'Europa).

2) La destra  finalmente (per lei) può dire di essere fascista (la destra liberale in Italia non esiste, o meglio, c'è ma si chiama PD) senza vergognarsi, senza sentirsi una merda, e senza essere ammazzata dai compagni di 40 anni fa, quando passeggiare per certe strade di Roma (parlo della città che conosco) col quotidiano sbagliato sotto braccio, di destra come di sinistra, poteva costarti la vita e infatti tanti compagni come tanti fascisti sono morti ammazzati.
Una destra fascista culturalmente necrofila, tutta concentrata sul passato mussoliniano, che non ha idee sul presente (basta leggere le proposte di CasaPound dove si rispolvera pure la ginnastica del duce...) lo dimostrano, meglio ancora che il governo centrale, le amministrazioni locali (Alemanno e la gestione disastrosa di Roma).
Una destra italiana che non solo non sa cosa sia la cultura ma la ha in odio proprio come la aveva in odio Goebbels.
Così nel nostro paese sono le amministrazioni locali di sinistra a portare avanti quella che nel resto d'Europa è la politica della destra, quella liberale,  pro mercato e pro imprenditori, quella che crea tanti consumatori, e non si cura dei diritti dei cittadini (non diritto al consumo ma alla critica), come fa la sinistra nel resto d'Europa, anche quella socialdemocratica, la cui verve intellettuale per la nostra sinistra antagonista è una meta lontanissima da raggiungere.

Con strumenti di lettura così spuntati sia a destra che a sinistra nessuno ha visto quel che, chi ha ancora un proprio cervello non colonizzato, ha potuto constatare ieri.


A) Ci sono giovani e giovanissimi che scendono in piazza, e non sono nemmeno i gay disimpegnati cui si è rivolto lo spot ufficiale del Pride. Sono cittadine e cittadini italiani che ancora non votano per ragioni anagrafiche ma che sanno qual è il loro posto nella politica nella vita pubblica della città, ragazzi e ragazze  che studiano con profitto (a differenza dei somari della sinistra antagonista che, con la scusa la cultura borghese va rifiutata, sono ignoranti come capre e infatti si parcheggiano all'universalità per 15 anni) che sanno discettare di storia e di politica, e che sano cosa sono i diritti e di quanto siano disattesi dallo Stato italiano. Sono cittadini che per caso sono anche persone omosessuali e che scendono in strada non come gay e lesbiche ma come cittadini e cittadine normali.
Sì normali.
Quell'aggettivo pronunciato da Esther Acione sul camion/palco a fine pride che ha scandalizzato molti moralisti di sinistra (i più pericolosi e ipocriti perchè patriarcali e misogini quanto quelli di destra ma con la presunzione di avere ragione perchè di sinistra) che non hanno capito che il movimento europeo sta andando verso quella direzione (il diritto all'indifferenza dello spot dell'ILGA in Portogallo).
Siamo tutti normali, apparteniamo tutti allo stesso canone universale del genere umano.
Il popolo queer di oggi i giovanissimi di oggi sanno stare al mondo senza slogan e senza occhiali ideologici vetusti e pieni di storiche incrostazioni ormai talmente stratificate che conviene gettar via quegli occhiali piuttosto che star li a decidere quali stratificazioni tenere e quali ripulire.
Bisogna essere laici anche con gli strumenti politici coi quali si analizza la realtà. Sono strumenti, possono essere cambiati, gettati, ricostruiti, ma mai idolatrati o considerati il verbo. Da questo punto di vista non c'è tanta differenza tra credenti e laici e questo spiega l'insostenibile commistione tra cattolici e laici all'interno del pd...


B) Mentre gli organizzatori continuano ad accusarsi dalle opposte sponde di uno schieramento politico il Roma pride 2010 ha dimostrato che siamo tutt* colonizzat* dagli standard televisivi.

Delia Vaccarella ha presentato il Pride come fosse in uno studio televisivo: tempi contingentati, presentazione altisonante degli astanti (è qui con noi l'attrice fantastica...), spettacolarizzazione dell'estrazione del numero  invece di perdere tutto quel tempo a dare i numeri, (letteralmente) non si poteva far parlare di più parlare d'altro?
Una colonizzazione che è evidente anche negli slogan pubblicitari che ormai si sovrappongono ai discorsi sul palco ("noi valiamo") e fuori dal palco: bastava sentire le idiozie che quel ragazzo gay vestito da alieno rigurgitava sui manifestanti dal carro dell'Arcigay: allusioni sessuali, citazioni mal riportate di slogan pubblicitari, cazzo e culo. Il tutto nell'indifferenza dei manifestanti che non si curavano di loro (come delle trans, favolose, redarguite da Vladimir per essere  troppo spogliate) visti come elementi irriducibili  di un folklore ormai canonizzato.
Una televisizzazione della nostra vita, totale, sopraffacente, inarrestabile, inevitabile, in una parola, FATALE.
E mentre Sorrentino e Cioffari (perdonatemi faccio i vostri nomi ma potrei farne mille altri) si rinfacciano numeri ed eredità del pride, il cancro che ci pervade ha occupato anche l'ultimo buco di culo disponibile, le teste, i cervelli essendo già morti da un pezzo.

C) Così mentre si cerca di spostare il popolo queer a destra o a sinistra, non si capisce che è finalmente emersa la più insidiosa contraddizione che c'è in tutto il movimento gay dell'ultima ondata, quella si Stonewall, che non è affatto la prima, come qualcuno troppo giovane e privo di memoria storica, pretende che sia.

Bisogna ripensare radicalmente tutto il bagaglio culturale del movimento gay e lesbico a partire dall'accoppiata col transessualismo e il transgederismo che nulla hanno a che vedere con la questione dell'orientamento sessuale e andrebbero distinte invece che accomunate, continuando a insinuare un equivoco epistemologico che deriva dal patriarcato in cui viviamo e che fa di un gay e di una lesbica femmine e uomini mancati.

Finché non chiariamo prima di tutto a noi stesse/i che due ragazzi/e che vanno in giro per mano non sono necessariamente gay o lesbiche e non hanno per questo un ammanco di maschilità o di femminilità non usciamo ancora dal cliché del vizietto di Molinaro (uno dei film più deleteri della storia del cinema a tematica) e ci illudiamo di fare autoironia quando siamo noi stessi i primi a credere che se ci piace il cazzo allora siamo un po' femmine.

Il movimento di rivendicazione queer ha puntato tutto sul consumismo. Sul mercato.   La (sotto)cultura gay ha creato festival di film a  tematica omosessuale, ridicoli e deleteri non solamente perchè creano ghetti ma perchè contribuiscono a mantenere intatti quei cliché, mutuati dall'immaginario collettivo etero, che vogliono un gay checca e una lesbica camionista, che vogliono un gay sensibile, esperto di moda e di arte, raffinato e gentile senza mettere in discussione lo stereotipo del maschio anzi, continuando a confermarlo.
 
Ha creato locali nei quali praticare un consumo sessuale sganciato da qualunque componente affettiva e dove le campagne di prevenzione che dovrebbero essere le stesse per le coppie etero vengono percepite come precipue del mondo omosessuale. (L'hiv purtroppo, o per fortuna, quando entra in un culo non si chiede mai se è quello di un uomo o di una donna...).
Ha creato capi di vestiario, palestre, bar, alberghi, agenzie di viaggio, crociere, una retorica del corpo e del suo annientamento: tabacco, alcool (Gay Village docet), Popper e altre sostanze chimiche che quel corpo tanto esibito lo distruggono, un corpo mutuato anch'esso dall'immaginario virile machista-fascista per cui i primi omofobi sono quei gay che criticano gli etero che si spinzettano insinuando subito dubbi sulla loro verginità anale. Come se il culo lo avessero (o lo usassero) solamente i gay...
Una (sotto)cultura gay che ha separato lesbiche e gay le prime per motivi contingenti (il femminismo e il separatismo) i secondi perchè le danne hanno la fica e ai gay la fica fa schifo.
Una (sotto)cultura gay che nei primi anni novanta convinceva le major discografiche a pubblicare compilation di musica classica il cui unico fattore accomunante tra autori di estrazione musicale diversissima era l'orientamento sessuale (e allora?!?!).
Una (sotto)cultura gay che ha colonizzato tutte le divisomi già esistenti sul mercato con le proprie istanze senza mettere in discussione nulla.
Una sotto cultura meschina, pettegola, con un'immagine del femminile distorta e misogina, che ha condotto a questi supermacho con la voce di Haidi  griffati, che non sanno parlare altro che di consumo, di viaggi gay, di riviste gay, di case gay, amici gay, vite gay.
Essere gay non è più un orientamento sessuale è una modalità di consumo, nel quale anche il sesso è una forma di consumo (mi piace il cazzo) staccato dalla persona) e dove la sfera affettiva è un disastro e si rifà ai modelli borghesi del matrimonio e della famiglia perché sono gli unici che trova.
Per tacere di tutte le teorie transgender che hanno dimenticato la differenza tra concreto e simbolico e invece di cancellare i cliché vogliono dar loro  un corpo (embodiment).
Per cui non dobbiamo meravigliarci tanto se persone di altre generazioni come Paolo Poli non si riconoscono in questa (sotto)cultura e la rifuggono come perniciosa.

l'essere gay e le lesbiche (mi perdoneranno se ne parlo di meno ma da maschietto lascio a qualche donna di parlare di cose che conosce senz'altro meglio di me) cui oggi la (sotto)cultura del movimento costringe le persone omosessuali a conformarsi non è affatto un discorso di sinistra, ma transpolitco.
Questo non vuol dire affatto azzerare le differenze di questi punti di vista inconciliabili.
Mentre la destra pensa che in questo alveo si possa vivere bene la sinistra quella vera soffoca in questo ambiente ma stenta a rinunciare a questi pochissimi privilegi (sic!) per tema che possa tornare  a non avere nulla.
Ma il gay della (sotto)cultura del movimento è e rimane un modello da destra liberale, quella che, appunto, favorisce il consumo, e cresce i cittadini come consumatori.
Una destra però che sa che anche i consumatori hanno diritti perchè se non sei giuridicamente tutelato spendi meno. Ecco spiegato l'insorgere negli ultimi 15 anni in vari paesi europei di leggi sempre più a sostegno delle persone omosessuali. Leggi che non spostano di un millimetro la nostra società maschilista e sessista ma che hanno ampliato il privilegio includendo una categoria che ormai conta perchè è una bella fetta di mercato. Questo a destra come a sinistra in Europa lo si è capito. In italia no.

D'altronde in Italia il capitalismo è sempre stato anomalo, assistito dallo Stato che ha sempre privilegiato i padroni e mai i consumatori per questo i nostri politici non capiscono perchè mai si debbano dare i privilegi di casta degli etero anche alle persone omosessuali.


Ma non mi si venga a dire che queste conquiste sono di sinistra o che hanno davvero cambiato i rapporti di potere nella società, o che hanno intaccato di un millesimo il patriarcato, la misoginia, il sessismo. I gay continuano a dare della pompinara alla prima donna che vogliono offendere e quando li redarguisci ti rispondono ma è vero Carfagna i pompini li ha fatti veramente gente di sinistra, non di destra...


Queste contraddizioni sono finalmente venute alla luce, ed è da qui che dobbiamo ripartire per ridimere la questione.


Se gli organizzatori di destra hanno chiamato al Pride i gay del disimpegno quelli hanno disertato il Pride come i gay di sinistra gli unici ch'erano presenti sono stati i giovanissimi  e le giovanissime le nuove generazioni, omologatissime ai cliché del gay femmina e della lesbica maschio (mentre sul camion adibito a palco il trans è vestito rigorosamente da maschietto e la trans rigorosamente da femminuccia) ma ancora abbastanza giovani da essere vivi, che hanno riempito il pride, facendolo molto più numeroso di quanti si auguravano fosse un flop (sciacalli, carogne) ma meno numeroso di quanti credevano in un bagno plebiscitario di folla (carogne, sciacalli).
Così mentre il Pride era mal organizzato e peggio condotto (non venga mai più dato un microfono a Vaccarella) il popolo queer lo ha sostenuto, lo ha fatto una cosa sua, infischiandosene dei litigi da checche (colpa tua, no tua, no tuaaaa) del movimento e dicendo noi ci siamo.

E mentre la sinistra antagonista dà del fascista a chi ha cercato (riuscendoci) di arginare la deriva a destra del pride di Marrazzo e Battaglia ci si permette il lusso di non raccogliere il testimone dei tanti giovani che al pride nonostante tutto c'erano. 






sabato 3 luglio 2010

Un pessimo aritcolo sul manifesto contro il Pride di Roma 2010

Non mi sono espresso sugli innumerevoli articoli che nei giorni scorsi hanno imperversato sui giornali di ogni orientamento politico, amici e compagne di lotta  hanno già detto prima di me. Ma questa intervista pubblicata sul manifesto che considero, ancora, il mio giornale, mi ha veramente disgustato. E mi chiedo davvero, se la sinistra sia ancora degna di rispetto e fiducia.
Il movimento trans: «Corteo perbenista, non ci rappresenta»
di Eleonora Martini - ROMA

Marcella di Folco, presidente del Mit, lo storico Movimento d'identità transessuale, perché non parteciperete al Roma Pride di sabato prossimo?

Soprattutto per un problema di metodo. È la prima volta che gli organizzatori riducono volutamente il Roma Pride a una dimensione cittadina. E il modo di gestire le assemblee organizzative è stato a dir poco incomprensibile, non era mai successo prima: il Pride non può nascere con il blitz e l'inganno.

Perché sarebbe successo, qual sarebbe lo scopo?

E chi lo sa, forse c'è l'intenzione di assumere un ruolo organizzativo e togliere l'organizzazione dell'Europride del prossimo anno al Mario Mieli, l'associazione scelta dall'Epoa per organizzarlo.
Marcella mente, sapendo di mentire. Il Mieli  ha ricevuto l'incarico e nulla può cambiare questa decisione. Mente quando dice che c'è sttao un blitz. mente quando dice che è stato fatto con l'inganno.
E' il Mieli che ha sbattuto la porta e poi, dopo due mesi, ha presentato il documento "noi non ci saremo".

Ma è mai possibile che in un'Italia che è il fanalino di coda europeo per i diritti civili, con l'omofobia e la transfobia galoppante, voi vi mettete a litigare?

Beh, quando a rappresentare il movimento trans nell'organizzazione di Roma c'è una dirigente di GayLib che odia le trans che si prostituiscono, io non posso che tirarmi fuori.
Perché, verbigrazia,  al pride sfileranno cartelli con su scritto "No alla prostituzione delle trans"? Cosa vuol dire odiarei le trans che si prostituiscono? Se le trans battono lo fanno perchè la società non permette loro nessun altro lavoro. Marciare per ottenere il diritto alla prostituzione mi sembra un po' troppo!
Noi, che da sempre tuteliamo i diritti delle persone transessuali, travestiti e transgender, non possiamo accettare questi stereotipi e discriminazioni.
Quali stereotipi? Odiare le trans è uno stereotipo? Che la maggior parte delle trans sono costrette a prostituirsi è un dato di fatto. Dov'è lo stereotipo?
Discriminazione? Quale discriminazioe? Se si odia la prostituzione non si discriminano certo solo le trans almeno che non si faccia un collegamento speciale tra battere ed essere ttrans. Chi è che discrimina allora?

I diritti sono diritti, non una ricompensa perché si aderisce al moralismo dominante. Non si elargiscono solo a chi ci piace.
Infatti. Quindi perchè Marcella cara non scendi in piazza a chiedere i diritti per tutti invece di non marciare con chi non ti piace? Non mi sembra che la piattaforma rivendicativa (il manifesto come lo hanno chiamato) discrimini le persone transessuali...
A cominciare dallo spot pubblicitario, sembra che gli organizzatori vogliano tentare di mostrare la faccia «pulita» del Pride, quello del gay alla «Amici». È una strategia?
Ed ecco la miopia della giornalista. Lo spot non individua il gay dalla faccia pulita. COME SI PUO' PENSARE CHE AMICI DIA A CHI LO GUARDA UNA ATTESTAZIONE DI FACCIA PULITA?
Amici è un programma che corrompe i minorenni abituandoli a falsi miti a falsi valori a non portare rispetto per le persone con maggiore esperienza a volere tutto e subito senza fatica senza anni di gavetta ma solo dopo qualche esibizione affrettata. Altro che faccia pulita!
Sono altri i limiti dello spot l mancanza di partecipazione, del gruppo. Cosa c'entra la faccia pulita?
Davvero la giornalista crede che l'abito faccia il monaco e che basta presentarsi vestiti in maniera vistosa per avere garanzia di anticonformismo? MA DAVVERO?!?!?
Sì, scelgono un'impronta illiberale adattandosi al pensiero conformista pur di ottenere condizioni di favore da parte del sindaco Alemanno,
Illiberale?!?! Perché mai??? Qui si proiettano i mali del governo sul pride che sarà pure di destra (cioè organizzato da persone di destra)  ma non è certo governativo o filo-governativo. Dove il pride è illiberale?!?

la cui liberalità peraltro è costruita e assai poco sentita. Ma noi non abbiamo mai scodinsolato
(sic!)

nemmeno con Rutelli, figuriamoci con Alemanno.
Ma se il primo Pride, a Roma, nel 1994 Rutelli era in prima fila assieme a Vladimir?!?!!? Di che Parla????
Il Pride visto con una forma di perbenismo, di moralismo ipocrita che abbiamo sempre combattuto per anni, e adesso ce lo vediamo piovere addosso.
Ma di che parla? Dov'è il moralismo? Il perbenismo?!?!?!  I carri carnevale ci saranno anche quest'anno. I problemi, casomai, sono altrove, come tentavo di individuare quando ho analizzato lo spot ufficiale del Pride.
Accettare certi stereotipi,
Dunque. prima hanno detto che il pride è sobrio, moralista, e quindi non parruccone e le parrucche sono il primo stereotipo del pride, ora invece eccoli accusati di seguire gli stereotipisti. MA QUALI? DI CHE PARLANO? Non era il pride dalla faccia pulita?
assecondare chi dice «diritti sì, ma che si bacino a casa loro», significa condannare le persone che si mostrano come vogliono in pubblico ad essere considerati dei provocatori. Da picchiare se sono gay, da uccidere se sono trans.
Certo. Mostrarsi come si vuole. Anche in base a stereotipi e cliché. Non si capisce perchè quelli sì e quelli del pride da boicottare no. SI PARLA DI ARIA FRITTA. NON SI AFFRONTANO I NODI DELLA QUESTIONE


Ma fare l'occhiolino alla destra non è l'unico modo per ottenere qualcosa in questo Paese, come ha spiegato al manifesto qualche giorno fa Paola Concia?

Il discorso di Paola mi sembra fondato perché è una strategia politica finalizzata a far passare leggi importanti.
E di nuovamente perchè invece dallo stesso pulpito che critica questo pride sono giunte parole, atti e gesti INQUALIFICABILI contro Paola Concia.  Ora si adatta la tecnica di dare ragione a Paola (contesta fino a ieri) per poter attaccare meglio il pride. CHE SCHIFO
Qui, invece, il discorso è completamente diverso: si vuole modificare il modo di vivere delle persone,
qui si riferisce credo al discorso della giacca e cravatta
far passare gay lesbiche e trans per martiri, vittimizzarle, solo per assecondare il sindaco e ottenere così da lui autorizzazioni e soldi per progetti vari.
Assecondare cosa? Dire che ci sono gay lesbiche e trans vessati vuol dire assecondare Alemanno???
Questo baratto non ci interessa, barattare un voto in Parlamento è un'altra cosa: significa fare politica, è successo anche per la legge 194. Per raccogliere i soldi da terra bisogna pur chinarsi.
Casomai è vero il contrario. In parlamento sie purista e con gli amministratori locali visto che decidono del tuo territorio sei più possibilista... No?
Ma lei in Italia la vede una destra liberale, pronta ad entrare nel XXI secolo?

Io non posso dimenticare che 5 o 6 anni fa gli stessi che oggi predicano aperture ci volevano bruciare sul rogo.
Vero, verissimo. Ancora oggi. Basta leggere le dichiarazioni del Ministro (sic!) Giorgia Meloni.
Non mi sembra però che dai politici di sinistra le cose siano andate molto meglio...
L'omofobia è transpolitica.
Se penso che fine ha fatto in Parlamento la legge sulla transfobia e sull'omofobia... finita in un'eccezione di incostituzionalità. Contano i fatti, non le chiacchiere: la loro escalation liberale devono farla vedere quando si vota. Invece, io vedo solo una destra clericale e bacchettona, che purtroppo a volte non è da sola a cavalcare un moralismo becero e vergognoso. Insopportabile.
Invece la sinistra è laica.  Lo si è visto.

Ecco trovo questo articolo una manipolazione per sparare contro il pride, ignobile e autolesionista. Al pride bisogna andarci uniti, in tanti, perchè a smagrire i ranghi si fa piacere solo al Potere. Ma questo gli antagonisti non solo non lo capiscono ma della loro marginalità, della loro scarsa consistenza numerica se ne fregiano come del migliore attestato di militanza di sinistra.